23 ottobre 2016
APPUNTI SU GAZZETTA - LA MARCIA VERSO MOSUL
REPUBBLICA.IT
MOSUL - Trincee riempite di petrolio, sostanze chimiche velenose, bambini e donne usati come scudi umani sui tetti della case per evitare i raid aerei. I seguaci del ’califfo nero’ al-Baghdadi si preparano così alla battaglia finale per Mosul. Lo riferiscono dalla città fonti concordanti, secondo le quali il fuoco verrà appiccato al greggio nelle trincee, non appena le forze curdo-irachene si dovessero avvicinare alla linee difensive dell’Isis.
Iraq, bimba in fuga dall’Isis: Aysha abbraccia i suoi liberatori
Condividi
I jihadisti inoltre avrebbero disseminato la città di ordigni artigianali carichi di sostanze chimiche nocive che avrebbero effetti devastanti sia sugli avversari che sulla popolazione civile. Non è possibile verificare in maniera indipendente questo tipo di informazioni che trapelano da Mosul. L’assedio continua. I Peshmerga hanno lanciato una nuova offensiva su Bashiqa, una ventina di chilometri a nordest di Mosul. L’attacco delle forze curde è supportato dai raid della Coalizione. L’obiettivo è quello di liberare almeno due villaggi nella zona.
Iraq, fonti: "Muri di fuoco Isis a difesa di Mosul". Bambini e donne ’scudi umani’ sui tetti
Condividi
Dal Vaticano papa Francesco prega per Mosul. "In queste ore drammatiche - dice durante l’Angelus - sono vicino alla intera popolazione dell’Iraq, in particolare a quella della città di Mosul. I nostri animi sono scossi dagli efferati atti di violenza che da troppo tempo si stanno commettendo contro i cittadini innocenti, siano musulmani, siano cristiani, siano appartenenti ad altre etnie e religioni". "Sono rimasto addolorato della uccisione a sangue freddo di numerosi figli di quella amata terra, tra cui anche tanti bambini, questa crudeltà ci fa piangere, lasciandoci senza parola".
Iraq, liberata la chiesa di Bartella: le forze speciali suonano le campane
Condividi
Le forze irachene sono avanzate e si trovano a 5 chilometri da Mosul. Karim Sinjari, ministro degli Interni del governo curdo, spiega che la battaglia non sarà breve, non finirà presto. I combattenti del sedicente Stato islamico - che si ritiene siano tra i quattro e gli ottomila uomini - "non si arrenderanno facilmente per quello che Mosul rappresenta". "Se resistono in città, soprattutto nella parte vecchia di Mosul, la battaglia sarà difficile e violenta" dice il ministro in un’intervista all’agenzia Reuters, "le strade sono molto strette, non passano veicoli tanto meno i carri armati. Sarà una battaglia corpo a corpo".
LEGGI Armi chimiche e mine: così l’Isis usa i civili come scudi umani dal nostro inviato G. CADALANU
Se perdono Mosul, "ai jihadisti resterà Raqqa" continua Sinjari, "dovranno andare in Siria. Saranno circondati". Il piano è quello di accerchiare la città. "Ma le forze irachene non possono farcela senza un aiuto dall’interno" continua, "informatori, spie, cooperazione dei gruppi tribali sunniti". Per il momento non è possibile capire quanto tempo si combatterà. "Penso che la lotta per Mosul sarà più lunga di quella per riprendere Falluja e Tikrit, Mosul è una grande città", aggiunge Sinjari. Finora le forze curde hanno riconquistato una ventina di villaggi e l’esercito iracheno altri dieci.
Dopo essere arrivato ieri a sorpresa a Bagdad, il segretario alla Difesa Usa Ashton Carter è arrivato a Irbil, nel Kurdistan iracheno, per fare il punto sul ruolo centrale che hanno le forze curde nella battaglia di Mosul. Carter deve incontrare il capo della regione autonoma, Massud Barzani. Il segretario alla difesa si è felicitato "del completo coordinamento" tra le forze del governo iracheno e i peshmerga nell’offensiva malgrado le tensioni che esistono tra Bagdad e Irbil. I peshmerga, secondo il piano per la ripresa di Mosul, prevede che si fermino a 20 chilometri dalla città lasciando poi alle forze irachene il compito di penetrare. "Lo hanno quasi raggiunto" e "consolideranno" la linea tra oggi e lunedì, ha fatto sapere un responsabile Usa.
