19 ottobre 2016
Fiorello per LaVerità– Torna domani mattina su Sky l’Edicola di Rosario Fiorello. La rassegna stampa molto speciale dello showman, nata su Twitter nel 2011, era già approdata sul satellite nel giugno scorso con puntate speciali
Fiorello per LaVerità– Torna domani mattina su Sky l’Edicola di Rosario Fiorello. La rassegna stampa molto speciale dello showman, nata su Twitter nel 2011, era già approdata sul satellite nel giugno scorso con puntate speciali. Da stamattina e fino al 16 dicembre (con possibile bis a marzo), dal lunedì al venerdì, Fiorello sarà in diretta dal bar Ambassador sulla via Flaminia a Roma, alle 7.30 su Sky Uno HD e Sky Tg24 Active, e alle 8 su Tv8. Torna anche l’Edicola Fiore della sera alle 20.30 su Sky Uno HD e Tv8. Al fianco di Fiore, il giornalista di Sky Sport Stefano Meloccaro. Ogni settimana, poi, la trasmissione ospiterà l’eliminato di X Factor, trasportato di forza da Milano a Roma per esibirsi in un duetto la notte stessa dell’esclusione. La sigla è affidata a Jovanotti. AVVENTORI Avventori del bar di Fiorello: l’imperturbabile Agonia, all’anagrafe Vito Scrimieri, portiere di un palazzo; il depresso Diz, inventore di barzellette terrificanti («Come annunciano gli eventi in Australia? Con un rullo di canguri»); l’ex Iena Mauro Casciari, che con un lavoro di montaggio farà cantare ai politici titoli irriverenti (inizierà la Boschi con Like a Virgin, seguirà Renzi sulle note di Justin Bieber); il comico Riccardo Rossi, nella veste di Osservatore romano, andrà in giro per gli altri capoluoghi e li racconterà con lo sguardo di un cittadino della capitale; l’attore Giovanni Vernia, star del web dopo la sua imitazione di Gianluigi Vacchi; Gabriella Germani, nei panni del sindaco di Roma Virginia Raggi. POLITICI «Non sono previsti politici ospiti, se poi arrivasse il sindaco, la accoglieremo. Del resto qui siamo sul marciapiede, occupiamo suolo pubblico». PRESTO Fiorello si sveglia alle 4 del mattino. Arriva al bar alle 4.45 e legge i giornali. Alle 6.30 arrivano gli altri. Alle 7 accolgono l’ospite, alle 7.30 sono in diretta. Va a dormire alle 21. MESSAGGI «Ricordo quando mia moglie mi rivelò che si potevano mandare messaggi al proprio numero di telefono. Faccio una prova: scrivo “Ciao” e me lo spedisco. Poi me ne dimentico e dopo mezz’ora riprendo in mano il telefono. Trovo un nuovo messaggio: “Ciao”. “Chi sei?”, scrivo. E lui risponde: “Chi sei?” Allora mi arrabbio. “Ma chi sei tu piuttosto, cafone!”. Sono andato avanti a insultarmi da solo per un quarto d’ora». SELVAGGIO Quando lavorava a Radio Deejay, Fiorello «girava scalzo, sembrava un selvaggio: andava a fare i versamenti con tutti i soldi appallottolati nelle tasche, che poi il cassiere doveva ricomporre. Una volta chiese ad Amadeus se gli prestava un assegno del suo libretto, perché era della stessa banca e lui pensava bastasse quello per poterlo utilizzare. Ricordo però la sua prima estate in Aquafan nel 1988: dopo due ore era diventato il re» (Linus). CRETINO Il papà di Fiorello era un appuntato della Guardia di Finanza. «Quando eravamo piccoli, papà guardava Beppe e diceva: “Questo è un attore”. Poi guardava me: “Questo invece è un cretino”». CESAREO Rosario Tindaro Fiorello è nato a Catania il 16 maggio 1960 con un cesareo costato 64 punti di sutura alla mamma Rosaria. COCAINA «Per me è stata una malattia. La cocaina è il diavolo, ti illude di non essere solo, ti