varie, 24 ottobre 2016
APPUNTI HILLARY CLINTON – Data ormai per superfavorita da tutti i sondaggi, Hillary Clinton sta giocando gli ultimi giorni di campagna elettorale in difesa e spendendo i fondi raccolti per la pubblicità
APPUNTI HILLARY CLINTON – Data ormai per superfavorita da tutti i sondaggi, Hillary Clinton sta giocando gli ultimi giorni di campagna elettorale in difesa e spendendo i fondi raccolti per la pubblicità. La candidata democratica alla Casa Bianca sembra più preoccupata dalle possibili rivelazioni su di lei che possono diffondere Wikileaks e gli hackers russi, piuttosto che dal suo avversario repubblicano, Donald Trump, fiaccato dai troppi scandali sessuali. Eppure di scandali se ne intende anche Hillary: la scalata bancaria della Stephens, la frode immobiliare di Whitewater, il suicidio sospetto di Vince Foster, il Mena Connection, gli affaires sessuali del marito (lei ha il compito di difendere le scappatelle di “Buba” e screditarne le amanti più celebri, dall’impiegata Paula Jones del 1991 alla stagista Monica Lewinsky del 1998, vicenda questa che costerà alla coppia spese legali per 850mila dollari ed un impeachment ma a lei il trionfo della moglie tradita che perdona). Una delle grandi capacita della Clinton sembra proprio quella di passare indenne tra gli scandali. ELEANOR Hillary Diane Rodham, nata a Chicago il 26 ottobre 1947. Sposata con Bill Clinton. First Lady dal 1993 al 2001. Senatrice democratica dal 2001 al 2009. Segretario di Stato degli Stati Uniti dal 2009 al 2013.Candidata alle primarie democratiche per le Presidenziali americane del 2016. Il politico donna americano più influente dopo Eleanor Roosevelt. POTERE «L’unico modo per fare la differenza è quello di acquisire il potere» (Hillary Clinton). CRISTALLO «Moglie, madre, avvocato, attivista per le donne e i bambini, first lady dell’Arkansas, first lady degli Stati Uniti, senatore, segretario di Stato, scrittrice, proprietaria di cane, icona di acconciature, patita di tailleur, incrinatrice di soffitti di cristallo» (il suo primo tweet, il 10 giugno 2013). METODISTA Figlia maggiore di Hugh Rodham, dirigente di una fabbrica di tessuti e Dorothy Emma Howell, casalinga, due fratelli più giovani, Hugh e Anthony, educazione metodista: famiglia, tempio, scuola, obblighi sociali. LEADER Al college, a Wellesley, è stata una leader studentesca, ha protestato per il Vietnam (nel 1968 da repubblicana è diventata democratica). Appena laureata in Legge a Harvard, nel 1974, entra nello staff della Camera che deve definire il quadro legale dell’impeachment di Nixon nello scandalo Watergate, poi l’incontro col compagno di studi Bill Clinton, il lavoro nella campagna presidenziale di Jimmy Carter, una cattedra all’Università dell’Arkansas (seconda donna), un posto nel potente studio legale Rose (prima donna), un altro nella Legal Services Corporation (nominata da Carter) e nei cda di grandi aziende come Wal-Mart (supermercati), Tcby Enterprises (yogurt), Lafarge (cemento). MAIL Lo scandalo delle mail, venuto a galla grazie a una fotografia che ritraeva Hillary in volo nel suo ruolo di Segretario di Stato mentre inviava informazioni sensibili da un cellulare non schermato e dunque non protetto. WHITEWATER Durante la campagna elettorale di Bill per la Casa Bianca, il New York Times scrisse degli investimenti fatti dalla coppia in una società immobiliare, la Whitewater Development Corporation. Un banchiere sostenne che, quando era governatore dell’Arkansas, Bill aveva chiesto di concedere illegalmente un prestito da 300 mila dollari. Ci fu poi un’inchiesta, che non coinvolse però direttamente i Clinton. FOSTER Nel luglio 1993 Vince Foster, avvocato, amico e consigliere di Hillary, fu trovato