19 ottobre 2016
Striscia per LaVerità– Quella di ieri sera, come sempre alle 20.40 su Canale 5, era la puntata numero 7
Striscia per LaVerità– Quella di ieri sera, come sempre alle 20.40 su Canale 5, era la puntata numero 7.989. Puntuale, come l’autunno e la vendemmia, riecco Striscia la notizia, il tg satirico di Antonio Ricci. A fare gli onori di casa, Michelle Hunziker e Belén Rodríguez (vedi i box in alto). L’argentina però resterà dietro al bancone solo per pochi giorni. Avverte Ricci: «L’agenda conduttori è già bella che fatta, quindi non uscitevene a dire che Belén è stata cacciata dopo una settimana». Al suo posto arriverà Piero Chiambretti per un paio di giorni, che verrà poi sostituito da un personaggio a sorpresa per una sera. Quindi affiancheranno Michelle prima Luca e Paolo, poi Ezio Greggio. A fine anno riapparirà la coppia storica Greggio-Iacchetti e da gennaio Ficarra & Picone. Tra gli inviati Dario Ballantini nei panni di un Matteo Orfini (presidente del Pd) prete, Valeria Graci come madre di Virginia Raggi, il tutto condito dai servizi di Jimmy Ghione, le inchieste di Davide Rampello, i tapiri di Valerio Staffelli. Anche le veline Irene Cioni e Ludovica Frasca sono state riconfermate per il quarto anno consecutivo. La vera novità di questa 29ª edizione è la grafica in stile punk di Sergio Pappalettera, il maestro del visual, storico collaboratore di Jovanotti. BILANCIO Sono passati 28 anni dall’esordio, seguito da 7.989 puntate, 37 veline, 3 velini, 25 cani e un esercito di conduttori. PRIMA La prima puntata è andata in onda alle 20.25 del 7 novembre 1988, su Italia 1, dagli studi di Antennatre a Legnano. Dietro al bancone sedevano Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo, la regia era di Beppe Recchia. Le veline erano quattro. Greggio: «Mi ricordo tutto di quel giorno. Beh, loro sì che erano pruriginose. Ricordo quando scesero per la prima volta giù dai tubi di plexiglass della posta pneumatica. Eliette Mariangelo, Micaela Verdiani, Stefania Dall’Olio e Cristina Prevosti, le mitiche “ragazze fast food” di Drive in, con le divise bianche e le giarrettiere. Avevamo capito subito che avremmo avuto tanto successo e tanti guai. Ma posso fare un lavoro dove mi becco le denunce? Ecco, lo faccio». Il programma viene seguito da una media di 4 milioni di ascoltatori in 30 puntate. IDEA «Avevo visto Bruno Vespa dare al tg la notizia che il mostro di piazza Fontana era Pietro Valpreda. Pensavo che non potesse essere lui. E pensai che mi sarebbe piaciuto che una volta finito il tg ci fosse una trasmissione che con un occhio diverso leggesse le notizie che il tg aveva dato in modo assertivo». COMICITÀ Striscia è nata per «tentare l’impossibile: battere la comicità di Vespa!». Ma dopo quasi trent’anni Ricci ammette di non esserci ancora riuscito: «Il mostro si evolve». PUNTATA Il 13 gennaio 1998 la puntata durò appena 30 secondi a causa di uno sforamento del blocco pubblicitario prima della sigla, «fu un massacro». SANREMO Il 3 marzo 1990 a Striscia svelano in anticipo i nomi dei vincitori di Sanremo. Johnny Dorelli querelerà Ricci (senza successo). Nel 1996, a pochi minuti dall’inizio dell’ultima serata, Iacchetti dice che farà «un film con Rosa Fumetto, Lino Banfi e Vince Tempera». Una frase che sul momento appare senza senso salvo poi leggere di seguito i nomi di battesimo dei tre protagonisti, ovvero «Rosalino (Cellamare, in arte Ron, ndr) vince». E così fu. FEDE Nel 1994, con Emilio Fede direttore del Tg4 si apre la stagione dei fuori onda. Per ripicca il 10 marzo 1994 Fede registra un nastro di insulti per la redazione di Striscia, che lo manda in onda. Immediate le urla nella piazza davanti agli studi: «Banda di finocchi, pederasti, comunisti di merda, ve la farò pagare...». POLO Quel fuori onda in cui Rocco Buttiglione, allora segretario del Ppi, pensando di essere in pubblicità, approcciò Antonio Tajani, portavoce di Forza Italia, caldeggiando la possibilità di un’alleanza Ppi-Fi alle politiche («Un nuovo, forte polo di centro»). CRETINO Altro fuori onda quello in cui Alfredo Biondi e Vittorio Sgarbi davano del cretino a Indro Montanelli («una lurida persona...»), del fesso a Silvio Berlusconi («non è quella cima che si dice) e del finito a Umberto Bossi («si capiva che era un cretino»). TRUFFE Striscia segnalò per prima il caso Wanna Marchi: la teleimbonitrice che con la figlia Stefania Nobile e il santone Do Nascimento era passata dallo smerciare alghe anticellulite, creme