Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 24 Sabato calendario

APPUNTI APERTURA FOGLIO ROSA SU BRAD E ANGELINA – MATTEO PERSIVALE, CORRIERE DELLA SERA 24/9  – La premessa, ovvia ma necessaria in questi casi, è che l’adozione è un atto di straordinaria generosità che merita da parte di tutti massima stima e massimo rispetto

APPUNTI APERTURA FOGLIO ROSA SU BRAD E ANGELINA – MATTEO PERSIVALE, CORRIERE DELLA SERA 24/9  – La premessa, ovvia ma necessaria in questi casi, è che l’adozione è un atto di straordinaria generosità che merita da parte di tutti massima stima e massimo rispetto. Detto questo, colpisce la coincidenza di due notizie, in questi giorni: la fine del matrimonio Pitt-Jolie tra accuse all’attore — non ancora provate — di maltrattamenti ai figli (due adottivi, quattro biologici), e il suicidio di Thaddeus, 27 anni, uno dei dieci figli adottivi (ne ha altri quattro biologici) di Mia Farrow. I Pitt-Jolie e i Farrow sono, insieme con i Ciccone-Ritchie (che ha altri problemi per fortuna meno drammatici: la «fuga» di un figlio affidato alla madre, Madonna, che preferisce stare con papà Guy Ritchie in Gran Bretagna) le famiglie multirazziali con figli adottivi più famose e mediatiche del mondo. Nessuno immaginava che simili famiglie hollywoodiane — certamente atipiche per composizione, per stile di vita e censo — non avessero infine gli stessi problemi di quelle più tradizionali, però il bilancio di queste visibilissime famiglie comincia a essere preoccupante. Ricordiamo tutti come ormai 23 anni fa finì la lunga unione — sentimentale e professionale — di Mia Farrow e Woody Allen: il regista che prima ammise la relazione con una delle figlie adottive dell’attrice, Soon-Yi Previn (oggi sono sposati da un ventennio) e poco dopo fu accusato da Farrow di aver molestato la figlia (uno psicologo nella sua perizia concluse che la testimonianza della bimba era stata guidata da qualcuno, il procuratore decise di non incriminare Allen: lui continua a dirsi innocente, la figlia ormai adulta continua a accusarlo insieme con il resto della famiglia tranne un figlio, Moses, che sta con Allen). La morte, per un colpo di pistola sparato nell’abitacolo della sua auto, che ha concluso la vita breve e tormentata di Thaddeus Farrow, ragazzino costretto su una sedie a rotelle dalla poliomielite e adottato dall’attrice in un orfanotrofio di Calcutta nel 1999, è l’ultima tragedia di una lunga serie per Mia Farrow (due suoi figli adottivi erano morti in passato, per una malformazione al cuore e di Aids rispettivamente). La famiglia Jolie-Pitt — se anche fossero vere le voci sui problemi di alcol di Pitt e i suoi scoppi d’ira — ha un fardello meno triste ma sembra aprirsi un divorzio molto complicato sotto il profilo legale come sotto quello mediatico e delle pubbliche relazioni (uno degli attori più pagati del mondo farebbe fatica a convivere con il marchio di etilista che terrorizza bambini su un jet privato). Se da una parte sono sempre state crudeli — e a volte in odore di misoginia — le accuse di megalomania alle attrici o cantanti famose che adottano bambini in giro per il mondo facendo negli orfanotrofi una forma di «shopping» (Madonna ebbe problemi in Africa quando adottò David in Malawi), dall’altra questi ultimi giorni hanno gettato una luce meno hollywoodiana e più realistica su queste «modern family» a alto tasso mediatico. Ma non mancano i motivi di speranza: la crisi tra Madonna e il figlio (biologico) Rocco che non voleva più vivere con lei ha trovato una soluzione quest’estate, quando tutta la famiglia si è riunita in Malawi per una cerimonia tribale dedicata al figlio (adottivo) David molto legato alle sue radici. Madonna e Rocco insieme per una pace via selfie tra figlio adolescente (ribelle) e mamma (italiana) che si sentiva rifiutata, un classico a ogni latitudine, in famiglie più o meno tradizionali. Dimostrando ancora una volta che gli atti di generosità finiscono per arricchire chi li fa ancor più di chi li riceve. *** ANNA GUAITA, IL MESSAGGERO 24/9 – E adesso c’è di mezzo anche l’Fbi. Il divorzio della più famosa coppia di Hollywood si tinge di colori sempre più cupi. L’agenzia federale ha confermato di essere stata chiamata in causa per indagare sul comportamento di Brad Pitt a bordo del suo jet privato in volo da Parigi a Los Angeles. L’attore è accusato dalla moglie, Angelina Jolie, di aver maltrattato il figlio maggiore, Maddox, di 15 anni. Sarebbe stato questo incidente a spingere l’attrice a chiedere il divorzio. Ci sono varie testimonianze che confermano che Brad ha alzato la voce contro