Carlo Piano, LaVerità 25/10/2016, 25 ottobre 2016
«SONO GONDOLIERA MA VENGO DA GENOVA CHE C’È DI STRANO?»
C’è un detto a Venezia: avere i genovesi a Chioggia. Significa essere in difficoltà, trovarsi nei guai grossi. Perché nel 1380, o giù di lì, la flotta della Superba conquistò Chioggia per isolare la repubblica marinara nemica. «Dicono anche che a Genova ci sono mare senza pesce, monti senza legna, uomini senza onore, donne senza pudore». Soprattutto l’ultima parte fa inalberare Chiara Curto, genovese, 39 anni e unica gondoliera donna in servizio nei canali della Serenissima. Maglietta a righe bianche e rosse, cappello di paglia, pantaloni e scarpe nere: tutto secondo tradizione.
In realtà c’è anche Giorgia Boscolo, veneziana doc e figlia d’arte, ad aver ottenuto il patentino ma non sta lavorando. Comunque si è rotto il tabù del monopolio maschile che durava da appena 900 anni.
C’è chi sostiene che una donna non ha forza sufficiente o che di questo passo le suore diranno messa a San Marco…
«Sono solo pregiudizi. Bisogna saper vogare, ovvio: ma non serve particolare forza, è questione di tecnica e soprattutto di passione. Qui si tratta alla fine di condurre una barchetta, abbiamo una donna come Hillary Clinton che probabilmente diventerà presidente degli Stati Uniti, un’altra che si chiama Samantha Cristoforetti ha navigato nello spazio. E io non potrei navigare su un sandolo?».
Cos’è un sandolo?
Il sandolo è imbarcazione tipica veneziana come la gondola, anzi più antica. La posizione del vogatore è diversa, non sulla poppa ma dentro lo scafo. Ci sono 450 licenze per gondole e 20 per sandolo, ma è la stessa cosa: stessi servizi, stesse tariffe, stesso concorso pubblico».
Lei quindi lo ha vinto, nonostante sia una «foresta»?
«Certo che l’ho vinto, mica regalano nulla. A parte le prove pratiche in laguna, ho dovuto studiare toponomastica, diritto della navigazione, scienze ambientali, storia dell’arte. Non è un esamino».
E le lingue straniere?
«Quelle già le sapevo. Sono venuta a Venezia vent’anni fa per laurearmi in Lingue e culture dell’Asia orientale, mi sono specializzata in giapponese. Poi parlo anche inglese e francese».
Ma proprio nessuno le rifaccia di essere donna?
«Guardi, i colleghi mi hanno accolta benissimo e con grande affetto, a parte qualche testa di cavolo che c’è sempre. Ho trovato impiego un’ora dopo aver preso il patentino e ormai è passato un anno. Piuttosto sono le altre donne a essere prevenute, mi chiedono se sono matta e chi me lo fa fare».
E chi glielo ha fatto fare?
«Io adoro questo mestiere, non mi sono mai sentita così felice. Sport, libertà, aria fresca e vita sana. Indietro non torno più».
E come mai è finita a fare la gondoliera?
«Sandolista non gondoliera. Per la precisione sandolista sostituta, una specie di supplente che rimpiazza gli altri quando non possono vogare. I miei titolari si chiamano Luca Padoan e Jakub Tomasz Rekwirowicz, in pratica lavoro tutti i giorni. Potete trovarmi ai piedi del ponte che collega il Ghetto Vecchio al Campo del Ghetto Nuovo».
Chiedo scusa: come è finita a fare la sandolista?
«Ho sempre fatto molto sport a Genova ma qui a Venezia l’unico che si poteva praticare era la voga. Ho cominciato appena arrivata, mi sono sempre allenata e oggi ho trasformato la mia passione in un mestiere. Prima facevo collane a Murano dove abito, poi il fratello della signora dove lavoravo, che è gondoliere, mi ha spinto a provare il concorso. Ho anche partecipato otto volte alla regata storica. Quest’anno sono arrivata ultima».
Beh, complimenti…
«Non è stata colpa mia, una barca mi è venuta dentro. L’hanno squalificata ma ormai la frittata era fatta».
Il suo è un mestiere pericoloso?
«Più che pericoloso è di responsabilità perché si trasportano persone. E poi i traghetti non sempre rispettano le regole, dovrebbero fare più attenzione alle onde che sollevano. Comunque dove lavoro io a Cannaregio è un sestiere tranquillo, con meno traffico e meno turismo. Ma è bellissimo».
Cosa ama di Venezia?
«Non ha le auto, gode di un ritmo più lento e di una socialità accogliente. Ha un lato umano preponderante che mi piacerebbe ritrovare nelle città del futuro».
Che le dicono i clienti?
«Qualcuno mi chiede: sei proprio una donna? Io rispondo di sì e lui: ma veramente?»
E lei?
«Io rido. Vede questo non è come diceva lei una professione di fatica, piuttosto quello che conta è il marketing per riuscire a far salire i clienti».
Quali sono i suoi stratagemmi?
«Sto imparando a cantare le canzoni veneziane per rendere più piacevole l’esperienza. So già In sandolo, Peregrinazioni lagunari e anche la serenata La coperta ricamata».
Serenata?
«Ci sono tantissimi fidanzati che salgono in barca, per lo più stranieri. Mi è capitato più di una volta che lui le facesse la dichiarazione e le regalasse l’anello con me da testimone. Cercano la mia complicità qualche volta con esiti ridicoli».
Cioè?
«Proprio l’altro ieri, un russo tentava di spiegarmi che voleva un mazzo di fiori che poi io avrei consegnato alla sua bella durante il tour. Per comunicarmelo ha usato il traduttore del telefonino. Sa cosa è uscito? Che dovevo procurarmi un mazzo di cipolle».