Luca Sommi, Il Fatto Quotidiano 12/10/2016, 12 ottobre 2016
“LA CASTA DICE COSA VOTARE? DOBBIAMO FARE IL CONTRARIO” [Intervista a Carlo Freccero] – Nessun cittadino sano di mente rinuncerebbe al diritto fondamentale di essere soggetto attivo in una democrazia
“LA CASTA DICE COSA VOTARE? DOBBIAMO FARE IL CONTRARIO” [Intervista a Carlo Freccero] – Nessun cittadino sano di mente rinuncerebbe al diritto fondamentale di essere soggetto attivo in una democrazia. Dunque se una persona ambisce a pensare con autonomia critica, deve votare No a questa riforma costituzionale”. Carlo Freccero, consigliere di amministrazione della Rai e grande esperto di comunicazione, pensa in modo filosofico, quasi teoretico: non guarda solo alla riforma costituzionale, il suo pensiero vola più alto. Ascoltandola sembra di sentire quel “Penser c’est dire non” – pensare è dire no – del filosofo razionalista Alain, primo maestro di Jean-Paul Sartre. È molto adatto. Viviamo in un’epoca di post-democrazia, una fase storica in cui la democrazia è conservata formalmente ma svuotata di significato. La riforma vuol sancire questa post-democrazia, anche a livello formale. Primo: minori controlli sull’esecutivo. Secondo: una frattura netta tra maggioranza – si badi bene, maggioranza sancita dall’Italicum, quindi sostanzialmente minoranza nel Paese – e opposizione. Terzo: ridimensionamento del Parlamento, in quanto luogo di dibattito e di “senso”. Quarto: privare i cittadini del diritto a eleggere il Senato. In molti dicono che siamo in mano a una casta. Bene. Se la casta chiede di votare Sì, dobbiamo fare il contrario, votare no. Ora sembra che Renzi non si dimetterà neanche se dovesse perdere il referendum. Matteo Renzi non è stato eletto, dunque non è tenuto a mantenere la parola data perché non ha dato nessuna parola. Si muove solo al ritmo dei sondaggi, per cui dice una cosa e subito dopo la smentisce, forte del fatto che nella comunicazione non c’è memoria. Pensiamo alla televisione: non lascia memoria. E sul pubblico che non ha capitale culturale incide ancora profondamente. La Costituzione è da cambiare? Secondo il premier la Costituzione è diventata un reperto archeologico da rottamare, perché si oppone alla governabilità, che oggi altro non è che la velocità del Paese ad adeguarsi alle direttive dei grandi gruppi economici, finanziari e bancari. Recentemente molti dei maggiori centri di potere internazionali sono intervenuti mostrando la loro preoccupazione per una possibile vittoria del No. Uno spiegamento di forze mai visto. Il premier dice che l’Italia è ripartita. Renzi ha una visione del futuro estremamente ottimistica: il futuro invece, mai come adesso, è una pattumiera, e non solo a livello ecologico. Per lui il futuro è il nuovo. Ma il “nuovo” non è il futuro, è solo una categoria di marketing. Confonde il futuro con il nuovo, il futuro con la tecnologia. Cosa pensa della riforma del Senato? Se si vuole abolire il Senato lo si abolisca del tutto, punto. Invece qui cosa accade? Che il Senato non lo votiamo più noi, però lui vota ancora delle cose: un disastro. D’altronde questa riforma nasce dal delirio post-elettorale del 41%. Renzi però non è il primo premier a voler cambiare la Carta costituzionale. Sì, anche Berlusconi sosteneva che la Costituzione era un reperto archeologico da cambiare. Parte da lui questa necessità di governabilità, questa esigenza di togliere potere ai cittadini. Però Berlusconi era più duro con i poteri forti, Renzi invece cede sempre. Renzi è peggio di Berlusconi? Mi limito a dire che ogni epoca ha il suo peggio…