morto in un parco di Washington. Era un uomo che conosceva molti segreti della coppia presidenziale, compresi particolari sul caso Whitewater. Le indagini stabilirono che si trattò di suicidio. FINANZE Quando Bill lasciò la Casa Bianca, i coniugi Clinton non avevano una situazione finanziaria rosea. Si sono poi rifatti grazie alla Fondazione Clinton, creata da Bill e cogestita con Hillary, nella quale convergono tutte le parcelle –esentasse – dei loro interventi per convegni, congressi e apparizioni. Gli importi sono noti soltanto alla Goldman Sacks e alle banche di investimento di Wall Street che hanno rapporti diretti con la Fondazione di famiglia. PORTA A PORTA «Abbiamo fatto molta strada da quando andavo porta a porta per il Fondo di difesa dell’infanzia e guadagnavo 16.450 dollari come giovane professoressa di diritto in Arkansas». MILIARDI Parecchi dollari dei 3 miliardi guadagnati dalla coppia in quarant’anni di carriera politica (dei quali 2 miliardi confluiti nella benefica Fondazione Clinton) provengono da grandi banche e ricchi hedge fund. Dal 2007 al 2014 Hillary ha guadagnato 141 milioni di dollari, una buona fetta dai discorsi a pagamento: lei ha interrotti con la seconda candidatura per la Casa Bianca; lui no, «devo pagare le bollette». PULMINO «Ho un’amica che fino a qualche settimana fa guadagnava milioni e ora vive in un pulmino in Iowa» (Barack Obama, maggio 2015). BENGHAZI Durante i suoi anni da Segretario di Stato, la vicenda più delicata per Hillary fu il Benghazigate. L’11 settembre 2012 l’ambasciatore Stevens e tra altri americani furono uccisi in un attentato al consolato americano della città libica. I repubblicani cercano da anni di dimostrare che il dipartimento di Stato Usa era stato avvertito del possibile attacco ma non fece nulla per aumentare le misure di sicurezza. POLMONITE Lo scorso 11 settembre, a New York, Hillary ha dovuto abbandonare le commemorazioni per gli attentati alle Twin Towers a causa di un calo di pressione, a sua volta causato da una polmonite che le era stata diagnosticata pochi giorni prima. Sarebbe rimasto un piccolo incidente, se non fosse stato gestito malamente dal suo staff – che per un’ora e mezzo non ha chiarito alla stampa cosa stesse succedendo, prima di parlare di un generico «colpo di calore» e poi spiegare con due giorni di ritardo che era polmonite – e se non fosse circolato un video sgradevole in cui si vede Clinton camminare a fatica e inciampare prima di salire a bordo del furgone che la stava portando via dalla commemorazione (cosa che ha alimentato ancora le varie teorie complottiste sullo stato di salute di Clinton). SANGUE Hillary Clinton soffre di trombosi venosa profonda. Nel 1998, quando era First Lady, le fu diagnosticato un coagulo di sangue nella gamba destra; lo stesso era accaduto nel 2009. In questi casi i trombi si sciolsero grazie ai farmaci. TESTA Nel dicembre 2012, quando era segretario di Stato, Hillary ebbe una forte influenza intestinale, e poi cadde mentre era al bagno, subendo una contusione alla testa. I medici fecero le analisi, e scoprirono un trombo vicino al cervello che aveva richiesto l’intervento chirurgico per rimuoverlo. Dopo l’operazione Clinton era tornata al lavoro, indossando però gli occhiali speciali «fresnel prism» che avevano attirato l’attenzione dei media, perché si usano in genere quando una persona vede doppio. ASPETTATIVE Stando alle stime sull’aspettativa di vita del sito della Social Security Administration è probabile che una donna dell’età della Clinton viva per altri 18,4 anni, che diventano 15,2 per un settant’enne come Trump. ANZIANI Se venisse eletta, Hillary sarebbe la seconda persona più anziana ad assumere l’incarico dopo Ronald