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 2016  ottobre 19 Mercoledì calendario

Centenari per la Verità – Un tempo i centenari bisognava andarli a cercare con la lente d’ingrandimento: agli inizi del Novecento in Italia erano una cinquantina su 30 milioni di abitanti

Centenari per la Verità – Un tempo i centenari bisognava andarli a cercare con la lente d’ingrandimento: agli inizi del Novecento in Italia erano una cinquantina su 30 milioni di abitanti. Poi, grazie ai progressi nella medicina, nell’alimentazione e nella cura della persona, hanno cominciato a moltiplicarsi. Se negli anni Ottanta, sempre nel nostro Paese, erano 300, al primo gennaio 2015 se ne contavano 19.095. E un dossier del Pew Research Center, un think tank statunitense, dice che, nel mondo, gli ultracentenari passeranno dagli attuali 451.000 a 3.676.000 nel 2050. Ma quanto possiamo aspettarci che si allungherà la vita umana? Secondo una accurata ricerca statistica svolta in quaranta Paesi e appena pubblicata su Nature dal genetista molecolare Jan Vijg dell’Albert Einstein College di New York, non potremo andare oltre i 122 anni. È scritto nel nostro orologio biologico. La donna più anziana, la francese Jeanne Calment, è morta a 122 anni nel 1997. Da allora il numero di centenari nel mondo è aumentato, eppure nessuno ha superato il suo record. Anzi, dopo la morte della Calment, anno dopo anno, il record di longevità si è andato abbassando. «Evidentemente esiste un limite alla lunghezza della vita umana», ne deduce Vijg. Anche Colin Blakemore, docente di Neuroscienze presso la School of Advanced Study di Londra, ritiene che il tetto massimo raggiungibile dall’organismo umano è di 120 anni. Non tutti, però, sono d’accordo. Claudio Franceschi dell’università di Bologna, coordinatore del progetto europeo Nu-Age su cibo e invecchiamento, spiega: «Nel verme Caenorhabditis elegans abbiamo allungato la vita di dieci volte, nel moscerino della frutta di due, nel topo del 30 per cento. L’uomo è un organismo più complesso, ma è ovvio che esistano strade per estendere la vita, soprattutto quella trascorsa in salute. Non esiste alcun programma genetico che a un certo punto ci ordini di morire». GOOGLE Digitando su Google «Come si diventa centenari?» appaiono, solo in italiano, 532.000 risultati. Ripetendo l’operazione in inglese (how to live 100 years) le risposte salgono a quasi 800 milioni. GENOMA L’analisi del genoma di 17 anziani di più di 110 anni di età – al mondo ce ne sono 74 – indica che non esiste alcuna variante genetica in grado di assicurare una longevità fuori dal comune. È la conclusione a cui è giunta la Stanford University e l’Università della California (Ucla) di Los Angeles in uno studio pubblicato da PlosOne. BLUE ZONES Si chiamano «blue zones» i luoghi dove si conta una maggiore concentrazione di centenari. Sono: la provincia di Nuoro, l’isola di Ikarìa in Grecia, Okinawa in Giappone, la penisola di Nicoya in Costa Rica e il villaggio di Loma Linda in California. Tutte sono accomunate da una bassa incidenza di malattie come il cancro. Gli abitanti seguono una dieta basata soprattutto su verdure e legumi, camminano molto e hanno una struttura sociale che mette la famiglia al centro delle loro giornate. Il ricercatore Gianni Pes: «I fattori che fanno vivere a lungo sono l’intensa attività fisica legata alla pastorizia, l’inclinazione elevata del terreno, la distanza dal luogo del lavoro» (riferito soprattutto all’Ogliastra e a Ikarìa). «A Ikarìa si consumano molta maggiorana e salvia, menta e rosmarino, finocchio e artemisia. La colazione è a base di latte di capra, tè o caffè, pane e miele. A pranzo non mancano lenticchie e ceci, patate e verdure. Per cena, invece, si sta leggeri: pane e, di nuovo, latte di capra. Il patrimonio genetico conta poco o nulla». TELOMERI Secondo uno studio su oltre 4.600 donne firmato dal Brigham and Woman’s Hospital di Boston, chi mangia «all’italiana» presenta una maggiore lunghezza dei telomeri, le sequenze di Dna alle estremità dei cromosomi «spie» dell’invecchiamento: telomeri più corti indicano un’aspettativa di vita inferiore, più lunghi accompagnano ai 100 anni. Obesità, tabacco, troppa carne, bevande zuccherate, stress ossidativo, infiammazione accorciano i telomeri. Frutta, verdura, noci, olio d’oliva li preservano. BATTERI Una ricerca compiuta da Università di Bologna e Cnr, pubblicata di recente su