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 2016  ottobre 01 Sabato calendario

CORRUZIONE NEL CALCIO INGLESE, PARLA LA GOLA PROFONDA

«Ci avevo messo dieci anni per riprendermi dopo quella storia di Genoa-Venezia. Ero diventato l’uomo della valigetta e invece quel denaro era in una busta. Per molto tempo ho cercato di disinteressarmi del calcio, ma piano piano mi sono lasciato risucchiare. Quando si sono presentati questi signori che si erano qualificati come rappresentanti di una sussidiaria del gruppo indonesiano Bakrey, ho pensato che Dio si era ricordato di me, concedendomi un’altra chance». Whitefield, cittadina della Greater Manchester, a casa di Pino Pagliara, 61 anni, genovese cresciuto in Nuova Zelanda, l’uomo delle rivelazioni al Daily Telegraph, il giornale che ha condotto una lunga inchiesta sulla corruzione nel calcio con reporter mascherati da finti rappresentanti di un gruppo interessato alle terze proprietà. Pagliara fu squalificato per cinque anni per l’illecito sportivo di Genoa-Venezia dell’11 giugno 2005, in cui il club ligure pagò una tangente ai dirigenti della squadra avversaria per assicurarsi i tre punti e la promozione in Serie A.

LA DONNA «Erano credibili. Avevano biglietti da visita, carta intestata, denaro. Viaggi in business class, alberghi da millecinquecento sterline a notte. Il mio contatto fisso era una donna, poi c’erano altre persone che si alternavano, ma il riferimento era questa signora. Quando mi hanno avvicinato accennandomi delle terze proprietà, ho detto: “Ma perché non in Portogallo o in Belgio? In questi Paesi le regole sugli extracomunitari sono più morbide”. Siamo andati a parlare con i dirigenti del Louvain, retrocesso pochi mesi fa nella B belga. La cosa però non è piaciuta ai miei interlocutori. Mi hanno spiegato che il loro gruppo voleva affermarsi in un contesto come quello inglese. Erano insistenti su un punto: dovevo contattare gli allenatori per spingerli a collaborare. Mi hanno proposto un contratto da 450 mila sterline l’anno, più 70 mila per le spese, l’auto e percentuali sulle operazioni».

CELLINO «Abbiamo parlato con il Barnsley, poi abbiamo incontrato Cellino. Massimo ha loro fatto una controproposta “Non vado contro le regole, ma vi offro il 20% delle azioni del Leeds e partecipate agli utili. Il Leeds resta però fuori dal discorso. Al Leeds ci penso io”. Tempo dopo abbiamo incontrato un allenatore senza lavoro in un albergo vicino la stazione di St Pancras a Londra. A giugno ci siamo trovati con Harry Redknapp in un hotel di Myfair. Abbiamo cenato guardando una gara dell’Europeo. Hanno provato a convincerlo, ma lui ha risposto: “Comprate un club di Premier e fatemi diventare l’allenatore”. Più passava il tempo e più la cosa mi puzzava di bruciato. Una sera ho alzato la voce con uno dei miei interlocutori».

OTTO NOMI «Mi hanno definito la gola profonda, ma io a questa gente ho raccontato quello che volevano sentirsi dire. Ho mentito. Otto allenatori corrotti? Io non commento, però conosco bene l’Inghilterra e non è un paese pulito. Sono corrotti anche perché sono più ingenui. Ti guardano dall’alto in basso e non osservano quello che hanno sotto la loro cinta. Un allenatore di Premier non si corrompe facilmente, ma c’è un sottobosco più sensibile al denaro. I nomi? So che circola qualcosa su Twitter, personaggi importanti, ma aspettiamo di vedere che cosa pubblicherà il Telegraph».

HACKER «Oggi (ieri, ndr) ho scoperto che hanno hackerato il mio computer. Sono sparite molte mail. Una denuncia? No, non l’ho ancora fatta. Il mio ultimo contatto con il Daily Telegraph è stato quando mi hanno mandato una lista di 28 domande e mi hanno dato 9 ore di tempo per rispondere. Io ho chiarito tutto. Non temo nulla. Non ho commesso reati. Ma quella che pensavo fosse la mia seconda chance, mi ha affondato. Mia moglie, le mie figlie, le mie nipotine. Ecco, mi sono aggrappato a loro. Una telefonata al mio amico Luciano Moggi? No, non gliela faccio. Mi direbbe “Pino, che stupido sei stato a farti intrappolare così».

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Pino Pagliara sta raccontando la sua verità sulla storia della corruzione del calcio in Inghilterra, questione che ha provocato la reazione del governo britannico e sulla quale la polizia ha aperto un’indagine. Ieri Pagliara ha parlato anche con la Bbc che lo ha intervistato prima della Gazzetta. Nelle prossime ore il Daily Telegraph potrebbe fare altri nomi. Da giorni circolano quelli di personaggi importanti, qualcuno indicato come possibile erede di Sam Allardyce alla guida dell’Inghilterra, mentre in altri casi si accenna a campionissimi che si sono ritirati da qualche anno. Finora, oltre ad Allardyce, i nomi pubblicati dal Telegraph sono quelli di Tommy Wright – assistant manager del Barnsley, club di Championship -, Jimmy Floyd Hasselbaink – manager del QPR – e Erik Black, assistant manager del Southampton. Wright è stato esonerato. La posizione di Hasselbaink è in sospeso: il QPR vuole leggere il materiale fornito dal Telegraph prima di decidere. Su Black è in corso un’indagine interna da parte del Southampton. «Siamo determinati ad andare a fondo nella vicenda e siamo pronti a collaborare con la federazione», il comunicato dei Saints.
Il sistema della corruzione riguarderebbe la disponibilità da parte di manager ed assistenti, dietro pagamento di tangenti, nel favorire operazioni di mercato. I più sensibili al denaro sono i personaggi del sottobosco, ma anche ai livelli più alti il fascino delle bustarelle è forte. I personaggi coinvolti sarebbero britannici: non ci sarebbero manager italiani.