Simonetta Scarane, ItaliaOggi 25/1072016, 25 ottobre 2016
IRAN, LA MECCA DEGLI ALBERGATORI
L’Iran si prepara alla ripresa del turismo. Una manipolo di grandi gruppi alberghieri europei sta cercando di muoversi sul mercato iraniano sottraendo margini ai propri concorrenti americani alle prese con l’incertezza normativa. È vero che la maggior parte delle sanzioni internazionali, dovute al programma nucleare iraniano, sono state eliminate all’inizio di quest’anno.
Cosa che ha scatenato un interesse diffuso fra le aziende internazionali a entrare in un paese di 80 milioni di persone rimaste isolate per decenni. Tuttavia, un certo numero di proibizioni Usa sono rimaste in vigore con il risultato che i gruppi americani dell’hotellerie sono in disparte. Hilton Worldwide Holdings Inc., Marriott International, Inc. e Choice Hotels International non commentano. «Abbiamo attentamente esaminato lo stato delle sanzioni Usa, le modifiche normative, e stiamo valutando le opportunità come risultato di questi cambiamenti», ha detto al Wall Street Journal, Alex Kyriakidis, presidente e amministratore delegato, di Marriott International Medio Oriente e Africa.
Nel frattempo, altre società, al contrario, si stanno muovendo rapidamente, in previsione del boom del turismo, e del business. L’Iran è la seconda più grande economia del Medio Oriente, dopo l’Arabia Saudita.
Non stanno perdendo tempo la società Abu Dhabi-Rotana hotel management corp., il gruppo francese Accor, la catena spagnola Meliá hotels international e i tedeschi di Steigenberger hotel group. «Tutti sono in attesa che l’abolizione delle sanzioni entri in vigore, e noi giochiamo di anticipo», ha dichiarato al Wall Street Journal Guy Hutchinson, il responsabile operativo di Rotana. «Stiamo andando a tutto vapore».
Rotana, attiva oltre confine in più di una ventina di città emergenti e spesso in mercati complicati come l’Iraq e il Sudan, ha quattro alberghi in costruzione in Iran, il primo dei quali è un cinque stelle con 362 camere che aprirà l’anno prossimo nella città santa di Mashhad.
Rotana ha dalla sua la propria esperienza in altre città sante come La Mecca e Karbala, in Iraq, dove il target dei pellegrini è una delle principali fonti della domanda e comporta grosse sfide come, ad esempio, quella di prendere in considerazione i tempi di preghiera rendendo più flessibile i tempi del check-in e del check-out. E non sempre le compagnie americane hanno la stessa comprensione di questi mercati.
Il gruppo Steigenberger di Francoforte ha firmato di recente una lettera di intenti per aprire dieci hotel in Iran, mentre il Meliá ha una struttura a cinque stelle attiva sulle rive del Mar Caspio. Parte del loro ottimismo è alimentato dall’ambizione dell’ Iran di aumentare il numero di visitatori a 20 milioni entro il 2025, dai circa 5 milioni del 2015.
Dalla Rivoluzione islamica del 1979, il settore alberghiero iraniano è stato un affare locale contrassegnato dall’assenza di marchi internazionali. E i visitatori di Teheran lamentano la mancanza di strutture di lusso.
«Non ci sono camere sufficienti per la clientela business a Teheran tanto da essere costretti a rinviare i viaggi delle delegazioni d’affari», ha sostenuto Maryam Kiaie, responsabile sviluppo internazionale di Rah Shahr, tra le principali società di infrastrutture del paese, che stima che l’Iran abbia bisogno di 5 mila nuove camere d’albergo di categoria superiore e di lusso. «L’Iran ha un grande potenziale di crescita a causa della mancanza in hotel», ha detto Christophe Landais, direttore generale di Accor Hotels Iran.
Accor l’anno scorso ha aperto due alberghi con l’insegna Ibis e Novotel nei pressi dell’aeroporto di Teheran e sta lavorando a dieci altri progetti tra la capitale e la città santa Mashhad.