Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 26/10/2016, 26 ottobre 2016
CARLIN PETRINI MANDATO AL CONFINO MAURIZIO MILANI SVELA I PIANI DEL PARTITO DELLA NAZIONE
È un Maurizio Milani tonicissimo, quello che ci risponde al telefono dalla sua Codogno (Lodi), cittadina in cui è nato. Ha appena vergato per il sito del Foglio, un esilarante retroscena sul complotto dei frigo a Roma, denunciato dalla sindaca Virginia Raggi. «La fondazione di Federico Pizzarotti (e di D’Alema) mi dà 50 euro per ogni vecchio elettrodomestico posato per strada», si autoaccusa al telefono.
Ogni conversazione con questo straordinario autore satirico, al secolo Carlo Barcellessi, classe 1961, è un viaggio in un non-senso colto, spesso mascherato da saggezza padana, tipica di quella zona dove Lombardia ed Emilia si cominciano a mescolarsi e dove lui vive.
Domanda. Pizzarotti vuol far bella figura, immagino.
Risposta. Beh sì, lui che ha governato bene, s’è rotto le balle che si occupino solo della Raggi, dai. Perciò, vai coi vecchi frigo abbandonati.
D. E D’Alema? È attivissimo in questo periodo. Deciso a far perdere Matteo Renzi.
R. Guardi, a me risulta che attualmente il suo obiettivo principale sia bloccare la vendità di Generali ai francesi.
D. Maddai.
R. Anzi, per quel che mi risulta, mentre ci parliamo, lui sta andato a Trieste, a parlare col barista che sta davanti al palazzo delle Generali, che sa tutto di tutti. Oh, che poi in quel palazzo c’ha lavorato Franz Kafka, hai detto niente. Che era molto amico di James Joyce, lo sapeva Pistelli?
D. No. Però a Trieste ricordo, molto bella, una statua in bronzo di Joyce.
R. Bella eh. E li vicino c’è un teatro, dove mi sono esibito anche io. Pensi che D’Alema quella statua la vuol tirar giù.
D. Addirittura.
R. Eh quello dice di no a tutto. C’ha dei pallini. Mi dispiace, ma l’uomo è fatto così. Poi raccoglieremo le firme per rimetterla ma, intanto. Lo scriverà in quella rivista che fa, alla Fondazione...
D. Italiani-Europei.
R. Appunto. Fanno anche la rivista cultura, che in tutti i circoli Arci collezionano dal primo numero, rilegata. Una roba seria, tipo Limes. Quando esce un mio libro, faccio sempre comprare una pagina di pubblicità lì sopra, perché sono quelli che leggono e contano. Io poi, sono sempre stato dalemiano, per la verità. Poi non mi piacque sulla guerra dei Balcani.
D. Quando era premier ?
R. Eh sì, quando dette la base di Aviano (Pn) agli americani, che bombardavano i ponti sulla Sava. Beh, insomma. Infatti adesso sono per il Partito della nazione, senza se e senza ma.
D. Cosa che D’Alema detesta.
R. Peggio per lui. Farà grandi cose, il Pdn. Sa chi c’è dentro, con Renzi ovviamente?
D. Spari.
R. Flavio Tosi, già sindaco... ma che dico, già leghista, ché primo cittadino di Verona lo è ancora.
D. Sì, anche ItaliaOggi ha scritto che con Renzi c’è feeling.
R. Appunto. Poi c’è lo stesso Pizzarotti, c’è Roberto Maroni, ma in incognito, e, un altro che non ti aspetti, sa chi è?
D. Non mi tenga sulle spine, Milani.
R. Corrado Passera. Beh, forse lui uno se lo può anche aspettare, ma non mi importa, io son totalmente dalla sua per il Monte dei Paschi. Anzi, le dico di più, io farei ricontare i voti di Milano, perché, secondo me, ci sono stati dei brogli, e sono convinto che Passera potrebbe andare a Palazzo Marino.
D. Va bene, la seguo. Che cosa farà il Pdn?
R. Ho ben chiaro il primo provvedimento: mandare Carlin Petrini al confino. Giù a Ventotene, nella casa che era stata del povero Altiero Spinelli. Levargli il computer e via, così la smette di dire tutte quelle balle sugli Ogm.
