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 2016  settembre 27 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL CONFRONTO TV TRA TRUMP E HILLARY REPUBBLICA.IT Usa 2016, sbagliato il nome di Hillary nel biglietto d’ingresso al dibattito presidenziale Usa 2016, Trump attacca sulle mail e Hillary ammette: "Ho sbagliato" Hillary: Hillary: "Via le armi da fuoco", Trump: "Legge e ordine" Usa 2016, Trump: Usa 2016, Trump: "Hillary non ha la forza per essere presidente" Hillary: Hillary: "Basta con i privilegi ai ricchi", Trump: "Solo parole" Usa 2016, cyber-attacchi: Hillary attacca Putin, Trump Obama NEW YORK - I sondaggi istantanei danno un verdetto chiaro: il primo confronto tv lo ha vinto Hillary Clinton

APPUNTI PER GAZZETTA - IL CONFRONTO TV TRA TRUMP E HILLARY REPUBBLICA.IT Usa 2016, sbagliato il nome di Hillary nel biglietto d’ingresso al dibattito presidenziale Usa 2016, Trump attacca sulle mail e Hillary ammette: "Ho sbagliato" Hillary: Hillary: "Via le armi da fuoco", Trump: "Legge e ordine" Usa 2016, Trump: Usa 2016, Trump: "Hillary non ha la forza per essere presidente" Hillary: Hillary: "Basta con i privilegi ai ricchi", Trump: "Solo parole" Usa 2016, cyber-attacchi: Hillary attacca Putin, Trump Obama NEW YORK - I sondaggi istantanei danno un verdetto chiaro: il primo confronto tv lo ha vinto Hillary Clinton. Quello della Cnn, instant poll su un campione di telespettatori, dà la candidata democratica vincitrice al 62%. Fosse vero pure sui sondaggi normali, la partita sarebbe chiusa da oggi. Ma bisognerà aspettare qualche giorno, forse perfino settimane, per misurare un effetto "sedimentato" e capire se davvero il grande scontro ha potuto cambiare le sorti di questa elezione. Elezioni Usa 2016, primo faccia a faccia Clinton-Trump Il duello del secolo, con cento milioni di spettatori, non ha deluso le attese. Spettacolare, eccitante. Forse decisivo. Hillary Clinton aveva più da perdere, perché da lei ci si attendeva il massimo della competenza, della professionalità, ma doveva evitare di aggiungerci qualche tic di superbia, arroganza, presunzione. Ce l’ha fatta, con un controllo esemplare ha dato la sensazione di essere sicura di sé senza strafare. Donald Trump doveva evitare gli eccessi, doveva trattenersi dall’istinto dello showman, per apparire presidenziale, ed effettivamente si è contenuto. Ne esce un po’ meno "inverosimile" come presidente. Ha perfino dichiarato che accetterebbe una vittoria di Hillary, anziché ricorrere come fa di solito allo spettro delle elezioni truccate. DENTRO IL DIBATTITO - IL DUELLO CLINTON-TRUMP SU ECONOMIA, QUESTIONE RAZZIALE, SICUREZZA Nel merito, Trump è stato efficace quando ha attaccato Obama-Hillary per i trattati di libero scambio, le delocalizzazioni, la deindustrializzazione: era tutto cominciato molto prima di Obama, ma ai tempi di un certo Bill Clinton firmatario del trattato Nafta. È piaciuto di sicuro all’elettorato di destra quando alle tensioni razziali e al terrorismo ha risposto con lo slogan Legge e Ordine. Hillary: "Via le armi da fuoco", Trump: "Legge e ordine" Condividi Trump ha colpito nel segno descrivendo il Medio Oriente come un caos, e quindi assegnando un segno meno alla politica estera di Obama-Clinton. È riuscito a incarnare l’outsider, il non-politico, in una fase storica in cui queste figure sembrano avere il vento in poppa in molte parti del mondo. Interpreta l’umore di quella parte della nazione che pensa che l’America stia scivolando nello sfascio, nel disordine, nel declino. Usa 2016, Trump: "Tagli alla tasse e posti di lavoro come ai tempi di Reagan" Condividi Hillary ha dato il meglio di sé negli attacchi personali, diretti a screditare l’avversario. È stata cattiva quanto basta, senza strafare e senza concedergli nulla. Gli ha rinfacciato il rifiuto di pubblicare le dichiarazioni dei redditi (prima volta in 40 anni di presidenziali), imputandolo al fatto che "probabilmente non paga tasse federali". Lo ha inchiodato per la "bugia razzista" su Obama nato all’estero e quindi ineleggibile. Ha ricordato la misoginia di Trump, i ripetuti insulti alle donne. Ha contestato la ricetta economica del candidato repubblicano, meno tasse ai ricchi: "Ottima per la famiglia Trump ma identica a quella di George Bush che ci trascinò nella disastrosa crisi economica del 2008 da cui siamo usciti con Obama". Si è distinta per un’idea inclusiva della crescita economica: rialzo del salario minimo, università gratuita per i meno abbienti. Hillary: "Basta con i privilegi ai ricchi", Trump: "Solo parole" Condividi Quello che manca a Hillary è il carisma, la capacità di fare sognare che ha sempre avuto Obama, un’idea forte del futuro che gli speechwriter sappiano tradurre in immagini eccitanti. Trump ha il vantaggio di poterle dire: "Ci racconti queste cose da trent’anni, sei come tutti i politici, perché dovresti mantenere le promesse questa volta?" Come sempre Trump è stato avaro di dettagli sui suoi programmi, il suo messaggio agli americani è: fidatevi di