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 2016  ottobre 26 Mercoledì calendario

COPPI & BARTALI, IL GIRO NELLA CULLA DEI DUE CAMPIONI. E RINASCE IL MITO – Ponte a Ema è un piccolo borgo accanto a Firenze

COPPI & BARTALI, IL GIRO NELLA CULLA DEI DUE CAMPIONI. E RINASCE IL MITO – Ponte a Ema è un piccolo borgo accanto a Firenze. Castellanìa è in cima ad una collina del Tortonese. Quattro case abitate dalla bellezza. Come Rio Bo. «Paesi da nulla», direbbe Aldo Palazzeschi, però, «c’è sempre sopra una stella, / una grande magnifica stella». «Chi sa / se nemmeno ce l’ha / una grande città». La stella di Ponte a Ema è Gino Bartali. Quella di Castellanìa è Fausto Coppi. Il Giro delle cento edizioni li ritrova, con due tappe che partono proprio da Ponte a Ema, oggi una periferia, e da Castellanìa. S’illumina d’immenso a quelle luci magiche. CASA SEMPLICE A Ponte a Ema, Gino Bartali nasce il 18 luglio 1914, in Via Chiantigiana 72. Mamma Giulia ha già due bimbe, Anita e Natalina; due anni dopo arriverà anche Giulio. Il padre Torello lavora nei campi, la sera fa il manovale. «Sono nato in una casa semplice. Un piccolo borgo, ancora staccato dalla città, in mezzo al verde: prati, vigneti, boschi. Le strade a saliscendi. Accanto all’oratorio di Santa Caterina delle Ruote», racconterà Gino. La Santa fu dipinta da Caravaggio e da Raffaello con una ruota, che non è di bicicletta. Era stata condannata a morire su una ruota dentata. Bartali crebbe alla luce della sua aureola, e, visto che salvò 250 ebrei, potrebbe essere San Gino delle Ruote. IL GARZONE VOLANTE Il giorno in cui nasce, Henri Pélissier passa primo sul Galibier al Tour de France: Bartali lo imiterà 23 anni dopo. Il suo amore per la bici sboccia subito. Alla Scuola Peruzzi, in Piazza Santa Croce a Firenze, ci va in bicicletta. Poi fa il garzone da Oscar Casamonti, meccanico di biciclette, vicino a casa, in via di Rusciano. Scopre le bici da corsa e le prova sulla salita dei Moccoli e sull’Erta Canina. Sfida i coetanei. Gareggia per L’Aquila di Ponte a Ema. Con Aldo Bini, che viene da Montemurlo, guerreggia fieramente. Così a Grosseto, nella Coppa Vecchioni, il 24 maggio 1934, nella volata selvaggia cade e si frattura il naso. Una cicatrice segna per sempre la sua faccia da guerriero. Giulio lo soprannomina Nasello. Alla visita di leva gli scoprono il soffio al cuore. «Non puoi correre», gli dicono. Gino non ci bada. A vent’anni esordisce al Giro d’Italia. Arriva solo all’Aquila e vince il Gran Premio della Montagna, passando primo su sette dei dieci colli previsti. In Spagna umilia anche Vicente Trueba, La Pulce dei Pirenei. Il Fato lo ferisce sulle sue strade. Il 14 giugno 1936, vicino a Osteria Nuova, nel Campionato dei Giovani Fascisti Toscani, una Balilla irrompe in corsa, il fratellino Giulio si schianta e si rompe la clavicola. Operato, torna a casa, e lì muore. Gino sormonta anche la tragedia e sfida Coppi in un duello storico. L’ORA DEI TORERI Coppi nasce cinque anni dopo, il 15 settembre 1919. Castellanìa è vicina al cielo. Fausto vive in una casa a tre piani, con l’aia, la stalla, il pozzo e cento pertiche di terra, sei ettari e mezzo, da lavorare. Ha per orologio il sole. Papà Domenico ha un birroccio, tirato da Nina, la cavallina. Mamma Angiolina lo partorisce alle cinque della sera, l’ora dei toreri. È il quarto figlio, dopo Maria (1914), Livio (1916), Dina (1917). Poi arriverà Serse (1923). Fausto, nella pluriclasse di Castellanìa, impara le aste dalla maestra Albina Tartara, che poi, sposando zio Giuseppe, suo scolaro, diventa zia Albina. Dorme in camera con Livio e Serse. È un mondo musicale: i buoi muggiscono, i maiali grugniscono, Nina nitrisce e il gallo canta. GARZONE Fausto impara l’arte della caccia, ma è troppo gracile per il lavoro dei campi. Lo mandano a Novi a fare il garzone salumiere da Ettore Merlano. Ci va in bici. A 14 anni con una Maino da corsa, sulla salita di Carezzano, semina El Piass, l’asso della zona, che gli toglie il saluto. A 17 Biagio Cavanna lo ammette alla sua scuola. Le sue mani esperte scoprono uno Stradivari. Fausto vola. A vent’anni vince, all’esordio, il Giro d’Italia. Coglie la prima affermazione da professionista il 29 maggio 1940 nella Firenze-Modena, con un volo solitario di 100 chilometri: arriva con 3’45” sui primi inseguitori e veste la maglia rosa che non mollerà più. Farà dieci assolo ancora più lunghi. Raggiungerà l’acme nella Cuneo-Pinerolo nel Giro 1949: tutto solo per 192 km su cinque passi, con Bartali secondo a 11’52”. FEDE E TRAGEDIA Gino ha Dio dalla sua parte, Fausto ha la Dama Bianca. Si sfideranno fieramente, ma quando Serse, cadendo, come Giulio, morirà, Fausto chiederà a Gino di consolare mamma Angiolina durante il funerale. Coppi ha la grandezza della tragedia, Bartali della fede. Sono fioriti al Giro. Hanno combattuto memorabili battaglie. Tornare nelle loro culle, non è solo un amarcord. È un viaggio rituale, come per i Greci che vanno a Troia, i Francesi a Marengo, gli Americani a Dunkerque, gli Inglesi a El Alamein. Riscopri il mito. E Omero rinasce.