D. Non sarà una cosa troppo dura?
R. Ma no, non è razzismo, neanche dittatura, ma il modo di fargli fare un bel libro, ché tanto la comunità internazionale si indignerebbe subito e farebbe appelli per la sua liberazione.
D. Un regime mite insomma. C’è chi dice che ci siamo già.
R. Dopo Petrini, direi Milena Gabanelli.
D. Lo so, ce l’ha un po’ su con lei. Anche in un’altra intervista me ne parlò.
R. Ma non è che ce l’ho su. È che anche l’altra sera ho visto Report, una puntata sulla plastica e ridevo come un matto, le giuro.
D. Cosa la faceva ridere?
R. Era demenziale! Praticamente, secondo loro, si dovrebbe tornare alla bottiglia di vetro, al lattaio che viene sotto casa, con la cisterna, e te la riempie. Non il Medioevo, intendiamoci, un po’ più vicino a noi: faccia il 1700 o giù di lì.
D. Si stava meglio quando si stava meglio, l’ho già sentita.
R. Già, e intanto le ditte chiudono. Fra un po’ la gente non avrà i soldi per comprare la tv e così smetteranno di guardarla. E allora, addio Milena.
D. Infatti, ha detto che non farà più Report.
R. Vede? Si porta a vanti. D’altra parte, le telecamere con cui fa le riprese hanno dei componenti fatti con quelle terre pregiate con cui producono anche i telefonini. Su cui ha fatto una puntata scandalizzata.
D. Il famoso Coltan, la columbo-tantalite.
R. Bravo, che fanno giù, nel Congo belga. Guardi che la Gabanelli dice tutte cose giuste.
D. E allora?
R. Prese a mosaico, son tutti tassellini che van bene, sui quali ha ragione: è a metterli insieme, a comporre il mosaico, che viene fuori l’orrore. Ossia che bisogna tornare alle mondine perché i diserbanti non si possono più usare. Torniamo alla Mangano, olé.
D. Riso amaro.
R. Proprio un riso amaro. L’altra sera non smettevo di ridere. Han detto che l’etichetta dell’involucro del latte, attento bene, passa l’inchiostro al liquido contenuto. Che è un po’ come la storia del materiale delle padelle antiaderenti, rilasciato nei cibi. Certo l’han chiesto a un professore di chimica, un ordinarione di non so quale università, e quello godeva come un matto: veleno di qui, cancerogeno di là. Per carità, tassellini giusti, poi uno esce di casa, la sera, e lo asfaltano, perché nessuno gli ha raccontato che i rischi della circolazione sono mille volte più elevati.
D. Di fatto, sta scrivendo una delle sue lettere d’amore alla grande giornalista. Concludiamola.
R. Infatti. Cara Milena, vorrei dirti, fai un bella roba, diciamo che bisogna tornare agli orsanti...
D. La fermo: chi sono ?
R. Come chi sono? Era quelli che, negli anni ’50, giravano i paesini dell’Appennino emiliano, e la Milena è di quelle parti, è del Piacentino. Ecco c’erano questi circensi che giravano con l’orso alla catena, a fare lo spettacolino, a farlo ballare. E poi torniamo ai seggiolai, che gli davi la sagoma della sedia e loro te la impagliavano con gli arbusti: ci volevan 15 giorni, ma te la facevano.
D. Non se ne vedono più, in effetti.
R. Gli ultimi mollarono quando la Comunità europea impose il collaudo con un obeso: veniva uno da Reggio Emilia, bello grasso, sennò la sedia non si poteva vendere. Ora le fanno in Cina, per un euro e senza l’obeso. Insomma torniamo a questi mestieri.
D. La decrescita felice.
R. Potente. Guardi che ci siamo già. L’altra sera a Geo, ho visto un tizio che gira sempre l’Appennino, tosco-emiliano stavolta, con un grande megafono: ha presente quelli che usavano nei comizi degli anni ’50?
D. A fare cosa, mi scusi?
R. Richiama i lupi. A un certo punto, col microfono collegato fa: «Uuuuuhhhh». E, da qualche chilometro, i lupi gli fanno il verso. Lui li registra e poi ti sa dire che ci sono tre lupi, due maschi e una femmina, l’età che hanno, lo stato di salute. Un laureato in scienze naturali, Pistelli, mica pizza e fichi. E secondo me vota anche Cinque stelle. Stupendo, col braccio teso e l’altoparlante puntato verso il bosco: «Uuuuuhhh».
