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 2016  ottobre 14 Venerdì calendario

IL MAGO CHE INCANTÒ IL FÜHRER


Nazismo e magia: binomio quantomeno inquietante, ma ancora oggi intrigante per i tedeschi, soprattutto i più giovani. Lo conferma il grande successo riscosso da un libro sulle vicende, sugli incantesimi e sui misteri di uno dei maghi più fantasmagorici e discussi in Germania: Helmut Schreiber (1903-1963), in arte Kalanag, nome di un elefante del Libro della giungla di Kipling. La sua storia la racconta oggi Rolf Aurich in Kalanag (edito da Verbrecher). Più esotico che esoterico, il grande prestigiatore e produttore cinematografico incantò i suoi assistenti, i collaboratori, Hitler e i suoi più alti gerarchi. E poi gli alleati che dopo la guerra lo avevano condannato, il popolo tedesco e quello di mezzo mondo che lo acclamò fino alla sua morte. Leggendario un numero della sua Kalanag Revue in cui faceva sparire la moglie con in grembo un ghepardo di nome Simbo insieme all’automobile su cui sedeva.
Affabulatore, illusionista e opportunista, Schreiber colpì Hitler con il suo magnetismo e la straordinaria capacità di suggestionare le masse. Ma chi dei due fu l’apprendista stregone è difficile da stabilire. Le esibizioni del mago di fronte al Führer cominciarono nel 1935 a casa di Goebbels: alla compagnia lì riunita, che contava tra gli altri il ministro della guerra von Blomberg, il capo della polizia di Berlino Graf von Helldorf e il capogruppo delle SS Julius Schaub, aiutante personale di Hitler, Schreiber illustrò progetti e obiettivi del Cerchio magico, nonché della rivista da lui diretta intitolata Magie (che esiste ancora oggi); lo fece talmente bene che di lì a poco l’associazione dei prestigiatori a cui apparteneva divenne una sezione artistica del ministero e lui ne fu presidente con pieni poteri. Cacciò i prestigiatori ebrei, poi organizzò congressi a Berlino e, nel ’36, una sorta di olimpiadi dei maghi a Monaco.
Divenne così un piccolo Führer sia nel campo dell’illusionismo che in quello cinematografico. L’incantesimo esercitato su Hitler funzionò alla grande: dal ’37 al ’45 fu capo remuneratissimo della Bavaria Film, produsse nel ’39 il musical Robert und Bertram, commedia intrisa di feroce antisemitismo che presentò in anteprima a Göring. Gli inviti di Hitler e dei suoi fedelissimi si moltiplicavano: nel ’39 Kanalag passò il Natale con Hermann Göring e famiglia. Alla fine degli anni Trenta si esibì anche davanti a Mussolini.
Nel ’43 eccolo in una foto con la moglie Anneliese e con Hitler sulla terrazza del Berghof, residenza estiva del Führer. Nel giugno ’44, al ricevimento di nozze di Gretl, sorella di Eva Braun, il mago ride gioviale; in piedi accanto a un gruppetto di gerarchi in uniforme, con indosso il frack, sigaro in mano, pare la persona più simpatica e innocua del mondo. Così lo definirono assistenti e collaboratori quando gli americani lo processarono nel ’45, tralasciando tra l’altro il fatto che si era appropriato del patrimonio del suo amico e socio ebreo Max Heilbronner, fuggito nel ’33 a Parigi. Kalanag (che vuol dire serpente nero) tornò in breve alla ribalta con il suo simsalabim, formula magica ripetuta come un mantra, riscuotendo un successo internazionale; da dove prese i soldi per i suoi spettacoli dai costi stellari resta tuttora un mistero. Ma di certo il gioco di prestigio più riuscito del piccolo Führer fu quello di conquistare il mondo intero, nonostante il suo razzismo e l’affratellamento con il nazismo. Un trionfo che anche ora affascina i neonazisti. E, come minimo, turba.