convince di essere il più forte. Tanti la prendono, tantissimi. Nessuno lo sa, nessuno li scopre. […] Ne sono uscito grazie a lui (e indica una foto in bianco e nero), non potevo tradire mio padre, uno che si batteva contro il traffico di droga». (Fiorello a Barbara Palombelli sul Corriere della Sera). GNOCCA Dopo aver lavorato nei villaggi turistici, Fiorello si trasferì a Milano con un collega dell’animazione, Bernardo Cherubini, fratello di Jovanotti. «Mi disse: “Andiamo lì, è pieno di gnocca”». CITOFONISTA La seconda volta, a Milano, Fiorello andò da Sandy Marton. «Le donne impazzivano per lui. Suonavano al citofono e chiedevano di Sandy, che era nell’altra stanza sempre con qualcun’altra e si affacciava solo per gridarmi: “Dì a tutte che io non ce sto, io no sto aquì”. Il mio mestiere a Milano fu il citofonista di Sandy Marton». CARDINALE «Caro Fiorello, sei entrato Papa e sei uscito cardinale» (Pippo Baudo a Fiorello dopo il quinto posto a Sanremo, anno 1995) CALIFANO Quella volta che, a Stasera pago io, Fiorello fece piazzare un lettone sul palco e ci si sdraiò insieme a Teocoli, la Littizzetto e Califano. «Povero Califano. Mi ero inventato il tormentone di lui che mangiava sempre e Franco, noto inappetente, se ne lamentava. “A Fiorè, io non magno mai e invece adesso ogni vorta che quarcuno mi incontra me chiede subito se ho già magnato o se vojo rimagnà”». DIETA La dieta di Fiorello, molto attento alla linea, consiste nel «mangiare la metà di tutto». BERLUSCONI «Mi piace star qui, anche a 90 gradi. Un attimo, intendevo 90 gradi come temperatura, non la posizione ad angolo retto. Altrimenti domani Repubblica titola “Fiorello a 90 gradi davanti a Berlusconi”. E tutti sappiamo che Berlusconi sui 90 gradi non guarda in faccia a nessuno» (durante una conferenza stampa). ARTROSI Fiorello ha scoperto da poco di soffrire di artrosi. ANZIANO «Sono l’anziano più giovane d’Italia. Ma anziano. Se uno mi chiama non mi giro, perché se lo faccio mi inchiodo, rimango così, col collo bloccato. Le uniche scarpe che posso portare sono i mocassini perché se mi devo allacciare le stringhe rimango giù inchiodato 20 minuti. La testa no, quella non invecchia, è il fisico». ANNI «Se riesco, vorrei chiudere io con questo mestiere, prima che lo decida il pubblico. Avevo detto a 50 anni smetto: ora ne ho 54 e sto cominciando un tour... Giuro a 60 anni smetto» (l’anno scorso, a Maria Volpe del Corriere della Sera). EPITAFFIO Fiorello lascerebbe la sua pagina Facebook in eredità a Gianni Morandi. «L’epitaffio: “Uno su mille ce la fa”. Ma quello non ero io». Fiorello ha iniziato a pensare alla sua edicola quando sono usciti i primi smartphone. «Andavo a comprare i giornali all’edicola di Cesare (ora non più, in effetti adesso siamo in un bar). Dico: “Cesare, aspetta che ti faccio un filmato”. Riprendevo un titolo, su uno scandalo per esempio, e lui: “Sti figli de ‘na mignotta!”. Poi, la mattina dopo, magari spuntava un altro personaggio. Gente del quartiere, il benzinaio, il fioraio… Tutti a commentare a modo loro le notizie del giorno. Che so, il sindaco Marino decide di chiudere al traffico i Fori Imperiali? Commento dell’EdicolaFiore: “Da domani, tutti fori dai cojoni!”