D. Ma chi paga?
R. Ah la Regione, che domande fa? Alle Regioni, specialmente quelle comuniste, queste cose fanno impazzire. Glielo ho detto che io voto Sì al referendum, vero?
D. Ci arriviamo, chiudiamo la lettera a Gabanelli.
R. Ecco, loro son quelli che vogliono basare l’economia sulle sagre di paese, dove si fa la polenta, il pesce di lago, i funghi. Eravamo la quinta potenza industriale, e ci vogliono ridurre all’enogastronomia e al turismo. Ci troveremo tutti a fare le rievocazioni storiche della battaglia di Solferino, coi garibaldini, per far ridere i turisti.
D. L’Italia pizza e mandolino. Il Partito della nazione si è già opposto, disertando il referendum sulle trivelle.
R. Sarà dura, questi vogliono basare tutta l’economia sul prodotto biologico, a chilometro zero. Tra l’altro, mi chiedo sempre, ma se i turisti fanno migliaia di chilometri per venire qui, con aerei che inquinano da morire, non si rendono conto che è una farsa? D. Senta, ma voi del Partito della nazione in che cos’altro vi impegnerete poi?
R. Intanto, i volontari, qui a Codogno, stanno picchettando i tralicci della Terna.
D. E perché?
R. Perché l’altra notte, han fatto un furto di rame pazzesco: han tagliato i cavi dell’alta tensione, con due paesi rimasti al buio per un giorno.
D. Ci vuole gente attrezzata.
R. Per me è gente che, al paese d’origine, faceva il tecnico. Come fai a staccare quei cavi senza fulminarti? Un mio amico, che lavora all’Enel, m’ha detto che, se vai sotto il punto dove il cavo fa la curva tenendo un neon in mano, la lampada ti si accende, per il campo elettrico che c’è là intorno. E ora, anziché andare al bar, andiamo a montare di guardia, che poi...
D. Che poi?
R. La cosa ha i suoi vantaggi. Prima, se dicevi a casa di andare al bar e poi andavi dall’amante, capitava che la moglie venisse a cercati e, non trovandoti, capisse tutto.
D. Ora coi tralicci, in mezzo alla Pianura padana è più difficile.
R. Esatto. Le mogli magari si immaginano, ma non hanno il coraggio di venire fin là.
D. Chiudiamo col suo Sì al referendum. Perché questa decisione?
R. Le dico la verità, Goffredo. Ha presente il Pirellone?
D. Certo. A Milano.
R. Ecco, in passato, era sede della Pirelli azienda leader nel mondo. Ora in quel grattacielo, c’ha messo la Regione Lombardia. Poi, ne han fatto un altro di grattacieli, poco più in là, a Porta Nuova. E c’ha messo la Regione pure lì. E che cosa faranno anche in un grattacielo di City Life, magari quello del giapponese, come si chiama?
D. Sarà Isozaki, immagino.
R. Lui. Ecco, mettiamo la Regione anche lì? E, già che ci siamo, uffici anche dentro alla Torre Velasca. Diciamo la verità, nel grattacielo della giunta di Maroni, uno si aspetta di trovarci la Ferrari, Dolce & Gabbana, mica la Regione Lombardia.
D. Intuisco che lei voterà Sì soprattutto per la riforma del Titolo V.
R. Infatti, io sarei per l’abolizione delle Regioni Secondo me ha ragione Maria Elena Boschi: non è possibile che la Regione Molise abbia l’ufficio di promozione turistica a Lisbona o che le Marche chiamino Dustin Hoffman per fare uno spot. Gli stranieri, quando vengono da noi, conoscono le città, conoscono Venezia, non il Veneto. Ma scusi, lei, quando va a Parigi, si preoccupa di sapere in quale dipartimento si trova?
D. In effetti.
R. Ecco. Queste Regioni han preso tutte queste competenze, troppe. E, dispiace dirlo, anche troppi dipendenti.
D. E quindi tagliamo.
R. Tagliamogli un po’ di poteri, che le persone e gli stipendi non si posson tagliare, come si è visto con Carlo Cottarelli, il supercommissario alla spending review. Se tagli gli stipendi, deprimi l’economia. E dopo, Pistelli, chi lo compra il mio prossimo libro?