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 2016  ottobre 14 Venerdì calendario

NEL NOME DEL BOMBER– [Jessica Melena in Immobile] Di bomber ce n’è uno. Già. E lei lo sa bene

NEL NOME DEL BOMBER– [Jessica Melena in Immobile] Di bomber ce n’è uno. Già. E lei lo sa bene. Lo ha conquistato e vuole che sia suo. Jessica è felice così. Tanto e sul serio. Lei e Ciro fanno ogni cosa insieme: hanno in comune il profilo social di Instagram, il nuovo ristorante appena inaugurato a Milano, con le loro iniziali (Jc) la linea di abbigliamento che lei nel tempo libero pensa, disegna e alle volte indossa. Jessica si chiama così “perché mamma voleva ricordare una bimba caduta in un pozzo”, racconta. Da signorina era Melena, ora è lady Immobile, un vero e proprio ciclone nascosto sotto una voce tranquilla e un fisico da fotomodella mancata. In realtà per un po’ ha sfilato, ha anche partecipato a una selezione per Miss Mediterraneo – era il 2009 a Roseto, in pratica una vita fa, aveva 19 anni – poi il colpo di fulmine. Lei è di Bucchianico, in provincia di Chieti, studiava all’Università a L’Aquila, la sua vita faceva spesso tappa a Pescara dove incontra nella stagione calcistica 2011-2012 – quella della svolta – il bomber Ciro, arrivato all’Adriatico da predestinato. Lui, che a marzo del 2009 aveva fatto l’esordio in Serie A con la maglia della Juventus dando il cambio ad Alessandro Del Piero e sempre nello stesso anno a novembre aveva debuttato in Champions League sostituendo ancora Alex. Tutto già scritto? Assolutamente no, la storia in realtà deve ancora cominciare. Jessica, da dove partiamo? Come ha conosciuto Ciro Immobile? «A Pescara, ovviamente. Una sera quasi per caso e grazie a un amico comune. Eravamo in un ristorante, abbiamo fatto appena in tempo a dirci “Piacere Jessica, piacere Ciro” e lui è stato “assalito” dai tifosi che lo avevano riconosciuto, volevano gli autografi, farsi una foto con lui. Io non sapevo chi fosse, non masticavo calcio, non sapevo proprio niente di lui... Ma quella sera non ci siamo persi di vista, alla fine abbiamo fatto una passeggiata insieme, abbiamo mangiato un cornetto e siamo stati a parlare fino all’alba. Lo stesso il giorno dopo e l’altro anche, e così non ci siamo più lasciati». Lei all’epoca andava all’Università, era una ragazzina? «Sì, studiavo Scienze dell’Investigazione a L’Aquila. Vivevo lì, non potevo fare su e giù da casa mia, io sono di Bucchianico vicino a Chieti. Mi sono trasferita a settembre del 2009, di notte la terra tremava dopo il terremoto di aprile. E ogni tanto lo fa ancora, ci si abitua». Ma voleva fare la criminologa? «È un mondo che mi affascina, in tv vedo tutte le serie. Adoro il mistero, i segreti. Non mi fanno paura. Ma poi Ciro si è trasferito, eravamo già insieme da un po’, ho dovuto interrompere gli studi. Mi mancano quattro esami alla laurea triennale e chissà che prima o poi non riesca a completare il mio corso universitario. Ora non ce la faccio proprio, non ho il tempo, sono lontana, in futuro, chi può dirlo...». Avete bruciato le tappe, insieme, lei e Ciro: la prima figlia nel 2013, le nozze nel 2014 a un soffio dai Mondiali in Brasile, un’altra figlia nel 2015. «Noi siamo felici così, non potrei chiedere di più». Le dico una serie di città sparse qua e là: Torino, Siviglia, Dortmund, Genova, Pescara da dove tutto è iniziato e Roma dove siete adesso. Non si ferma mai? «No, dove va Ciro vado io. L’ho sempre seguito, abbiamo vissuto subito insieme». Le piace viaggiare? «Diciamo di sì, mi piace. In assoluto preferisco l’Italia, il mio Paese, lo amo tutto. Poi anche all’estero sono stata bene, ovviamente dipende se uno ci va per hobby o se vai per lavorare. Ma io sono una che si adatta, se devo stare in un posto vivo la città più che posso. Ecco, non... stravedo per i traslochi. Tutti quei pacchi e pacchetti da fare, catalogare, sistemare, chiudere e poi riaprire per rimettere su casa... E ogni anno aumentano, poi da quando non siamo più due sono aumentati: non si sa di quanta roba abbiano bisogno le mie figlie, eppure sono così piccole. Ma si fa, perché è la vita. Ora l’ultimo trasloco a Roma è stato duro, ma ce l’abbiamo fatta. Anzi, c’è ancora qualcosa da mettere a posto in casa». Ora Ciro gioca nella Lazio: lei per quale squadra tifa... «Io tifo per Ciro, voglio che lui ottenga il massimo dalla sua carriera. Che non abbia rimpianti e sappia di aver fatto tutto il possibile per realizzare il suo sogno. La mia squadra è Ciro e voglio che vinca sempre». Lei e il calcio? «All’inizio non capivo niente, poi ora ci ho fatto un po’ l’abitudine. Vado allo stadio a seguire le partite appena posso, perché Michela e Giorgia sono impegnative, la