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 2016  ottobre 13 Giovedì calendario

UNA MAIL PER DIVENTARE SANTI


Dopo la spending review voluta da Papa Francesco per i processi delle cause dei santi (con tanto di tariffario nuovo di zecca) e il nuovo regolamento per il riconoscimento dei miracoli, i revisori dei conti della Santa Sede sono tornati nei giorni scorsi negli uffici della congregazione vaticana per verificare l’andamento delle finanze del dicastero. In Vaticano si riflette su come snellire ulteriormente l’iter burocratico della «Fabbrica dei santi», struttura che ogni anno riceve migliaia di documenti da tutto il mondo per la fase conclusiva dei processi di beatificazione e canonizzazione; l’ennesima sforbiciata a cui il Papa sta pensando riguarda, questa volta, le costosissime spedizioni internazionali da parte delle diocesi di tutto il mondo per far arrivare a Roma gli incartamenti necessari per i processi.
Un taglio che, grazie all’invio via email dei documenti o con il conferimento di incarichi a esperti del posto che possono studiare i documenti, potrebbe far risparmiare milioni di euro ogni anno alle casse delle conferenze episcopali. Tra queste anche quella indiana, protagonista di una spedizione postale da guinness dei primati: nei giorni scorsi in Vaticano è arrivato, direttamente dal Kerala (India), un camion contenente 18 casse da 100 chili l’una con i documenti riguardanti il «servo di Dio», l’arcivescovo Geevarghese Mar Ivanios Panickaruveetil, fautore dell’unione dei cristiani ortodossi siro-malankaresi con la Chiesa cattolica romana. In pratica, un pezzo da novanta per i cattolici indiani, per il quale sono state prodotte due tonnellate di carte scritte in un’indecifrabile lingua malayalam (più una versione in lingua inglese) spedite in Vaticano con posta ordinaria, anziché con posta diplomatica: questa scelta ha mandato in crisi anche la dogana italiana che avrebbe convocato nei propri uffici addirittura il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Cardinale Angelo Amato, per fargli sdoganare il materiale arrivato, con la richiesta di aprire le 18 casse in legno e verificarne il contenuto. Oltre all’impiccio burocratico (con i pacchi rimasti chiusi perché per la rottura dei sigilli era necessario un decreto firmato dal cardinale), si son vissuti anche attimi di paura in San Pietro, quando le forze dell’ordine italiane che presidiano la piazza hanno visto arrivare a due passi dalla basilica il camion con le due tonnellate di documenti. Un’allerta terrorismo immediatamente rientrata quando i poliziotti hanno verificato che si trattava di documenti, per lo più riguardanti un futuro santo indiano.
(Fabio Marchese Ragona)