Reagan, mentre Trump sarebbe il più vecchio in assoluto. SPREGIEVOLI Lo scorso 9 settembre, durante un evento di beneficenza a New York, la Clinton ha definito «metà» dei sostenitori di Trump «la banda degli spregevoli», indicandoli esplicitamente come «i razzisti, i sessisti, gli omofobi, gli xenofobi, gli islamofobi, eccetera». Il giorno dopo ha dovuto scusarsi. URLA Innumerevoli i libri che rivelano particolari sulla brutalità lessicale della Cliton. Lei che urla parolacce all’alba del Labor Day del 1991 perché la bandiera non è ancora issata, lei che sbraita contro le guardie del corpo che le stanno troppo vicino (lo riferisce l’ex agente dell’Fbi Gary Aldrich); lei che fa riatterrare l’elicottero perché ha lasciato gli occhiali da sole nella limousine; lei che sgrida volgarmente Bill per essersi eccitato davanti ad una bellezza ad un galà, lei che gli urla: «Ho bisogno di essere scopata più di due volte l’anno», ecc. PREFERENZE Libro preferito: I fratelli Karamazov. Film preferiti: Il mago di Oz e Casablanca. Serie tv preferite: Downton Abbey, House of Cards e The Good Wife. YOGA Ama ballare, nuotare e fare yoga. CONTORSIONE «L’unico yoga che pratica Hillary Clinton è la contorsione della verità» (l’attore satirico Dennis Miller). *** MARIELLA COLONNA, AFFARITALIANI.IT 26/6/2016 La vita di Hillary Clinton è costellata da una lunga serie di scandali: da Whitewater a Troopergate, da Paola Jones a Monica Lewinsky, Travelgate, il suicidio di Vince Foster e Juanita Broadrick. E di conflitti di interessi. Sbotta Leonardo Zangani, lobbista italoamericano nel mondo della finanza farmaceutica, che ha deciso di sostenere Donal Trump, candidato in pectore alle presidenziali dell’8 novembre, perché ‘una Nazione va governata come una realtà economica dove bisogna far quadrare i conti per scongiurare il fallimento, e non come una fonte di favoritismi e posizioni ben remunerate che non producono alcun risultato pratico ma costano soldi ai contribuenti e provocano una spirale distruttiva senza fine’. Ed elenca ad Affaritaliani una serie di questioni che mettono in luce gli abusi presunti o veritieri dei Clinton durante la loro non breve esperienza istituzionale. È cronaca recente (la notizia è della ABC News) la nomina di Rajiv Fernando, finanziatore della Fondazione Clinton, nominato da Hillary membro del Collegio di consulenti del Dipartimento di Stato, poi destituito per l’evidente conflitto di interessi e la incompetenza in materia. Questa è una delle tante controversie che la circondano come una ragnatela di rapporti tra la sua Fondazione e le istituzioni governative. Ma non è tutto! Il Whitewater, investimento immobiliare fatto dai Clinton nel 1978, portò all’incriminazione per falso e intralcio alla giustizia di Bill Clinton. L’emailgate è venuto a galla grazie ad una fotografia che ritraeva Hillary in volo nel suo ruolo di Segretario di Stato mentre inviava informazioni ‘sensibili’ da un cellulare non schermato sul server della sua abitazione. E dunque non protetto. Chris Stevens ambasciatore Le informazioni riguardavano Bengasi che in quel periodo era al centro del fuoco incrociato del terrorismo islamico che portò all’assassinio dell’ambasciatore Chris Stevens e di altre tre persone l’11 settembre 2012. È in corso un’indagine dell’Fbi e del Dipartimento di Giustizia che stabilirà se Hillary sapeva che le comunicazioni erano coperte dal segreto di Stato, in tal caso potrebbe essere incriminata per violazione del medesimo segreto. Secondo quanto riportato dal New York Times, nel rapporto consegnato al Congresso c’è scritto che la Clinton ‘aveva l’obbligo di discutere l’uso del suo account email personale per condurre attività ufficiali’ riferendo le sue intenzioni ai