piccola è terribile, l’altra è l’opposto. Da chi ha preso? Da me no sicuro, io sono abbastanza calma... Crescerle è bello, ma costa fatica, e io sono sempre stata sola, la mia famiglia è in Abruzzo. Roma? Bella, grande. Sono stata già all’Olimpico e ci tornerò. Sono andata anche in trasferta a Verona». Lei e lo sport? «Poco in comune. Ne faccio poco, anzi per niente. Da piccola ho studiato ginnastica ritmica ma non era la mia strada, infatti ho smesso. Non vado in palestra, ci sono andata tre mesi a Siviglia ma perché non conoscevo nessuno e avevo tempo. Sono fortunata, sono magra di mio, assomiglio a mio papà e Michela è come me, mette i vestitini di una taglia più piccola. Appena le bimbe me lo permetteranno mi iscriverò per mettere su un po’ di massa muscolare, per tonificarmi dopo le gravidanze. Vado controcorrente, mica voglio dimagrire». Quasi criminologa, ex modella, un po’ ristoratrice e un po’ stilista: Jessica lei è tante cose in una. «Già, ora ho ideato una linea di abbigliamento, ha le iniziali mie e di Ciro, quest’estate ho realizzato parei e costumi da bagno, ora sto lavorando alla collezione successiva. Disegno gli abiti, mi è sempre piaciuto. Da piccola facevo i quaderni con i vestiti, disegnavo file di abiti sulle pagine. Mi sono lanciata in questo mondo, mi piace, mi sento portata, mi diverte. Vediamo come va. Poi il ristorante a Milano, in zona Brera, lo cura anche mio fratello Luca, è una bella avventura». Ciro calciatore lo conosciamo in campo, ma il suo Ciro è? «Speciale, semplice: riesce sempre a stupirmi con piccoli e grandi gesti». L’ultima volta che lo ha fatto? «Per il mio compleanno, eravamo al mare: mi sono arrivate rose rosse e champagne sullo yatch». Dicono che lei sia la nuova regina dei social, su Instagram ha 164 mila follower, un bel seguito: quando siete arrivati a Roma avete postato la foto del Colosseo, quando cercava casa ha chiesto aiuto. «Io e Ciro abbiamo un unico account, lo uso più io, ma senza esagerare. Voglio una vita normale». Durante gli Europei in Francia scriveva spesso post a Ciro... «Mi mancava, cosa c’è di male? L’amore è uguale per tutti. Mi rendo conto che per i calciatori ci sia più curiosità, che la privacy sia difficile da difendere: se i calciatori hanno la possibilità di diventare grandi, è anche perché i tifosi li amano, li seguono, quindi un po’ devono concedersi. Se uno diventa campione, oltre perché bravo, lo deve alla gente. Anche se...». Dica. «Spesso preferisco uscire da sola, mi sento meno osservata, vado in automatico. Invece se c’è Ciro ci fermano, è tutto diverso». Torna spesso a casa sua dai suoi in Abruzzo? «Roma-Pescara è un viaggio comodo, ma quando siamo stati a Siviglia li ho visti meno. Ma sono abituata così. A stare in un posto e a staccarmi dalle persone se è necessario. Anche quando ho partorito, Ciro è arrivato il giorno stesso e poi è ripartito, c’era il campionato». È successo anche quando vi siete sposati, a maggio del 2014: la Nazionale di Prandelli lo aspettava, no? «Già, ci siamo detti sì e il giorno dopo è partito. Così. Lo sapevamo, ma la festa è stata bella lo stesso, nel mio paese con tutti gli amici, Michela piccola piccola. Ci siamo sposati e poi è sparito...». Le è dispiaciuto? «No, giusto così, quel giorno me lo sono goduto in pieno. Era previsto che dovesse partire, era troppo importante la convocazione in Nazionale, Ciro l’aveva sognata. E all’Italia non si dice no». Ha avuto tre ct: Prandelli, Conte e Ventura. «Non ci sono preferiti, ma Ventura lo abbiamo avuto a Torino...». Non c’è due senza tre: prima o poi dovrà regalare a Ciro un maschio... «Per adesso direi di no. Ciro un po’ rosica se vede che altri amici hanno avuto un maschio. Ma io ho fatto due figlie una dietro l’altra, la prima me la sono goduta al cento per cento, ogni respiro, ogni momento, con la seconda è diverso, devo stare attenta, gestire le attenzioni altrimenti si ingelosiscono. Ciro è un papà adorabile con le sue signorine». Ma ha un sogno nel cassetto? «Personale o generale? Voglio essere realista, è ovvio che la pace nel mondo sia il primo pensiero di tutti, ma se penso a me dico che mi piacerebbe un giorno finire l’Università, vorrei farlo soprattutto per i miei genitori, vengo da una famiglia normale, loro hanno fatto tanti sacrifici per farmi studiare. Ecco vorrei laurearmi anche per loro». Un desiderio tutto per lei lo ha? «Sono sempre stata indipendente, ho cominciato presto a vivere da sola, la mia vita è cambiata a 21 anni, quando ho conosciuto Ciro. Ognuno di noi fa delle scelte, io rifarei tutto quello che ho fatto anche se ho bruciato le tappe. Ma sono felice, davvero felice. Più di così mi sembra impossibile». Francesca Fanelli