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 2016  ottobre 12 Mercoledì calendario

LA PERONI PASSA AI GIAPPONESI DI ASAHI

L’AZIENDA RASSICURA: LA BIONDA CONTINUERÀ A ESSERE PRODOTTA NEGLI STABILIMENTI DI ROMA, PADOVA E BARI–

Dal Sudafrica al Giappone. Ora è definitivo: Peroni, l’italianissima «bionda», dopo un anno di trattative, cambia padrone e passa ai giapponesi di Asahi. È uno degli effetti collaterali delle nozze del secolo nel mondo della birra tra Ab InBev e SabMiller. Dalle nozze tra il primo e il secondo operatore mondiale nascerà il primo colosso mondiale del settore, un gigante da 104 miliardi di dollari, con un fatturato doppio dell’attuale terzo in classifica, Heineken. Ma per arrivare al fatidico sì, per motivi Antitrust, la Anheuser-Busch InBev ha dovuto cedere alcuni gioielli del tesoro di SabMiller. Tra questi, appunto, la Peroni, nata a Vigevano nel 1846. Fino al 2003 era stata in mano a quattro famiglie: Mondello, Martinelli, Natali e, appunto, Peroni. Quindi il passaggio al gruppo aglo-sudafricano, che l’ha lanciata sulla scena internazionale. Oggi l’ulteriore salto alla Asahi dove sono confluiti - sempre da SabMiller - anche il marchio olandese Grolsh e l’inglese Meantime, in tutto per 2,55 miliardi di euro.
Il passaggio arriva a valle di un bilancio, chiuso il 31 marzo, in cui Peroni ha registrato ricavi in crescita del 3,5% a 360 milioni di euro e soprattutto utili balzati del 160% a 21,5 milioni.
Se per Peroni è la conferma di una via dell’estero già intrapresa con SabMiller, per Asahi le acquisizioni rappresentano un arricchimento di marchi da inserire nel segmento alto della propria offerta in patria e un salto decisivo in Europa, dove fino a poco tempo fa non era nemmeno presente. Non per nulla il presidente di Asahi Group Holdings, Akiyoshi Koji, parla di «giorno memorabile per la nostra azienda». E si dice convinto che «lavorando insieme saremo in grado di far crescere il nostro business servendo sempre meglio i nostri clienti e i nostri consumatori». Lavorando insieme con chi? Con Peroni naturalmente che, dal canto suo, per bocca del direttore generale Neil Kiely, conferma il legame «indissolubile» con l’Italia. «Birra Peroni - spiega - è parte integrante della tradizione e della cultura industriale di questo Paese».
La birra, consacrata dagli spot con Solvi Stubing e con le «bionde» che si sono succedute dagli Anni 60 a oggi, continuerà a essere prodotta negli stabilimenti di Roma, Padova e Bari, assicurano dall’azienda, «rifornendosi del malto italiano dalla sua Malteria Saplo di Pomezia, proprio come avvenuto finora». Insomma, «continueremo a investire nella nostra filiera», garantisce Kiely, che guida il gruppo che impiega 700 lavoratori. Con Peroni, unito agli altri marchi, Asahi punta a crescere. «Questo giorno rappresenta l’inizio di un percorso che, sono sicuro, ci porterà a essere tra le migliori aziende birraie al mondo», dice l’ad di Asahi Europe, Hector Gorosabel. Convinto che il gruppo giapponese abbia «i marchi, l’agilità e soprattutto le persone in grado di rispondere in maniera eccezionale» anche all’accresciuta esigenza dei consumatori.
Asahi («Sole nascente», la traduzione letterale) è una multinazionale nata nel 1889 come Osaka Beer Brewing Company Komakichi Torii con uno scopo: creare una birra originale giapponese. È il marchio numero uno nel suo paese, dove però il consumo di birra è stagnante. Per crescere, secondo gli analisti, il gruppo punterà sempre più sul Sud Est asiatico e sull’Australia, oltre che sull’Europa. E i nuovi marchi, con Peroni in prima linea, renderanno il compito meno arduo.