la moglie, e che il figlio si è messo fra i due. Non è chiaro se ci sia stato contatto fisico, se Brad lo abbia spintonato, o solo sfiorato. Certo è che qualcuno a bordo del volo aveva ritenuto necessario fare una telefonata a terra per avvertire le autorità, e all’atterraggio il jet era stato accolto dagli assistenti sociali del DCFS (Department of Children and Family Services). Poiché i fatti sono avvenuti a bordo di un aereo in volo, ricadono sotto la giurisdizione federale. L’ALCOL Da qui l’Fbi che ieri ha detto: «Per quanto riguarda le accuse circa l’aereo che trasportava il signor Brad Pitt e i suoi figli, l’agenzia sta raccogliendo i fatti, e valuterà se sia necessario condurre un’indagine federale». Brad Pitt ha fatto sapere tramite amici di essere consapevole dell’intervento dell’Fbi, e di averlo preso con la massima serietà. Nonostante ci siano stati vari testimoni dei fatti, non è chiaro se Brad fosse già ubriaco quando è scoppiata la lite con Angelina e Maddox, o se non si sia ubriacato dopo, come reazione alla lite. Ma certo una volta a terra l’attore 52enne era fuori controllo, e davanti agli stessi assistenti sociali ha tentato di andarsene salendo su un camion cisterna che trasportava il carburante degli aerei. BABY SITTER Ora che il naufragio della coppia più invidiata del mondo è ufficiale, ecco arrivare testimonianze che sfatano il mito di una vita da favola: le baby sitter abbandonano i contratti di confidenzialità e raccontano che i figli erano insopportabili, che correvano per le case nel pieno della notte, che non volevano andare a scuola, che erano prepotenti. Sei sono i figli Maddox 15 anni, Pax 12, Zahara 11, Shiloh 10, e i gemelli Knox e Vivienne di 8 anni. A sentire le tate, Maddox e Pax hanno un caratteraccio, mentre Shiloh avrebbe tendenze transgender e non vuole vestirsi da bambina ma solo da maschietto. Angelina non se ne curava, era per il laissez-faire totale, tanto che aveva regalato un coltello a serramanico a Maddox quando questi aveva solo sette anni. Maddox e Zahara erano già stati adottati da Angelina prima di incontrare Brad. E l’attrice era spesso critica verso Brad che tendeva a essere più autoritario di lei. Anzi, a sentire alcuni amici che hanno parlato alla rivista People, che il matrimonio fosse destinato a finire Brad lo sapeva già, ma aveva chiesto ad Angelina di gestire la cosa il più quietamente possibile proprio per il bene dei figli. LOVE STORY Brad e Angelina stavano insieme da 12 anni, ma erano sposati solo da due: avevano legalizzato l’unione nell’agosto del 2014, e i bene informati sostengono che i problemi sono cominciati subito dopo. Molti giudicano significativo che il loro rapporto sia cominciato e finito con un film. Brad e Angelina si erano piaciuti sul set di Mr. And Mrs. Smith, un film effervescente e sexy uscito nel 2005. Il loro matrimonio era già in crisi nell’autunno del 2015, quando è uscito invece By the Sea, un film diretto da Angelina, che narra un matrimonio fallito fra una ex ballerina e uno scrittore. Alcuni critici sono tornati a rivedere quel film, e hanno detto di provare la sgradevole sensazione di essere davanti a un film autobiografico. Anna Guaita *** GLORIA SATTA, IL MESSAGGERO 23/9 – La telenovela del divorzio tra Brad e Angelina, ai ferri corti dopo 12 anni d’amore e sei figli, si arricchisce di un nuovo capitolo. Ed è pesante, tanto da rendere ancora più cruenta la battaglia giudiziaria prevista nelle prossime settimane. Pitt, riferisce il solito sito Tmz, sarebbe stato indagato dalla Polizia di Los Angeles per abusi «verbali e fisici» sui figli. Dopo qualche ora la Polizia smentisce di aver aperto un fascicolo contro l’attore. Per forza, rilancia Tmz, il caso è in mano all’Fbi per competenza territoriale: il crimine sarebbe avvenuto a bordo di un aereo ad alta quota. E l’atmosfera, tra scoop e snentite, si surriscalda ulterioramente. Ma cosa è successo? La settimana scorsa Pitt avrebbe dato in escandescenze, urlando contro i ragazzi, su un jet privato sui cui era imbarcata l’intera famiglia. Poi, dopo l’atterraggio a Los Angeles, ancora sulla pista avrebbe continuato a sbraitare e ad alzare le mani verso i figli tanto che un testimone avrebbe chiamato anonimanente la polizia e i servizi sociali mentre l’attore tentava di andarsene a bordo di un camion del carburante. Brad e Angelina sarebbero stati interrogati e la polizia conta di ascoltare presto i ragazzi. VITA FAMILIARE Secondo i bene informati, proprio questo episodio è la goccia che ha fatto traboccare il vaso e convinto la Jolie a chiedere il divorzio. E oggi il