CADALANU
"A Mosul c’è almeno un milione e mezzo di civili, che gli uomini dello Stato islamico non lasciano partire. Sappiamo che chi tenta di fuggire viene giustiziato all’istante", conferma Karwan Baban, colonnello dei Peshmerga. L’ufficiale curdo non si fa illusioni: "L’avanzata per conquistare la città sarà dura e sanguinosa, per le forze che attaccano ma soprattutto per la popolazione". Gli analisti militari lo raccontano da mesi: il sedicente Stato islamico ha avuto tutto il tempo di convertire la sua capitale irachena in una enorme trappola a cielo aperto e la riconquista della città, abbandonata quasi due anni e mezzo fa nelle mani degli integralisti quasi senza resistenza, richiederà ai soldati governativi un robusto tributo di sangue.
"Noi curdi arriveremo fino alle porte della città, collaborando alla riconquista dei villaggi tutto intorno", aggiunge Babar, "lo stesso faranno gli sciiti. La parte finale dell’operazione sarà affidata ai militari sunniti e alla polizia". La decisione conferma quello che anche ieri a Erbil ha ribadito Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati: sia il governo nazionale di Bagdad che quello regionale del Kurdistan hanno preso l’impegno solenne di tutelare i civili. In questo è compreso anche lo sforzo per evitare possibili abusi sulla popolazione da parte degli stessi "liberatori" sciiti, in passato - conferma anche Amnesty International - pronti a commettere violenze sui sunniti come rappresaglia per le gesta dei miliziani di Isis.
In realtà i civili di Mosul sono il grande nodo della battaglia in corso. La loro presenza in città limita moltissimo gli attacchi aerei: a Mosul non potrà ripetersi quello che è successo a Sinjar, che era stata abbandonata dagli yazidi e dopo la conquista dell’Isis era stata quasi rasa al suolo dalle bombe della coalizione, per garantire il successo all’offensiva di terra dei Peshmerga. Raid che ieri invece sono partiti grazie ai caccia turchi, un’azione contestata dal governo iracheno vicino all’Iran.
Lo scontro che si prepara nel capoluogo di Ninive sarà una battaglia urbana, gestita dagli iracheni con il sostegno tecnologico degli americani, le immagini dei droni e i sistemi di rilevamento termico. Ma sarà un’avanzata lenta e tormentata. È già arrivata anche la conferma, dai villaggi liberati e da qualche coraggioso testimone raggiunto al telefono nella città assediata, che gli uomini di Abu Bakr Al Baghdadi effettivamente stanno usando la popolazione come scudi umani, facendo spostare intere famiglie nelle zone più esposte agli attacchi. Non bastava la certezza che l’Isis prima di abbandonare un territorio lo semina di trappole esplosive, in queste ore si è sparsa la voce che a Mosul possano essere conservate anche armi chimiche, probabilmente ordigni con cloro e iprite, destinati a rendere un inferno l’avanzata dei soldati governativi e allo stesso tempo rendere ancora più sanguinoso il bilancio dei civili uccisi.
L’Unhcr e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni sottolineano che anche in uno scenario ottimista, con perdite modeste, ci sarà da affrontare il "dopo", con l’enorme quantità di sfollati. Centomila persone potrebbero lasciare Mosul per gli scontri, finendo per aggravare l’emergenza rifugiati in Siria e Turchia. Anche se la riconquista di Mosul sarebbe, come sottolineano Renzi e Obama, un passo significativo per la scomparsa del Califfato, la presenza dei civili dà una carta importante agli integralisti. L’Isis sa di non poter vincere questa battaglia, ma può rendere la vittoria altrui molto molto dolorosa.
CORRIERE.IT
Mentre i combattenti curdi annunciano di aver preso il controllo di Bashiqa, a nordest di Mosul, sottraendola allo Stato islamico, l’Isis lancia un attacco a Rutba, città irachena nella provincia occidentale di Anbar, come diversivo per frenare l’avanzata irachena verso Mosul. Il sindaco di Rutba Imad Meshaal, citato dalla Bbc, ha riferito che l’assalto «feroce» alla sua città è partito da tre direzioni diverse e che sono in corso scontri nel centro città tra i miliziani dell’Isis e le forze di sicurezza. Meshaal ha chiesto a Baghdad di inviare rinforzi militari «per salvare la situazione». Rutba fu presa dall’Isis nel giugno 2014 e liberata dall’esercito iracheno 4 mesi fa.Le azioni del gruppo jihadista sono un contrattacco alle operazioni per la liberazione di Mosul e puntano a distrarre l’avanzata delle forze armate. Fonti di polizia di Rutba hanno fatto sapere che almeno sette poliziotti sono stati uccisi.