scioglipancia e fasce vibranti rassodaglutei al truffare poveri vecchi promettendo vincite impossibili al lotto per poi rifilargli a caro prezzo sale da cucina contro il malocchio. Una rivelazione che costò la galera a madre e figlia, e fece fuggire il santone che ora pare sia finito a fare il parrucchiere in Brasile. CASI Altri casi che Ricci ama ricordare: «Il giornalista della Cnn che indossava la maschera antigas quando non era necessario; l’uranio impoverito; i videpoker; quello sui benzinai imbroglioni ci è venuto in mente, per esempio, perché capitava anche a noi di pagare il pieno e di avere il serbatoio mezzo vuoto». GABIBBO Gero Caldarelli è il «ripieno» del Gabibbo: «Nel 1991, in studio, un bambino di 3 anni e mezzo, tra il pubblico, ha visto la mia faccia, che dall’interno, senza pensarci, avevo scoperto: “Mamma, guarda, il Gabibbo ha mangiato un signore”». VELINE «Le veline danzano sopra un mare in tempesta, simbolo del dubbio. Il Gabibbo, con il suo cuore rosso, è un essere posseduto da un dio: le veline parlano solo quando il dio diventa merce, quello è il momento della comunicazione con il pubblico». Sono una bionda e una mora perché «devono suggerire un’idea dialettica» (Antonio Ricci). MINCULPOP La velina era un dispaccio battuto a macchina diffuso ogni giorno, in epoca fascista, dal Minculpop (ministero della Cultura popola), per impartire disposizioni ai direttori: notizie da occultare, fatti da esaltare, titolazione. «Carta velina, detto di un tipo di carta molto sottile, usata sia per imballare oggetti delicati o fragili, sia per copie di dattiloscritti» (Zingarelli). COPPIA Ezio Greggio, 62 anni e Enzo Iacchetti, 64, fanno coppia a Striscia la notizia da ben 22 anni, per la precisione dalle ore 20.25 del 26 settembre 1994. LUI «È lui o non è lui, cerrrto che è lui». Il tormentone di Ezio Greggio. VARIETÀ «Le veline significano che a Striscia siamo il varietà, non siamo la verità» (Ezio Greggio). *** Antonio Ricci, 66 anni, di Albenga (Albenga), è figlio di Gerardo, avellinese, maresciallo dell’Esercito, e di Nada Torre, una maestra elementare di Albenga. È sposato con Silvia Arnaud e ha tre figlie: Alessandra, Vittoria, Francesca. Di lui sappiamo che odia la montagna, il freddo, gli ipocriti, «chi per darsi un tono ti parla di vino, la battuta che prolassa le palle, le minestrine, la calma piatta, i presepi eretti ad arte, le esclusive, l’esser considerato venerato maestro. Odio impagliarmi. Mi sono sempre ribellato all’idea di diventare santo di sinistra, santo subito». Non si è mai visto come ospite in un talk show: «Non posso, c’è in ballo un giuramento a Maurizio Costanzo: non vengo al tuo show, né vado altrove, e se lo faccio ti lavo i piatti gratis per un mese». La sua è stata un’infanzia da teppistello: «Una sera, ad Alassio, avrò avuto 10-11 anni, chiusi nel cesso Renato Tagliani, il presentatore di Campanile Sera, un gioco televisivo del momento, un galantuomo!». Non tutti sanno che, oltre a essere autore di molti programmi (Drive in, Striscia la notizia, Scherzi a parte, Paperissima, Veline), ha insegnato comunicazione televisiva alla Sorbona di Parigi e ha fatto persino il preside al liceo Pascoli di Albenga («Intimorivo tutti. Poi prendevo la macchina e andavo al Derby di Milano»). Il primo spettacolo firmato fu Fantastico su Raiuno, quello del 1978 con Beppe Grillo, Loretta Goggi e Heather Parisi. Ma, come si sa, «in Rai c’è tanta gente che di mestiere fa quello che ti deve rompere le balle» e così se ne andò alla Fininvest, a fare Drive In: «È stata la prima trasmissione completamente mia, mi sono preso il lusso di invertire l’andazzo, di fare insomma una cosa un po’ più pensata». Ma la creatività gli arrivava solo di notte, «dopo cena al residence, poi alla Baggina. La notte non si dormiva mai. Era una specie di comune. Lì abitavo con mia moglie, per un periodo ci abitò anche Grillo, stanziali erano Greggio, D’Angelo, Vastano, Braschi, Max Greggio, Ventimiglia, Beccati». Con Drive in arrivarono le prime proteste per le battute sui socialisti, per gli sketch su Spadolini e su De Mita. Con Striscia altri guai: «A Natale del 1995 Berlusconi mi accusò di aver fatto cadere il suo governo, disse che eravamo un gruppo di sabotatori. La nostra forza è che non sono loro a dar lavoro a noi, ma noi a Publitalia». Della tv non gli frega niente: «Per me è un gioco. Da fare seriamente, come tutti i giochi. Non possiamo salvare il mondo: solo fare del sano teppismo intellettuale».