Avvenire 26/10/2016, 26 ottobre 2016
CREMAZIONE. DALLE CATACOMBE ALL’EDITTO DI NAPOLEONE
Gli antichi temevano la vicinanza dei morti e li tenevano in disparte, ricordava lo storico Philippie Ariès nella sua «Storia della morte in Occidente ». Onoravano le sepolture, ma uno degli scopi dei culti funebri era quello di impedire ai defunti di “tornare” a turbare i vivi. Per questo a Roma la legge delle Dodici Tavole proibiva di sotterrare i cadaveri «in urbe». I cimiteri erano situati ai margine di grandi strade come la Via Appia. Ciò che ridusse quella distanza fu il culto cristiano dei martiri. All’inizio anche loro furono sepolti in necropoli extra urbane, comuni a cristiani e pagani. Le loro tombe attiravano i vivi e anche le sepolture di altri cristiani. Nella prima metà del II secolo i cristiani presero a seppellire i loro morti in spazi propri. Sorsero così le catacombe e iniziò una vera “frequentazione” tra vivi e morti. Sui luoghi di martirio sorsero Basiliche, in esse furono collocate le reliquie dei santi, attorno alle mura delle chiese iniziarono a farsi seppellire i fedeli, per il desiderio di riposare vicino ai santi. Nel corso del Medioevo, chiesa e cimitero si fusero quasi a rendere visibile la comunione dei santi. Ne è rimasta una traccia lessicale anche nell’espressione inglese per cimitero, «churchyard», letteralmente: campo della chiesa. Questo legame, che ebbe mille sfaccettature, venne interrotto con l’illumininismo. Un atto in particolare è considerato la nascita dei cimiteri moderni: il 12 Giugno 1804 la Francia di Napoleone adottò il cosiddetto Editto di Saint-Cloud, che riuniva in un unico documento legislativo le disposizioni precedenti in materia di «polizia mortuaria» ed «edilizia cimiteriale», aggiungendone di nuove. La legge stabiliva che i cadaveri venissero sepolti solo nei cimiteri e che ogni comune ne avesse uno. Il defunto doveva essere trasportato al cimitero entro 20 ore dal decesso o 48 ore nei casi di morte improvvisa. I cimiteri dovevano essere costruiti lontani dalle zone abitate, in aeree soleggiate, adornate
da alberi sempreverdi.
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