Giuseppe Fumagalli, Oggi 5/10/2016, 5 ottobre 2016
LA SCUOLA IN ROMANIA, LE RAPINE IN ITALIA
Firenze, ottobre
Altro che Dracula e vampiri. La Transilvania, al centro della Romania, oggi è sede di un’Accademia della rapina, in cui si formano i delinquenti che da anni stanno mettendo a ferro e fuoco tutta Europa, Italia compresa. La scuola, le sue sedi e i suoi docenti sono rimasti in parte sconosciuti. Ma gli inquirenti rumeni, grazie all’aiuto dei colleghi italiani, hanno scoperto il vademecum che viene consegnato ai nuovi iscritti e che Oggi ha potuto leggere in versione integrale. «Queste regole», è scritto nell’introduzione, «sono frutto di un’esperienza ventennale. Abbiamo avuto oltre cento condanne, abbiamo imparato dai nostri errori e sappiamo che tutti i criminali pensano di essere intelligenti ma solo il 10 per cento arriva al successo».
TRE MESI DI FORMAZIONE
È una lettura sconvolgente, poche pagine, che bastano però a tracciare il profilo di una legione straniera del crimine. Una scuola durissima con regole e programmi di stretta ispirazione militare e un piano formativo che in 90 giorni permette di sfornare un delinquente pronto a tutto. Un soggetto abile e arruolato per commettere ogni genere di reato, con una preparazione specifica per l’assalto a ville, negozi e banche. Col pelo sullo stomaco per affrontare scontri, sparatorie e fughe sul filo dei 200 all’ora. E, in caso di arresto, col carattere e la furbizia necessari per passare attraverso carcere, interrogatori e processi, sempre atteggiandosi a vittima della società, limitando al minimo danni e condanne.
«I giudici capiscono gli errori umani, fatevi vedere pentiti», è il consiglio, «ditegli che siete passati attraverso orfanatrofi, droga e alcol, ammettete lo sbaglio e mostratevi dispiaciuti».
Il tutto senza mai violare il primo comandamento: «Non tradire, se fai un errore ne rispondi solo tu, non coinvolgere i membri dell’accademia».
L’INTUIZIONE VINCENTE
Che certi colpi non potessero essere improvvisati, ma fossero pianificati su scala europea da una rete di professionisti, lo hanno capito prima di tutti a Firenze. La svolta avviene alla vigilia di Natale 2013. Una gioielleria di via Tornabuoni viene svaligiata da una banda. Gli agenti recuperano i filmati delle telecamere e rimangono a bocca aperta. Nel video si vedono irrompere quattro uomini a volto coperto. Due, armati di mazza ferrata, demoliscono vetrate e vetrine blindate. Gli altri due raccolgono gioielli e orologi di marca e infilano tutto in un sacco. Esecuzione perfetta e tempi record: 41 secondi in tutto. È la prova di preparazione e affiatamento non comuni.
INDAGINE EUROPEA
L’episodio è allarmante ma Giuseppe Creazzo, capo della Procura, la Pm Christine Von Borries e il capo della Mobile Giacinto Profazio hanno in mano molto poco. Quel poco, un’impronta, alcune targhe sospette e tabulati telefonici, decidono di condividerlo con la polizia rumena. L’idea è buona. I dati permettono di identificare e bloccare due bande dirette in Italia. Una terza punta su Londra ma, grazie a una soffiata partita da Firenze, Scotland Yard riesce a catturare gli autori di un colpo da 1 milione e 200 mila sterline. Le indagini imboccano la pista giusta e in due anni portano all’emersione dell’iceberg. Una formazione con oltre 300 rapinatori e un palmares di colpi milionari tra cui la spaccata del maggio 2013 all’orologeria Frank Müller di via della Spiga a Milano. Scattano decine di arresti in tutta Europa, quattro componenti su otto della banda di via Tornabuoni finiscono in carcere e durante una perquisizione della polizia rumena salta fuori il Vademecum che rivela l’esistenza di un’accademia del crimine.
DISCIPLINA MARZIALE
In un’organizzazione che non ammette drogati, barboni, alcolizzati, giocatori d’azzardo, gay e pedofili, ma solo uomini sani, età tra i 18 e i 26 anni, peso minimo di 55 chili e altezza dal metro e 60 in su, la chiave è la disciplina. «Ogni svago è proibito», prescrive il manuale, «non possiamo fare pettegolezzi e dobbiamo sembrare poveri anche se siamo milionari».
Tutte le risorse fisiche e psichiche vanno indirizzate all’addestramento. «Se sarai allenato», è scritto, «non riusciranno mai a prenderti». Le prove pratiche servono ad apprendere le tecniche di attacco e difesa, a saltare al volo su autobus, treni o metro, a tenere a bada fame, sete e bisogni fisiologici, a usare pugnali e armi da fuoco. A monte andrà, però, curata la condizione fisica. Ogni giorno il cadetto dovrà fare 10 chilometri di corsa, 200 flessioni, esercizi con mazze e martelli, raccogliere oggetti in velocità e imparare a togliersi i vestiti in corsa: «Devi essere un maestro dei travestimenti, cambiarti in 10 secondi», è la regola, «e far per perdere le tue tracce».
I CATTIVI MAESTRI
In pagine e pagine di prescrizioni c’è anche una nota a sfondo sociale: «La colpa per la situazione in cui ti trovi», è spiegato nel testo, «è dei tuoi antenati. Erano schiavi, avevano paura di sollevare le loro teste e combattere. La differenza tra te e loro è che tu hai avuto il coraggio di alzare la testa». Operazione che comporta alcuni «rischi professionali, come prigione, incidenti stradali o sparatorie» e impegna l’aspirante rapinatore a giurare fedeltà all’Accademia e «a difenderla con la sua stessa vita».
Se fuori qualcosa andrà storto amen, «la prigione non ti uccide», dice la guida, «è solo un’altra accademia e noi saremo dietro di te». Il peggio è se il candidato tradisce l’organizzazione: «Gli errori sono stabiliti dalla commissione», recita il testo, «e possono essere scontati con un pagamento in grammi o chili d’oro a seconda della gravità. Speriamo non si verifichino errori irreparabili perché in quel caso applicheremmo le regole non scritte».
Giuseppe Fumagalli