me, ho avuto successo negli affari, quindi saprò rifare l’America grande. È un discorso che abbiamo già sentito. Non tutti gli americani capiscono l’impostura. Ma la prima reazione a caldo negli instant poll a tarda serata sembra dire che i trent’anni di esperienza di Hillary Clinton non sono un valore totalmente disprezzato, neppure nel clima "insurrezionale" che spesso ha segnato questa campagna elettorale anomala. REPUBBLICA.IT NEW YORK - Duro, caratterizzato da colpi bassi da tutte e due le parti, il primo dei tre dibattiti televisivi tra Hillary Clinton e Donald Trump. Un’ora e mezza di confronto serrato sui temi dell’economia, e in particolare dell’occupazione, dei rapporti razziali e della sicurezza, quella messa in pericolo dalla minaccia terroristica ma anche dalla pirateria informatica. Con stretta di mano all’inizio e alla fine, e in mezzo tante accuse reciproche. Usa 2016: la stretta di mano tra Hillary e Trump Condividi Trump, in blu notte con cravatta blu elettrico, ha riproposto la sua visione degli Stati Uniti come un Paese allo sfascio dopo otto anni di amministrazione Obama, arrivando a dire che gli Usa stanno "peggio di tutti gli altri Paesi al mondo". E ha insistito molto sul fatto che la candidata democratica rappresenta la vecchia politica, ha le mani in pasta da decenni e non ha fatto nulla per evitare che si arrivasse alla situazione attuale. Dopo il prevedibile attacco sulla vicenda delle mail, cui Hillary Clinton ha replicato ammettendo di aver sbagliato, il miliardario newyorkese ha fatto riferimento ai recenti problemi di salute dell’avversaria mettendo in dubbio la sua resistenza fisica di fronte agli impegni che dovrebbe affrontare come capo della Casa Bianca. Usa 2016, sbagliato il nome di Hillary nel biglietto d’ingresso al dibattito presidenziale Navigazione per la galleria fotografica 1 di 3 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Clinton, in completo pantalone rosso, ha affondato sul piano politico e personale, ricordando che l’imprenditore Trump ha iniziato grazie a un prestito di 14 milioni di dollari di suo padre, ha portato per ben sei volte i libri in tribunale e non ha pagato persone che avevano lavorato per lui. L’ha accusato di non avere un programma, di essere indaguato alla presidenza degli Stati Uniti. Non gli ha risparmiato frecciate sulla dichiarazione dei redditi che non ha mai divulgato ("Forse non è così ricco come dice") e sui suoi ottimi rapporti con il presidente russo Vladimir Putin. Nella diretta dalla Hofstra University, seguita da 100 milioni di telespettatori, nessuno dei due candidati ha azzardato il colpo del ko. Troppa la paura di sbagliare. Per giocare l’affondo finale c’è ancora tempo, altri due dibattiti il 9 e il 19 ottobre. Trump si è mostrato "presidenziale" come mai prima d’ora. Ha quindi segnato un punto a suo favore, ma senza l’arma della provocazione e del politicamente scorretto ha facilitato il compito a Hillary Clinton, mai messa seriamente sotto pressione e in grado di gestire la situazione con grande serenità e sicurezza. E in effetti i sondaggi istantanei la danno vincente. In Diretta vedi altri Alcuni degli scambi salienti Crisi economica. Trump: "I nostri posti di lavoro abbandonano il nostro Paese. Vanno in Messico, in Cina. Stiamo usando il nostro Paese come un salvadanaio a forma di porcellino", citando Henry Ford. Clinton: "Donald Trump è una delle persone che ha messo le radici nella crisi immobiliare del 2008". "Questo si chiama business", ha replicato il tycoon. "Nove milioni di persone hanno perso il loro posto di lavoro - la controrisposta dell’ex first lady - L’ultima cosa di cui asbbiamo bisogno è tornare alle politiche che hanno fallito". Mutamenti climatici. Clinton: "Donald ritiene che il cambiamento climatico sia una farsa perpetrata dai cinesi". "Non l’ho detto", ha ribattuto il repubblicano, precisando che la politica energetica del paese è un disastro. Dichiarazione dei redditi e vicenda mail. Trump: "Renderò nota la mia dichiarazione delle tasse quando Hillary Clinton pubblicherà le sue email". L’uso del server privato da parte di Hillary "non è stato un errore, è stato fatto di proposito". Clinton: "Ho fatto un errore a usare il server privato. Me ne assumo la responsabilità". Rapporti razziali. Trump: in America "abbiamo bisogno di legalità e ordine pubblico. Quando vedo quello che accade a Charlotte e in altri posti nel nostro Paese dico solo che abbiamo bisogno di legalità e ordine pubblico". Clinton: "La questione razziale resta una delle grandi sfide nel nostro Paese. Bisogna riformare il sistema della giustizia penale e ripristinare la fiducia tra comunità e polizia, preparando meglio gli agenti nell’uso della forza e nel rispetto della legge". Politica estera. È l’argomento su cui il miliardario newyorkese appare più in difficoltà. Trump ha attribuito a Barack Obama e Hillary Clinton la responsabilità della minaccia dell’Isis: "È colpa loro che hanno abbandonato l’Iraq", sono gli artefici del "disastro" in Medio