VARIE 20/10/2016, 20 ottobre 2016
APPUNTI PER GAZZETTA - IL TERZO DUELLO TRA HILLARY E TRUMP REPUBBLICA.IT "Accetterò i risultati di queste storiche elezioni solo se vinco io"
APPUNTI PER GAZZETTA - IL TERZO DUELLO TRA HILLARY E TRUMP REPUBBLICA.IT "Accetterò i risultati di queste storiche elezioni solo se vinco io". Donald Trump, il candidato repubblicano alla presidenza Usa, non arretra rispetto all’affermazione ad effetto fatta durante il duello tv con Hillary Clinton, quel "non so se accetterò il verdetto delle elezioni" a cui la Clinton ha risposto indignata: "Così denigra la democrazia americana, che funziona da 240 anni. Abbiamo sempre avuto elezioni libere, accettiamo sempre i risultati anche se non ci piacciono". Usa 2016, Trump: "Non so se accetterò il risultato delle elezioni" Condividi Durante una manifestazione in Ohio, The Donald è tornato sull’argomento con una battuta che ha suscitato anche sorrisi tra i suoi sostenitori. Ha dato via all’appuntamento elettorale dicendo di promettere a tutti i suoi elettori e supporter e a tutti gli americani di essere assolutamente pronto ad accettare i risultati di questo grande e storico elezioni presidenziali". Ma subito ha aggiunto: "Se vinco io". Poco dopo però è tornato sull’argomento dicendo anche altro: "Non mi impegno a onorare il risultato perché voglio riservarmi il diritto di presentare una denuncia legale", poi ancora, una terza versione, "accetterò i risultati se saranno chiari e inequivocabili". Dicendosi però certo che "il risultato non sarà di certo netto e chiaro", per via dei presunti brogli della campagna elettorale di Hillary Clinton. L’edizione on line del Nyt così sintetizza il Trump pensiero: "Non vuole dire se accetterà il risultato", e così probabilmente avrà ancora le telecamere puntate su di lui. Usa 2016, l’attacco di Hillary: "Trump candidato più pericoloso della storia" Condividi Prende le distanza dal suo collega di partito, il senatore repubblicano John McCain, che perse contro Obama nel 2008 e ricorda di aver ammesso la sconfitta "senza indugi". Senza mai nominare Trump, dal quale si era dissociato dopo lo scandalo del video del candidato repubblicano che offendeva le donne, Mc Cain ha poi aggiunto che nelle elezioni Usa il perdente si è sempre congratulato con il vincitore e da subito lo ha chiamato "il mio presidente". E questo "non è solo il modo repubblicano o il modo democratico. E’ il modo americano". LAS VEGAS - Anche questa volta niente stretta di mano, ma il terzo (e ultimo) dibattito tra Hillary Clinton e Donald Trump è stato un po’ meno ’reality show’ del precedente e un po’ più ’presidenziale’, per quanto possibile. Non sono mancate - come era ovvio e previsto - reciproche accuse ("sei un/a bugiardo/a"), polemiche, qualche dato falso (più The Donald che Hillary stando ai siti di news che hanno fatto in diretta il ’fact check’), soprattutto non è mancata la dichiarazione ad effetto di Trump: "Accetterò il risultato elettorale? Non lo so, vedrò al momento". Usa 2016: nessuna stretta di mano al terzo dibattito tv Condividi Per il tycoon, che ha ripetuto più volte che queste elezioni sono "truccate", alla ex First Lady non doveva essere permesso di correre per la Casa Bianca "dopo lo scandalo delle email". Invece corre ed è anche sostenuta da media "disonesti e corrotti, gli elettori se ne stanno rendendo conto, ci saranno milioni di persone che si sono registrate per votare senza poterlo fare". "In questo modo Trump denigra la democrazia americana", replica Hillary, "è veramente orribile, ogni volta che pensa che le cose non vadano bene pensa che tutti ce l’abbiamo con lui. L’Fbi dopo un anno di indagini ha concluso che non ci sono accuse contro di me per le mail. La nostra democrazia funziona da 240 anni. Abbiamo sempre avuto elezioni libere, accettiamo sempre i risultati anche se non ci piacciono". L’ultimo dibattito Trump-Clinton: secondo i sondaggi Hillary vince ancora Navigazione per la galleria fotografica 1 di 17 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Secondo i sondaggi a caldo, Clinton ha vinto anche questo dibattito. Nella rilevazione della Cnn, l’ex first Lady ha prevalso per il 52% degli interpellati contro il 39% del miliardario repubblicano. E anche per il Washington Post Trump ha perso l’occasione per recuperare terreno. Quello alla University of Las Vegas