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 2016  ottobre 19 Mercoledì calendario

Navratilova per LaVerità– Martina Navratilova ha fatto tutto prima delle altre, nella vita e sul campo da tennis

Navratilova per LaVerità– Martina Navratilova ha fatto tutto prima delle altre, nella vita e sul campo da tennis. E oggi che compie sessant’anni ha il privilegio di potersi guardare indietro senza rimpianti. Nove Wimbledon, 167 tornei vinti in singolare, 177 in doppio, 18 titoli del Grande Slam. E poi tutto il resto: la fuga dal regime comunista ceco, la nuova vita negli Stati Uniti, l’ammissione pubblica della sua omosessualità, i tre matrimoni, la scelta di una trans come coach, il tumore al seno sconfitto, i mediocri tentativi da scrittrice gialla, il ritorno in campo a quasi cinquant’anni. Come tutti i grandi, ha fatto fatica a rassegnarsi al passare del tempo, alla fine della sua era. Ora finalmente sembra essersi placata, ma non ha messo da parte la sua ruvida sincerità. «Un giorno», ha raccontato a The Times qualche tempo fa, «mi piacerebbe allenare qualcuno che gioca per i motivi giusti, non perché è stressato dai genitori o frustrato dalla vita. Qualcuno che corre per il gusto di colpire la palla e che non riesce ad aspettare di colpire la successiva». Ma forse parlava solo di sé stessa. STAMPA«L’ho sempre detto: a est non c’è libertà di stampa, a ovest non c’è libertà dalla stampa» (Martina Navratilova). NAVRATILNata a Praga, figlia di Miroslav Subert, a tre anni i suoi divorziano e la mamma si risposa con Mirek Navratil. Così, da Subertova Martina diventa Navratilova. NONNALa nonna Agnes, anche lei separata, anche lei giocatrice di tennis, le regala la prima racchetta. Determinante anche George Parma, l’unico maestro che, nella Cecoslovacchia comunista, si trovi a gestire tre campi coperti. JANA La mamma di Martina, Jana, di famiglia borghese, è divenuta proprietaria di un campo di fronte alla villa di casa, nella quale riesce a conservare un modesto alloggio quando i comunisti ridistribuiscono le proprietà. È qui che Martina inizia a giocare. NASONE«Ero stata l’ultima della mia classe ad avere le mestruazioni. Avevo le orecchie grosse, un nasone. Sarò sempre uguale a un ragazzo, ripetevo piangendo» (dalla sua prima biografia, Martina, scritta insieme al giornalista George Vecsey). FUGHENel 1973 gioca il primo Wimbledon, raggiungendo il terzo turno. Lascia la Cecoslovacchia per gli Stati Uniti, senza avvertire nessuno dei suoi, nel 1975, dopo aver vinto una Fed Cup (la coppa Davis femminile). RAGAZZI «Sono cresciuta in un regime comunista dove bambine e bambini facevano sport nella stessa maniera. Quando sono arrivata in America nei club però c’erano soltanto i ragazzi». BOY FRIEND Il primo incontro sul suolo statunitense tra Martina e i suoi genitori, che riescono a raggiungerla grazie a un visto provvisorio. Martina li accoglie con un macchinone di lusso e li porta in una villa di Houston, cena con loro, per poi comunicargli che li lascia per tornare a casa propria. Vive infatti con un’amica. A questa notizia, papà Navratil si ribella, e le grida infuriato: «Ci fossi stato io, al posto di quell’impotente del tuo primo boy friend, non avresti scelto una donna». Subito dopo la madre le confessa che il suo vero padre è finito suicida. TRE RIGHE Quando Martina, nel 1978 vince il primo dei suoi nove Wimbledon, sui giornali di Praga appaiono solo tre righe, in cui si dice che una cecoslovacca, senza citarne il nome, ha vinto il torneo inglese. MANCINA «Noi mancini vediamo meglio la palla degli altri perché la vista è nella parte destra del cervello». N. 1 Il 10 luglio 1978 diventa numero uno della classifica mondiale per la prima volta. CHRIS Con Chris Evert, l’ex Signorina di Ferro che fra inizio anni ’70 e fine ’80 ha dominato sulla terra rossa, danno vita alla rivalità più lunga ed entusiasmante della storia del tennis: 80 match in tutto, 43 quelli vinti dalla Navratilova. MOGLIE Nel dicembre 2014 sposa Julia Lemigova, Miss Unione Sovietica nel 1990. Il matrimonio è celebrato al Peninsula Hotel di New York. Stanno insieme dal 2006, vivono in Florida, insieme alle due figlie di Julia: Victoria di 15 anni ed Emma di 