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 2016  ottobre 15 Sabato calendario

SE I GIORNALI CHIUDONO CHI CONTROLLA IL POTERE?


Nell’agosto di quest’anno le vendite dei quotidiani italiani sono calate di oltre il dieci per cento (-10,6%) rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. E la pubblicità è scesa del 5,4%. Non è una novità. Ogni mese i comunicati Ads suonano alle orecchie dei giornalisti come bollettini di guerra che rendono conto dei caduti sul campo. Ormai da una decina di anni ogni mese si registrano le perdite di un esercito, quello delle copie vendute, che difficilmente potrà mai essere ricostituito.
In Italia si sono sempre venduti pochi giornali ma nella seconda metà degli anni Novanta ci si era illusi che qualcosa stesse cambiando per il meglio: una lenta crescita aveva portato le copie vendute sopra la soglia dei sei milioni. Poi è cominciata la discesa, più sensibile a partire dal 2008, che ormai ha dimezzato le vendite a circa la metà (tre milioni) in un ciclo distruttivo che non sembra avere fine. Ogni anno svaporano alcune centinaia di migliaia di copie e i due giornali più diffusi, il Corriere della Sera e La Repubblica vendono ormai in edicola poco più di 200 mila copie ciascuno, la metà dei bei tempi andati. Le cause di questo disastro sono note. Un numero crescente di persone legge le news Online ed evita di frequentare le edicole (il cui numero sta calando precipitosamente); la pubblicità migra verso Facebook e Google, che pur non avendo redazioni giornalistiche sono la principale fonte di informazione rispettivamente per il 58% e il 25% dei giovani trai 14 e i 29 anni.
Non si tratta di un problema solo italiano, la crisi dei giornali è un problema internazionale che non ha ancora trovato una via d’uscita: nella transizione dal cartaceo al digitale – con i grandi colossi del web che inghiottono gran parte del fatturato pubblicitario – gran parte dei giornali rischia di soccombere. Per far quadrare i bilanci gli editori tagliano le redazioni ma i tagli non bastano mai. Il governo sta per varare nuovi aiuti ai giornali, ma anche questo sarà solo un pannicello caldo.
Soprattutto a livello locale, la diminuzione del numero dei giornalisti sta assumendo ormai livelli tali da non consentire né un’adeguata informazione, né quel controllo sul potere che dovrebbe essere la missione della categoria. Tutto ciò avviene nell’omertà da parte dei giornali, che non vogliono diffondere notizie sulla propria crisi, e nel silenzio della società civile, che pare inconsapevole della gravità di quanto sta avvenendo. La crisi dei giornali non riguarda i giornali, ma la società intera.