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 2016  ottobre 20 Giovedì calendario

BONAVENTURA: «CON MONTELLA IL CAOS È FINITO» – Per Galliani fu «un’illuminazione divina» ma, senza arrivare a scomodare l’Olimpo, a Jack Bonaventura («I miei, però, mi chiamano Giacomo») probabilmente è sufficiente il modo in cui lo descrive Montella: «È uno che dà tanta qualità»

BONAVENTURA: «CON MONTELLA IL CAOS È FINITO» – Per Galliani fu «un’illuminazione divina» ma, senza arrivare a scomodare l’Olimpo, a Jack Bonaventura («I miei, però, mi chiamano Giacomo») probabilmente è sufficiente il modo in cui lo descrive Montella: «È uno che dà tanta qualità». Una descrizione semplice e incisiva, come lui. Qualità italiana, azzurra e sufficientemente giovane per rappresentare perfettamente il nuovo corso rossonero. Fateci caso: Jack è al Milan da nemmeno due anni e mezzo, ma dà la sensazione di esserci da una vita. Forse perché appartiene alla categoria di quei giocatori dai quali è normale attendersi un certo rendimento e dai quali sai che non arriveranno problemi. Un giorno Berlusconi gli chiese se fosse davvero un calciatore, perché dopo averlo esaminato attentamente non era incappato in creste, tatuaggi e orecchini. Era un complimento, ma per Jack la normalità non è un vanto. È una condizione esistenziale. La sua normalità significa cambiare nove posizioni senza smarrirsi, ed essere il rossonero con il minutaggio più alto senza sentirsi un fenomeno. «Se scrivessi un’autobiografia sarei noioso – scherza –. Ho poco da raccontare, primo vinco qualcosa e poi magari ne riparliamo». Jack, se la definiamo un antidivo fuori dal campo e uno dei leader quando lavora, siamo vicini al vero? «Direi di sì. Io dedico tutte le mie energie al Milan, il resto non mi interessa. I ragazzi più giovani devono vedere in me un esempio positivo, qualcuno da seguire. Mi rendo conto di essere un punto fermo, so di essere importante e lavoro per tenere alto il livello». I giovani in questo momento sono la nota più lieta del Milan che prova a ripartire. Come vanno gestiti? «Occorre non caricarli di troppe responsabilità, perché si stanno affacciando al calcio in una grande squadra e quindi è tutto più complicato. E provenire dal nostro settore giovanile non deve equivalere a pensare che si ha la pappa pronta». Qual è la cosa che le piace di più di se stesso, e in che cosa vorrebbe migliorare? «Mi piace il fatto che non mi accontento mai, che credo di poter sempre fare meglio. E a volte vorrei avere una lettura di gioco migliore». Diciamo che i suoi allenatori l’hanno un po’ sballottata... Sia sincero: se dovesse mandarsi in campo lei, dove si piazzerebbe? «Ormai ho preso le misure a tutte le situazioni, ma nel 4-3-3 mi schiererei mezzala sinistra». Guarda caso dove la fa giocare Montella... «Mi piace perché tocco molti palloni e partecipo attivamente alla fase di costruzione. Magari è un lavoro meno appariscente, ma mi diverto. E, sapendo come fa giocare le sue squadre, me lo aspettavo che mi avrebbe arretrato». Ecco la parolina magica: divertimento. A Milanello non c’è un giocatore che non l’abbia pronunciata. «Ma è vero. Arrivavamo da stagioni tristi, Montella ha portato la gioia di giocare a pallone. Ha curato molto l’aspetto mentale, ma l’80% del lavoro davvero importante è stato sul campo. È quello che poi si porta dietro anche la testa». Ci spieghi meglio la differenza tra tristezza e gioia. È per questo che prima della finale di Coppa Italia fu vago nel parlare del suo futuro? «In effetti, tra risultati che non arrivavano e situazioni extra campo, non si scorgeva un grande futuro in vista di questa stagione. Avevo le idee confuse, avevo sofferto parecchio anche l’esclusione dall’Europeo, perché sapevo di aver fatto un gran campionato. Poi, fin dai primi giorni di ritiro, ho visto che l’andazzo era cambiato. Ora si è creato un grande gruppo, è bello essere qua e non cerco altre situazioni». Insomma, fortunatamente si è ricreduto. «Eh sì. Mi aspettavo di trovare un po’ più di caos, ma Montella è stato molto bravo a isolarci. Credevo che arrivasse e ribaltasse tutto, invece ha proceduto per gradi e la cosa è servita a mantenere il clima rilassato. Ha avuto ragione lui. Io ero convinto che servisse una procedura... più tosta». Le incertezze societarie comunque non hanno giovato. «Mi spiacerebbe perdere persone come Berlusconi e Galliani. Potrebbero dare ancora tanto. E avrei piacere di rivedere presto il presidente a Milanello e allo stadio». Che cos’è Montella per voi? «Il valore aggiunto. Lo dimostra il fatto che siamo dove siamo più o meno con la stessa squadra di un anno fa. Ha sistemato le cose in campo e l’atteggiamento, ci sta cambiando la mentalità. Una bella sorpresa». Che potrebbe portarvi dove? «La Juve è a un livello superiore, ma il divario con le inseguitrici si è ridotto. Il mio rimpianto è di essere arrivato in un Milan senza Europa, ma questo è l’anno giusto per tornarci». «Juve a un livello superiore» significa che è una partita off limits? «Affatto. Possiamo vincere perché è una gara secca, in casa nostra e loro ci faranno tirare fuori il 100%. E poi ci siamo avvicinati parecchio al livello delle prime». Lo sa che nelle undici volte in cui ha affrontato la Juve, non ha fatto nemmeno un punto? «Ma le statistiche non sono fatte per essere smentite?».