Oriente. Clinton: "Noi con le sanzioni abbiamo piegato l’Iran, Trump avrebbe fatto la guerra". "Un uomo che si lascia provocare da un tweet non può avere le dita vicino ai codici nucleari". Poi l’affondo sui cyberattacchi all’America che potrebbero venire dalla Russia: il candidato repubblicano è un fan di Putin e "l’aver incitato gli hacker russi ad attaccarci è inaccettabile e sconcertante". Ineleggibilità Obama. Trump vacilla anche quando il moderatore, Lester Holt, della Nbc, gli ricorda di aver sostenuto per anni che Obama fosse ineleggibile perché nato in Kenya. "Una menzogna razzista", l’ha definita Hillary. Salute e insulti alle donne. "Hillary non ha la tempra né l’energia per fare il presidente. Ha esperienza, ma è una pessima esperienza", ha detto Trump. "Prima di parlare Donald deve dimostrare di poter visitare 112 Paesi come ho fatto io da segretario di stato", la replica di Hillary Clinton. "Donald mi critica per essermi preparata per il dibattito. Volere sapere per cosa altro sono preparata? Sono preparata per essere presidente". Poi ha accusato l’avversario di insultare le donne ricordando che una volta definì "Miss Piggy" una ex Miss Universo. CORRIERE.IT Dibattito Trump Clinton Il sondaggio Cnn: «Ha vinto Hillary» Un’ora e mezza di faccia a faccia su economia, tensioni razziali, terrorismo In onda dalla Hofstra University di New York, uno show da 100 milioni di spettatori di Viviana Mazza shadow 3 274 14 Novanta minuti - dalle 3 alle 4.30 del mattino italiane —: il primo, attesissimo, dibattito tra i candidati alla Casa Bianca ha visto Donald Trump assai meno aggressivo rispetto agli scontri delle primarie repubblicane. Ha menzionato le «cose terribili» che avrebbe potuto dire su Hillary Clinton e la sua famiglia spiegando di aver deciso di evitarlo: «Non posso, perché non è bello». Forse la strategia era di risultare «presidenziale», il suo più grande test. Ma secondo il primo sondaggio diffuso poco dopo dalla «Cnn», ha vinto Hillary (opinione della stragrande maggioranza degli interpellati). Rosso e blu Il candidato repubblicano è arrivato mezz’ora prima, indossando una cravatta blu. La sua rivale democratica è salita con lui sul palco in un tailleur-pantalone rosso (hanno così invertito i colori tipici dei due partiti). Per la prima volta in questa lunga campagna elettorale si sono sfidati direttamente, faccia a faccia, presso la Hofstra University di New York. Trump ha accusato, contestato, ma mai con grande violenza, e dopo un po’ ha smesso anche di interrompere l’avversaria (ha persino chiesto due volte al moderatore il permesso di parlare). I commentatori osservano che ha perso diverse occasioni per attaccarla su tematiche significative (lamentandosi poi con un tweet, dopo il dibattito, perché non si è parlato «nè delle mail di Hillary, né della corrotta Fondazione Clinton, né di Bengasi»). Solo negli ultimi minuti del confronto sono emerse alcune accuse più personali: il miliardario ha suggerito che la Clinton non abbia la «tempra» per fare la presidente (lei, sorridendo, ha replicato che a riprova della sua tenacia ci sono le 12 ore di testimonianza di fronte alla commissione Bengasi e i viaggi innumerevoli da segretaria di Stato in tutto il mondo). La candidata democratica lo ha duramente criticato per il sessismo di commenti che ha fatto in passato sulle sue dipendenti. Dibattito Trump Clinton, chi ha vinto e chi ha perso Dibattito Trump Clinton, chi ha vinto e chi ha perso Dibattito Trump Clinton, chi ha vinto e chi ha perso Dibattito Trump Clinton, chi ha vinto e chi ha perso Prev Next Economia L’economia Il moderatore - il conduttore della tv Nbc Lester Holt - è partito dall’economia. Alla prima domanda su come ciascun candidato pensa di poter creare nuovi impieghi e aiutare i lavoratori, Hillary ha risposto di volere la parità retributiva tra uomini e donne e una maggiore condivisione dei profitti da parte delle aziende. Ha spiegato che questa è l’eredità che vuole lasciare alla nipotina: «Oggi è il suo secondo compleanno». Più volte ha citato la propria famiglia, incluso il padre «che installava tappezzerie», come parte della classe media, in contrasto con Trump, rappresentato come un figlio privilegiato dell’élite. Il candidato repubblicano invece ha suggerito che il problema principale consista nell’evitare che i posti di lavoro finiscano all’estero, in Cina e in Messico. Alle accuse di Trump («Perché non hai fatto qualcosa prima, negli ultimi venti o trent’anni?»), l’ex first lady ha risposto difendendo la presidenza del marito Bill Clinton citando a proprio sostegno dati e statistiche ma anche ricorrendo alle battute: «Donald, so che vivi in un mondo tutto tuo». Le tasse e le mail Quando il moderatore Lester Holt ha chiesto a Trump se abbia intenzione di rendere pubblica la dichiarazione dei redditi (finora ha rifiutato), il candidato repubblicano ha risposto che lo farà quando Hillary diffonderà le «33.000 email che ha cancellato». Alcuni tra il pubblico (che includeva invitati dei due