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 2016  ottobre 05 Mercoledì calendario

Rino Bonifacio: «Ho portato l’ecstasy in Italia»

Per la sua gente è l’Élite, per gli amici d’infanzia è ’O Milanese, per tutti, ma soprattutto per la polizia, Rino Bonifacio è un ex boss del narcotraffico. Alla fine degli anni 80, ha conosciuto a Ibiza l’ecstasy e l’ha portata in Italia. Per primo. Finisce in galera, esce e va in Colombia, dove il suo rango criminale cresce. Tratta con i cartelli di Cali e di Medellín, vive una storia d’amore con la nipote di Pablo Escobar e sommerge Milano di cocaina. Ne ha importato tonnellate. Poi nel 1996 l’arresto. Condannato per associazione e traffico internazionale di droga, ha scontato 18 anni di carcere dei 27 previsti. Ora è libero e non si pente di nulla. Sono nato ladro. Ma per l’occasione – si confessa Bonifacio – Per divertimento. Eravamo ragazzini, a Napoli”. Perché la chiamano l’Élite? Perché amavo il lusso e volevo arrivare sempre più in alto. Mio padre faceva l’autista di autobus, mia madre le pulizie nelle case. Arrivavano la sera stremati. Io non volevo dipendere da nessuno, quindi ho cominciato a lavorare nei locali di Milano, dove organizzavo spogliarelli maschili: li ho portati io in Italia. Ha portato in Italia anche altro: l’ecstasy… Ho conosciuto a Ibiza una droga che non era droga, anzi era la pastiglia della felicità. Cambiava l’umore delle persone, che diventavano socievoli, brillanti, divertenti. Se entravi in discoteca e c’era qualcuno che si era fatto di ecstasy lo vedevi subito. Allora l’ecstasy si trovava facilmente in Olanda. Andavo, l’acquistavo e la rivendevo nelle discoteche di Riccione. A quanto la vendeva? Una pasticca mi costava 10 mila lire, io la rivendevo a 50 e in discoteca anche a 150. Quanto ci ha guadagnato? Tanto, ma i soldi entravano e uscivano. Una volta sono arrivato in discoteca e davanti a tutti mi sono tolto un Rolex e l’ho regalato al parcheggiatore: “Tieni, parcheggia”. Così, un colpo di testa. Ora per farsi notare ci sono i social network, è molto più facile. Qualcuno l’ha notata, tanto che nel 1991 l’arrestano. Mi sono fatto cinque anni di carcere, anche al 41 bis. Sono uscito e sono andato a Ibiza. Ero stanco. A Ibiza ha ricominciato subito le sue attività illegali… Ho cominciato a viaggiare, compravo barche a Miami e le rivendevo in Europa. Andavo spesso anche in Colombia, dove ho conosciuto persone che esportavano grandissimi quantitativi di cocaina. Si sono fidati di me e ho riaperto un nuovo mercato in Italia. Coprivo soprattutto Milano. Facevo arrivare la droga nelle navi, nascosta in blocchi di marmo, attraverso la tecnica del carotaggio. Usavamo lo stesso marmo impiegato per costruire il Tribunale di Bogotà. Il marmista era in difficoltà economiche e noi… lo abbiamo aiutato. Ha mai sparato contro qualcuno? È capitato. Ma per difesa e per rispetto. Certe volte purtroppo le parole non bastano. E si è fatto capire? Mi sono fatto capire. Esiste ancora un processo a suo carico per omicidio a Napoli. Per un fatto del ’91, a fine mese ci sarà l’udienza. Ma sono tranquillo, non ci sono riscontri. Lei si è arricchito con la droga. Ha importato un quantitativo di cocaina pari circa a 14 miliardi di dosi. Ci sono andati sotto tanti ragazzi, molti sono morti. Oggi ne sente il peso? Ero in cima alla catena e ho commerciato un prodotto come un altro. L’alcool è legale. Il fumo è legale, però c’è sopra il timbro ‘nuoce gravemente alla salute’. Cosa avrei dovuto fare? Mettere pure io il timbro sulla cocaina? Lo Stato lo può fare, lo Stato può prendere per il culo, quelli che fanno questo mestiere no. Sì, è vero, la droga ha rovinato tanta gente… Mi dispiace, ci sono le comunità di recupero, come ci sono quelle per l’alcool. Ha un figlio adolescente, che non ha visto crescere. Se facesse le stesse scelte che ha fatto lei, si sentirebbe responsabile? Mi sentirei responsabile non perché l’ho spinto io, ma per il mio passato, per la mia fama… io provo a farlo rigare dritto, ma vedo che ultimamente non ci sto riuscendo. Non è credibile agli occhi di suo figlio come educatore? No, non è questo, ci sono serie tv che ti montano la testa con personaggi discutibili con cui i ragazzi vogliono immedesimarsi… che ci vuol fare, i ragazzi crescono così.