. Cominciai a postare i video su Youtube. Spuntò anche il pubblico. Invitai Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, piazzammo lì una tastiera, e lui cantava e suonava. Piano piano, arrivarono tanti altri: De Gregori, Jovanotti, la Pausini, perfino l’astronauta Luca Parmitano, in diretta dallo Spazio. Il tutto culminò nel giugno 2013 con una diretta in streaming, su diverse piattaforme che aderirono all’iniziativa. Due milioni di contatti». Fiorello ha iniziato a pensare alla sua edicola quando sono usciti i primi smartphone. «Andavo a comprare i giornali all’edicola di Cesare (ora non più, in effetti adesso siamo in un bar). Dico: “Cesare, aspetta che ti faccio un filmato”. Riprendevo un titolo, su uno scandalo per esempio, e lui: “Sti figli de ‘na mignotta!”. Poi, la mattina dopo, magari spuntava un altro personaggio. Gente del quartiere, il benzinaio, il fioraio… Tutti a commentare a modo loro le notizie del giorno. Che so, il sindaco Marino decide di chiudere al traffico i Fori Imperiali? Commento dell’EdicolaFiore: “Da domani, tutti fori dai cojoni!”. Cominciai a postare i video su Youtube. Spuntò anche il pubblico. Invitai Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, piazzammo lì una tastiera, e lui cantava e suonava. Piano piano, arrivarono tanti altri: De Gregori, Jovanotti, la Pausini, perfino l’astronauta Luca Parmitano, in diretta dallo Spazio. Il tutto culminò nel giugno 2013 con una diretta in streaming, su diverse piattaforme che aderirono all’iniziativa. Due milioni di contatti». A soppiantare le password ci penserà la biometria, ovvero l’utilizzo del corpo umano per l’identificazione sicura degli utenti: per autenticare la carta di credito basterà un selfie, il battito del polso aprirà la portiera dell’auto, l’accesso al computer avverrà tramite la frequenza cardiaca o il movimento degli occhi. Nel 2015, secondo il Biometric Research Group, almeno già 650 milioni di persone nel mondo hanno usato un sistema biometrico su dispositivi mobili e da qui al 2020 questo numero potrebbe crescere del 20%. La lettura delle impronte digitali è il sistema più collaudato. È stata la Apple a lanciarlo sul mercato di massa, nel 2013, con l’iPhone 5s in grado di riconoscere l’impronta del pollice per sbloccare lo smartphone. Poi Microsoft, con Windows 10, ha offerto la possibilità di fare il log in tramite impronta, riconoscimento dell’iride o del volto. La Fujitsu ha invece lanciato sul mercato giapponese un paio di cellulari in grado di scansionare l’iride. Mentre Mastercard sta testando un sistema di lettura facciale per autenticare la carta di credito: al posto della password basterà farsi una foto con il cellulare. Ma è proprio vero che le nostre caratteristiche genetiche siano più difficili da copiare? Secondo Kasper Rasmussen, esperto di cyber security e professore del dipartimento di Scienze informatiche dell’università di Oxford, la biometria «sicuramente verrà usata molto di più in futuro ma soprattutto dalle forze dell’ordine. Non credo soppianterà le password nell’uso quotidiano. Se ci rubano una parola chiave possiamo sostituirla, ma se ci rubano l’impronta digitale?». È già successo. In Germania un gruppo di hacker ha violato un iPhone fotografando un’impronta su un bicchiere e usandola per creare un finto pollice di lattice. «Per questo si è alla ricerca di nuovi parametri biometrici, più difficili da riprodurre», dice Rasmussen. «Si stanno facendo esperimenti con le onde cerebrali, il reticolo di vene del palmo della mano e i battiti del polso. In futuro si potrebbe sbloccare lo schermo del computer o avviare il motore dell’auto solo con lo sguardo».