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 2016  settembre 24 Sabato calendario

BARONI, AMANTI E PIZZINI LA LUNGA LISTA DEGLI SCANDALI

ROMA Il caso più eclatante è quello di Parma e della presunta relazione tra il professore, poi diventato rettore, e dell’allieva che, dopo la nomina, ha fatto una carriera fulminea nell’azienda ospedaliera. E non è certo l’unico. Alle inchieste sui concorsi universitari e alle evidenti anomalie sugli incarichi negli Atenei lavorano molte procure italiane. La prassi è rimasta identica, anche dopo la riforma Gelmini, che vieta incarichi ai familiari dei docenti negli stessi atenei e punta al numero di pubblicazioni. Perché i baroni, si sa, si scambiano favori tra loro, come all’interno di tutte le categorie, e sulle pubblicazioni il gioco è facile, visti i margini di discrezionalità nel giudizio e le testate che, almeno inizialmente, erano state considerate. Ragioni per le quali è anche difficile che i processi si concludano con delle sentenze di condanna, anche se prima delle prove di esame tutti sanno già chi supererà il concorso. Ci sono anche casi di cattedre create ad hoc. Come quello a cui fa riferimento Raffaele Cantone, numero uno dell’Anticorruzione, in relazione all’Università di Napoli.
LE INDAGINI
La vicenda dell’Università di Parma è finita agli atti della procura, con un’inchiesta per abuso d’ufficio, e all’Anticorruzione di Raffaele Cantone ha aperto un fascicolo, così a gennaio la Finanza si è presentata all’Università per sequestrare tutti i documenti. I due protagonisti della vicenda hanno sempre smentito ogni illazione e, soprattutto, una relazione sentimentale, né ora né mai, lei addirittura ferocemente. «Mi attaccano perché ritenuto vicino ai grillini», si era difeso il rettore. «Mi attaccano perché donna», aveva detto lei. Per i codici di comportamento nel pubblico impiego non si può partecipare a decisioni che coinvolgano persone frequentate abitualmente e così la faccenda era finita in Consiglio comunale, nel giugno 2014. Qualche anno fa, la procura di Bari aveva ipotizzato l’associazione a delinquere per decine di professori, l’inchiesta dal nome significativo Do ut des, aveva portato al sequestro di email chiarissime tra docenti: «Carissimo, consegno un umile richiesta al pizzino telematico. Ti chiederei il voto per me a Roma...sono poi interessato a due concorsi di fascia due, d’intesa con Giorgio che ha altri interessi. Scusa per la sintesi brutale, ma meglio essere franchi. A buon rendere. Grazie». L’abilitazione scientifica nazionale del 2012 aveva poi portato a una pioggia di ricorsi: tra le riviste accreditate dall’Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) per le pubblicazioni ritenute valide per il punteggio rientravano Etruria oggi, La rivista del clero italiano Yacht capital e Il Mattino di Padova. E lì anche le procure hanno dovuto esaminare gli esposti presentati da molti dei 35mila bocciati. Molte sono ancora aperte.
L’ANVUR
L’ultima denuncia è recente, con il consigliere dell’Anvur, finito su tutti i giornali per avere copiato buona parte del testo scritto presentato per la nomina, che è stato assolto dalla stessa agenzia e confermato nell’incarico.
IL DECRETO NATTA
E del resto, dal 2016, nelle Università sono state introdotte le chiamate dirette di super-professori strapagati di eccellenza, con il programma straordinario denominato Cattedre Natta, un misura dedicata a Giulio Natta, Nobel per la Chimica nel 1963. Il decreto che stanzia 36 milioni per quest’anno, e 75 dal prossimo, sarebbe già pronto. L’intenzione è buona: far tornare i cervelli fuggiti, ma il futuro è incerto e quale sarà la modalità di applicazione, vista l’attitudine dei nostri atenei, è facilmente immaginabile.