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 2016  ottobre 12 Mercoledì calendario

REINA: «IL MIO NAPOLI VA OLTRE MILIK» – Nazionali, croce e delizia. Pepe Reina è contento di far parte del gruppo di questa nuova Spagna che promette bene, è felice che ci sia anche Callejon e più che soddisfatto per i 4 punti rimediati tra Italia e Albania

REINA: «IL MIO NAPOLI VA OLTRE MILIK» – Nazionali, croce e delizia. Pepe Reina è contento di far parte del gruppo di questa nuova Spagna che promette bene, è felice che ci sia anche Callejon e più che soddisfatto per i 4 punti rimediati tra Italia e Albania. Però gli rode parecchio per quanto successo a Milik: insieme al legamento del polacco sono saltati anche tanti gol e le buone sensazioni accumulate in questi primi mesi di competizione. Pepe però ha spalle e sorriso larghi e dice no al vittimismo. «L’infortunio di Milik è un grande dispiacere. È un problema perché stava facendo benissimo però bisogna guardare avanti, augurargli una pronta guarigione e stargli vicino. A livello tecnico vediamo cosa pensa Sarri: c’è Manolo (Gabbiadini, ndr) e altri giocatori che si possono adattare. Abbiamo una grande rosa, troveremo una soluzione». Lei si mostra fiducioso, prima della pausa però le parole di Sarri e la sua presunta resa (quando c’era ancora Milik) hanno alzato un bel polverone. «Ha parlato in un certo modo per toglierci pressione. Sono sicuro che non pensa ciò che ha detto. È chiaro, e lo sanno tutti, che la Juve è la strafavorita al successo in campionato e sarebbe una sorpresa se non vincessero il titolo, però noi lotteremo fino alla fine e non ci daremo mai per vinti». È un po’ presto per mollare. «Prestissimo. Se dovessimo pensare che hanno già vinto allora meglio spegnere la luce, chiudere la porta e andar via. È chiaro che parlare dopo una sconfitta è sempre difficile e ancor di più in una realtà come quella di Napoli dove ci sono grandi e rapidi cambi d’umore. Però ripeto, ho la speranza di poter lottare per lo scudetto, anche senza Milik». Proprio perché Napoli è così suscettibile ai cambi d’umore bisognerebbe prestare massima attenzione alle parole no? «Chiaro. E per questo sono convinto che Sarri non ha detto quelle cose con l’intenzione di arrendersi, quanto con l’idea di mettere pressione alla Juve e togliere responsabilità a noi. Non bisogna ingannarsi: i favoriti sono loro. Trovi qualcuno che dica che la Juve non è la prima candidata al titolo. La realtà è questa. Hanno speso 140 milioni di euro, hanno tolto un giocatore fondamentale alla Roma e un altro al Napoli, hanno costruito una squadra molto più competitiva di quella dello scorso anno che non era esattamente scarsa. Però, arrendersi? Mai nella vita. Dobbiamo lottare in ogni gara». Come ha vissuto l’addio di Higuain? «La sua cessione ci ha permesso di prendere diversi giocatori che completato una squadra che l’anno scorso era già molto buona. Siamo migliorati, poi è chiaro che quanto successo a Milik cambia le cose. Quello del Pipita è stato un sacrificio inevitabile. Se viene qualcuno e paga la clausola il club può fare poco». A meno che il giocatore voglia restare. «Certo. Ma è difficile. Higuain ha fatto delle richieste che sono state rifiutate ed è andata come è andata. Ora bisogna girare pagina e guardare avanti con fiducia nella gente che c’era e in chi è arrivato, con o senza Milik». Morata ha detto no al Napoli per lealtà nei confronti della Juventus. «Rispettabile e onorabile, senza dubbio. Se il Pipita se n’è andato è chiaro che non la pensa come Morata». Condivide le lamentele per gli arbitraggi? «Io credo nella buona fede e le squadre con signorilità non devono parlare degli arbitri. Il presidente Preziosi aveva detto che noi ci lamentavamo, alla partita dopo è stato lui a farlo. Nel calcio chi non piange non mangia, si dice in Spagna. Beh, io preferisco restare in silenzio e lavorare. Gli arbitri si sbagliano, a volte ti va bene, altre male. È vero che noi quest’anno siamo stati sfortunati e che potremmo, dico potremmo, avere 4 punti in più ma non è così e basta. I conti si fanno alla fine e chi vince lo fa per meriti propri». Come vede il Napoli in Champions? «Molto bene. Vogliamo qualificarci in un gruppo complesso e da lì continuare ad avanzare. Ho grande, grande fiducia nel fatto che faremo un’ottima Champions. Non possiamo più accontentarci di divertirci, giocare il girone, uscire, tornare in Champions, e via di nuovo così. Dobbiamo essere ambiziosi e credere in noi stessi». Mi fa pensare a Simeone e al suo Atletico: anche il Cholo ripete sempre che lottare per la Liga è impossibile, cosa che in Spagna gli perdonano al contrario di quanto successo con Sarri, e prova con continuità a conquistare la Champions. Vi suona la cosa? «L’obiettivo è difficile però è chiaro che rispetto al campionato il cammino è molto più breve. Arriviamo agli ottavi e vediamo. Se stiamo bene in 180’ ce la possiamo giocare contro chiunque. Possiamo battere tutti così come possiamo perdere con tutti». L’Atalanta, senza andare troppo lontano. «Appunto. Può sembrare un gran luogo comune però noi dobbiamo pensare a una partita per volta». Eccoci al «partido a partido», il mantra del Cholo. Un altro indizio del vostro modo d’interpretare la stagione? «Nel calcio per me questo è l’unico modo di vedere le cose e far rendere al meglio una squadra. Tranquilli, senza mettere obiettivi che appesantiscano i giocatori sotto responsabilità eccessive. Poi i conti li faremo alla fine. Quindi ora sotto con la Roma». La partita giusta per ripartire? «Chiaro. In casa dobbiamo farci forti, sfruttare l’appoggio del San Paolo e imporre la nostra mentalità con chiunque». Un po’ come fa la Spagna, anche in trasferta. «Esatto. A Torino abbiamo dimostrato grande personalità. Il bilancio finora è positivissimo. Con l’Italia un pari che ci sta un pochino stretto, con l’Albania dominio dall’inizio alla fine. Lopetegui è con noi solo da 3 mesi ma i segnali sono ottimi. Nelle due sfide abbiamo cambiato sistema di gioco, si sono viste cose positive, lo spirito è quello buono. Buono assai».