shadow carousel
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Prev
Next
Le 15 donne morte nel raid
E nel conflitto iracheno sempre più a rischio è la popolazione civile. Mentre si prepara la battaglia finale per il controllo di Mosul, fonti concordanti parlano di donne e bambini usati come scudi umani sui tetti, per evitare i raid aerei. Dopo i 284 uccisi tra giovedì e venerdì, secondo quanto rivelato ieri dalla Cnn, e dopo l’ingresso dell’esercito nella chiesa di Bartella devastata dalla furia jihadista, oggi la coalizione internazionale a guida Usa che combatte l’Isis in Iraq ha respinto le accuse relative alla morte di 15 donne causata venerdì scorso proprio da un raid aereo su un luogo sacro sciita a Daquq, a sud di Kirkuk, nel nord dell’Iraq. La Russia aveva accusato la coalizione, il cui portavoce, colonnello John Dorrian, ha però ribattuto che le sue forze aeree «non hanno effettuato alcun raid con vittime civili a Daquq». Gli unici caccia che operano nella zona, oltre a quelli della coalizione internazionale, sono quelli iracheni. Anche i caccia curdi bombardano il nord dell’Iraq, ma colpiscono obiettivi della guerriglia curda in zone lontane da Daquq. Venerdì i peshmerga curdi sono stati sorpresi da una serie di attacchi coordinati a Kirkuk.
L’appello del Papa
Anche il Papa è intervenuto con un appello contro la «crudeltà» e gli «efferati atti di violenza» sugli innocenti in Iraq, «siano cristiani e siano musulmani», siano «bambini». E preghiera e vicinanza perché il Paese, pur «duramente provato», speri ancora in un «futuro di sicurezza, di riconciliazione». Papa Francesco lo ha rivolto dopo l’Angelus, e ha parlato di «ore drammatiche». L’attenzione di papa Francesco per l’Iraq, soprattutto per le vittime civili di un conflitto che sta annientando la Regione, è costante, come ha mostrato anche la sua decisione di creare cardinale il nunzio in Siria, Mario Zenari, che rimane in Iraq, condividendo le sorti della popolazione e del Paese.
CORRIERE.IT 16 ma AGGIORNATO FINO AL 22
Più la battaglia si avvicina all’area urbana di Mosul e più saranno i civili a pagare il prezzo di sangue. Oltre un milione e mezzo di persone alla mercé della guerra. Dall’inizio dell’offensiva, lunedì scorso, di loro si sono viste relativamente poche tracce nelle aree di combattimento. Ma il tema sarà presto bruciante. Ieri alcune auto di profughi sciiti residenti nei villaggi appena liberati a nord della città contesa erano incolonnate ai posti di blocco curdi con il loro carico di masserizie e volti polverosi di gente spaventata. Bandiere bianche appese ai finestrini, donne, anziani e bambini alla ricerca di luoghi sicuri. L’Isis non si cura delle bandiere bianche, blocca in ogni modo chi cerca di andare via. Al Corriere tre giorni fa alcuni giovani appena arrivati al campo profughi di Debaga, una quarantina di chilometri a sud di Erbil, raccontavano di esecuzioni sul posto di chiunque fosse scoperto a fuggire. La pena varia tra il taglio della gola e un proiettile alla nuca. «Possono fuggire solo i giovani forti, in grado di correre nella notte e nuotare per attraversare i fiumi. L’Isis ha messo un cordone di sentinelle. Spara a chiunque sia sospettato di voler raggiungere le linee curde e dell’esercito iracheno», dicevano, aggiungendo di aver visto tali esecuzioni di persona.
Fatti e propaganda
Chi fugge lo fa ormai praticamente solo dall’area urbana di Mosul. I villaggi dove si spara al momento sono vuoti. Pure, le notizie (tante sono ancora voci impossibili da verificare) che arrivano da Mosul appaiono gravissime. Ieri mattina la Cnn citava non meglio identificate «fonti dell’intelligence irachena» che segnalavano il massacro di 284 civili, «compresi donne e bambini», che sarebbero stati uccisi a colpi di mitra dai tagliagole del Califfato e poi «sepolti in fosse comuni scavate da bulldozer». Secondo le medesime fonti, i morti sarebbero parte delle masse di civili che avrebbero cercato di fuggire. Non abbiamo però trovato alcuna conferma indipendente alla notizia. In tempo di guerra è sempre difficile separare i fatti dalla propaganda. Più credibile appare l’allarme lanciato dalle agenzie Onu per cui circa 200 famiglie originarie del villaggio di Samalia e altre 350 di quello di Najafa sarebbero state costrette «con la forza» a lasciare le loro case per trasferirsi a Mosul. Che siano destinate a diventare «scudi umani»? La domanda è lecita e viene rilanciata dai media di tutto il mondo. Tra le organizzazioni umanitarie cresce nel frattempo l’apprensione per le donne yazide catturate e fatte «schiave sessuali» due anni fa. Pare che siano state individuate quattro prigioni in centro città dove sono tenute almeno 220 di loro. Come liberarle? Come evitare che vengano massacrate dai loro persecutori? L’Isis sta abbandonando i quartieri a sud dell’Eufrate. Sono difficili da difendere, potrebbe minarli, infarcirli di bombe trappola. I suoi uomini stanno concentrandosi nei quartieri a nord del fiume, dove si trova la parte vecchia della città. Un dedalo di stradine ancora fittamente popolato. E per il momento resta aperta la strada a occidente verso la Siria. Da qui sarebbe anche transitato lo stesso Abu Bakr al Baghdadi due giorni fa. Il leader del Califfato sarebbe venuto per rassicurare e incitare i suoi uomini al fronte. La rottura delle condotte idriche costringe la popolazione ad attingere dal fiume e dai pozzi locali l’acqua (che non è considerata potabile) e a farla bollire in casa.