candidati) hanno applaudito. Holt ha riportato l’ordine in sala (il silenzio assoluto era richiesto agli spettatori) e poi lo ha incalzato: «Dunque è una cosa negoziabile?». Trump è apparso sulle difensive, e non ha usato questa opportunità per attaccare fino in fondo la rivale, che invece lo ha accusato di non voler rivelare i suoi redditi perché è in bancarotta oppure perché non paga né le tasse né i fornitori. Tensioni razziali e il certificato di Obama La seconda mezz’ora del dibattito è stata concentrata sul tema delle sparatorie e delle divisioni razziali in America. «Dobbiamo riportare la legge e l’ordine», ha detto Trump, suggerendo che ciò sia anche nell’interesse dei cittadini afroamericani. Il moderatore lo ha incalzato chiedendogli se le perquisizioni in strada che vuole legalizzare (sul modello di New York sotto il sindaco Giuliani) non porteranno piuttosto a discriminare afroamericani e ispanici. Hillary ha accusato Trump di razzismo per aver messo in dubbio che Obama sia nato negli Stati Uniti, ma il candidato repubblicano ha sostenuto (cosa negata da tutti i commentatori) che le prime richieste al presidente Usa di pubblicare il certificato di nascita siano venute dal team Clinton durante le primarie democratiche del 2008. shadow carousel Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. 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La candidata democratica ha ricordato che il rivale aveva invitato gli hacker russi a colpire l’America (e secondo l’Fbi tale sarebbe l’origine di incursioni in computer della Commissione democratica nazionale e nel sistema elettorale Usa). Ma Trump ha replicato che «non sappiamo chi ci sia dietro gli attacchi hacker: potrebbero anche essere i cinesi, o qualcuno da casa sua». A sostegno della sua tesi, ha citato la bravura con i computer di suo figlio Barron, che ha 10 anni. shadow carousel Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Prev Next Medio Oriente Sconfiggere l’Isis: significa appoggiare i curdi, combattere la propaganda estremista e distruggere la leadership del Califfato, afferma Hillary Clinton. Il candidato repubblicano ha sostenuto che l’Isis è cresciuto «nel vuoto» creato da Obama e dalla sua ex segretario di Stato. Si è aperto uno scontro sulle dichiarazioni fatte da Trump in passato sulla guerra in Iraq: la appoggiò oppure no? Lui ha negato, lei (e il moderatore) hanno sostenuto di sì. La verità: in un’intervista nel 2002, alla domanda se fosse favorevole all’invasione dell’Iraq, Trump rispose: «Sì, direi di sì... Avrei voluto che fosse finita la prima volta» (un riferimento, sembra, alla prima guerra del Golfo, ndr). E’ solo un po’ ironico che sia Hillary a incastrarlo su questo, visto che anche lei fu favorevole a quella guerra (ed è uno dei motivi per cui perse contro Obama nel 2008). La malattia (di Trump)? Il miliardario ha evocato l’idea spesso cavalcata in passato della fragile salute della sua avversaria, sostenendo che non abbia la «tempra» per fare la presidente, ma era lui a tirare su con il naso (più di una volta) nella prima mezz’ora del dibattito, anche se solo i commentatori pro-Hillary lo hanno sottolineato su Twitter. CORRIERE.IT I primi commenti a caldo al termine del dibattito presidenziale alla Hofstra University hanno assegnato quasi unanimamente la vittoria a Hillary Clinton. «Si è trattato di uno strano dibattito, ma Clinton è stata la chiara vincitrice su ogni fronte», ha scritto Roxane Gay, professoressa della Purdue University e opinionista del New York Times. «Era preparata, cortese e combattiva quando necessario», ha continuato, mentre «l’ignoranza di Trump nelle questioni nazionali è internazionali diventava dolorosamente evidente». L’unico dubbio, si chiede Gay, è se questo primo confronto sposterà elettori in bilico: una risposta, seppure parziale, arriva da Cnn, dove la maggior parte degli indecisi intervistati ha detto di aver preferito la performance di Clinton. A confermare il risultato è anche un sondaggio condotto dalla rete televisiva, secondo il quale il 62% degli spettatori — che il presentatore ha tenuto a ricordare essere per lo più democratici — ha assegnato la vittoria all’ex segretario di Stato, mentre solo il 27% ha scelto il tycoon newyorkese. I due Trump in tensione Dopo i primi tiepidi scambi, il dibattito si è subito infuocato, con i due candidati che si sono ripetutamente interrotti e scontrati su ogni argomento, saltando dalle tasse alla lotta all’Isis. A dettare il ritmo del confronto è stata però Clinton, che con la sua minuziosa preparazione ha guidato la partita mentre il suo avversario appariva improvvisato e, talvolta, confuso. «Trump ha abboccato all’amo», titola a caldo Politico, spiegando come i piani dettagliati e i colpi preparati della candidata democratica abbiano spinto il magnate newyorkese in un territorio scomodo. Clinton, continua il quotidiano di Washington, si era preparata per affrontare due Trump diversi — quello sopra le righe che conosciamo e quello più compassato entrato