Current Biology ha dimostrato che molti centenari hanno una composizione particolare dei batteri intestinali, ricca di alcune specie e povera di altri. PROTEINE Un team di Harvard sta studiando la proteina Gdf11, che avrebbe dimostrato una grande capacità nel ringiovanire il sangue dei topi, al punto di invertire il loro processo di invecchiamento. RECORD La persona più vecchia al mondo è l’italiana Emma Morano, 116 anni. Solo da qualche anno ha due badanti, ma si prepara il cibo da sola. La sua dieta: due tuorli d’uovo, pastina in brodo con carne tritata, mele frullate con tre savoiardi. Non esce di casa da 25 anni, quando andò a pranzare con un cugino sul lungolago. Trovò così difficile fare le scale per rientrare in casa che decise di non muoversi più. Non guarda la tv, non riesce a leggere. Tutte le sere dice le preghiere, un po’ in italiano e un po’ in latino. Ricorda tutti i suoi morti, uno per uno. FRATELLI I fratelli Barberis di San Damiano d’Asti sono la famiglia più longeva d’Italia: Giuseppina a giugno ha compiuto 107 anni, Lorenzo a marzo ne ha compiuti 103, Maria l’8 gennaio ne ha compiuti 100. I tre fratelli sono lucidissimi e autonomi. Un altro fratello Michele è morto a 100 anni, la «più giovane», Francesca, a 92. BAMBINISecondo il demografo americano James Vaupel, la metà dei bambini nati nel 2007 raggiungerà i 102 anni in Germania, i 103 nel Regno Unito, i 104 in Francia e negli Usa, e i 107 in Giappone. ALLEN«Ho 80 anni ma, a parte qualche problema di udito, sono in forma, mangio bene, faccio esercizio. Mia madre è morta a poco meno di cent’anni, mio padre a poco più: spero di aver ereditato la loro longevità» (Woody Allen). JELLAIl comune laziale di Campodimele che dopo aver raggiunto fama mondiale nel 2000 vide crepare tutti i propri centenari, al punto che gli abitanti si convinsero che fosse stata colpa dell’eccessiva esposizione mediatica: «Lasciateci in pace», gridarono, «ogni volta che vi occupate di noi succede qualcosa». ZUCCHE «Quando ero ragazzo se qualcuno compiva cento anni finiva con la foto sulla Domenica del Corriere insieme alle zucche di 50 chili e i vitelli con due teste» (Umberto Eco). *** L’imperatore cinese Qin Shi Huang si uccise ingoiando pillole al mercurio che dovevano renderlo immortale. Era il 221 avanti Cristo. Da allora sono passati secoli ma il sogno recondito dell’uomo è sempre lo stesso: sconfiggere la morte. E infatti i miliardari di oggi stanno investendo cifre enormi nella ricerca scientifica che insegue la vita eterna. Ad esempio Sergey Brin di Google, per «curare la morte», ha lanciato il progetto Calico, che attraverso la collaborazione con la casa farmaceutica AbbVie sta cercando di produrre una medicina basata su Foxo 3, un gene collegato alla longevità. Mentre Peter Thiel, cofondatore di PayPal, ha dato 3,5 milioni alla Methuselah Foundation per un progetto che punta a riparare le cellule come si potrebbe fare con i pezzi di un’auto. Anche Lawrence Joseph Ellison, il cofondatore di Oracle, non ha alcuna intenzione di passare a «miglior vita». E infatti, attraverso la sua Ellison Foundation, l’Anderson Cancer Center di Houston sta studiando i telomeri, le strutture che incapsulano i cromosomi, il cui decadimento sarebbe all’origine dell’invecchiamento e di molte malattie, come il cancro. Il russo Dmitry Itskov, co-fondatore di New Media Stars, ha lo stesso obiettivo di molti colleghi miliardari ma intende perseguirlo seguendo una strada diversa: trasformare la nostra mortale carrozzeria di carne e ossa in intelligenza artificiale capace di manifestarsi attraverso ologrammi. Sembra una scena da film di fantascienza ma Itskov ci crede al punto che la sua iniziativa «2045» è una vera e propria tabella di marcia verso l’immortalità digitale. Tra ora e il 2020 saranno creati cyborg a nostra immagine e somiglianza, entro il 2045 saremo ologrammi che mantengono però intatto il cervello originale: «A un certo punto della mia vita ho realizzato che per quanti soldi potessi avere, per quanto bene potessi vivere, non sarei mai stato felice limitandomi a lavorare e a spendere denaro. Sarei invecchiato e alla fine sarei morto. Ho pensato che ci dovesse essere un obiettivo più profondo». Naturalmente, se i soldi bastassero ad acquistare l’immortalità, molti sarebbero già vivi da sempre. Il problema è capire se questi investimenti hanno qualche possibilità di restituire i risultati sperati.