Maschere anti-gas
Ancora più gravi sono i casi registrati attorno al villaggio di Mishraq, a sud di Mosul, dove l’Isis avrebbe dato alle fiamme i depositi di anidride solforosa stoccati in una grande fabbrica. I medici nell’ospedale della località di Qayyba parlano di «un migliaio di ricoverati affetti da bruciore agli occhi e problemi respiratori». Nelle vicinanze i militari Usa di stanza in una base aerea hanno ricevuto l’ordine di tenere pronte le maschere antigas. Tutti i blindati e i mezzi curdi e iracheni impegnati nell’offensiva hanno le maschere a portata di mano. Un gruppo di forze speciali americane incontrate venerdì presso il villaggio cristiano di Habaniya avevano legato alla cintura il kit anti-chimico d’ordinanza. Del resto già adesso l’aria della regione è opaca, satura di gas e fumi. L’Isis continua a dar fuoco a depositi di carburante, copertoni di camion, campi di sterpaglie, stabilimenti e tutto ciò che produce fumo con il fine evidente di rendere difficile le ricognizioni dell’aviazione alleata. «Non crediamo che le armi chimiche in possesso dell’Isis siano particolarmente letali. Quelle più minacciose sono a base di cloro», ci ha dichiarato ieri il comandante delle truppe speciali anti-terrorismo irachene, generale Abdul Ghani Al Asadi, nella sua base presso il villaggio di Bartella. «Sappiamo che comunque hanno poche armi per spararle a distanza. I militari e tecnici italiani stazionati presso la diga di Mosul non corrono alcun pericolo», ha aggiunto.
I covi sotterranei
Sempre più spesso l’Isis evita gli scontri in campo aperto, si trincera nel reticolo di tunnel e ricoveri sotterranei che ha scavato un po’ dovunque nelle province sotto il suo controllo. Bastano pochi di loro per tenere in scacco per intere giornate unità nemiche in pieno assetto da battaglia. E non di rado zone dichiarate «libere» vedono il riaccendersi dei combattimenti il giorno dopo. L’intero fronte si trasforma così in una gigantesca terra di nessuno dai confini indefiniti. Ieri abbiamo visitato un tunnel alla periferia di Bartella a oltre sei metri sotto terra e lungo una cinquantina dotato di depositi di viveri, collegamenti telefonici via cavo e pozzi d’uscita ben mimetizzati tra le case per effettuare imboscate alle spalle del nemico. La battaglia per Mosul sarà dunque prima di tutto guerriglia urbana. Lo dimostra tra l’altro l’attacco venerdì contro Kirkuk, polo petrolifero di primaria importanza posto a oltre 170 chilometri da Mosul e da sempre conteso tra curdi e governo centrale a Bagdad. Ieri è emerso che è stata un’offensiva articolata, con guerriglieri ben addestrati, nascondigli e appoggi in centro città. Gli ultimi bilanci ufficiosi segnalano oltre 80 morti e quasi 200 feriti. L’Isis ha cercato di occupare i palazzi governativi e ancora ieri mattina i peshmerga mantenevano il coprifuoco per andare alla ricerca di sacche di resistenza.