in campagna elettorale negli ultimi tempi — , e proprio «la tensione fra questi due Trump è stata estremamente visibile in tutta la prima ora del dibattito». shadow carousel Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Prev Next Imperfetta ma vincente Per il Washington Post, Clinton ha messo all’angolo il suo rivale repubblicano anche se, secondo Chris Cillizza, analista politico di punta del quotidiano, l’ex segretario di Stato «non è stata perfetta», sembrando a volte studiata e robotica. Ad esempio la sua risposta sulla questione razziale è stata «troppo testa e non abbastanza cuore». Tuttavia, «Clinton è stata senza dubbio migliore di Trump», e si può parlare di «una vittoria chiara su ogni fronte». Secondo Cillizza, il candidato repubblicano «non si era preparato abbastanza bene e ha faticato su domande che sapeva sarebbero arrivate». La voce conservatrice Anche J.D. Vance, scrittore e voce conservatrice del New York Times, conferma che Clinton ha dimostrato un grande controllo dei fatti e delle politiche. Tuttavia, quando avevano sfidato Trump nei dibattiti repubblicani durante le primarie, lo stesso avevano fatto Jeb Bush e Ted Cruz, che sono stati poi largamente sconfitti. «A novembre l’elettorato sarà molto diverso da quello che ha assegnato la vittoria a Trump», scrive Vance, «e proprio per questo Clinton avrà maggiori possibilità» di tornare alla Casa Bianca. «Eppure non ha imparato la lezione dell’establishment repubblicano sconfitto da Trump, e questo dovrebbe preoccupare non solo i suoi sostenitori, ma tutti coloro che vogliono una politica che alzi il livello della conversazione pubblica». SARCINA [Esplora il significato del termine: Il primo dibattito presidenziale comincia in modo contratto, prudente. I due contendenti sono piuttosto tesi quando entrano nel palazzetto sportivo dell’Università Hofstra, a Long Island, Stato di New York. Donald Trump, in particolare, dà subito l’impressione di rinunciare all’imprevedibilità, anche al colpo basso: le caratteristiche che lo hanno portato fin qui. In novanta minuti di confronto, tanto per fare un esempio, non cita neanche una volta il famoso muro con il Messico. Hillary Clinton detta l’agenda, più ancora del moderatore Lester Holt della Ncb. L’offerta politica del front-runner repubblicano ruota su tre-quattro concetti base. In economia bisogna impedire che le imprese lascino il Paese. Come? Tagliando le tasse, promuovendo incentivi, eliminando i vincoli burocratici. Inoltre vanno rinegoziati gli accordi commerciali, a cominciare dal Nafta, l’intesa con Canada e Messico, ] Il primo dibattito presidenziale comincia in modo contratto, prudente. I due contendenti sono piuttosto tesi quando entrano nel palazzetto sportivo dell’Università Hofstra, a Long Island, Stato di New York. Donald Trump, in particolare, dà subito l’impressione di rinunciare all’imprevedibilità, anche al colpo basso: le caratteristiche che lo hanno portato fin qui. In novanta minuti di confronto, tanto per fare un esempio, non cita neanche una volta il famoso muro con il Messico. Hillary Clinton detta l’agenda, più ancora del moderatore Lester Holt della Ncb. L’offerta politica del front-runner repubblicano ruota su tre-quattro concetti base. In economia bisogna impedire che le imprese lascino il Paese. Come? Tagliando le tasse, promuovendo incentivi, eliminando i vincoli burocratici. Inoltre vanno rinegoziati gli accordi commerciali, a cominciare dal Nafta, l’intesa con Canada e Messico, "il peggior accordo mai firmato dagli Stati Uniti". Tutte proposte ascoltate cento volte in questo anno e mezzo di campagna elettorale. La stessa cosa si può dire per Hillary Clinton: più imposte solo per la parte più ricca della popolazione; un piano per creare posti di lavoro con l’innovazione e l’energia pulita, parità di retribuzioni tra uomo e donna. shadow carousel Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. Stretta di mano Melania-Bill Trump-Clinton, il dibattito in tv. 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L’ex Segretario di Stato ha messo in campo la sua esperienza in politica estera, senza per altro chiarire come sia possibile promettere un cambiamento e nello stesso tempo restare nel solco della strategia di Barack Obama. Trump ha provato a spezzare il circuito logico dell’avversaria, presentandosi come il candidato forte, l’unico in grado di assicurare "law and order" e, nello stesso tempo, capace di negoziare con gli altri leader mondiali, sfruttando il suo fiuto, il suo talento di businessman. Lo staff di Trump, probabilmente, aveva preparato questo primo duello cercando di attenuare l’ostilità di una larga parte dell’opinione pubblica americana. Si vedrà con i sondaggi dei prossimi giorni se l’operazione sia riuscita e quanti dei 100 milioni circa degli spettatori di ieri avranno cambiato idea sul costruttore newyorkese. Il problema è che l’atteggiamento decisamente più composto di Trump potrebbe non bastare. shadow carousel Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Dibattito