funzionari responsabili della sicurezza. Gli ispettori del Dipartimento di Stato, prosegue il rapporto, non hanno trovato ‘traccia’ di questa procedura. L’ispettore generale della sezione di spionaggio del Dipartimento di Stato ha testimoniato per lettera a gennaio scorso che alcune comunicazioni erano stampate ‘programma con accesso speciale’ quindi maggiormente soggette al segreto di Stato. Ma non è ancora tutto! Cheryl Mills lavorava senza stipendio per la Clinton quando rivestiva l’incarico di Segretario di Stato, ed era impiegata all’università di New York con lo scopo di negoziare l’apertura di un campus all’Università di Abu Dhabi. Huma Abedin, vicecapo di Stato maggiore di Hillary, è salita agli onori delle cronache a causa dell’emailgate che ha coinvolto la ex first lady. Il New York Times spulciando tra i messaggi di posta incriminati, ha scoperto un messaggio di Hillary rivolto a Huma: ‘bussa alla mia camera da letto se è chiusa’. Gossip a parte, la Abedin nel giugno 2012 ottenne che il suo ruolo fosse modificato in ‘impiegato speciale governativo’ andando a lavorare per la società di consulenze TENCO diretta da un vecchio amico di Bill mentre era ‘a libro paga’ della fondazione Clinton. Questa storia ha fatto sorgere sospetti sui probabili interessi della Tenco che potevano godere di trattamenti preferenziali lavorando con il Dipartimento di Stato. Sidney Blumenthal clinton Il giornalista Sidney Blumenthal ha lavorato per Bill Clinton durante la sua seconda presidenza ed è stato consulente di Hillary durante la campagna elettorale del 2008. Divenuta Segretario di Stato ha cercato di farlo assumere al Dipartimento di Stato, ma Obama si è opposto a causa degli attacchi a lui sferrati dallo stesso Blumenthal. Ma Hillary non si è arresa e lo ha fatto ugualmente lavorare per lei stipendiato dalla Fondazione Clinton. A Blumenthal si deve la fallimentare strategia che ha giustificato l’attacco di Bengasi creando un grande imbarazzo sia ad Hillary sia ad Obama. Costui è stato l’artefice anche del fiasco dei rapporti tra Hillary e la Cina, l’Irlanda del Nord ed Israele. Secondo alcune indiscrezioni, Bill e Hillary Clinton, quando hanno lasciato la Casa Bianca non avevano una situazione finanziaria rosea come quella attuale grazie alla Fondazione Clinton nella quale convergono tutte le parcelle (esentasse) dei loro interventi per convegni, congressi, apparizioni. Gli importi sono noti soltanto alla GoldmanSacks e alle banche di investimento di Wall Street che hanno rapporti diretti con la Fondazione di famiglia. fondazione clinton Ma è proprio su questa Fondazione che si intrecciano rapporti ambigui. Quando Hillary divenne Segretario di Stato promise di rendere noti particolari sull’amministrazione della fondazione. Non ancora rivelati! I più si chiedono come è possibile separare le attività di tipo umanitario svolte nel mondo con gli introiti economici delle ospitate. È noto che la fondazione dirotti fondi a società gestite e/o possedute da ‘amici’. Può l’America puritana e bigotta farsi governare da una tale presidente? L’America si merita un personaggio di questo genere? Ribatte Zangani. Hillary ha raggiunto il numero di delegati necessari per essere designata candidata ufficiale dei Democratici con la benedizione di Obama, sebbene averlo dalla sua parte può risultare controproducente. Soprattutto dopo che la Corte Suprema ha bloccato la sua riforma dell’immigrazione fatta a colpi di ordini esecutivi la quale prepara la strada a oltre 5milioni di irregolari che hanno figli nati negli States che rischiano di essere espulsi e separati dalla famiglia. E la sconfitta di Cameron che lui sosteneva per non uscire dall’Ue. *** • (Hillary Diane Rodham) Chicago 26 