VALENTINA SANTARPIA 22 OTTOBRE
[Esplora il significato del termine: Non si fermano le notizie drammatiche dal fronte di Mosul, dove le truppe governative stanno tentando di riconquistare la città dall’Isis. Una fonte di intelligence irachena ha riferito alla Cnn che l’Isis ha giustiziato 284 persone tra uomini e bambini nelle giornate di giovedì e venerdì mentre le forze di coalizione avanzavano verso Mosul. E intanto l’esercito iracheno ha lanciato una nuova offensiva, mentre nuovi scontri tra forze curde e miliziani dell’Isis sono in corso a Kirkuk. La bandiera irachena sventola ora sulla chiesa di Bartella, uno dei principali villaggi cristiani a una decina di chilometri a sud-est di Mosul. Ma l’avanzata non sarà breve, annuncia il ministro dell’Interno del governo regionale del Kurdistan iracheno, Karim Sinjari. Ha spiegato che i jihadisti, che sarebbero tra 4mila e 8mila, si opporranno con forza alle forze irachene e curde che tentano di cacciarli, perché la città ha per loro un alto valore simbolico. «Se resisteranno nella città, specialmente a Mosul vecchia, sarà una grande battaglia, le strade sono piccole, molto strette. Non ci possono essere veicoli o carri armati. Sarà una lotta uno contro uno», ha spiegato, aggiungendo un particolare inquietante: «Secondo notizie non confermate, Abu Bakr al-Baghdadi era a Mosul tre giorni fa. La gente lo ha visto incontrare i combattenti e incoraggiarli». L’esodo Le persone uccise erano state catturate nei pressi della città per essere usate come scudi umani contro gli attacchi dell’esercito che stanno respingendo i militanti dello Stato Islamico costretti a restare a sud di Mosul. L’Isis avrebbe usato dei bulldozer per scaricare i corpi in una fossa comune dove si sono svolte le esecuzioni. Tra le vittime - avrebbe detto la fonte - c’erano anche di bambini. Donne e bambini anche oggi, tra le vittime di un raid che ha colpito per sbaglio un funerale a Kirkuk, 170 chilometri da Mosul: almeno 15 persone sono morte e altre 50 sono rimaste ferite a causa di un bombardamento. Alle Nazioni Unite avevano detto di essere «seriamente preoccupati» perché l’Isis aveva preso 550 famiglie provenienti dai villaggi vicini a Mosul per usarle come scudi umani. Duecento famiglie dal villaggio Samalia e 350 famiglie provenienti da Najafia sono state costrette ad abbandonare le proprie case per essere portate a Mosul, secondo quello che sembra un piano per non far scappare i civili. E sono in pericolo anche gli operatori dell’informazione: un giovane cameraman iracheno, della tv Al Sumaria, è stato ucciso nel villaggio di Al Shura, mentre stava operando per informare sulla battaglia in corso a Mosul. PUBBLICITÀ inRead invented by Teads Il fronte aperto verso Hamdaniyah Intanto l’esercito iracheno ha lanciato una nuova offensiva per conquistare la cittadina di Hamdaniyah, a sud-ovest di Mosul, in Iraq. Hamdaniyah è quasi disabitata, ma i miliziani dell’Isis hanno disseminato le strade e i villaggi di avvicinamento a Mosul, dove i jihadisti sono arroccati, di camion bomba, cecchini e mine. Violenti combattimenti sono in corso anche a Tal Kayf, villaggio strategico a circa 10 chilometri a nord-est di Mosul, mentre la polizia di Kirkuk fa sapere di avere ripreso il pieno controllo della città dopo gli attacchi di venerdì, in cui sono rimasti uccisi almeno 48 miliziani dello Stato Islamico, oltre a 46 morti e 133 feriti tra le truppe regolari e i civili. Secondo il generale Khattab Omar Aref, comandante della polizia cittadina, alcuni combattenti dell’Isis si sono procurati la morte da soli, facendosi saltare in aria una volta vistisi senza vie di fuga. shadow carousel Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città Prev Next La Turchia si tira fuori Anche dal punto di vista diplomatico la situazione non è semplice. Il primo ministro iracheno Haidar al Abadi ha respinto sabato, durante una visita a Baghdad del segretario alla Difesa Usa Ashton Carter, le pressioni americane per lasciare che la Turchia svolga un ruolo nell’offensiva per strappare all’Isis la città di Mosul. «Quella per Mosul è una battaglia irachena, condotta ed eseguita da iracheni, che presto libereranno Mosul senza permettere a nessuno di interferire con i loro piani», ha affermato Abadi dopo un colloquio con Carter. Venerdì, dopo avere incontrato i dirigenti turchi ad Ankara, il segretario alla Difesa Usa aveva parlato di «un accordo di principio» per permettere alla Turchia di avere un ruolo nell’offensiva. «Non è vero - ha negato Abadi - perché una delegazione è venuta a Baghdad, abbiamo avuto colloqui ma non abbiamo ritenuto adeguate le loro proposte». shadow carousel Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili Prev Next Gas velenosi E c’è un altro fronte aperto. Un membro del consiglio provinciale di Ninive, di cui Mosul è capoluogo, ha chiesto al governo di Baghdad di inviare personale specializzato per spegnere un incendio ad una fabbrica di solfati a sud di Mosul appiccato due giorni fa dai miliziani dell’Isis in ritirata. «L’incendio è fuori controllo e provoca la diffusione nell’aria di gas velenosi», ha