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 2016  ottobre 14 Venerdì calendario

PRIVACY PROTETTA? UN PRIVILEGIO PER RICCHI


Cosa c’entra Tiziana Cantone con Hulk Hogan? La prima era una ragazza della provincia di Napoli morta suicida il mese scorso, il secondo è un celebre wrestler e attore americano. I due non hanno niente in comune, se non il fatto di essere caduti in trappole simili. Tiziana Cantone ne è morta, perché alcuni video che la ritraevano durante rapporti sessuali erano diventati virali in Rete. La giovane donna non ha retto il dileggio, le aggressioni verbali e l’impossibilità di liberarsi di quella scia di curiosità malsana e malevola.
Anche a Hulk Hogan è capitato qualcosa di paragonabile, senonché oggi lui è ancora in vita ed è circondato da un’aura di trionfo. Hogan, nome d’arte di Terry Bollea, è stato ripreso di nascosto nel 2008 mentre era a letto con la moglie di un suo caro amico. Il video venne pubblicato da Gawker, un sito di notizie dedicato a gossip, scandali e all’aggressione alla vita privata di medie e piccole celebrità hollywoodiane.
Sia Tiziana Cantone che Hogan hanno percorso i corridoi dei tribunali per far rimuovere dalla Rete i materiali che violavano la loro privacy. Qui però le loro strade si separano: uno dei motivi del suicidio di Cantone è un debito da 20 mila euro verso i suoi avvocati, anche se non erano riusciti a ottenere dai giudici un’ingiunzione che oscurasse quei video; Hogan invece ha avuto a sua disposizione Charles Harder, l’avvocato di star di Hollywood come Sandra Bullock e George Clooney, e per una parcella di 16 milioni di dollari questi ha vinto su tutta la linea: il video è scomparso dalla Rete e i giudici hanno imposto a Gawker di pagare un indennizzo a Hogan da 140 milioni di dollari, che ha portato al fallimento del sito. La differenza di fondo fra Cantone e Hogan potrebbe essere stata nella solitudine della prima – assoluta – e nel sostenitore del secondo: Peter Thiel. Molti di voi avranno già sentito questo nome. Con Elon Musk, Thiel ha fondato e poi nel 2003 venduto il sistema di pagamenti digitali PayPal; è anche uno dei primi investitori in Facebook quando, sempre nel 2003, comprò con mezzo milione di dollari il 10% del social network che oggi in Borsa vale 371 miliardi; Peter Thiel, fondatore fra l’altro della società di ricerca dei dati Palantir che oggi vale 20 miliardi, ormai uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti, è un ex campione di scacchi di origine tedesca che sa perseguire i suoi obiettivi con una costanza tremenda.
Nel 2008 Gawker per primo rivelò al grande pubblico la sua omosessualità, e Thiel non lo ha mai perdonato al sito e al suo fondatore Nick Denton. Si è ripromesso di prendere la rivincita e il caso Hogan è stata l’occasione giusta. In segreto Thiel ha assoldato per Hogan l’avvocato più bravo che ci fosse, sulla base di due convinzioni. La prima è che negli Stati Uniti la giustizia ormai è accessibile solo a chi può spendere almeno dieci milioni di dollari per la migliore assistenza legale. Ma la seconda convinzione di Thiel, fondatore e finanziatore dei maggiori social network al mondo, è esattamente la stessa che aveva anche Tiziana Cantone: la trasparenza è un bene; ma la Rete ne produce una quantità che va molto oltre quanto è utile e desiderabile per la convivenza civile. Thiel volava tornare a tracciare dei confini.

AMARO FINALE. Finanziando la causa di Hogan contro Gawker, Thiel ha usato il wrestler come arma in questa sua battaglia personale. È interessante notare che, nel processo, si fosse schierato a favore del sito web il fondatore di Amazon Jeff Bezos con finanziamenti uguali e contrari. La parte di Gawker sosteneva che il primo emendamento della Costituzione americana garantisce libertà di parola sempre e comunque; la parte di Hogan ribatteva che aver pubblicato quel video era solo una velenosa violazione della privacy.
Alla fine hanno vinto Hogan e Thiel e, con loro, il concetto che la trasparenza non è un bene in sé perché può essercene in eccesso. Il miliardario tedescoamericano ha definito il finanziamento della causa contro Gawker «uno dei miei maggiori gesti di filantropia». Ma la vicenda di Tiziana Cantone ci ricorda che probabilmente è vera anche la sua seconda convinzione: se non puoi spendere molti soldi, non hai accesso alla giustizia. Del resto pochi giorni fa Facebook, l’azienda che rese Thiel ancora più ricco, ha rifiutato di cancellare dai suoi server le immagini della ragazza di Napoli e gli insulti che Tiziana deve subire anche da morta.