17 ottobre 2016
ARTICOLI SU MARTINA NAVRATILOVA
GIANNI CLERICI, LA REPUBBLICA 17/10 –
«MA perché non ha scritto la biografia di Martina Navratilova» mi ha domandato l’altro giorno un giovane tennista, il mio preferito tipo di lettore, quello che ogni tanto mi spinge a credere di non aver sbagliato nel rimanere una vita a non lavorare, seduto su un seggiolino di una tribuna stampa. «Non gliel’ho mai chiesto, chissà se me l’avrebbe concesso» ho risposto, memore di quella volta, timorosamente seduto in un hotel di Firenze, in cui attesi un’ora che Martina rispondesse alle domande di una mia collega, in camera sua, e non si degnasse alfine di rispettare un appuntamento garantitomi da Cino Marchese, l’Agente della IMG per l’Italia.
Quante ore, mi sono poi domandato, ho trascorso a guardare, spesso a ammirare, Martina Navratilova? E non solo a guardarla. A leggere quel che di lei non conoscevo, l’autobiografia Being Myself, del mio amico del New York Times George Vecsey, e poi Choices, della sua amante Judy Nelson, e infine The Rivals, gli epici incontri con Chris Evert, ben raccontati da un’altra giornalista del Washington Post, Johnette Howard.
Tutto ciò mi permetterebbe probabilmente un articolo ben copiato, ma voglio esercitare una volta di più una mia vecchia convinzione, che le storie più o meno immaginarie vanno dedicate ai romanzi, mentre quelle vere ai giornali. Di Martina, quindi, racconterò, per quanto mi consentono le mie ottanta righe, il mio primo incontro, nel 1972.
Il torneo di Wimbledon è, da sempre, preceduto da un’esibizione collettiva che i tennisti giocano nel Club di Hurlingham, vicino al Tamigi. Nel recarmici, invitato, ho sempre portato borsa e racchetta, sperando di incontrare un ex tennista, un socio amico, che mi permettesse quattro palle.
Stavo giusto uscendo dal campo dove avevo avuto la fortuna di giocare, quando vi vidi entrare una junior, che prese a battere, sola, probabilmente in attesa di un allenatore, di una partner. Fui immeditamente attratto dal gesto mancino del servizio, oltre che dalle forme atletiche della ragazza, e non riuscii a trattenere un’esclamazione vivace, che mi era venuta in dialetto lombardo, “Porca Martina“, che in italo-toscano si tradurrebbe “Corbezzoli“. La ragazza mi si rivolse stupita, per esclamare «Do you know my name?», «Lei conosce il mio nome?», e fece seguire un gesto di invito, volevo fare due palle? Non esitai nell’accettare, e palleggiai con quella giovanotta sinché giunse una sua partner, e ringraziai nell’andarmene, sicuro di aver incontrato un fenomeno, come sempre mi è accaduto quando mi dico ironicamente che la mia professione doveva essere il talent-scout. Non mancai di assistere ai suoi incontri del torneo junior, e la seguii poi sui giornali, sinchè il suo nome apparve nei titoli, ma non tanto per aver rinnovato i risultati che già l’avevano resa nota dal 1973, quando vinse i campionati cechi. Nel 1975 Martina aveva lasciato il suo paese comunista, in favore degli Stati Uniti. Si cominciò allora a leggere di lei ben oltre il tennis. Venni così a sapere che suo papà non si chiamava Navratil, ma che questi era il secondo marito della mamma, sposata la prima volta con un dimenticato Subert, proprietario di un rifugio montano, guarda caso, scrivo per associazione d’idee, come i genitori di Djokovic. Sempre per associazioni anagrafiche, mi si lasci ricordare che la nonna di Martina, Agnes Semanska, era stata una tennista capace di battere la mamma di Vera Sukova, la prima boema finalista di Wimbledon, nel 1962. La mamma di Martina, Jana, di famiglia borghese, era divenuta proprietaria di un campo di fronte alla villa di casa, nella quale riuscì a conservare un modesto alloggio quando i comunisti ridistribuirono le proprietà. Su quel campo si era formata Martina, e forse proprio lì si era iniziato a sviluppare la sua – contrappongo – femminile virilità, che l’avrebbe spinta, sin da piccola, a preferire i giochi dei bambini a quelli delle bambine. Simile inclinazione riapparve in quel suo tennis che ancora non si era visto se non nello stile di Margaret Smith sposata Court, un gioco in cui l’obiettivo finale degli scambi era la volée. Detto di Martina jr mi pare giusto sottolineare la sua fuga negli Stati Uniti, dove le venne concessa dapprima una green card per il soggiorno, che produsse furori comunisti e tentativi di forzato reimpatrio e, anni più tardi, la cittadinanza americana. Non so se si possa attribuire alla solitudine di una fuggiasca la prima unione con la notissima cestista Nancy Lieberman, e la successiva con la scrittrice Mae West. A questi legami, che si infransero, seguì un’altra unione con Judy Nelson, della quale ho davanti un librone tipo tabloid e, da ultimo, il matrimonio celebrato con vivo successo pubblicitario nella stadio di Flushing Meadows, con Julia Lemigova compagna negli ultimi anni.
Mi è stato chiesto, più di una volta, se Martina sia la più grande tennista che io abbia ammirato. Ho sempre risposto di no, ho sempre affermato che la più grande fu Suzanne Lenglen, per un curioso amore che mi ha costretto, in pratica, a una ricerca durata un anno, tra Atene e Los Angeles, via Parigi. Martina è stata però la più grande che abbia visto con questi occhiali. È la più grande del tennis post 1968, prima fase del tennis open terminata con la produzione delle racchette spaziali, quelle di oggi. Rimane ora, per le donne, il tennis bimane e costellato da rantoli, un gioco che è in attesa di una come lei. Nascerà?