affermato il consigliere, Abdul Rahman al Wagga. La fabbrica si trova a Mishraq, vicino alla base aerea di Qayyara, usata nell’offensiva verso Mosul e dove si trovano militari iracheni e americani. Due ufficiali Usa hanno riferito che il vento sta portando il fumo dell’incendio verso la base, dove i militari hanno indossato per precauzione maschere protettive. Circa mille persone sono state curate per problemi respiratori legati ai fumi tossici. ] Non si fermano le notizie drammatiche dal fronte di Mosul, dove le truppe governative stanno tentando di riconquistare la città dall’Isis. Una fonte di intelligence irachena ha riferito alla Cnn che l’Isis ha giustiziato 284 persone tra uomini e bambini nelle giornate di giovedì e venerdì mentre le forze di coalizione avanzavano verso Mosul. E intanto l’esercito iracheno ha lanciato una nuova offensiva, mentre nuovi scontri tra forze curde e miliziani dell’Isis sono in corso a Kirkuk. La bandiera irachena sventola ora sulla chiesa di Bartella, uno dei principali villaggi cristiani a una decina di chilometri a sud-est di Mosul. Ma l’avanzata non sarà breve, annuncia il ministro dell’Interno del governo regionale del Kurdistan iracheno, Karim Sinjari. Ha spiegato che i jihadisti, che sarebbero tra 4mila e 8mila, si opporranno con forza alle forze irachene e curde che tentano di cacciarli, perché la città ha per loro un alto valore simbolico. «Se resisteranno nella città, specialmente a Mosul vecchia, sarà una grande battaglia, le strade sono piccole, molto strette. Non ci possono essere veicoli o carri armati. Sarà una lotta uno contro uno», ha spiegato, aggiungendo un particolare inquietante: «Secondo notizie non confermate, Abu Bakr al-Baghdadi era a Mosul tre giorni fa. La gente lo ha visto incontrare i combattenti e incoraggiarli».
L’esodo
Le persone uccise erano state catturate nei pressi della città per essere usate come scudi umani contro gli attacchi dell’esercito che stanno respingendo i militanti dello Stato Islamico costretti a restare a sud di Mosul. L’Isis avrebbe usato dei bulldozer per scaricare i corpi in una fossa comune dove si sono svolte le esecuzioni. Tra le vittime - avrebbe detto la fonte - c’erano anche di bambini. Donne e bambini anche oggi, tra le vittime di un raid che ha colpito per sbaglio un funerale a Kirkuk, 170 chilometri da Mosul: almeno 15 persone sono morte e altre 50 sono rimaste ferite a causa di un bombardamento. Alle Nazioni Unite avevano detto di essere «seriamente preoccupati» perché l’Isis aveva preso 550 famiglie provenienti dai villaggi vicini a Mosul per usarle come scudi umani. Duecento famiglie dal villaggio Samalia e 350 famiglie provenienti da Najafia sono state costrette ad abbandonare le proprie case per essere portate a Mosul, secondo quello che sembra un piano per non far scappare i civili. E sono in pericolo anche gli operatori dell’informazione: un giovane cameraman iracheno, della tv Al Sumaria, è stato ucciso nel villaggio di Al Shura, mentre stava operando per informare sulla battaglia in corso a Mosul.
PUBBLICITÀ
inRead invented by Teads
Il fronte aperto verso Hamdaniyah
Intanto l’esercito iracheno ha lanciato una nuova offensiva per conquistare la cittadina di Hamdaniyah, a sud-ovest di Mosul, in Iraq. Hamdaniyah è quasi disabitata, ma i miliziani dell’Isis hanno disseminato le strade e i villaggi di avvicinamento a Mosul, dove i jihadisti sono arroccati, di camion bomba, cecchini e mine. Violenti combattimenti sono in corso anche a Tal Kayf, villaggio strategico a circa 10 chilometri a nord-est di Mosul, mentre la polizia di Kirkuk fa sapere di avere ripreso il pieno controllo della città dopo gli attacchi di venerdì, in cui sono rimasti uccisi almeno 48 miliziani dello Stato Islamico, oltre a 46 morti e 133 feriti tra le truppe regolari e i civili. Secondo il generale Khattab Omar Aref, comandante della polizia cittadina, alcuni combattenti dell’Isis si sono procurati la morte da soli, facendosi saltare in aria una volta vistisi senza vie di fuga.
shadow carousel
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l’offensiva a pochi chilometri dalla città
Mosul, l?offensiva a pochi chilometri dalla città
Prev
Next
La Turchia si tira fuori
Anche dal punto di vista diplomatico la situazione non è semplice. Il primo ministro iracheno Haidar al Abadi ha respinto sabato, durante una visita a Baghdad del segretario alla Difesa Usa Ashton Carter, le pressioni americane per lasciare che la Turchia svolga un ruolo nell’offensiva per strappare all’Isis la città di Mosul. «Quella per Mosul è una battaglia irachena, condotta ed eseguita da iracheni, che presto libereranno Mosul senza permettere a nessuno di interferire con i loro piani», ha affermato Abadi dopo un colloquio con Carter. Venerdì, dopo avere incontrato i dirigenti turchi ad Ankara, il segretario alla Difesa Usa aveva parlato di «un accordo di principio» per permettere alla Turchia di avere un ruolo nell’offensiva. «Non è vero - ha negato Abadi - perché una delegazione è venuta a Baghdad, abbiamo avuto colloqui ma non abbiamo ritenuto adeguate le loro proposte».