ottobre 1947. Politico. Segretario di Stato degli Stati Uniti dal 2009 al 2013. Senatrice dal 2001 al 2009. Sposata con Bill Clinton, first Lady dal 1993 al 2001. Candidata alle primarie democratiche per le Presidenziali americane del 2016. Il politico donna americano più influente dopo Eleanor Roosevelt. «L’unico modo per fare la differenza è quello di acquisire il potere». • «Moglie, madre, avvocato, attivista per le donne e i bambini, first lady dell’Arkansas, first lady degli Stati Uniti, senatore, segretario di Stato, scrittrice, proprietaria di cane, icona di acconciature, patita di tailleur, incrinatrice di soffitti di cristallo» (il suo primo tweet, il 10 giugno 2013). • Figlia maggiore di Hugh Rodham, dirigente di una fabbrica di tessuti e Dorothy Emma Howell, casalinga, due fratelli più giovani, Hugh e Anthony, educazione metodista: famiglia, tempio, scuola, obblighi sociali. «Ho la malattia genetica del senso di responsabilità». • Sul tavolaccio di una pescheria in Alaska, ventenne, durante un lavoro estivo, si accorge che dei salmoni che sta pulendo puzzano ma le viene detto di inscatolarli ugualmente, tanto vanno Oltreoceano. Lei butta all’aria gli arnesi dicendo che non è giusto. Si iscrive di lì a poco alla facoltà di legge a Yale. Da anni legge Kierkegaard e Bonhoeffer (scoperti grazie ad giovane reverendo che le ha fatto incontrare Martin Luther King, nel 1962), crede nella vita come servizio, al college (a Wellesley) è stata una leader studentesca, ha protestato per il Vietnam (nel 1968 da repubblicana è diventata democratica) Nel 1970, a 23 anni (impegnata sempre in cause civili mai perse, all’ombra di qualche politico), dà del «fottuto» ad un importate avvocato, Joseph Califano, che difende la Coca-Cola in una istruttoria sullo sfruttamento lavorativo dei migranti. Brillante neo-laureata, nel 1974, entra nello staff della Camera che deve definire il quadro legale dell’impeachment di Nixon nello scandalo Watergate (si batte per negargli l’assistenza legale), poi l’incontro col compagno di studi Bill Clinton, il lavoro nella campagna presidenziale di Jimmy Carter, una cattedra all’Università dell’Arkansas (seconda donna), un posto nel potente studio legale Rose (prima donna), un altro nella Legal Services Corporation (nominata da Carter) e nei cda di grandi aziende come Wal-Mart (supermercati), Tcby Enterprises (yogurt), Lafarge (cemento). E soprattutto i 20 anni da first lady: 12 in Arkansas – tra il 1978 e il 1992 – e otto alla Casa Bianca (dal 1993 al 2001) – mescolando radical piglio da attivista all’eleganza liberal-moderata. «Io sono un progressista che ama fare le cose e so come stare con i piedi per terra». • Dal 2000 è il primo senatore donna nello Stato di New York, rieletta nel 2006. Nel 2008 tenta la scalata alla Casa Bianca ma viene sxonfitta alle primarie democratiche da Obama che, una volta diventato presidente, la nomina segretario di Stato (dal 2009 al 2013). Da senatrice paladina del controllo delle armi in patria, diventa fautrice del militarismo americano all’estero (in Iraq, Afghanistan, Libia e il finanziamento dei ribelli siriani anti-Assad poi confluiti nell’Isis). • Intanto la coppia Clinton continua a viaggiare a gonfie vele. «Abbiamo fatto molta strada da quando andavo porta a porta per il Fondo di difesa dell’infanzia e guadagnavo 16.450 dollari come giovane professoressa di diritto in Arkansas». Parecchi dollari dei 3 miliardi guadagnati dalla coppia in 40 anni di carriera politica (dei quali 2 miliardi confluiti nella benefica Fondazione Clinton) provengono da grandi banche e ricchi hedge fund. Dal 2007 al 2014 ha guadagnato 141 milioni di dollari, una buona fetta dai discorsi a pagamento. Lei li interrompe con la