Trump Clinton, c’è il refuso nel biglietto d’ingresso Prev Next L’impressione è che il tycoon stanotte abbia parlato solo ai suoi elettori, per esempio alle tute blu del Michigan, Missouri e Ohio, tre Stati in bilico e citati più volte. Ma le sortite fuori dal perimetro sono state piuttosto spericolate. Quella più audace sulle comunità afroamericane ("non sono mai state così male, sono le vittime del crimine") si è infranta contro la difesa scolastica di Hillary, che ha semplicemente ricordato che nel 1972 Donald Trump fu citato in giudizio per essersi rifiutato di affittare alcune delle sue case a "black people". A sorpresa è stata proprio Hillary Clinton la più spregiudicata: ha attaccato la vita personale del rivale, lo ha accusato di non pagare neanche un dollaro di tasse e per questo di non voler presentare pubblicamente la sua dichiarazione dei redditi, gli ha rinfacciato, una a una, le sue parole scorrette sui latinos e, soprattutto, sulle donne. Il contradittorio è risultato incompiuto. Solo nel finale Trump ha cercato di recuperare il centro del quadrato, sostenendo che "Hillary non ha le qualità personali per essere presidente". "Difficile dire una cosa del genere a una persona che ha negoziato con tanti governi del mondo", ha replicato l’ex Segretario di Stato. "Va bene, hai esperienza, ma è una cattiva esperienza". Questo scambio è arrivato poco prima dello stop. Stava cominciando un altro confronto, più libero e spontaneo. Rimandato al 9 ottobre: secondo appuntamento a St.Louis, Missouri. MASTROLILLI LA STAMPA Trump ha scelto di essere se stesso, nel primo dibattito presidenziale di ieri sera alla Hofstra University, andando spesso all’attacco frontale contro Hillary Clinton sui commerci, le mail, l’Isis, l’Iran. Lei ha riposto concentrandosi sulla sostanza dei temi, ma anche colpendo duramente su questioni come la dichiarazione dei redditi mai pubblicata, la costruzione e la gestione dell’azienda di Donald, la campagna per dimostrare che Barack Obama non è nato negli Stati Uniti. Alla fine, secondo un sondaggio istantaneo della Cnn, il 62% dei circa 100 milioni di spettatori ha spento la tv pensando che lei abbia vinto, contro il 27% che ha preferito lui. Secondo un rilevamento di Time, però, il 59% ha apprezzato Trump e il 41% Clinton. - RIVEDI LA CRONACA DEL DIBATTITO (clicca qui) Il primo dibattito è arrivato sullo sfondo della rimonta di Donald, che nelle ultime settimane ha annullato il vantaggio di Hillary dopo le Convention di luglio. Secondo la media dei sondaggi fatta da Real Clear Politics, Clinton in questo momento ha il 42,6% dei consensi contro il 41,1% di Trump, un distacco esiguo di un punto e mezzo, che secondo altri rilevamenti neppure esiste. Il candidato repubblicano quindi ha deciso di continuare sulla linea degli attacchi, cominciando dalla prima domanda sul lavoro: «Sono trent’anni che la segretaria Clinton ci pensa, ma ancora non è riuscita a fare nulla per risolvere questo problema». Lei ha replicato che «probabilmente alla fine di questo dibattito sarò stata accusata di tutto quello che non va bene al mondo», e lui ha replicato secco: «Perché no?». Molinari: uno dei migliori dibattiti dal dopoguerra negli Stati Uniti Hillary ha scelto di chiamare il suo avversario sempre Donald, perché sa che questo lo infastidisce; lui ha preferito chiamarla segretaria, un po’ per mostrare rispetto, e un po’ per ricordare che è stata al governo con Obama e quindi ha la responsabilità delle molte cose che non vanno. L’ha attaccata sui trattati per il commercio internazionale, mettendola sulla difensiva perché il marito Bill aveva firmato il Nafta, «l’accordo più disastroso di sempre» perché ha fatto scappare i posti di lavoro americani in Messico e in altri paesi. Mastrolilli: Trump non cambia strategia, ma anche Clinton attacca Lei si è rifatta accusandolo di non aver pubblicato la dichiarazione dei redditi «perché nasconde qualcosa di molto grave. Ad esempio, sappiamo che spesso non ha pagato un dollaro di tasse». Lui non ha battuto ciglio, e ha risposto: «Questo mi fa apparire furbo. Non posso pubblicare la dichiarazione perché sono sotto un controllo del fisco, ma lo farò quando lei pubblicherà tutte le 33.000 mail segrete che ha cancellato». Don King al dibattito Hillary-Trump Trump è stato spavaldo anche quando la Clinton lo ha accusato di aver tifato per il crollo del mercato edilizio nel 2008, perché così avrebbe fatto affari: «Questo - ha risposto lui - si chiama business». Hillary ha ribattuto: «Se il modo in cui gestisci il tuo business è la carta per diventare presidente, dobbiamo esaminarlo bene. Non paghi i fornitori che lavorano per te, e hai fallito quattro volte». Trump è tornato all’attacco sulle mail. Quando lei ha risposto che «si è trattato di un errore che non ripeterei», l’ha bruciata: «Non è stato un errore. Lo hai fatto apposta per nascondere quello che facevi». Donald ha accusato Hillary di aver creato l’Isis, perché «ritirandosi dall’Iraq, lei e Obama hanno