Andrea Tomasi, Gente 18/10/2016, 18 ottobre 2016
LA DOLCE PENSIONE DELL’EX REGINA
La contessa Marina Ripa di Meana ha pochi dubbi: «Per Paola è stata una fatica integrarsi alla corte belga, così asettica, gelida. E non parlo solo del clima: Baldovino e Fabiola vivevano nel rigore, per lei così spontanea e piena di vita fu una sofferenza. La cognata in particolare considerava la più piccola eccentricità come qualcosa di esotico, spesso disdicevole. Ricordo una cena di gala a Palazzo a cui partecipai con mio marito Carlo, ai tempi commissario europeo per l’Ambiente. “È brasiliana?”, mi chiese colpita dal colore acceso del mio abito. Difficile adattarsi a quel mondo, e infatti Paola scappò a lungo, acquietandosi solo quando toccò a lei e al marito regnare. Non mi stupisce che oggi, libera dai doveri del suo ruolo, abbia deciso di tornare in Italia, nella sua Roma».
È così: in silenzio, senza clamori, la regina in pensione del Belgio e Alberto II hanno deciso di lasciare Laeken, sede della residenza ufficiale dei Sassonia-Coburgo-Gotha, al figlio Philippe e alla di lui numerosa prole, e hanno fatto le valigie, direzione i Parioli, nel villino storico dei Ruffo di Calabria in parte ancora oggi di proprietà dell’ex sovrana. Per fuggire il freddo di cui sopra, lenire i malanni degli anni che hanno colpito entrambi negli ultimi tempi, Paola e Alberto hanno deciso di trasferire la loro base nella Capitale da ottobre a maggio, dividendosi nei restanti mesi tra la proprietà di Châteauneuf, poco fuori Grasse, nel sud della Francia, e il ponte dell’Alpa, lo yacht reale che solca l’estate del Mediterraneo (e che non è in vendita come sussurrato da alcuni). Bruxelles un’eco lontana, giusto qualche salto sporadico a trovare i figli e presenziare alle cerimonie inevitabili, persino la festa nazionale del 21 luglio e il tradizionale Te Deum del 15 novembre sono state depennate dall’agenda regia.
Lontani, a godersi la quiete dopo onde e tempeste, quelle provocate da una corte ostile e quelle di un amore folle e instabile a lungo naufragato altrove, tra braccia diverse, e rinsaldatosi con l’avvento della maturità. Una dolce vita, quella romana, che, assicurano i pochi intimi ammessi alla compagnia dei monarchi, Alberto adora: è facile incontrare il re a passeggio nei vicini giardini di villa Borghese senza scorta e in abiti anonimi, oppure seduto al bar dei Daini, un chiosco poco distante. In quanto a Paola esce poco, cura il terrazzo, riceve gli amici più stretti. Solo un ricordo i tempi in cui scorrazzava per Roma sul suo motorino, inafferrabile e bella, tra le nobildonne più corteggiate dell’Italia del secondo dopoguerra. «Per me, un modello assoluto», riprende la Ripa di Meana. «Ci separano quattro anni. Adolescente, guardavo a Paola come alla ragazza che avrei voluto essere. Così sfrontata, libera, anticonformista nel profondo. Così moderna per quell’epoca. Negli Anni 50 l’obiettivo di ogni ragazza della Roma che conta era sposarsi al meglio: compostezza e leggera malizia, saper essere allumeuse ma mai volgari, erano le basi dell’educazione. Paola, con le sue scarpe sfondate e i pantaloni come divisa d’ordinanza, era l’esatto contrario, quella che un tempo si definiva un maschiaccio fatto e finito. Con buona pace di tutte, è quella che si è sposata meglio».
La memoria corre al dicembre 1958, ai frenetici giorni che precedettero uno degli eventi mondani romani più attesi, il ballo per i 18 anni di Maria Camilla Pallavicini a palazzo Rospigliosi Pallavicini. «Ero troppo piccola, non fui invitata. Fu un dispiacere, provai anche un po’ d’invidia nel vedere i preparativi delle mie amiche. Durante quelle feste si decidevano gli alberi genealogici e i blasoni delle famiglie cosiddette “bene”. L’ospite d’onore era il principe belga, il fratello di quel re così giovane e ancora scapolo [Baldovino era salito al trono a 21 anni, nel 1951, e sposò Fabiola de Mora y Aragón solo nel 1960, ndr]. Tutte scommettemmo che la sua scelta sarebbe caduta su Mirta Barberini, che era la più bella e “preparata” di tutte, ma anche lui non riuscì a resistere al tornado Paola... Nel tempo ci siamo purtroppo un po’ perse di vista, ma ogni volta riabbracciarsi era una festa e un salto indietro, come se tutta la vita in mezzo non ci fosse stata. Pochi mesi prima dell’abdicazione di Alberto, presentai la mia linea di mobili in un negozio di Bruxelles. Paola passò a salutarmi: “Mari’, che te sei messa a fa’, er falegname?”, mi apostrofò tra lo stupore di tutti. Nonostante fossero passati più di 50 anni, nonostante fosse diventata una regina, davanti a me c’era ancora quella ragazza impertinente che faceva perdere la testa a mezza Roma».
Quella ragazza che oggi ha deciso di tornare a casa.
Andrea Tomasi