Selvaggia Lucarelli, Il Fatto Quotidiano 12/10/2016, 12 ottobre 2016
CORONA, LA CADUTA DEL BANDITO PIÙ STUPIDO DEL MONDO
Il primo sospetto m’era venuto tre anni fa, quando Fabrizio Corona, durante la sua fuga, si fece geolocalizzare in Portogallo e non perché qualche turista italiano lo avesse visto a una serata “fado e dintorni” nella vecchia Lisbona, ma perché era scappato con il Tom Tom acceso come un pirla qualunque. Lì mi convinsi che poteva pure aver avuto le donne più desiderate del globo, che poteva pure aver guadagnato carriole di milioni di euro, che poteva pure avere migliaia di fan adoranti, ma Fabrizio Corona era e restava prima di tutto un fesso patentato. Anzi, neanche patentato. Poi ci sono stati i due anni di carcere e ho sperato che fosse cambiato. Intendiamoci. Non nel senso che fosse diventato un amante della legalità.
A questo ha creduto solo Maurizio Costanzo, che magari, alla prossima scarcerazione di Fabrizio, potrebbe organizzare il prossimo uno contro tutti chiamandolo “Uno contro tutti quei coglioni che pagano le tasse”. Ho sperato che almeno si fosse fatto furbo. Per quella povera donna della madre più che altro, che chiedere aiuto perfino a Barbara D’Urso, nella scala delle umiliazioni a cui ci si può sottoporre volontariamente, è seconda solo a dichiarare “Non avevo capito la mail”.
Invece Corona era uscito dal carcere più fesso di prima. E se pure quello fosse un reato, oltre all’intestazione fittizia di beni, avrebbero dovuto contestargli anche “l’intestazione fittizia di titoli” perché altro che “bad boy”, altro che “furbo”, “scaltro”, “carismatico”. Altro che astuto delinquente. Fabrizio Corona ha dimostrato ancora una volta di avere un’assoluta vocazione da delinquente ma di non possedere un talento smagliante nel delinquere. Di smagliante, in quest’anno di affidamento, s’è vista solo la sua dentiera. Per il resto, il genio del male, è riuscito a collezionare una serie di boiate che pure uno con furto di smalto rosso Kiko e di un dado vegetale sfuso in curriculum, avrebbe gestito con più astuzia.
Cominciamo dai servizi sociali. Ma io dico. Ci vuoi far credere di essere redento, di voler cambiare, di schifare la tua vita di prima e allora lavale due padelle da don Mazzi. Passalo l’anticalcare nelle docce almeno a giorni alterni. Lava le mutande a due ospiti della comunità. Almeno una canotta a don Mazzi. E invece niente, Corona è tornato subito alla vita di prima. Fuori dalla comunità inizia un tour di serate in giro per l’Italia che neanche i Ricchi e poveri ai tempi d’oro. Ora, non vuoi dichiarare i guadagni al fisco e ci sta.
Pure io mi vergognerei di dichiarare a gente in divisa che si suda 1.500 euro al mese, un milione e 700 mila euro di reddito l’anno guadagnati facendo selfie in discoteca al ritmo di “Andiamo a comandare”. Se però proprio non vuoi pagare le tasse, considerato che sei in affidamento e se ti beccano a scaricare Lost via Torrent rischi di tornare dentro, spieghi alla tua assistente che “la metà del cachet me lo dai via bonifico e il resto in contanti, poi il contratto lo stracciamo” lo dici al bar estraendo la batteria dal cellulare e inzuppandola nella crema catalana, non al telefono al primo Filippo Roma che chiama. Sono cose che ti insegnano al primo corso base “Delinqui facile”. Pure il nascondiglio per i soldi.
Io capisco che un milione e 700 mila euro in contanti dentro al porcellino cinese non entrino e che il controsoffitto potesse essere una buona idea. Anzi Fabrì, facci sapere il nome della ditta che te l’ha fatto questo controsoffitto perché quelli delle scuole, vuoti, vengono giù al primo ragno che ci cammina su, il tuo rimaneva stabile con 3000 banconote da 500 euro. Il punto è un altro. Tu fai tutta ‘sta fatica e poi al telefono, dopo il furto a casa della tua prestanome col controsoffitto coibentato, la prima cosa che le domandi è: “Hanno preso quella cosa? Hanno picconato il muro? Giura che non l’hanno presa!”. A parte che eri intercettato e magari potevi pure aspettartelo visto che uscito dal carcere hai evaso pure la tassa sull’ombra dei tuoi nuovi zigomi, mi domando chi volessi confondere dicendo “quella cosa” anziché “i soldi nel controsoffitto”.
Me li vedo i poliziotti che ti ascoltavano dire “Sarà preoccupato che non le abbiano rubato la palla con la neve di Saint Moritz”. E poi insomma, se non paghi le tasse sulle serate non postare le foto delle locandine su fb. Non ti far fotografare in barca. Non chiamare il tuo marchio “Si puede”, che poi uno ci legge il sottotitolo “fare quel che minchia voglio, tanto poi mi arrestano, io dico che sono drogato, psicopatico, dislessico, albino, sonnambulo e idrofobo e qualcuno mi fa uscire”. Insomma, ha ragione il suo avvocato Chiesa che in occasione del suo ultimo arresto ha dichiarato: “Se Fabrizio è un delinquente professionale, io cambio mestiere!”.
Corona è sì un delinquente, ma se fosse stato “professionale” e non un pirla conclamato, stasera sarebbe a Napoli o Bolzano a inaugurare un centro benessere, anziché in cella. E sì, prima o poi in carcere sarebbe tornato comunque, ma avrebbe salvato la faccia se non dal botox almeno dall’ennesima figura di quello che come gli uragani in giro da un po’ a far danni, alla fine è stato declassato da genio, a fesso del crimine.