creato lo spazio dove poi è nato lo Stato islamico». Lei ha replicato che lui non ha un programma per sconfiggere Daesh: «Dice di avere un piano segreto, ma l’unico segreto è che non ha alcun piano». Discorso simile sull’Iran: «Io ho costruito il regime di sanzioni che hanno obbligato Teheran a negoziare lo stop al suo programma nucleare; lui dice che se le navi iraniane si avvicinassero a quelle americane nel Golfo Persico le farebbe saltare in aria, provocando una guerra». Anche sulle tensioni razziali lo scambio è stato serrato. Lui ha ripetuto che i neri stanno male come mai nella storia americana, perché politici come Hillary li hanno traditi. Lei allora ha reagito usando la campagna che lui aveva finanziato per dimostrare che Obama non è nato negli Usa: «La sua carriera politica è cominciata con questa bugia razzista». All’inizio di quella imprenditoriale, poi, «il dipartimento alla Giustizia ti aveva fatto causa perché non affittavi le case ai neri». Poi si sono scontrati sulla sicurezza digitale, che era in realtà una maniera per attaccare la simpatia, se non l’alleanza, fra Trump e il presidente russo Putin: «Lo hai invitato - ha detto Clinton - a spiare il nostro sistema digitale. Questo ti squalifica come garante della sicurezza americana». Hillary poi lo ha accusato di aver definito il riscaldamento globale come «una bugia inventata dai cinesi», e di aver insultato le donne. Finito il dibattito, Trump stesso ha parlato ai giornalisti per spiegare che aveva vinto, e il suo sostenitore Rudy Giuliani ha aggiunto: «Ha spiegato cosa può fare per rendere grande di nuovo l’America, creare lavoro e crescita, mentre Hillary ha ripetuto le vecchie frasi fatte dei politici». Il manager di Clinton, Robby Mook, ha invece visto il contrario: «E’ incredibile quanto fosse impreparato Trump. Il dibattito ha chiaramente dimostrato che sul palco c’era una sola persona in grado di fare il presidente, e quella persona era Hillary». Alla vigilia si pensava che Donald avrebbe moderato i toni, per apparire presidenziale. Invece ha perso presto la pazienza, interrompendo e aggredendo Clinton. Lei è rimasta più tranquilla, anche se nella fase iniziale del dibattito sembrava travolta dagli attacchi. Presto capiremo dai sondaggi se questo è bastato a fermare il “momentum”, l’inerzia che da diverse settimane favorisce Trump. MARIA GIOVANNA MAGLIE Chi ha vinto il dibattito di ieri sera? Per la Cnn non ci sono dubbi: ha vinto Hillary Clinton con il 62 per cento contro il 27 di Donald Trump. Ma forse al risultato ha contribuito il tifo da stadio messo in piedi da conduttore e opinionisti nell’ora abbondante che è seguita al dibattito e ha preceduto i risultati del sondaggio. Chi ha vinto per Drudge report? Nessun dubbio che abbia stravinto Donald Trump con l’80 per cento contro il 20 della Clinton. Ma se c’è uno zoccolo duro di fan del candidato repubblicano è quello che consulta come una Bibbia il sito di maggior successo del mondo. CLINTON TRUMP CLINTON TRUMP Per il milione e mezzo abbondante di consultati da Time, Donald Trump ha vinto al 54 per cento, Hillary Clinton si accontenta del 46. La CNBC piazza Hillary al 33 e Donald Trump a 67. Per la CBS ha vinto Trump, per Fox Trump, per la WCPP di Cincinnati ha vinto Trump, per San Diego Union Tribune ha vinto Trump, per ABC Trump, per Slate ha vinto Trump, per il Las Vegas Sun ha stravinto Trump, per Variety ancora Trump, per il Wall Street Journal ha vinto la Clinton. Mi fermo, l’elenco continuerebbe in questo modo e con queste proporzioni. Così si può considerare chiusa la teoria dei sondaggi, a condizione di sottolineare che col cavolo che trovate sui giornali e tv italiane altro che il sondaggio della Cnn. Tanto per chiarire che Disinformazia è stata per tutta la campagna elettorale, e tale resterà fino alla fine. Io credo che il primo dei tre dibattiti fra i due candidati presidente alla Hofstra University di New York sia finito in sostanziale parità. Hanno contribuito alla parità alcuni elementi importanti, ma per molti altri elementi le conseguenze e i risultati si vedranno nei prossimi giorni Stato per Stato, perché hai voglia a fare belle chiacchiere, magari quel numero di disoccupati a proposito di una certa fabbrica in un certo Stato ha fatto effetto su un determinato gruppo di spettatori elettori, e noi con tutta la nostra prosopopea non ce ne siamo neanche accorti. trump e clinton trump e clinton L’elemento chiave del dibattito di ieri è però la faziosità tetragona e noiosa dell’anchor Lester Holt, banale dirlo, ma pur di mettere a segno lo scopo neanche tanto recondito di favorire Hillary Clinton, ha letteralmente ammazzato il dibattito, imponendo argomenti e domande periferici e trascurando argomenti e domande fondamentali. Bollato già prima del dibattito come un fanatico democratico da Donald Trump, dichiarazione che non ha contribuito a empatia ma che si è rivelata corretta, ha mandato in giro le sue credenziali di repubblicano iscritto, e sarà certamente vero, ma è altrettanto