10. La proposta di matrimonio avviene in diretta tv, agli U.S. Open, dove lei commentava il torneo per Tennis Channel. EXHa avuto due costose separazioni. La prima con un’ex Miss America, Judy Nelson, sei anni più grande di lei: fecero un finto matrimonio nel New Hampshire firmando un contratto (che la tennista nemmeno aveva letto). La seconda con Tony Layton, dopo un matrimonio non valido celebrato in Florida: quella volta pagò milioni di dollari per zittire la ex che minacciava rivelazioni. HEPBURN «A un giocatore si chiede di essere bravo, non attraente, le ragazze invece devono anche essere uno schianto. Abbiamo dimostrato che le grandi donne possono occuparsi di stato e finanza, ora bisogna anche metterle in cima all’azienda sport. Katharine Hepburn diceva sempre: “Non è quello che fai nella vita, ma quello che porti a termine”. Svelte, al lavoro». TRUMPRicordi di Donald Trump: «Stavo guardando gli U.S. Open di tennis alla tv, quando Martina Navratilova, dopo aver vinto, davanti a centinaia di fotografi e giornalisti disse, più o meno: “Grazie per l’assegno. Adesso posso comprarmi un appartamento al Trump Plaza di New York”. In uno stadio pieno, davanti alle telecamere, un mega spot inaspettato». Poi lei comprò veramente l’appartamento. SCROCCONI«Sulla sua generosità non si discute, manteneva un gruppo immenso, amici e scrocconi, e pagava sempre lei» (Renée Richard, ex tennista che cambiò sesso nel 1975 e poi divenne tra l’altro coach della Navratilova). PALLINE«La pallina non sa quanti anni ho» (nel 2005, quando annunciò, allora quarantottenne, la sua partecipazione agli Australian Open). 49Il 21 agosto del 2006, in coppia con Bob Bryan, conquista gli U.S. Open di doppio misto. Ha 49 anni e 10 mesi. RICCA«Una volta si faceva sport per un paese, per un’idea, per qualcosa, per sé stessi. Ti caricavi sulle spalle un peso, imparavi la responsabilità, anche quando cercavi di liberarti. Io ho giocato a tennis perché mi piaceva, non per diventare ricca, come ti rispondono oggi. Un conto è il mito del successo, quel felice egoismo che ti fa negare la sconfitta, un altro è quello di farcela perché ti piace il conto in banca. Se fai molti soldi significa che sei ricco e basta. Non diventi una persona migliore». CANI I suoi due cani Killer e Istinct, come il titolo di uno dei tre romanzi gialli che ha scritto. RANTOLI Per Gianni Clerici, «Martina è stata la più grande del tennis post 1968, prima fase del tennis open terminata con la produzione delle racchette spaziali, quelle di oggi. Rimane ora, per le donne, il tennis bimane e costellato da rantoli, un gioco che è in attesa di una come lei. Nascerà?». FINE«La nostra era finirà quando noi decideremo che è finita» (Martina Navratilova). *** Ad aprire la strada fu la tennista Billie Jean King: dichiarò pubblicamente di essere lesbica nel lontano 1981. Il suo esempio spinse Martina Navratilova a fare lo stesso pochi mesi dopo, ma solo dopo che aveva ottenuto la cittadinanza americana. Sempre per rimanere sul campo da tennis, Amélie Mauresmo, ex numero uno e vincitrice di due Slam, ammise la sua omosessualità nel 1999, prima della finale persa contro Martina Hingis agli Australian Open. Ora ha una bambina. Per i maschi è sempre stato più difficile: un atleta uomo deve fare i conti con gli stereotipi tra i fan e tra i compagni. Il caso più noto è quello del nuotatore Greg Louganis, che si dichiarò nel 1994 e un anno dopo fece sapere di essere sieropositivo. Negli ultimi tempi sempre più gay hanno sfidato i pregiudizi: il pugile Orlando Cruz si è dichiarato nel 2012; il campione di basket Jason Collins nel 2013, quando gioca nei Celtics, ed è il primo cestista della Nba che fa outing mentre è ancora in attività. Nel 2009 Gareth Thomas, leggendario capitano della nazionale gallese di rugby (100 presenze tonde) informò il mondo della propria omosessualità. Dopo aver tentato più volte il suicidio, Thomas ora è felicemente legato all’ex pilota della Raf Ian Baum. Nel 1990 Justin Fashanu fu il primo calciatore ad ammettere di essere gay: il tecnico del Nottingham Brian Clough, quello del «maledetto United», lo aveva riempito di insulti omofobi e costretto a cambiare aria. Si suicidò nel 1998.