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 2016  ottobre 19 Mercoledì calendario

GIALLO CAPOLAVORO DI ALLINGHAM, L’ANTI-AGATHA C.

Per gli appassionati, Il premio del traditore è un giallo ormai leggendario. Uno tra i migliori di sempre. Anche perché basato su un complotto che poi si rivelerà vero, alla fine della seconda guerra mondiale. Per chi non l’avesse capito stiamo parlando di Margery Allingham e del suo personaggio prediletto, il detective Albert Campion. Notevole pure la scrittura: “La nebbia al suolo si era fatta più fitta, così che il commissario, marciando in testa, sembrava un ridicolo busto di se stesso, con la testa e le spalle uniche parti chiaramente definite nella luce fredda”. Contemporanea di Agatha Christie, Allingham ambientò Il premio del traditore nel 1940, in pieno conflitto mondiale. L’enigma è complesso sin dall’inizio.
Campionsi risveglia senza memoria in ospedale. Ascolta una conversazione e crede di essere sorvegliato dalla polizia. Ha ammazzato, forse, un agente. Ma lui, appunto, non ricorda nulla. Nella fuga ritrova la cara Amanda, sua futura moglie, che lo conduce in una cittadella della campagna inglese, governata da una società segreta di gentiluomini conservatori e classisti, fedeli insomma alla tradizione. Il tarlo peggiore, per Campion, è che tutti si rivolgono a lui per via di una misteriosa e cruciale ora X, destinata a dare il via a un complotto con il Regno Unito. Il detective però continua a non avere “mezzo cervello” e la sua appare come una corsa disperata contro l’ignoto. Ogni tanto un pezzo di memoria affiora ma poi tutto s’ingarbuglia come prima. Quale piano nemico deve sventare Campion? E perché hanno ammazzato il povero Anscombe, segretario della già citata società segreta? Alla base del rompicapo un’idea genialmente criminale.