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 2016  ottobre 21 Venerdì calendario

SESSO, BUGIE E LEADERSHIP


[William Jefferson Clinton]

«Un po’ bugiardo ma maledettamente capace». È il giudizio che emerge dai sondaggi che lo mettono sul podio dei Presidenti americani più popolari. William Jefferson Blythe III nasce nel 1946 in Arkansas, tre mesi dopo la morte del padre, commesso viaggiatore, in un incidente stradale. Quando nel 1950 la mamma si risposa, Bill viene adottato dal patrigno Roger Clinton, un venditore di auto, alcolista e violento. Passa molto tempo nella piccola drogheria dei nonni e si rivela presto un ottimo studente. Ama i libri ma sopratutto ama e suona il sassofono. A17 anni, due episodi gli cambiano la vita. In visita scolastica alla Casa Bianca, stringe la mano del presidente Kennedy. Sempre nel 1963, assiste in tv al famoso discorso «I have a dream...» di Martin Luther King e ne resta così colpito da impararlo a memoria. Scopre così la vocazione al servizio pubblico e rinuncia alla carriera di musicista («non sarei mai diventato John Coltrane»).
Dopo la laurea in Scienze Internazionali vince una borsa di studio alla Oxford University inglese, che gli consente di schivare il Vietnam. Rientrato in America, frequenta la Scuola di Legge di Yale dove nel 1971 incontra Hillary che sposerà quattro anni dopo e con cui avrà Chelsea, l’unica figlia. A 32 anni, diventa in Arkansas il più giovane Governatore degli Stati Uniti, carica che ricopre fino alle primarie democratiche del 1992. I guai cominciano subito quando Gennifer Flowers svela la loro decennale relazione clandestina. Bill Clinton nega tutto, anche l’evidenza di registrazioni telefoniche. Lo salva la appassionata difesa televisiva di Hillary che garantisce per il marito (sei anni dopo lui ammetterà di averla tradita con Gennifer ma solo una volta). Altri guai quando Clinton ammette di aver fumato marjiuana «una o due volte ma non mi è piaciuto e non ho aspirato».
Tante carriere politiche erano finite per molto meno ma Bill Clinton aveva decisamente una marcia in più. Bastava vederlo in campagna elettorale, una forza della natura, subito in sintonia con la gente, capace di ascoltare e coinvolgere. Un democratico nuovo, poco ideologico, pieno di energia e di un ottimismo di stampo reaganiano sconfisse, a sorpresa, il presidente uscente George H. Bush. Alla Casa Bianca Clinton promosse riforme sociali e ridusse il deficit pubblico, aiutato dal più lungo periodo di crescita economica della storia americana. In politica estera sfiorò una storica pace tra Israele e i Palestinesi. L’unica bruciante sconfitta arrivò sulla riforma sanitaria, studiata dalla moglie Hillary e bocciata dal Congresso, a maggioranza repubblicana. Nel 1998 Clinton rischiò di affondare in un nuovo scandalo sessuale. Le bugie per nascondere gli incontri a luci rosse, perfino nello Studio Ovale, con la ventiduenne stagista Monica Lewinsky, gli costarono il processo in Senato. Si salvò dall’impeachment perché l’accusa non raggiunse la maggioranza di 2/3. Quando lasciò la Casa Bianca era di nuovo al top del consenso. Nonostante un quadruplo bypass coronarico, Bill Clinton è rimasto sulla scena nazionale a sostenere la carriera politica della moglie Hillary, forse anche per risarcirla dei tradimenti subiti.
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