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 2016  ottobre 19 Mercoledì calendario

ESTREMA DESTRA IN GERMANIA, IL CONSENSO SALE

«In Germania c’è il pericolo da non sottovalutare di una nuova estrema destra»: Cristoph Miething, docente all’università di Muenster, politologo tedesco e fondatore di un centro per la ricerca sulla cultura ebraica, non nasconde la sua preoccupazione per i possibili sviluppi della situazione politica tedesca, dopo le avvisaglie delle ultime, recenti elezioni parziali. Spiega: «L’anno scorso, più di 1 milione 200 mila immigrati è arrivato in Germania in meno di sei mesi. Fino alla fine dell’anno si praticava dappertutto la Willkommenskultur, la cultura dell’accoglienza. Poi vi è stata la notte di San Silvestro a Colonia a cui è seguito il fallimento da parte di Angela Merkel di arrivare a una cooperazione europea sull’immigrazione. Così si sono andati affermando i temi della sicurezza e delle frontiere, da sempre cavallo di battaglia della destra, tanto che la Merkel ha finito per firmare un accordo con Recep Tayyp Erdogan per arginare i flussi migratori. Ma non è bastato e si sta rafforzando una nuova destra, la AfD, Alternativa per la Germania, che si è già stabilita in 10 dei 16 parlamenti dei Länder. Questo partito è anti-europeo, paventa la distruzione etno-identitaria, brandisce la minaccia del crollo dell’Occidente. Insomma, fa perno sulla paura, pratica la xenofobia, propone il ritorno al nazionalismo». Miething ha tenuto una lezione a Forlì nell’ambito di 900fest, seminario di studi storici promosso dalla fondazione Alfredo Lewin (intitolata al giovane ebreo socialista tedesco, fucilato in Italia insieme alla madre nel settembre 1944). Sostiene che dal passato, soprattutto la Germania dovrebbe trarre lezione: «A fronte dell’avanzare della destra vi è il fatto positivo che i partiti tradizionali non sono più divisi nella loro pratica della memoria. Il 2 giugno di quest’anno il parlamento tedesco ha dichiarato genocidio il massacro degli armeni in Turchia e il presidente democristiano del parlamento, Norbert Lammert, ha aperto la seduta riconoscendo che la Germania è stata complice perché collaborava col regime turco. Venti giorni dopo, il 22 giugno, ha avuto luogo per la prima volta una seduta del parlamento per commemorare e condannare l’invasione dell’Unione Sovietica 75 anni fa e il presidente della Repubblica, Joachim Gauck, ha espresso il suo disappunto perché fino a oggi nessun monumento è stato eretto in Germania per ricordare i 27 milioni di vittime russe della guerra nazista. Questa importante evoluzione rischia di essere vanificata dall’avanzata dell’estrema destra. Anche per questo bisogna fare in modo che la memoria critica non diventi un rituale vuoto. La responsabilità si pratica nell’attualità e quindi bisogna indignarsi di fronte al fatto che in un solo anno, nel 2015 rispetto al 2014, l’esportazione tedesca di armi è raddoppiata». Le elezioni federali in Germania, che avranno ovviamente un grande peso sul futuro dell’Unione europea, si terranno nell’autunno 2017. I sondaggi registrano un calo dei consensi per la Merkel. Il 54% degli intervistati dall’istituto tedesco Tns, che ha redatto il sondaggio per conto di Der Spiegel, ritiene che la cancelliera debba parzialmente correggere la sua politica sull’immigrazione e il 28% vorrebbe un cambiamento radicale. Un tedesco su due, oggi, non voterebbe la Merkel a capo del governo. C’è però ancora un anno di tempo. Soprattutto per sradicare il nascente nazionalismo di destra, che sta conquistando consensi come 75 anni fa, quando Lewin e la madre vennero fucilati solo perché ebrei. «Dobbiamo aprire gli occhi», dice Miething, «ciò che allora molti non fecero. Perché ognuno, se voleva, poteva sapere la realtà. Un controllo semplice e raffinato era la sostituzione del buon giorno col Hitlergruß. Salutare così era un atto di consenso, non farlo atto di resistenza. L’appello a «sradicare i sottoumani», ebrei, zingari, slavi, gay, era onnipresente. Tanti cambiavano il marciapiede quando incontravano una persona con la stella gialla cucita sul vestito. Coi posti di lavoro fuori dai campi di concentramento, c’erano migliaia di detenuti in stato di estrema miseria che camminavano ogni giorno in gruppi sorvegliati sulle strade. Era impossibile non vederlo. Regnava il consenso o l’indifferenza o la paura». Per questo a Miething, e non solo, fa paura l’ondata xenofoba che sembra investire la Germania e che andrà alla conta dei voti il prossimo anno.