Maria Teresa Cometto, CorrierEconomia 17/10/2016, 17 ottobre 2016
CLINTON VS TRUMP, DOVE INVESTIRE PER VINCERE
Wall Street non è mai stata così ansiosa per l’esito delle elezioni presidenziali americane. I sondaggi danno in testa la candidata democratica Hillary Clinton, con un vantaggio medio di sei punti percentuali (secondo le ultime rilevazioni RealClearPolitics della settimana scorsa). Se davvero vincesse lei, la Borsa tirerebbe un respiro di sollievo doppio: di certo nel breve periodo, perché dagli Anni Trenta del secolo scorso a oggi la conferma del partito al potere ha sempre tranquillizzato i mercati nei due-tre mesi dopo il voto. Ma anche nel lungo termine perché con un presidente democratico le azioni americane si sono rivalutate in media del 7% l’anno contro il 3% della performance con un repubblicano.
Chi sale e chi scende
«Se vince invece Trump, nell’immediato scendono le azioni Usa e le valute dei Paesi emergenti e sale l’indice Vix di volatilità della Borsa», spiega Steven Englander, capo globale delle strategie valutarie di CitiFX a New York. A questo punto è altamente improbabile, ma queste non sono elezioni normali. La candidatura di Donald Trump per i Repubblicani ha stravolto tutti gli schemi e reso tutto più imprevedibile. Non era stata anticipata dagli esperti nemmeno la sua vittoria alle primarie e il precedente della Brexit e della bocciatura del referendum in Colombia spingono gli investitori a prepararsi per una grande sorpresa. Per questo i trader stanno pagando il doppio le opzioni per coprirsi dal rischio di un crollo dell’indice S&P500 nei prossimi due mesi (fonte Bloomberg). Un altro segnale monitorato dagli investitori per capire che cosa potrà succedere è l’andamento della Borsa dall’8 agosto in poi, cioè nei tre mesi prima dell’andata alle urne. «Storicamente quando le quotazioni salgono vince il partito che già occupa la Casa Bianca, se invece scendono vince l’opposizione», fa notare Sam Stovall, responsabile delle strategie azionarie Usa per S&P Global market intelligence. E’ capitato così in 19 delle 22 elezioni presidenziali tenutesi dal 1928 al 2012, ed è sempre stato vero da quella del 1984 in poi. Dallo scorso 8 agosto l’indice S&P500 perde di circa il 2% (al 13 ottobre). Ovviamente può riprendersi nelle prossime settimane e non è detto che la storia si ripeta. Le politiche economiche dei due candidati sono molto diverse e quindi il loro potenziale impatto sui mercati è significativo, anche se non è ’ del tutto chiaro che cosa significherebbe una presidenza Trump, visto che fra i suoi consiglieri economici ci sono sia i protezionisti — decisi a rinegoziare anche il trattato Nafta con Canada e Messico — sia i liberisti che vogliono tagliare le tasse e deregolamentare molti settori. Con la Clinton invece gli investitori sanno di aspettarsi una continuazione degli otto anni di Barack Obama. «In ogni caso conterà molto il nuovo parlamento — sottolinea Daniel Clifton, analista politico-economico a Washington per la società di ricerca finanziaria Strategas —. È vero infatti che Wall Street storicamente è andata meglio con un presidente democratico. Ma le performance più brillanti sono venute quando il parlamento era tutto repubblicano, o almeno la camera dei deputati, con una Casa Bianca democratica: oltre il 13% l’anno contro il 9% quando anche il parlamento era democratico».
La mappa
Per ora sembra che i repubblicani riescano a mantenere il controllo della camera, mentre potrebbero perdere il senato, ma di poco, portando a una situazione di gridlock — stallo — che di solito non dispiace a Wall Street. Un cambiamento che il nuovo presidente porterà, non importa se la Clinton o Trump, sarà lo spostamento del focus dei mercati dalla politica monetaria della Fed alla politica fiscale della Casa Bianca. Janet Yellen ha già fatto intendere che a dicembre, dopo le elezioni, comincerà a rialzare i tassi di interesse. Toccherà allora alla nuova amministrazione cercare di accelerare la crescita degli Stati Uniti, che dalla Grande recessione del 2008-2009 è stata debole. E cercando di anticipare le sue mosse un investitore può scommettere sul portafoglio delle azioni più sensibili al nuovo corso. Se vince la Clinton, partiranno nuovi investimenti nelle infrastrutture — come strade e ponti — e nell’energia alternativa; la riforma sanitaria di Obama andrà avanti e continuerà a dare molto lavoro alle società. Ci possono guadagnare quindi aziende come HCA Holdings e Universal Health nel business della salute, Vulcan Materials e Granite Construction per i lavori pubblici, First Solar e SolarCity per l’energia solare. Se vince Trump, ne beneficiano le case farmaceutiche come Pfizer, libere dalla paura di limiti ai prezzi delle medicine; e le finanziarie come Morgan Stanley, su cui potrebbero pesare meno regole. Sia con Hillary sia con Donald, le spese militari sono previste in crescita e quindi il settore difesa-aerospazio è uno dei favoriti. E con un accordo bipartisan potrebbe essere cambiata la tassazione dei profitti delle multinazionali ora parcheggiati all’estero: una parte dei 2 mila miliardi offshore potrebbe essere rimpatriata e investita negli Usa. Sarebbe una bella iniezione di fiducia in cui spera Wall Street.