Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 24 Sabato calendario

DA BERLUSCONI ALLA SECESSIONE

«Con Brexit gli inglesi hanno già vinto, i sardi ancora no. Il popolo sardo vorrebbe decidere se stare o non stare in uno Stato vigliacco e strabico ma non è possibile. In Italia i cittadini sono minorenni e non hanno la patria potestà: non possono decidere niente, interdetti. I sardi non possono parlare di indipendenza. Lo Stato ci nega strade e trasporti, energia e zona franca e noi dovremmo soccombere a quattro cialtroni di palazzo nel nome del tribale inno dell’unità a tutti i costi? Viva gli inglesi, popolo libero di decidere il proprio futuro. Mentre noi siamo poveri, ancora asserviti a partiti ideologici e a neocentralisti di Stato che continuano a considerare la Sardegna una colonia da tenere sotto scacco e in silenzio».
A parlare così non è un pasdaran o un Matteo Salvini made in Sardegna ma un berlusconiano doc con tanto di carriera all’interno delle istituzioni, tanto che è ancora parlamentare, eletto nella lista di Forza Italia e passato al gruppo Misto. Si chiama Mauro Pili ed è diventato il portabandiera dell’indipendentismo sardo, un salto da recordman ma lui non se ne preoccupa e va all’assalto di tutto e di tutti, l’ultimo suo «nemico» è l’irlandese (anche se l’Irlanda dovrebbe stargli a cuore) Ryanair, che ha sospeso i voli per la Sardegna. La compagnia sostiene che è una decisione provvisoria, lui ribatte che in realtà è definitiva. Ma intanto va in scena quella che lui chiama l’ultima rapina ai danni dell’isola. Dice: «Si tratta di un epilogo di una gravità inaudita per tutta la Sardegna. I governi italiano e regionale si sono resi responsabili di un disastro senza precedenti cancellando la base di Ryanair ad Alghero che ha rappresentato per 15 anni il principale strumento di sviluppo della Sardegna. Un disastro annunciato, ma confermato dalla sciatteria di un ministro e di un governo regionale che hanno preso in giro tutti sino ad arrivare alla chiusura definitiva. Una Regione di incapaci ha portato al fallimento di uno dei progetti che avrebbe continuato a cambiare la storia economica dell’isola. La comunicazione è stata appresa con rabbia dai lavoratori. La perversa e illegale privatizzazione dell’aeroporto ha impedito che l’operazione Ryanair potesse concludersi con una nuova possibilità di rilancio. A questo si aggiunge la stoltezza del governo regionale con quella sottospecie di assessore che ha devastato i trasporti in Sardegna a partire appunto dai voli low cost. Si tratta di una decisione drammatica che mette in ginocchio la Sardegna tutta».
In verità il portavoce di Ryanair precisa che «proseguono le negoziazioni con l’aeroporto» e il sindaco di Alghero, Mauro Bruno, afferma che «la decisione della Regione di aspettare la privatizzazione prima di erogare un nuovo sistema di incentivi ha portato alla chiusura della base Ryanair, che invece si poteva e doveva evitare. La compagnia è in attesa di conoscere il responso della privatizzazione dell’aeroporto e aspetta il sistema di incentivi, per questo la Regione deve fare fino in fondo e subito la propria parte». Ma Pili è sicuro che Ryanair ha ormai deciso di abbandonare la Sardegna e commenta: «Con questa decisione finale di Ryanair si conclude l’opera demolitoria dei voli low cost ideata dai vertici di Alitalia e portata avanti dai servi della giunta regionale sarda. Una responsabilità tutta politica che segna il tracollo di un’economia e dell’intera isola che aveva investito sui voli low cost». Mauro Pili, che vuole fare della Sardegna una nazione autonoma, è stato un presidente della Regione spot, con rapporti difficili con la maggioranza di centrodestra: è rimasto in carica dall’agosto all’ottobre 1999 e dal novembre 2001 all’agosto 2003, sotto le bandiere di Forza Italia (ne è stato coordinatore regionale). Berlusconi lo ha voluto deputato nel 2006, poi riconfermato, è alla terza legislatura. Per due mandati è stato anche sindaco forzista di Iglesias. Ha fondato Unidos, che si definisce «movimento di libertà del popolo sardo». Nella sua autobiografia scrive: «All’atto della costituzione del movimento, rivolgendomi ad una platea stracolma di operai, cassintegrati, minatori, intellettuali, amministratori comunali, esponenti di movimenti di base e rappresentanti di categorie ho messo le basi per la grande sfida di libertà del popolo sardo». Aggiunge di essere «il primo parlamentare della storia ad aver presentato una proposta di legge per la modifica costituzionale tesa a prevedere il referendum per l’indipendenza della Sardegna».