era l’ultimo dibattito e si è parlato un po’ di tutto. Dalla spinosa questione delle armi ("capisco e rispetto le nostre tradizioni sul possesso di armi, fa parte della nostra storia, ma credo ci debba essere una regolamentazione" dice Hillary, "sono orgoglioso dell’appoggio della National Rifle Association" replica Trump) all’immigrazione ("dobbiamo costruire un muro, abbiamo bisogno di un muro per tenere fuori tutti i signori della droga", dice il repubblicano rilanciando il suo cavallo di battaglia che tanto lo ha aiutato nelle primarie. "Non voglio dividere i genitori dai loro figli, non voglio assistere alle deportazioni con la forza di cui parla Donald. Voglio riformare l’immigrazione ma non costruendo muri", è la risposta di Hillary). Usa 2016, terzo dibattito tv: botta e risposta sugli immigrati Condividi Il dibattito si infiamma quando viene chiamato in causa il presidente russo. "Dietro le rivelazioni di Wikileaks (sulle email, ndr) ci sono i russi, Trump sarà il pupazzo di Putin", dice sarcastica Hillary, è un affondo pericoloso (perché implica il tradimento contro il vecchio nemico) ma The Donald riesce a replicare con un "non conosco Putin, non è mio amico, ma sarebbe positivo se andassimo d’accordo con la Russia". Usa 2016, terzo dibattito tv: Putin e gli hacker russi Condividi Si parla di aborto, con Hillary che promette di difenderlo e Trump che dice di voler nominare giudici pro-life, si parla di Corte Suprema (è stata la prima domanda), del giudice mancante (dopo la morte di Scalia) che i repubblicani non hanno voluto rimpiazzare, cosa che molto probabilmente (visto che Hillary è grande favorita per la vittoria) diventerà per loro un boomerang. Si parla di economia, "non aggiungerò un penny al debito Usa", sostiene Hillary, una promessa forse un po’ troppo azzardata. Infine si parla, inevitabilmente, di donne e molestie. "Le accuse su di me sono totalmente false", si difende Trump, "sono solo donne in cerca di fama. Io non ho fatto nulla di ciò che si dice, non ho mai dovuto chiedere scusa a mia moglie". E aggiunge, mentre in sala qualcuno scoppia a ridere, "nessuno rispetta le donne più di me". "Donald Trump è il candidato più pericoloso della nostra storia". Hillary sferra l’attacco finale e poi si appella "a tutti gli americani perché abbiamo bisogno di tutti. Ho fatto dei bambini e delle famiglie la mia vita lavorativa. E questa sarà la mia missione: famiglie contro gli interessi delle aziende. Datemi la possibilità di essere presidente". "Non possiamo permetterci altri quattro anni di Barack Obama, che sono quelli che avremmo con Hillary Clinton presidente", replica nel suo appello finale Trump, "Hillary ha raccolto fondi dalle persone che vuole controllare, e non funziona in questo modo. Dobbiamo far tornare l’America grande e dobbiamo iniziare subito". Il dibattito si chiude così, anche alla fine niente stretta di mano. MICHAEL MOORE NEW YORK - "Lo so, oggi Donald Trump è la molotov umana che siete pronti a lanciare contro il sistema. Volete trasformare l’8 novembre nel più grande "Fuck Off day" della storia: e forse vi sentirete benissimo il 9. Un po’ meno la settimana dopo. Ed entro un mese farete come gli inglesi dopo Brexit: raccoglierete firme per chiedere di tornare indietro. Quando sarà troppo tardi". Nessuna provocazione, nessun insulto, nessuna verità svelata: ma un accorato appello a votare Hillary Clinton "per non mandare alla malora questo Paese". Eccolo il nuovo film di Michael Moore uscito a sorpresa nelle sale americane (solo 2 in verità, una a New York l’altra a Los Angeles) alla vigilia del dibattito presidenziale di ieri sera. Una sorta di docu-show intitolato Michael Moore in Trumpland. Un monologo teatrale lungo 72 minuti - dove appoggia senza riserve la candidata democratica e rilancia: "Se ci delude, nel 2020 correrò contro di lei". Girato 2 settimane fa in due serate a Wilmington, Ohio - uno di quegli ex stati operai del Midwest dove oggi Trump è fortissimo - il film e stato finito di montare solo lunedì. In tempo per approdare in sala il giorno dopo, con un annuncio su Twitter fatto proprio dal regista di film da Oscar come Bowling a Columbine e Fahrenheit 9/11: che martedì mattina, a sorpresa, ha invitato il suo pubblico all’Ifc Center di New York, il celebre cinema d’essai sulla Sesta Avenue a pochi passi dalla New York