vero che è il tipo di repubblicano alla Bill Kristol che detesta il candidato uscito dalle primarie del 2016. Holt ha interrotto Trump 41 volte ma solo sette volte è intervenuto su cose che stava dicendo Hillary Clinton; ha reiterato la stessa domanda per 6 volte a Trump; non ha ritenuto di chiedere niente a Hillary Clinton sulle email, sulla strage di Bengasi, sul denaro e gli affari della Clinton Foundation, e, colmo dell’antigiornalismo, nemmeno sulla sua affermazione recente che tutti gli elettori di Trump siano deplorables, dei miserabili, né sul dubbio record della sua salute. clinton trump secondo nate silver 23 settembre clinton trump secondo nate silver 23 settembre Si è invece accanito letteralmente sul candidato repubblicano a proposito di: Stop and Frisk, il metodo di perquisizioni di individui sospetti scelto da Rudy Giuliani quando era sindaco, e al centro di polemiche, sulla storia della nascita su suolo americano di Barack Obama, sulle tasse che Trump non rende note, su commenti sessisti a proposito di donne, a tratti sembrando fare addirittura la grancassa di argomenti suggeriti a Hillary Clinton. Naturalmente va più che bene decidere che ci sono argomenti su quali si misuri la credibilità di un candidato, ma c’è qualcuno che pensa che un commento su una donna sia più grave o più importante di aver rubato 33.000 mail riservate del Dipartimento di Stato facendole dirottare su un server privato, poi distruggendole, infine mentendo ripetutamente su quel che a queste benedette mail era accaduto? Holt la pensa così evidentemente se la mania per il fact check, la verifica dei fatti e della verità dei fatti, l’ha utilizzata solo per Donald Trump, arrivando al grottesco con la storia dell’opposizione o no alla guerra in Iraq. Anche qui, Donald Trump è possibile che abbia ciurlato nel manico e che nel 2003, quando era un privato cittadino non ancora in politica, la guerra in Iraq gli sia piaciuta, poi abbia cambiato idea, magari strumentalmente. Ma è questo più importante delle condizioni sospette in cui è stato ucciso un ambasciatore americano? LESTER HOLT LESTER HOLT Lester Holt arrivava al primo dibattito con l’onere di far dimenticare i dibattiti partigiani delle precedenti elezioni, un nome per tutti, Candy Crowley di Cnn, con l’onere di far dimenticare lo schieramento compatto dei media nel 2016 a favore della Clinton e contro Trump. Se ne è altamente infischiato, politically correct uber alles. E così facendo ha snaturato il dibattito, lo ha reso noioso e superfluo, davvero non riesco a capire come facciano colleghi pur preparati e autorevoli a definirlo interessante come pochi in precedenza. Di fatto non si è parlato di nulla, ma anche in questo caso qualche numero lo ha tirato fuori lui e non lei. Certo, sulle tasse ha perso colpi, certo si è fatto incastrare in una polemica infinita e insopportabile sulla guerra in Iraq, ma a proposito dei disordini di questi giorni e della messa sotto accusa della polizia il risultato lo porta a casa lui. Può darsi che Trump faticherà a prendere voti di neri, ma la Clinton sono pronta a scommettere che un voto che sia uno di elettori in divisa e famiglia non lo raccatta. Ridicola anche l’accusa che sia Trump a muovere gli hacker e che sia in accordo con Putin, andiamo. DISCORSO HILLARY ALLA CONVENTION - BILL E CHELSEA DISCORSO HILLARY ALLA CONVENTION - BILL E CHELSEA Sono scelte, si vedrà nei prossimi dibattiti. Come è stata una scelta non infierire da parte del repubblicano su questioni private, scandali di Bill e gossip vari, ma di restare lieve anche sulle mail e di soprassedere sulle condizioni di salute della Clinton. Perché lo ha fatto? Commento diffuso e banale: non ha saputo cogliere l’occasione, non era preparato. Preparato a che? Mica si tratta di alta strategia, sono argomenti quotidiani e spiccioli della campagna. Nell’incontro con i giornalisti seguito al dibattito, Trump si è fermato a lungo a parlare nella spin room, Hillary Clinton è uscita scortata di corsa dopo le foto con la famiglia, ha detto: c’era Chelsea in sala, è una brava ragazza, non ho voluto toccare certi argomenti davanti a lei. Una furbata? Un tocco suggerito di presidenzialismo? Infine, la Clinton era in gran forma, smaltata come una vasca da bagno, brillante e fiammante, a questi candidati devono dare delle cose meravigliose, perché un comune mortale a dieci giorni da una polmonite è uno straccetto; lui era come sempre un po’ goffo e con una brutta cravatta azzurra, ma pare che sia una scelta studiata per accorciare le distanze tra il popolo e il miliardario, circostanza che Hillary Clinton ha ricordato in continuazione, in modo petulante, manco fossimo a Mosca nel 1980, non nel cuore del capitalismo, manco lei non fosse miliardaria a sua volta, e grazie alla politica, non all’impresa. L’effetto dibattito matura nel giro di tre quattro giorni e poi si stempera, quel che va osservato è quanti elettori in più siano stati motivati ad andare a votare ieri per l’uno o per l’altro dei contendenti.