shadow carousel
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Iraq: offensiva di Isis a Kirkuk, almeno 17 vittime fra i civili
Prev
Next
Gas velenosi
E c’è un altro fronte aperto. Un membro del consiglio provinciale di Ninive, di cui Mosul è capoluogo, ha chiesto al governo di Baghdad di inviare personale specializzato per spegnere un incendio ad una fabbrica di solfati a sud di Mosul appiccato due giorni fa dai miliziani dell’Isis in ritirata. «L’incendio è fuori controllo e provoca la diffusione nell’aria di gas velenosi», ha affermato il consigliere, Abdul Rahman al Wagga. La fabbrica si trova a Mishraq, vicino alla base aerea di Qayyara, usata nell’offensiva verso Mosul e dove si trovano militari iracheni e americani. Due ufficiali Usa hanno riferito che il vento sta portando il fumo dell’incendio verso la base, dove i militari hanno indossato per precauzione maschere protettive. Circa mille persone sono state curate per problemi respiratori legati ai fumi tossici.
STAMPA.IT
L’Isis ha lanciato un attacco a Rutba, città irachena nella provincia occidentale di Anbar, come diversivo per frenare l’avanzata irachena verso Mosul. Il sindaco di Rutba Imad Meshaal, citato dalla Bbc, ha riferito che l’assalto «feroce» alla sua città è partito da tre direzioni diverse e che sono in corso scontri nel centro città tra i miliziani dell’Isis e le forze di sicurezza. Meshaal ha chiesto a Baghdad di inviare rinforzi militari «per salvare la situazione». Rutba fu presa dall’Isis nel giugno 2014 e liberata dall’esercito iracheno 4 mesi fa.
Intervista al capo dei peshmerga: “Abbiamo bisogno di più armi” (Stabile)
La controffensiva a Mosul
Trincee riempite di petrolio, sostanze chimiche velenose, bambini e donne usati come “scudi umani” sui tetti della case contro i raid aerei. Sarebbero queste le difese approntate dai seguaci del Califfo al Baghdadi per la battaglia finale per Mosul. Lo riferiscono dalla città fonti concordanti, secondo le quali il fuoco verrà appiccato al greggio nelle trincee, non appena le forze curdo-irachene si dovessero avvicinare alla linee difensive dell’Isis. I jihadisti inoltre avrebbero disseminato la città di ordigni artigianali carichi di sostante chimiche nocive che avrebbero effetti devastanti sia sugli avversari che sulla popolazione civile. Non è possibile verificare in maniera indipendente questo tipo di informazioni che trapelano da Mosul.
Nei tunnel scavati dall’Isis a Mosul
L’Unicef: oltre 4.000 fuggiti dall’area di Mosul
Oltre 4.000 persone sono fuggite dalle zone intorno a Mosul dall’inizio dell’offensiva militare per riconquistare la città in mano all’Isis: lo ha detto Peter Hawkins, il rappresentate dell’Unicef per l’Iraq. Hawkins, che non è stato in grado di fornire un dato esatto sul numero degli sfollati, ha sottolineato che le condizioni dei bambini in almeno uno dei campi per i rifugiati sono «molto, molto precarie».
“Pensavo non sareste mai arrivati”, salvata bambina prigioniera dell’Isis
Ministro della Difesa Usa ad Irbil per colloqui con curdi
Il segretario alla Difesa Ash Carter è arrivato stamane a Erbil per seguire da vicino la battaglia contro i miliziani dell’Isis nell’Iraq del nord e approfondire il ruolo delle truppe turche nella regione. Carter incontrerà il leader curdo Masoud Barzani, così come i comandanti militari impegnati nella battaglia per la riconquista di Mosul dall’Isis.
GIORDANO STABILE
giordano stabile
inviato a Makhmour (iraq)
C’è un odore aspro di zolfo anche nella base delle Black Tigers, unità d’élite dei Peshmerga, a Makhmour, a 80 chilometri a Sud-Est di Mosul. «La guerra chimica è cominciata - nota il generale Sirwan Barzani -. Molti nostri soldati sono rimasti intossicati». L’Isis ha incendiato una fabbricata di solfati. Le esalazioni sono arrivate fino al comando del Settore Sei del fronte. Da qui Barzani coordina le operazioni su una linea lunga 120 chilometri che va da Qayyara, sul fiume Tigri, fino ai sobborghi della capitale dell’Isis. Il Settore Sei è l’incudine che sale sempre più a Nord, spiega, mentre il Settore Sette, a Nord-Est della città, è «il martello» dei Peshmerga. «I terroristi useranno tutte le loro armi a disposizione, anche le più sporche. Noi siamo pronti». Il generale appare rilassato. Il blitz dell’Isis a Kirkuk, venerdì, «non ha rallentato la nostra tabella di marcia: a ripulire la città ci penseranno le riserve». Le preoccupazioni sono altre. «Abbiamo un decimo delle munizioni rispetto a quelle a disposizione dei terroristi. Parlate dei Peshmerga come eroi, difensori della libertà contro gli islamisti, ma poi non ci date i mezzi per combattere. È come se ci aveste imposto le sanzioni».