seconda scesa in campo per la Casa Bianca. Lui no perché deve «pagare le bollette». «Ho un’amica che fino a qualche settimana fa guadagnava milioni ed ora vive in un pulmino in Iowa» (Barack Obama, maggio 2015). • Nel video della sua candidatura, l’11 aprile 2015, lei annuncia: «Ogni giorno gli americani hanno bisogno di un campione. Io voglio essere quel campione». • «È preparatissima, studiosissima e, rispetto alla media degli avversari e degli americani, non provinciale, ma se questo piace a New York, a San Francisco o a Boston, urta il popolo dell’America di mezzo […] È figlia del Grande Nord, dell’Illinois, di Chicago, una macchia che neppure il lavaggio dei panni nelle acque del sud con il marito, nel fiume Arkansas, ha del tutto pulito» (Vittorio Zucconi all’epoca della sua prima campagna per le presidenziali). • Per la sua seconda candidatura ha sfoggiato un profilo è molto più basso. Non solo ritorna l’appello alle donne ma arriva il sogno della «fine del governo dei pochi, da parte di pochi, e per i pochi». E un nuovo look curato da Kristina Schake già consulente d’immagine di Michelle Obama. I tailleur? Immancabili ma stavolta con gusto da statista: non abbinamenti arcobaleno ma «tutte le sue declinazioni di blue elettrico, petrolio, bluette» (Vogue). E un lifting (eseguito in segreto nella casa di Chappaqua dice il giornalista Ed Klein). Ora, quella che per Forbes è la donna più potente d’America (seconda al mondo dopo Angela Merkel), sfoggia un caschetto biondo dorato e non disdegna il cerchietto. «Se voglio battere una storia fuori dalla prima pagina mi basta cambiare il mio taglio di capelli» ha confessato. • Nel luglio 2015 ha fatto chiudere le porte di un centro commerciale sulla Fifth Avenue per una seduta da 600 dollari al John Barrett Salon (Marie Claire). Si era in pieno filegate. Infuriava la polemica per la gestione dei suoi affari governativi da Segretario di Stato senza un indirizzo email governativo, ossia senza alcun controllo. Migliaia di mail con leader mondiali, politici, ceo, vip (e anche esponenti lesbo che rinfocolano la diceria sulla sua bisessualità). • Da sempre la Clinton ha la capacità di passare indenne attraverso gli scandali: la scalata bancaria della Stephens, la frode immobiliare di Whitewater, il suicidio sospetto di Vince Foster, il Mena Connection, gli affaires sessuali del marito (lei ha il compito di difendere le scappatelle di “Buba” e screditarne le amanti più celebri, dall’impiegata Paula Jones del 1991 alla stagista Monica Lewinsky del 1998, vicenda questa che costerà alla coppia spese legali per 850mila dollari ed un impeachment ma a lei il trionfo della moglie tradita che perdona). • Ufficialmente ancora Mrs Clinton sebbene gli annunci di separazioni (smentiti) siano costanti, l’11 ottobre 2015 manda a Bill un tweet: “40 anni fa ho sposato quel ragazzo carino della biblioteca”. E’ lei che aveva fatto la prima mossa tra i libri di Yale con l’impacciato studente Bill. «Se dobbiamo continuare a guardarci sarà meglio presentarci. Il mio nome è Hillary Rodham». È il 1971 e lui è conquistato da quella ragazza dai modi spicci e dalla candida sensualità. Per quattro anni le chiede inutilmente di sposarla. Lo faranno l’11 ottobre nel 1975 nella casa di Fayetteville che lui le ha segretamente acquistato sapendo che le piaceva; cinque anni dopo nasce Chelsea. • La notte del 4 novembre 1974 è accanto al suo Bill quando perde per 60mila voti il seggio democratico alla Camera. Lei si volta verso Paul Fray, responsabile della campagna, e gli dice: «Fottuto bastardo ebreo». Lo ha rivelato il reporter investigativo Jerry Oppenheimer, nel 2000. David Kendall, parcella da 450 euro all’ora, legale dei Clinton, non sporge