Sabrina Bonalumi, Gente 25/10/2016, 25 ottobre 2016
AUGURI MARA! SPLENDIDA ZIA DI TUTTI
La pioggia di petali sulla torta è rossa come le 101 rose a gambo lungo che Mara Venier ha ricevuto dal marito Nicola la mattina del suo compleanno, il 20 ottobre. «Sono così tante che non ho vasi per sistemarle. Ma la cosa a cui tengo di più è il biglietto d’amore che mi ha scritto. Da 16 anni li conservo tutti in un cassetto». La panna è leggera come il pizzo della bambola ricevuta quando spense tre candeline stando in equilibrio sullo sgabello della cucina nella casa di Mestre. «È il mio primo ricordo. Era bellissima, con il vestito largo, come quelle che Orietta Berti colleziona e tiene sul letto. Ogni anno mamma comprava una tortina al cioccolato e, dopo la canzoncina di rito, mi consegnava un pacchettino. Era sempre un giocattolo, un libretto, un orso, che una volta in preda alla generosità, e perché iniziavo a sentirmi grande, regalai a mia sorella Roberta. Per il dono della svolta dovetti però aspettare un po’». I tredici anni, per l’esattezza.
Mara, che di anni ne ha appena festeggiati 66, nel ricordare torna ragazza e si illumina come allora. «Ogni volta che andavo a Venezia con mia madre passavo davanti a una vetrina di scarpe e il ritornello era sempre lo stesso: “Che bee che son”. Per i 13 anni lei mi regalò un paio di mocassini neri di capretto con un accenno di tacco. L’emozione fu enorme, soprattutto perché ebbi il permesso di indossarli con le calze di nylon. Ero un maschiaccio con il caschetto corto, il capobanda di tutti i figli dei ferrovieri, ma da quel compleanno qualcosa cambiò. Per la prima volta mi sentivo donna».
Bastarono tre centimetri di tacco e la sua immagine riflessa nello specchio per far volare Mara nell’iperspazio della femminilità. Oggi i tacchi sono ben più alti, «ma i miei piedi sono rimasti piantati per terra. In 66 anni ho vissuto così tante vite da far venire le vertigini: sono passata da bimba a madre in meno di 18 anni. Da monello a modella, e poi attrice. Da stracciarola che per sbarcare il lunario vendeva abiti usati a Campo de’ Fiori, a Roma, a conduttrice della Tv che gli stilisti facevano a gara per vestire. Sono stata innamorata, moglie, donna separata, single, corteggiatissima ma sempre in affanno. Poi ancora in coppia, di nuovo sola e poi l’incontro della vita. Ma nonostante questo ottovolante, ero sempre in piedi. Il mio compleanno è sempre stato il momento in cui avere accanto gli affetti più veri, le persone del cuore». Quelle con cui Mara ha festeggiato le sue primavere più belle. «Amo i party, ballare, brindare. Ricordo ancora quando in un locale romano festeggiai con i colleghi di Domenica in, con Antonella Clerici, Sabrina Ferilli... A fine serata eravamo tutti brilli a cantare a squarciagola e a fare il trenino sulle canzoni degli Anni 70-80. Per me quella serata pazza era la gioia vera, un regalo bellissimo».
Bellissimo come il dono che, qualche anno prima, ricevette dal fidanzato Jerry Calà. «Oddio. Quella sì che è stata una sorpresa che non dimentico». Mara si copre gli occhi azzurri con le mani. «Si presenta a casa con un pacco arancione, forse era di Hermès. Felice, pensavo si trattasse di una borsa. Apro e spunta fuori uno Yorkshire. Io ero terrorizzata dai cani perché da bambina ero stata morsa. In preda al panico, scaravento così forte la scatola sul pavimento che pensavo di aver ammazzato l’animale, Jerry rideva come un matto, io gridavo. Alla fine mi ero anche affezionata a quel cagnetto che avevo chiamato blondie. Ma durò poco: noi ci lasciammo e il cucciolo venne spedito Verona, a casa della madre di Jerry».
Dopo tanti anni, Calà rimane sempre uno dei primi a cantare Happy Birthday a Mara. Per tutto il giorno il cellulare della conduttrice è incandescente: telefonate, messaggi, auguri recapitati dai suoi 770 mila followers di Instagram. Quest’anno, poi, è stata festa doppia. «Mi sono svegliata e Nicola, come da tradizione, mi ha tirato le orecchie per il numero degli anni compiuti. Lo trovo un gesto molto tenero, ma pensa come stava il mio lobo alla fine», scherza. «Poi ho presentato la linea di abiti che realizzo per Luisa Viola: lì ho ricevuto una maxi torta e la sorpresa di vedere in prima fila mia figlia Elisabetta, arrivata per me da Roma. La sera ho invitato a casa a Milano gli amici più cari. Sentire quel calore mi ha emozionata come quando da bimba spegnevo le candeline e sognavo il mio futuro. Oggi sogno ancora, ma sono consapevole di aver avuto tanto dalla vita. Tuttavia c’è una cosa che mi manca...». Mara si fa seria un istante. «La telefonata delle otto del mattino di ogni 20 ottobre. Era quella di mamma, che non c’è più: “Sei nata all’una di notte e piangevi in continuazione”. Ripeteva sempre la stessa cosa e, ammetto, qualche volta la ascoltavo con mezzo orecchio. Non sai cosa darei ora per risentire la sua voce».
Sabrina Bonalumi