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Martina Navratilova è nata il 26 ottobre 1956 a Řevnice. E’ un’ex tennista di origine ceca naturalizzata negli Stati Uniti. Dal 2008 è anche una cittadina ceca. Questo importante personaggio dello sport ha riscosso un enorme successo grazie al suo innato talento ed vinto numerosi premi nel corso della sua carriera, tra cui 59 prove del Grande Slam. Non solo, l’ultimo premio è stato vinto quasi sulla soglia dei 50 anni. Grazie a questi enormi traguardi, infatti, Martina Navratilova è stata considerata una delle atlete più anziane, sia in ambito maschile che femminile per aver ottenuto il premio del Grande Slam. Inoltre è l’unica sportiva al mondo ad aver raggiunto il traguardo in tutte le categorie esistenti, ovvero tutti i tornei sia del Grande Slam che della Fed Cup e della WTA Championships. E’ anche nota per aver ottenuto il maggior numero di match vinti in singolare. Ha anche lasciato un vero e proprio segno nella storia dello sport per quanto riguarda le sfide con Chris Evert,, poiché le due hanno gareggiato ben 80 volte. Martina Navratilova ha battuto la sua rivale per ben 43 volte in queste sfide. L’infanzia della Navratilova non è stata affatto facile, in quanto i suoi genitori divorziarono quando lei aveva solo tre anni.
Alla sola età di 18 anni Martina si recò negli uffici dell’Immigration and Naturalization Service di New York dove fece richiesta di defezionare. Infatti, il mese successivo ricevette una Green Card ed ottenne il trasferimento negli Stati Uniti, dove divenne cittadina ufficiale nell’anno 1981. Dopo essere diventata una cittadina statunitense, la tennista decise di rivelare il suo orientamento sessuale. In base alle investigazioni e riflessioni dei media sulla sua relazione con la nota scrittrice Rita Mae Brown, Martina Navratilova è stata una delle prime campionesse dello sport a dichiarare di essere lesbica. Non passò inosservata, infatti, la sua lunga storia d’amore con Judy Nelson durata oltre dieci anni. Ma a quanto pare la loro relazione non andava a gonfie vele tanto che nel 1991 la coppia decise di separarsi. Questo comportò un periodo molto complesso e difficoltoso nella vita della Navratilova a causa di una separazione davvero burrascosa. Quest’ultimo episodio causò infatti l’insorgere di una battaglia legale particolarmente reclamizzata. Tuttavia, Martina Navratilova non solo ha svolto un ruolo importante nell’ambito del tennis, ma anche per quanto riguarda la beneficenza, in particolare per gli animali, la povertà e i diritti dei gay.
La tennista è stata infatti un membro importante per varie opere di beneficenza per gli amici a quattro zampe, i diritti degli omosessuali ed i bambini poveri. Ha anche esordito con la sua autobiografia intitolata “Martina” e verso gli anni ’90 ha collaborato per la scrittura di alcuni romanzi gialli. Tutti questi aspetti relativi alla vita, alle relazioni e alle curiosità della campionessa l’hanno portata a raggiungere in breve tempo un’importante notorietà a livello internazionale. Inoltre ha partecipato anche in numerose campagne pubblicitarie della “PETA”. Una curiosità di questa grande campionessa riguarda l’alimentazione. Il regime alimentare di Martina Navratilova è stato vegetariano per un lungo periodo, ma dopo un po’ di tempo la tennista ha deciso di diventare pescetariana a causa del suo fabbisogno di proteine. Nella sua importante carriera ha partecipato anche nel ruolo di una simpatica protagonista nella sitcom della “NBC Will & Grace”, precisamente nella puntata ottava della terza stagione.
Nel suo ruolo, la Navratilova dichiara di essere stata eterosessuale fino all’anno 1985 in un flashback, ma il suo orientamento sessuale è cambiato in seguito alla nascita della relazione con Karen Walker. Oltre alla sua grandissima passione per il tennis, Martina Navratilova ha svolto un ruolo importante anche nell’ambito del fitness, salute e benessere. Infatti, nei primi periodi del 2006, grazie al programma negli Usa “Shape Yourself – My 6-Step Diet and Fitness Plan to Achieve the Best Shape of Your Life”, Martina spiega come godere di ottima salute e mantenersi in forma, accennando alcune tecniche e fornendo alcuni importanti consigli, nonché variazioni dello stile di vita. La sua anima gemella da ormai numerosi anni è Julia Lemigova, la quale è diventata sua moglie nell’anno 2014. Praga è la città di nascita della Navratilova, dove la donna ha trascorso la sua infanzia, precisamente tra i Monti dei Giganti al confine con la Polonia. Oltre ad avvicinarsi al mondo del tennis grazie al suo patrigno, la piccola Martina ebbe anche modo di apprendere alcune nozioni di sci in quanto la madre Jana era un’insegnante particolarmente riconosciuta in questo sport. In seguito a questo approccio, infatti, dopo aver appreso le prime lezioni, Martina Navratilova si rese subito conto di nutrire una grande passione per la montagna. Ancora oggi la sua residenza è ad Aspen, in Colorado. Ma l’approccio con il mondo del tennis ha dato la svolta definitiva nella carriera di questa importante campionessa. A quanto pare, infatti, giocare a tennis era una vera e propria tradizione nella famiglia di Martina Navratilova che l’ha portata ad essere uno dei fenomeni del tennis più riconosciuti ed apprezzati.