Adesso ha incominciato pure una battaglia affinché i sardi si riapproprino del proprio Dna. Spiega: «L’operazione sul Dna dei sardi è stata il colpo del secolo. Un guadagno secco in borsa di 60 milioni di euro. Nei dieci giorni successivi l’acquisto del Dna dei sardi gli inglesi della Tiziana Life Sciences si sono messi in tasca una cifra che vale 230 volte il valore d’acquisto della banca dati genetica per la quale avevano speso l’elemosina di 258.000 euro. Un incremento del valore di borsa registrato sin dal primo giorno e cresciuto in maniera esponenziale in una settimana di borsa sino al 37%». Fu Rita Levi Montalcini a incominciare la ricerca sul Dna dei sardi per cercare di capire il motivo di tanta longevità: gli abitanti dell’isola sono statisticamente i più anziani d’Europa. Scomparsa la ricercatrice quegli studi sul patrimonio genetico sono stati venduti. «Un’operazione tutta finanziaria - dice Pili - che ha portato alla svendita del più grande patrimonio genetico della Sardegna, 13.000 referti genetici venduti a Londra come se niente fosse, Una vera e propria svendita che ha generato un’operazione speculativa senza precedenti, tra il silenzio del mondo delle istituzioni che nonostante i reiterati allarmi si è totalmente disinteressato della vicenda».
L’indipendentismo sardo sembra avere trovato il suo portabandiera, anche se lui non disdegna di continuare a sedere sui banchi del parlamento ricevendo i benefit della Repubblica. Con Salvini non ha rapporti, preferisce fare da solo. Col leader della Lega lo accomuna però il rifiuto dell’Europa. «L’Europa non ci tutela e la Regione non può continuare a dormire - dice -. L’ultima vicenda è quella del trattato con cui nel nome dell’Europa l’Italia ha ceduto una parte del suo mare alla Francia. I francesi stanno bloccando i pescatori sardi e questo non solo è fuorilegge ma deve essere impedito con azioni immediate. Per questo motivo deve essere urgentemente impugnato l’accordo fatto dal governo Renzi con la Francia e nel contempo deve essere impedita la ratifica a livello parlamentare ed europeo».
Pili è un ex ragazzo prodigio, omologo isolano del pugliese Raffaele Fitto. Vinse le elezioni regionali del 1999 a soli 33 anni. È stato un dei tanti ipotizzati delfini di Berlusconi. Fino alla recente conversione alla secessione. Egli lancia anche l’allarme sull’ordine pubblico, rispetto al quale l’isola non sarebbe sufficientemente tutelata. Sostiene che «Un’escalation criminale senza precedenti sta mettendo in ginocchio un numero sempre più in aumento di importanti aziende agricole del Sud Sardegna: non si contano più gli attentati incendiari che hanno letteralmente raso al suolo fienili, mezzi agricoli e messo in crisi importanti attività produttive agricole e zootecniche. Appare sempre più evidente che ci possa essere una matrice unitaria e nel contempo allarmante.
Per questo motivo tutti questi episodi vanno indagati unitariamente per valutare se ci sono fenomeni di racket». Di qui un appello al ministro dell’Interno, Angelino Alfano: «Deve immediatamente attivare tutte le azioni necessarie perché questo susseguirsi di attentati non solo venga arrestato, ma si pongano in essere tutte le iniziative utili a stabilire la matrice di tali gesti criminali».
Il capopopolo della Nazione Sardegna va a tutto campo. Vuole una Brexit italiana. Ma finora i sardi sono stati piuttosto scettici. Alle ultime elezioni regionali il movimento Unidos ha raccolto appena il 5,7%. Pochini per fare la rivoluzione indipendentista.