querela. • I libri che rivelano particolari sulla muscolarità lessicale della Cliton sono innumerevoli. Lei che urla parolacce all’alba del Labor Day del 1991 perché la bandiera non è ancora issata, lei che sbraita contro le guardie del corpo che le stanno troppo vicino (lo riferisce l’ex agente dell’Fbi Gary Aldrich che nel 1997 ha fondato una associazione per difendere altri delatori: suo primo cliente Linda Tripp, che registrò le confessioni della Lewinsky, secondo la stagista su mandato della Clinton); lei che fa riatterrare l’elicottero perché ha lasciato gli occhiali da sole nella limousine; lei che sgrida volgarmente Bill per essersi eccitato davanti ad una bellezza ad un galà, lei che gli urla: «Ho bisogno di essere scopata più di due volte l’anno», ecc. L’autocontrollo di Hillary («ciò che accade nella vita è fuori del vostro controllo, ma come rispondere ad esso è sotto il vostro controllo») è sempre stato indicato come prova di doppiezza dai suoi avversari. Per i suoi estimatori, invece, segno di illuminata «politica della virtù» (New York Times Magazine). Che abbia nervi di acciaio lo ha dimostrato nella questione di Bengasi: l’attentato dell’11 settembre 2012 al consolato Usa, 4 morti tra cui l’ambasciatore. Per 11 ore filate ribatte ad una commissione del Congresso sui «fallimenti sistematici e di leadership» che le sono imputati. E ne esce vincitrice. I 4,5 milioni di dollari dei contribuenti spesi, dice, «avrebbero potuto essere investiti in health care e salari migliori per le donne». • A dicembre 2012, quando deve riferire al Congresso, viene colpita da una trombosi a seguito di una commozione cerebrale (ufficialmente per disidratazione). È l’inizio di tutto quel gossip sulle sue condizioni di salute che ancora perdura. • Intanto, con esibita simpatia, eccola sorridere nei selfie con Katy Perry e Kim Kardashian. E a sfoggiare il motto “I’m ready for Hillary” è tutto un ghota in rosa: Melinda Gates, Diane Kruger, Ariana Grande, Kat Dennings, Lena Dunham, Beyoncé, Eva Longoria, Jennifer Garner, Dakota Fanning. Barbra Streisand (che ha versato 2 milioni) e Meryl Streep (700mila dollari). Loro – ma anche tutte le donne d’America – ricordano la frase della first lady alla conferenza Onu sulle donne del 1995: «Facciamo in modo, una volta per tutte, che i diritti umani siano diritti delle donne e che i diritti delle donne siano diritti umani». • Nel giugno del 2015, nel suo primo discorso da candidata presidenziale, a New York, motteggia: «Sarò la più giovane donna presidente nella storia degli Stati Uniti... E la prima nonna!». Accanto a lei c’è la figlia Chelsea, madre dal 26 settembre 2014 della piccola Charlotte. Non c’è, invece, la figlia «surrogata» di Hillary (New York Times), la segretaria Huma Abedin, 39 anni. • Libro preferito: I fratelli Karamazov. Film preferiti: Il mago di Oz e Casablanca. Serie tv preferite: Downton Abbey (ma tanto per contrappasso anche Madam Secretary, House of Cards e The Good Wife. • Ama ballare, nuotare e fare yoga-. «L’unico yoga che pratica Hillary Clinton è la contorsione della verità» (l’attore satirico Dennis Miller). • Piatto preferito: carne con salse forti, tipo chipotle. Il suo top: l’oliveburger – filetto di manzo grigliato in un panino con hamburger tostato, ripieno di olive verdi – che mangiava al ritrovo nel suo liceo, a Park Ridge, il sobborgo di Chicago in cui è cresciuta. Odia i piselli («in verità non piacciono a nessuno»). • È stonata ma ha vinto un Grammy (nel 1997) per la lettura, registrata su album, di un suo libro. • Il suo giorno perfetto: «Passarlo in famiglia, andare a fare una lunga passeggiata, con i nostri cani. Andare a cena fuori con gli amici, vedere un buon film, dormire fino a tardi».