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 2016  settembre 25 Domenica calendario

CHARLES BAUDELAIRE IL ROMANZO GOTICO DI FALKNER NELLE GROTTE DI POSILLIPO SI NASCONDE IL DEMONIO I SEGRETI DEL POETA MALEDETTO SVELATI DALL’AMICO DEL CUORE

Lo immaginiamo, Charles Baudelaire, lungo un boulevard parigino, la figura stretta nella lunga giacca nera, mentre stringeva mani e salutava tutti, al tramonto, prima di andare a cena e poi in cerca di incontri folli e disperati, nei quali tentava invano di sprofondare il suo mal di vivere. Ma non ci sarebbe mai riuscito, era scritto nel destino che sarebbe diventato il precursore dei poeti maledetti, ucciso a soli 46 anni, nel 1867, dagli eccessi di una vita bruciata.
L’espressione più alta la raggiunse con I fiori del male, che alla madre aveva descritto così: «Questo libro è rivestito di una bellezza sinistra e fredda... È stato fatto con furore e pazienza». Ma non solo furore e pazienza, anche allucinazioni fantastiche. Come i suoi sogni che generavano racconti sfacciati, un linguaggio inconcepibile in pieno Ottocento romantico e afflitto da moralismi di ogni tipo. Eccolo, uno di quei sogni, descritto attraverso una lettera e ambientato in uno dei luoghi più frequentati dal poeta, un postribolo (il prezzo pagato fu la sifilide assassina): «Erano, nel mio sogno, le due o le tre del mattino... consideravo un dovere offrire alla tenutaria di una grande casa di piacere un mio libro appena pubblicato: il caso vuole che si tratti di un libro osceno, e ciò mi chiarisce la necessità di offrirlo a quella donna. In più, nella mia mente, quella necessità è in fondo un pretesto, un’occasione per scopare, en passant, una delle ragazze della casa... Subito dopo aver suonato ed essere entrato, mi accorgo che il mio cazzo pende dalla patta del pantalone sbottonato. E giudico indecente presentarmi così, persino in un luogo simile... Per di più mi accorgo che sono a piedi nudi. Che li ho cacciati in una pozza umida, in fondo alla scala. Bah, mi dico, li laverò dopo aver scopato».
Questa lettera è inserita, fra le altre, unitamente a una raccolta di aneddoti, nell’appendice della biografia Charles Baudelaire. La vita, l’opera, il genio (Bietti, pp. 176, euro 15), per la prima volta tradotta in italiano a cura di Massimo Carloni, scritta da Charles Asselineau (1820-1874), l’amico più caro, protettore, confidente, complice di Baudelaire nella buona (evento raro) e cattiva sorte, tra processi per oscenità e costante mancanza di denaro. Un libro affascinante, irresistibile, che ci permette di andare ancora oltre la leggenda, per scoprire i segreti dell’uomo che considerava la poesia un’espressione del furore individuale da sbattere in faccia alla borghesia ottusa.
Asselineau, al confronto, era dolce e gentile, sapeva scrivere, ma era anche conscio di non avere le ali per raggiungere l’altezza grandiosa del suo amico, il furore lo seppe trovare soltanto nel dolore della perdita, commemorandolo per l’orazione funebre al cimitero di Montparnasse. Sarebbe vissuto solo sette anni più del genio, Asselineau, ma fece in tempo a scrivere sull’amico questa affascinante testimonianza dietro le quinte, che soltanto i ciechi maligni contemporanei definirono depravazione. Bastava l’amante mulatta, una passione durata anni, Jeanne Duval, detta la «Venere nera», senza parlar delle tante altre donne, per far impazzire di rabbia (e invidia?) i detrattori. Chissà, forse i suoi problemi, l’irresistibile ricerca dell’autodistruzione, furono dovuti a un lutto precocissimo: la perdita del padre a sette anni, il livore contro la madre che si era presto risposata, e una sensibilità quasi dolorosa, lo portarono a chiudersi in una bolla di solitudine interiore che lo avrebbe marchiato per sempre. Oggi forse sarebbe guarito con l’aiuto di uno psicologo, ma non avremmo mai avuto I fiori del male.
Con Assalineau si erano conosciuti al Louvre e le loro vite non si sarebbero più separate, con i fedeli consigli nella stesura dei versi e nella realizzazione delle raccolte: infatti Baudelaire, folle e scapestrato nella vita quotidiana, era l’opposto nel seguire la stesura delle sue opere, pignolo sino all’ossessione, capace di far impazzire i tipografi per la collocazione di una virgola. Infine Assalineau divenne indispensabile alla sopravvivenza, quando il poeta fu condannato a una multa salata, e seguì l’esilio volontario in Belgio.