Che cosa vi serve, generale?
«Armi pesanti e munizioni. Soprattutto missili anti-tank. In tutto il mio settore ho ricevuto in due anni solo tre sistemi europei Milan. Ottimi, ma troppo pochi. Li ho inviati al Settore Sette, che era in difficoltà con i veicoli kamikaze. Ne hanno distrutti 39 in pochi giorni. Stiamo parlando di camion carichi fino a 10 tonnellate di esplosivo, una forza d’urto devastante. I terroristi hanno armi pesanti, noi no».
Davvero avete un decimo delle munizioni rispetto all’Isis?
«Solo un esempio. L’Isis tira in media 45-50 colpi di mortaio, per ogni bocca di fuoco, al giorno. Io posso autorizzarne 5. Le munizioni non ci arrivano per due motivi. Da tre anni Baghdad non ci invia i fondi che ci spettano, il 20 per cento del budget federale, per rifornire le forze armate. Secondo non possiamo comprare armi direttamente. Dobbiamo passare per Baghdad. Io avevo acquistato personalmente tre visori notturni per i miei uomini, in Canada. Non ho potuto riceverli. Sa quanti me ne hanno dati i Paesi europei? Due usati».
Però l’Europa ha inviato centinaia di addestratori.
«E di questo vi ringraziamo. Soprattutto voi italiani. I vostri istruttori sono i migliori. Ma che serve addestrare i soldati se poi hanno il fucile scarico? Siamo sottoposti a sanzioni, questa è la realtà».
E l’Isis dove prende le armi?
«Nel 2014 si è impossessato degli arsenali di sei divisioni irachene. Ogni divisione era meglio rifornita di tutte le forze Peshmerga messe assieme. È possibile che i terroristi ricevano anche aiuti dall’estero».
Al di là delle munizioni, quali sono i problemi al fronte?
«Da sei mesi l’Isis è in ritirata e usa le stesse tattiche. Kamikaze e bombe-trappola. In più questa volta si sono inventati tunnel imbottiti di tritolo. In questo modo hanno ostacolato l’avanzata nei villaggi».
Si parla di centinaia di perdite fra i Peshmerga.
«No comment. Ma sappiamo di dover affrontare grossi sacrifici. Stiamo parlando di una città di un milione e mezzo di abitanti, civili usati come scudi umani. Più ci avviciniamo al centro meno potremo contare sui raid. Per questo ci servono armi pesanti».
Mosul è una città a maggioranza araba. Entrerete in centro?
«I piani non lo prevedono. I Peshmerga circonderanno l’aerea urbana. Ma il centro sarà occupato dall’esercito iracheno. Bisogna vedere se riusciranno a controllarlo. Se qualcosa va storto c’è da scommettere che arriveranno tutti: milizie sciite, iraniani, forse anche i turchi. Noi siamo tranquilli. Siamo qui, questa è la nostra terra. Quando l’esercito di Baghdad si è sbriciolato, nel 2014, abbiamo preso il controllo di Kirkuk e abbiamo garantito la sicurezza a tutti».
Chi gestirà gli arabi sunniti nel Nord dell’Iraq, non c’è un piano politico?
«L’unica strada è la divisione dell’Iraq, è inutile girarci attorno».
E le zone con popolazione mista, come Kirkuk e Mosul?
«A Kirkuk da 10 anni si deve tenere un referendum e Baghdad continua a rimandare. Noi accetteremo qualsiasi risultato. Per Mosul non si sa. Deve scegliere la popolazione. Se vogliono far parte del Kurdistan saranno cittadini alla pari. Se vogliono essere governati da terroristi affari loro».
È accusare i sunniti di simpatie per l’Isis.
«A Mosul l’Isis ha ancora forti consensi. E purtroppo questo è vero anche in alcuni quartieri di Kirkuk. È una difficoltà in più nella nostra battaglia. Come pure i terroristi infiltrati fra i profughi. Ne abbiamo arrestati 37 in pochi giorni. Eppure accettiamo tutti. Abbiamo accolto 40 mila rifugiati in due anni, ne arriveranno altre migliaia».