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 2016  ottobre 18 Martedì calendario

APPLE, STOP ALL’AUTO SENZA PILOTA

Apple «parcheggia» l’ambizioso progetto di costruire una propria auto che si guida da sola. Potrebbe, anzi, «rottamarlo» prima ancora di arrivare a un prototipo vero e proprio.
Il Project Titan, il nome in codice che doveva racchiudere la rivoluzione delle quattro ruote come l’iPhone aveva trasformato le telecomunicazioni, si sta trasformando in uno straordinario fallimento e imbarazzo per la società di Cupertino. Che dall’estate a oggi ha sofferto l’esodo e il licenziamento di centinaia di dipendenti e ingegneri dai suoi laboratori dedicati alla self driving car, compresi drastici cambi al vertice e di conseguenti strategie per cercare di salvare il progetto.
Oggi la Apple, ha rivelato Bloomberg, non mira ormai più a dar vita da sola a un modello di vettura elettrica e senza pilota, o meglio con un guidatore che si limiti a farsi riconoscere da impronte digitali e a premere un pulsante. La nuova direzione del gruppo prevede di lavorare unicamente su una piattaforma di software, per poi decidere entro la fine del 2017, ultima scadenza, che cosa fare: se attivare una partenrship industriale con un produttore di Detroit e dintorni, oppure riprendere la strada dello sviluppo di un’auto targata Apple, o ancora abbandonare definitivamente gli sforzi, che tuttora coinvolgono circa mille addetti a pochi chilometri dal quartier generale di Cupertino in un centro di ricerca largamente mantenuto anonimo.
Apple non è l’unica azienda hi-tech ad essersi accorta tardi e male che dare vita a una vettura non equivale lanciare un gadget o un servizio Internet. Gli investimenti, il know how tecnico, le complessità della catena dei fornitori di componenti sono sfide di gran lunga superiori a quelle abituali nella new economy. In un clima oltretutto caratterizzato dallo scetticismo tra gli investitori, che ai protagonisti dell’alta tecnologia chiedono anzitutto generosi margini di profitto - le case auto viaggiano abitualmente sotto il 10% - nonostante il miraggio di far breccia su un mercato stimato da McKinsey in 6.700 miliardi di dollari nel 2030. Google è un’altra delle società che hanno frenato sulla self driving car, mentre avanzano Tesla e le case produttrici per proteggersi da invasioni eccessive in un comparto - il software per automotive - considerato particolarmente redditizio.
Il colosso di Cupertino, se non è un caso isolato, minaccia però di diventare rapidamente il più eclatante se non riuscirà a correre ai ripari. Il chief executive Tim Cook nel 2014, al decollo del progetto, aveva definito il settore auto come arrivato ad un «momento di svolta» e il direttore operativo John Williams aveva descritto la vettura alla stregua del «gadget mobile per eccellenza». Piani per un veicolo parzialmente autonomo erano stati in un batter d’occhio sorpassati da disegni per un’auto completamente indipendente. Da allora, però, la strada è stata sempre più in salita. Il responsabile di Titan, l’ex dirigente della Ford e progettista anche dell’iPod Steve Zadesky, ha lasciato a inizio 2016. Ad aprile è subentrato Bon Mansfield, ex designer dell’iPad che si era ritirato a mezzo servizio alla Apple. È stato lui l’autore della riorganizzazione che in pochi mesi ha portato a un brusco turnover e al focus ridimensionato su un sistema di guida autonoma. Almeno 120 ingegneri di software e centinaia di progettisti di chassis e sospensioni sono usciti di scena, come ha fatto il capo delle squadre di programmatori John Wright sostituito da Dan Dodge, ex respondabile del sistema per auto di BlackBerry, il Qnx, e ora incaricato di mettere a punto la nuova architettura. Ma è impossibile sapere se Apple saprà tornare in pista sulla self driving car o se dovrà passare le chiavi ad altri.