Francesco Bisozzi, Panorama 27/10/2016, 27 ottobre 2016
TASSE, L’IRCOCERVO DI STATO
Facciamo un piccolo salto in avanti nel tempo. Luglio 2017, sede della nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione: un dirigente dell’Agenzia assunto tramite concorso pubblico, con tanto di laurea, e uno stipendio annuo lordo pari a 30 mila euro, lavora accanto a un dirigente proveniente dalla vecchia Equitalia, ormai abolita, che guadagna il doppio di lui, ma non ha la laurea né ha ottenuto l’ambito posto per concorso. Questo è lo scenario previsto dal decreto fiscale, in base a cui i dipendenti di Equitalia che passeranno alla nuova agenzia di riscossione verranno sottoposti a una «procedura di selezione interna» e «conserveranno la posizione economica maturata».
Il decreto con cui il governo scioglie Equitalia e avvia la rottamazione delle cartelle esattoriali, per accaparrarsi più voti possibili in vista del referendum, rischia di combinarla grossa: attribuendo all’Agenzia delle Entrate-Riscossione la forma dell’ente pubblico economico, l’esecutivo ha dribblato l’obbligo costituzionale dell’assunzione tramite concorso pubblico e favorito il travaso nella nuova agenzia dei 7.917 dipendenti di Equitalia che hanno un contratto da bancari, ma ha scontentato tutti. Agli statali non piace il trattamento di favore concesso ai dipendenti di Equitalia. Mentre a questi ultimi non va giù l’idea di poter essere licenziati nei mesi a venire.
Da un lato, infatti, il decreto stabilisce che, prima di essere trasferiti, i dipendenti di Equitalia dovranno superare un esame interno anziché un concorso vero e proprio. Dall’altro prevede che continueranno a guadagnare quanto oggi, ovvero il doppio dei loro colleghi dell’Agenzia delle Entrate (che hanno un contratto pubblico) rispetto ai quali per giunta vantano meno requisiti, considerato che circa il 20 per cento dei dirigenti di Equitalia non possiede la laurea. Dal canto loro, i dipendenti di Equitalia si lamentano perché quelli tra loro che non supereranno il test saranno i primi dipendenti di un ente pubblico a finire per strada senza una giusta causa. Sul piede di guerra i sindacati. Il rebus che rende particolarmente complicata la nascita della nuova agenzia di riscossione appare insomma tutt’altro che risolto.
L’operazione, della quale a dire il vero si sa ancora poco, continua perciò a sollevare più di una perplessità. Quel che è certo è che per le cartelle esattoriali andranno in soffitta sanzioni e interessi di mora, ma non l’aggio, gli interessi per ritardato pagamento e le spese di notifica. Per le multe la rottamazione sarà solo parziale: non si pagheranno interessi di mora e somme aggiuntive per ritardati pagamenti. Si sa anche che il presidente dell’ente sarà il direttore dell’Agenzia delle entrate. Però non è detto che toccherà all’attuale Lady Fisco, Rossella Orlandi, ricoprire questo incarico l’anno prossimo, considerate le frizioni tra lei e il premier. L’attuale amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, gestirà la fase transitoria in qualità di commissario, poi si vedrà.