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 2016  settembre 27 Martedì calendario

LO SCRITTORE CILENO IN ITALIA: “È IL MOMENTO DI CHIEDERSI: VOGLIO ESSERE UN CITTADINO O UN CONSUMATORE?” [Luis Sepúlveda] – Un incontro inaspettato per bambini di 9 anni

LO SCRITTORE CILENO IN ITALIA: “È IL MOMENTO DI CHIEDERSI: VOGLIO ESSERE UN CITTADINO O UN CONSUMATORE?” [Luis Sepúlveda] – Un incontro inaspettato per bambini di 9 anni. Si sono seduti accanto a Luis Sepúlveda, ospite della Fiera dell’editoria indipendente Liberi sulla carta, nel borgo di Farfa (nord di Roma), lo scorso 16 settembre. Lo scrittore cileno ha sfogliato con curiosità il lavoro fatto dai piccoli lettori della “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”. Occhi lucidi, ha ringraziato ogni alunno “per l’attenzione rivolta alla mia opera”, e gli insegnanti, che “lavorano in condizioni complesse, sottopagati, pur avendo l’immensa responsabilità di formare le future generazioni”. Ai bimbi attenti in prima fila Sepúlveda ha confidato che “leggere fa bene a tutte le età, insegna a immaginare e apre finestre sul mondo”. Cosa lega Sepúlveda e altri scrittori latino-americani all’Italia? Ci lega una storia comune, quella dell’immigrazione italiana in America Latina. Abbiamo tutti un po’ di sangue italiano nelle vene. Tanti aspetti della cultura, classica e moderna. Il neorealismo italiano ci ha fatto vedere il grande miracolo della vita, raccontando tutto, senza limitazioni. Un’innovazione, una fonte di ispirazione per molti di noi. Che sguardo porta sull’Italia di oggi? L’Italia vive una realtà che non è strettamente italiana, ma europea e mondiale. Al di là delle politiche attuate dalla destra o dalla sinistra per amministrare il paese, il problema è quello di un sistema che in generale non funziona. Credo che l’Italia sia anche di fronte ad un’altra sfida: immaginare uno stile di vita diverso, più umano e solidale. Gli italiani, ma non solo loro, si pongono una domanda legittima: “Cosa voglio essere io, un cittadino o un consumatore?” Quale eredità ha lasciato Gabriel García Marquez e quale direzione sta prendendo la letteratura del continente latino-americano? L’eredità lasciata da Gabriel García Marquez è un tesoro enorme che rappresenta solo una parte dello sviluppo della nostra letteratura. Hanno contribuito altri grandissimi scrittori – per citarne uno tra tanti Julio Cortázar – che hanno aperto una porta sul mondo. La letteratura latino-americana si sviluppa costantemente, in diverse direzioni, in una maniera meravigliosamente caotica e interessante. Quale rapporto ha con la tecnologia? Cosa vuol dire fare lo scrittore nell’era 2.0? Uso regolarmente internet, ho una pagina Facebook, un account Twitter. Sono solo strumenti utili per comunicare con i lettori. Non ti fanno scrivere meglio o peggio. Come ha detto con saggezza Umberto Eco: “Internet ha aperto la porta a milioni e milioni di cretini”. E aggiungo che adesso hanno anche l’opportunità di diventare famosi! È stato presentato come un ‘cileno errante’. Cosa vorrebbe dire ai profughi che giungono in Europa e a chi chiude loro la porta? Vivo nelle Asturie, in Spagna, dove mi trovo benissimo, ma mi sento parte di tanti altri posti ai quali sono legati. Mi autodefinisco un ‘cittadino di dove mi sento bene’. Mi sono profondamente allontanato dall’idea di patria, una parola che risulta un po’ oscena, limitante. Credo piuttosto che la natura dell’uomo sia il nomadismo. Spostarsi, guardare altre realtà, incontrare altra gente per generare un rapporto più universale, e non soltanto con chi fa parte della tua stessa tribù. Il dramma dei migranti è un’altra dimostrazione di un sistema che non funziona. Questa povera gente che sbarca a Lampedusa paga le spese di un intervento sbagliato delle potenze occidentali in una regione del mondo che prima aveva un equilibrio, seppur precario. Tutto è cominciato dopo l’11 settembre, la guerra in Afghanistan, l’invasione dell’Iraq e le successive avventure politico-militari in Libia e Siria che costringono milioni di persone a una sofferenza terribile. Crisi in Venezuela, scandali brasiliani e argentini. Come sta il continente sudamericano in questa post vague di sinistra anti-americana? Torniamo sempre allo stesso punto. Manca una grande dimostrazione di immaginazione per pensare in quale mondo vogliamo vivere. Il Venezuela ha fatto un esperimento politico con Chávez, ma un esperimento in un sistema che non funziona. Stessa cosa in Argentina, tornata ad un tempo che gli argentini credevano archiviato. Invece sono ripiombati in un momento terribile di ingiustizia sociale. Tutto questo è la conseguenza degli sforzi fatti per mantenere in piedi un sistema sbagliato, ma anche, della drammatica mancanza di intelligenza della sinistra. Secondo lei gli Stati Uniti sono ancora percepiti come la potenza ingiusta del mondo? Non credo più che sia così oggi. Nel 1971, all’Onu, il presidente Salvador Allende fece un intervento lungimirante. Denunciò il potere di corporazioni multinazionali che si sostituiscono alla capacità decisionale degli Stati, usurpandone la sovranità e indebolendoli. Oggi siamo nelle mani di un gruppo anonimo, invisibile che sta a Wall Street, nella City di Londra, nei grandi centri decisionali, influenzando ogni scelta, anche culturale. Questo è il vero grande problema del mondo attuale.