University, offrendo biglietti gratis per i primi arrivati. Una proposta che ha subito scatenato il popolo di Moore: che già alle 4 del pomeriggio ha dato il via a un lungo serpentone che 5 ore dopo, ad apertura del botteghino, affollava la vicina West 4 Street e girava su per Cornelia mentre davanti al cinema la folla si accalcava davanti a un Trump di cartapesta pronto a leggere il futuro con frasi lapidarie come "I don’t care of Obamacare", me ne frego della riforma sanitaria di Obama. Video E pensare che fino a due settimane fa Michael Moore aveva semmai fatto discutere per il suo silenzio: che qualcuno aveva interpretato come ritrosia ad appoggiare Hillary "di cui, lo ammetto, non sono mai stato un fan" spiega a scanso di equivoci durante il film. Sorprendendo poi tutti con uno spettacolo brillante ma per niente cinematografico, una sorta di lettera d’amore per la prima candidata donna alla presidenza degli Stati Uniti, che Moore paragona addirittura al Papa: "E se Hillary fosse come Francesco? Qualcuno che per tutta la vita si è mimetizzato fra i conservatori aspettando l’occasione di essere al posto giusto per dire e fare cose giuste e rivoluzionarie?". Palesemente invecchiato, Moore si muove su un palco pieno di foto di Hillary: e non sfotte, non provoca, non offende i sostenitori di Trump, di cui anzi prova a capire le ragioni. Salvo chiamare lo zoccolo duro dei suoi elettori "gli ultimi dinosauri. Offesi dal fatto che prima una donna bella e impegnata come Beyoncé ha preso possesso del loro ultimo territorio, il campo del Superbowl. E ora un’altra donna vuole addirittura prendere la presidenza degli Stati Uniti. Dopo 8 anni di un nero. Cosa verrà dopo? Un presidente gay?". Ma è soprattutto a quelli che chiama "elettori di sinistra depressi" che il film sembra essere dedicato. "Quelli che ancora dicono che di votare Hillary proprio non se la sentono. Che la odiano elencando una serie di banalità. Ebbene a voi chiedo: non smettete di odiarla. Forzatevi a votarla. Ma votatela". Anche perché, a dirla tutta, ci sono un sacco di buoni motivi: e lui è lì, pronto ad elencarli. Facendo ascoltare la voce di Hillary a 20 anni, in un discorso che oggi suona palesemente sandersiano. O dopo aver mostrato un fotogramma tagliato dal suo Where to invade next? dove scopre una foto di Hillary in un ospedale specializzato in maternità assistita da lei visitato 20 anni fa. "Abbiamo dimenticato la sua lotta per dare assistenza sanitaria a tutti. L’abbiamo umiliata. E quando diciamo che non capiamo cosa pensa la verità è un’altra. Non siamo noi che non possiamo fidarci di lei. È lei che non può fidarsi di noi. L’abbiamo buttata già troppe volte. E sono sicuro che se le ricorda tutte...". DAGOSPIA Una finisce di scorrere titoli e commenti di giornaloni e televisioni americane sul rissoso dibattito di Las Vegas, e poi conclude che la partita è chiusa e Hillary Clinton è già alla Casa Bianca. Poi arrivano i risultati dei sondaggisti di professione e si rischia la follia. Prendiamo Rasmussen reports che oggi ha appena sfornato la sua intervista quotidiana e comunica che Donald Trump è al 43% Hillary Clinton al 40. C’è anche un 6% di coloro che preferiscono il candidato libertario Gary Johnson è un 3% di fan ostinati della Stein, candidato del partito green. Gli indecisi sono il 6%. Subito prima del dibattito, per Rasmussen i due candidati principali erano alla pari al 42%, e questo accadeva dopo che la democratica aveva guadagnato un netto vantaggio di 7 punti una settimana fa a seguito del gran casino della frase da maialone di Donald Trump verso le donne. Vantaggio perso subito dopo il secondo dibattito, e perdita consolidata oggi all’indomani del terzo ed ultimo. Allora come stanno le cose? Quanto contano questi sondaggi, e se non contano che senso ha continuare a farli? Come possono divergere così tanto fra di loro ed essere così in contraddizione con i risultati stato per stato? Mistero tra i misteri delle elezioni più pazze del mondo. George w Bush George w Bush Quello pure quotidiano del Los Angeles Times, che consulto regolarmente assieme a Rasmussen anche per uscire dalle certezze granitiche di CNN Washington Post e New York Times, li dà alla pari, per l’esattezza 43,4 lui 43,8 lei, con alcune precisazioni interessanti: gli elettori fra i 35 ei 64 anni si dividono solidamente tra Clinton e