Antonio Quaglio, ItaliaOggi 14/10/2016, 14 ottobre 2016
NEL 1965 FU CANDIDATO AL NOBEL PER LA LETTERATURA ANCHE GIOVANNI GUARESCHI
Ogni anno c’è chi si domanda:chi è stato il più grande «non-Nobel»della letteratura? Soltanto da pochi anni, infatti, la Fondazione Nobel ha cominciato a desecretare i suoi fascicoli d’archivio più vecchi di cinquant’anni. E lasciando perdere la ragioni della critica letteraria o le analisi geopolitiche, frale 3.005 nomination per 60 premi assegnati riservano una miniera di curiosità.
L’ultima è fresca di pochi mesi: nel 1965 fra i candidati ufficiali al Nobel (cioè quelli segnalati all’Accademia di Svezia danominatorqualificati) c’eraancheGiovanni Guareschi.L’autore della saga diDon Camillo(classificato a Stoccolma come «journalist») si ritrovò ai nastri di partenza con altri due non-Nobel italiani (Alberto MoraviaeGiuseppe Ungaretti) e con il controverso vincitore di quell’anno: il romanziere sovieticoMikhail Solokhov (con il premio alPlacido Donil Nobel intendeva rappacificarsi con l’Urss dopo lo strappo diBoris Pasternak, nel 1958). In lizza c’era,per la quarta volta,ancheGeorges Simenon, oggi considerato uno dei maggiori non-Nobel di sempre. Con Guareschi gareggiò anche il prototipo del non-Nobel moderno: l’Omero argentinoJorge Luis Borges, che correva già per la sesta volta consecutiva (dopo di lui gli ispanici latino-americani sono stati invece parecchio gratificati:Pablo Neruda, Gabriel Garcia Marquez, Octavio Paz e Mario Vargas Losa). Il 1965 registrò il primo tentativo noto diMarguerite Yourcenare il terzo diVladimir Nabokov, l’ottavo di Ezra Pound: tutti rigorosamente non Nobel.
Ma che ci faceva Guareschi in unacompetizione così cosmopolita e aristocratica, giocata fra accademie e ambasciate? Lo aveva indicato un personaggio che oggi dice ormai poco, ma niente affatto banale.Mario Manlio Rossiinsegnava allora filologia all’università di Edinburgo, dopo una vita politico-intellettuale complessa. Emiliano come Guareschi, era stato in gioventù vicino a personaggi comePapiniePrezzolini, prima di lunghe permanenze all’estero (soprattutto in Gran Bretagna, dove fu molto vicino allo scrittore irlandeseWilliam B. Yeats, Nobel 1923). Filosofo neo-platonico, anglista, studioso dell’esoterismo e della letteratura fantastica, Rossi è riemerso negli ultimi anni dal dimenticatoio in un contesto molto particolare: le tensioni politico-culturali in cui sarebbe in parte maturato l’assassinio del filosofoGiovanni Gentile, ad opera dei Gap fiorentini nel 1944.
La «candidatura Guareschi»(vedremo se ripetuta nelle prossime desecretazioni) è però ancora una storia da raccontare. Chissà se ha qualcosa a che fare con altre candidature italiane mai approdate al Nobel: quelle diBenedetto CroceeIgnazio Silone, cioè con i conti (seri) che la cultura italiana ha dovuto fare con se stessa e con quella europea dopo la parentesi del fascismo e la tragedia della guerra. Quel che è certo è che il «piccolo mondo» di Guareschi(non diversamente dalle inchieste del commissario Maigret)è stato ultra-tradotto e ultra-venduto nel mondo (20 milioni di copie).
La classifica dei non Nobelresta comunque saldamente capeggiata dal grande escluso dell’edizione di debutto del premio. Nel 1901Lev Tolstojera considerato il superfavorito, ma la scelta dell’Accademia di Stoccolma cadde sul poeta franceseSully Prudhomme: uno dei tanti premiati che non hanno lasciato traccia nella storia della letteratura.
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