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 2016  settembre 30 Venerdì calendario

SQUINZI, CORDATA PER SFILARE IL SOLE 24 ORE ALLA CONFINDUSTRIA

Al vertice della Confindustria è guerra tutti contro tutti sul futuro del Sole 24 Ore. Oggi il cda del prestigioso quotidiano economico approverà i conti del primo semestre che l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio ha calcolato in perdita per oltre 30 milioni. La previsione per fine anno è di chiudere con un rosso di almeno 45 milioni che eroderebbe in modo letale il capitale sociale. Sarà inevitabile un aumento di capitale, e qui i grandi industriali danno il meglio.
Giorgio Squinzi, ex presidente della Confindustria che lo scorso aprile, un mese prima della fine del suo mandato, si è autonominato presidente del Sole 24 Ore, società (purtroppo per chi ci è cascato) quotata in Borsa, si è messo in testa un’idea meravigliosa: lanciare un aumento di capitale da almeno 100 milioni, 68 dei quali dovrebbe scucirli la Confindustria che non li ha. A quel punto interverrebbe una cordata di “coraggiosi” che, sacrificandosi, sfilerebbe il giornale all’attuale azionista di controllo, cioè al presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, eletto nella scorsa primavera anche grazie all’appoggio di Squinzi.
L’imprenditore del Vinavil, collante di grande efficacia per tenere insieme tutto fuorché i cocci del Sole 24 Ore, si è già rivolto ad alcuni colleghi accreditati di liquidità: Carlo Pesenti, Diana Bracco, Letizia Moratti e Marco Bonometti. Ha ottenuto risposte interlocutorie, anche se i soggetti sono stati scelti tra gli industriali interessati a sostenere un quotidiano economico inserito nell’alveo del post-berlusconismo targato Stefano Parisi.
Le mosse di Squinzi hanno mandato in bestia Boccia e portato al calor bianco lo scontro tra i due, iniziato proprio quando Squinzi si è autonominato al Sole, forse non fidandosi che Boccia avrebbe mantenuto la promessa fattagli in campagna elettorale. Boccia ha chiesto ai suoi legali un modo per far fuori Squinzi. Sarebbe pronto a sostituirlo con il vicepresidente Luigi Abete, da sempre nel cda del Sole e coinvolto nel progetto di fusione tra l’agenzia di stampa del gruppo, Radiocor, e la sua Askanews.
Sul piede di guerra c’è anche Del Torchio, che da settimane manda messaggi perentori al presidente e all’azionista del giornale. L’ex capo di Alitalia nei tre mesi passati al vertice del quotidiano confindustriale ha passato i conti al setaccio e sembra aver trovato di tutto. A 65 anni suonati ha detto di non essere disposto a chiudere una carriera di dignitoso successo fabbricando coperchi per le passate gestioni e foglie di fico per gli imbarazzi di Squinzi e Boccia.
Nei giorni scorsi ha ulteriormente chiarito la sua posizione: se gli azionisti e il cda continueranno a menare il can per l’aia potrebbe usare l’arma totale dell’azione di responsabilità contro i precedenti amministratori, in particolare l’amministratore delegato Donatella Treu e il presidente Benito Benedini. Quest’ultimo ha subito fatto sapere che di qualunque cosa venisse accusato sarebbe materia di cui Squinzi, che lo nominò al vertice del giornale, ha sempre saputo tutto.
Non solo: Del Torchio ha anche messo in chiaro che per lui è ormai improcrastinabile – insieme a una operazione verità sui conti, sui costi e sui rimborsi spese degli anni passati – la sostituzione del direttore Roberto Napoletano, che nei giorni scorsi ha spinto non a caso a rinunciare alla sontuosa buonuscita ad personam firmata da Benedini con la benedizione di Squinzi. Napoletano, in difficoltà, è andato a palazzo Chigi a chiedere aiuto a Matteo Renzi il quale, non disdegnando di avere quanti più giornali schierati per il sì, gli ha concesso parole di conforto. Ma Del Torchio ha minacciato le dimissioni immediate qualora i vertici confindustriali insistessero a tenere il coperchio ben calcato sul pentolone.
Sulle vele di Del Torchio soffia il vento della Consob e della Procura di Milano. I vigilantes del mercato finanziario dispongono di vari esposti presentati da più parti nel tempo. Ce n’è uno del presidente dell’Adusbef Elio Lannutti, datato 1 giugno 2016, che ipotizza l’aggiotaggio e il falso in bilancio. Voci insistenti, non confermate ufficialmente, parlano di un esposto anche del presidente del collegio sindacale Luigi Biscozzi. E proprio dalla Consob sembra che siano partite le segnalazioni d’ufficio alla Procura milanese, alla quale è arrivato nei giorni scorsi anche un esposto di Lannutti. Nei giorni scorsi sono iniziate le attività investigative. In sette anni di quotazione in Borsa le azioni del Sole 24 Ore hanno perso il 90 per cento del loro valore e il bilancio è sempre stato in rosso senza che gli accigliati censori della vita lussuosa dei loro operai battessero ciglio. Forse c’è un giudice a Milano.