Trump, sopra i 65 lui ha un 4% in più, tra i 18 e i 34 anni è lei ad averlo. Trump è in vantaggio fra gli elettori senza una laurea, lei tra i laureati ha addirittura un 16% in più come mai nessun democratico prima di lei. Però è anche in vantaggio tra le classi basse nere e latine, mentre Trump domina tra le classi medie; infine nessun dubbio su classi ed etnie, tra i bianchi lui ha il 53,9 lei ha il 33, tra i neri lei al 86,8 mentre la maggioranza tra i latini è più contenuta, 53,7 . Insomma sarebbe ancora una partita da giocare. O no? Tutto questo non conta per la Cnn per dirne una che ci comunica che Donald Trump è caduto in un buco profondo da quale non uscirà mai più. Che avrà detto mai di così terribile il candidato repubblicano a proposito dell’accettazione del risultato delle elezioni del voto? Ha detto “non lo so se accetterò, vi lascio in suspense”, e tutti a scandalizzarsi perché è stato infranto un tabù, distrutto un totem, sfregiata un’ icona, ovvero il rispetto totale e assoluto del sistema. hillary clinton hillary clinton Bullshit, stronzate, Al Gore nel 2000 si attaccò alla Florida e non accettò il risultato a lungo, tra i democratici nei primi 4 anni di Bush andava di moda dire che era stata una elezione farlocca. Hillary Clinton diceva che Bush era stato scelto, non eletto, suona bene in inglese, selected not elected. L’attuale segretario di Stato John Kerry che sfidò George Bush nel 2004 è andato avanti per anni a dire che la vittoria gli era stata rubata e che i risultati dell’Ohio erano fasulli. Sarebbe il caso di farla finita con questa storia del sacro sistema violato. Piuttosto Donald Trump ha fatto ancora una volta l’uomo di spettacolo. Ma siccome è talmente tanto spettacolo e circo questa elezione, intanto che dieci navi da guerra russe scendono per la Manica, che tranquillamente Madonna promette pompini con l’ingoio convinta di costituire ancora attrattiva per cambio di voto, non vedo perché si debba negare a Donald Trump una botta da show man. Il dibattito di Las Vegas probabilmente non ha spostato niente e probabilmente le cose sono scritte già, anche se è con un brivido che il cronista onesto sente Hillary Clinton fare appello ai repubblicani perché votino per lei sapendo che sono stati dei leader repubblicani e prepararle il terreno per una cosa così blasfema che non sarebbe stata neanche concepibile normalmente in un sistema come quello americano. donald trump donald trump Il dibattito di Las Vegas è stato come tutta la campagna, si prova a partire nella normalità per poi mettere in piedi una rissa e uno scambio di accuse. Lei è una bugiarda, lui è pericoloso, lei ha una lunga carriera nel mondo politico ma è un fallimento, lui è un imprenditore di successo ma privo di qualunque etica, lei è protagonista di uno scandalo come quello delle mail che avrebbe dovuto tenerla lontana dalla candidatura, lui disprezza e manipola le donne a tal punto non avrebbe dovuto avere mai il coraggio di candidarsi. Il moderatore Chris Wallace di Fox News è stato in assoluto il più bravo e ha riscattato la mala figura dei moderatori dei primi due dibattiti, ha persino tentato di fare domande sule issues, quelle che di solito sono al centro dei dibattiti presidenziali. E alle domande sulle issues, economia, aborto, armi, tasse, immigrazione, sicurezza, Trump ha risposto , si può essere d’accordo o no, la Clinton ha divagato., come se il programma non lo avesse, o come se prendere le distanze da Obama e i suoi fallimenti fosse un impegno troppo rischioso. usa01 kerry guarda bush discorso giuramento usa01 kerry guarda bush discorso giuramento Nessuno sembra voler parlare ed affrontare il vero problema di queste elezioni, chiunque vinca, ovvero quanto sia cambiato l’elettorato americano, quello che voleva Bernie Sanders e non è detto che si accontenti di Hillary,e quello che ha voluto Donald Trump nonostante la rabbia del vecchio GOP. Quell’elettorato si farà sentire l’ 8 e magari riserva sorprese rabbiose, ma soprattutto dopo il voto, e non sarà un periodo facile. Barack Obama banchetta alla Casa Bianca in inutili pranzi di Stato con ospiti mondani perché se ne va. Ha deciso tra le ultime sbagliate valutazioni di alleanze e politica internazionale che sia l’Italia di Matteo Renzi il referente degli Stati Uniti in Europa, una volta persa l’Inghilterra di Brexit. Poveri noi.