Vittoria Puledda, la Repubblica 12/10/2016, 12 ottobre 2016
LA NUOVA VITA DELLA FAMIGLIA LIGRESTI LONTANO DALLE ASSICURAZIONI
Dell’antica passione di don Salvatore per il mattone restano tracce significative nello skyline di Milano, a Citylife e non solo; delle assicurazioni è rimasta l’impronta della sigla più antica, la Sai, nel nuovo marchio nato dopo la fusione con Unipol.
Per il resto, la nuova vita della famiglia Ligresti, in questi anni di vicende giudiziarie che hanno visto ieri a Torino la condanna per falso in bilancio e aggiotaggio informativo per Salvatore e Jonella, è trascorsa su binari molto più discreti e con percorsi autonomi. Anche dal punto di vista legale. Di Paolo, cittadino svizzero che vive a Lugano, si racconta che faccia una vita molto tranquilla e spesso vada ad accompagnare i figli a scuola; nel dicembre scorso era stato assolto perché il fatto non sussiste (anche in questo caso l’accusa era di falso in bilancio e aggiotaggio) ma proprio di recente, all’inizio di settembre, la Procura Generale di Milano ha impugnato l’assoluzione di primo grado con rito abbreviato, per cui si andrà in appello.
Quella che ha voltato pagina da più tempo è Giulia Ligresti. Dopo il patteggiamento della pena a Torino (2 anni e otto mesi) e un periodo trascorso in carcere, Giulia è tornata almeno in parte ai suoi vecchi amori: la moda e il designer. Si occupa di pelletteria (e non solo, specifica raggiunta al telefono, mentre fa i compiti di matematica con il figlio), non vuole parlare della sua nuova vita ma nel settore era già presente, con alterne fortune, ai tempi in cui era presidente di Premafin. In profondo rosso, la sua Gilli (borse e pelletteria di lusso) è costata consulenze importanti al gruppo Ligresti, tra l’altro per la campagna della “borsetta assicurata”, mentre la sua Gilli Communication aveva avuto contratti milionari per realizzare le campagne pubblicitarie. Da un paio di anni ci sta riprovando come stilista; nel frattempo frequenta molto le palestre, in particolare i corsi di yoga.
E una vecchia passione, anche per Jonella, troneggia sulla pagina Facebook della figlia forse più simile a don Salvatore, per grinta e determinazione (si è fatta il periodo di carcerazione più lungo). Ebbene, un paio di settimane fa, il 28 settembre, sul suo profilo ha condiviso un link, un articolo che parla della prole (spesso premiata) del suo amato cavallo Toulon, che svetta con una foto gigante. Il cavallo a sua volta è una vecchia conoscenza per le finanze della Fondiaria: anche in questo caso, qualche milione in sponsorizzazioni nel corso degli anni. Ma se è rimasta la passione, di cavalli di proprietà nella vita di Jonella non c’è più traccia. Piuttosto, da qualche tempo la primogenita dei Ligresti ed ex presidente di Fondiaria ha un’occupazione completamente nuova: accanto alla figlia – proprietaria insieme ad altri soci – gestisce una sorta di paninoteca che orecchia nel nome la catena alimentare famosa in Gran Bretagna: Pret a panin, in questo caso. Lasciata da poco la vecchia sede proprio accanto all’albergo Atahotel di viale don Sturzo (un tempo sempre del gruppo Ligresti) il bar-ritrovo ha trovato una nuova collocazione ancora più in centro. Spesso ci si vede Jonella, che del resto ha seguito personalmente anche un gran numero di udienze a Torino.
Molto defilato e stanco il vecchio Ligresti: nato nel ‘32 a Paternò, l’uomo che ha fatto il bello e il cattivo tempo nella Prima repubblica ormai si vede di rado in giro, se non nei pressi di casa.