marito sarebbe devastato: nega di aver usato violenza contro i figli e pare sia disposto ad andare in riabilitazione pur di salvare il suo matrimonio perché è ancora «follemente innamorato» della moglie. Brad si ritiene inoltre un padre più che degno: ammetterebbe di fumare l’erba ogni tanto, di alzare il gomito e la voce, ma non crede di essere un orco cattivo. Prima della richiesta di divorzio l’attore raccontava di imporre dei limiti al figlio adottivo Pax, che si vendicava facendosi la pipì addosso. È sempre stato lui a invocare le regole mentre Angelina lasciava la massima libertà ai bambini, tra l’altro permettendo loro di maneggiare coltelli. In questi giorni è venuta alla luce anche l’organizzazione familiare dei Brangelina. Definirla caotica è un eufemismo. In casa ci sono sempre state sei tate, una per ogni figlio, e un tutore scolastico. Ultimamente le bambinaie si sono ridotte a due e due sono diventati i tutori (uno è il fratello della Jolie). E stando ai racconti del personale, i bambini non fanno che azzuffarsi e dire parolacce. Soffrono inoltre dei continui spostamenti con conseguente jet lag e disturbi del sonno. REAZIONE E mentre nel mondo rimbomba la notizia del divorzio del secolo, è uscita per la prima volta allo scoperto Marion Cotillard, l’attrice francese indicata nei mesi scorsi come l’amante segreta di Brad, suo partner nel film di Zemeckis Allied. Marion, che aspetta il secondo figlio dal compagno Guillaume Canet, ha affidato a Instagram la sua «prima e unica reazione», smentendo il flirt con Pitt. «Poiché questa situazione sta coinvolgendo le persone che amo, devo parlare», ha postato l’attrice premio Oscar. «Spero che Angelina e Brad, che stimo profondamente, possano trovare pace in questo momento tanto tumultuoso». E ha aggiunto: «Molti anni fa ho incontrato l’uomo della mia vita, padre di nostro figlio e del bambino che aspettiamo. Lui è il mio amore, il mio migliore amico, l’unico di cui ho bisogno. Ai media e ai nemici pronti a giudicare auguro una rapida guarigione». Ma l’affaire ha assunto ormai una dimensione globale tale da convincere anche il Dalai Lama a intervenire. «E’ una notizia triste», ha detto il premio Nobel per la Pace. «A volte con il divorzio i figli si avvicinano di più alla madre o al padre. Penso che possa danneggiare le loro esperienze profonde, la loro psicologia». Gloria Satta *** NATALIA ASPESI, LA REPUBBLICA 21/9 –  Unita in matrimonio nel 2014, la coppia più celebre, misteriosamente, del mondo, Angelina Jolie e Brad Pitt, divorzia; lo ha chiesto lei, che ha già divorziato due volte (nel 1999 e nel 2003); lui una, nel 2005. Stufi come tanti della lunga convivenza, sono insieme dal 2004, lei adduce come causa non terze o quarte persone — quindi eventuali corna che sono parte essenziale della solidità dei matrimoni di celebrità e gente comune — e neppure per eccesso di sbadigli, ma perché li divide il diverso modo di educare i sei figli: tre adottati da lei e poi anche da lui, tre da loro stessi confezionati, e tutti fotografati nella festosa occasione matrimoniale attorno alla torta nuziale. Di solito, il diverso modo di pensare al futuro dei figli, chi prete e chi tronista, chi archeologa e chi sposa di miliardario, fa litigare i genitori, ma non è una ragione di separazione, perché anche dopo i due avrebbero il desiderio e il diritto di dire la loro (non sempre però succede, se ne dolgono in tanti). I due divi, lui 52 anni, lei 41, lui bello genere ragazzo, lei definita la più bella donna del mondo (ma prima che la sua bocca chirurgica occupasse tutto lo schermo) sino ad ora hanno allevato insieme i loro ragazzi, e nessun sito pazzo ha discusso i loro metodi, pur segnalando horror menzogneri sulla salute dell’augusta prole internazionale. Improvvisamente i due non vanno più d’accordo su un tema essenziale, al punto della vendicativa — o forse inevitabile — richiesta di permettere al padre solo la “condivisione legale” della custodia, ma non quella fisica, con diritto di visita, ma non altro. Niente soldi comunque. Se la ragione vera riguarda davvero i figli, il che creerà molti pettegolezzi micidiali, bisognava pensarci prima, almeno prima che nel 2014 Angelina e Brad fossero eletti in Usa migliori genitori dell’anno. ALBERTO MATTIOLI, LA STAMPA 24/9 – Diretta, spiritosa, attuale. È la pubblicità della Norwegian Air, compagnia aerea low cost che per promuovere i suoi voli per Los Angeles ha inondato le pagine dei giornali con un quadratone rosso e una sola frase: «Brad is single». Più il prezzo, effettivamente abbordabile: 169 sterline. Brad Pitt, si suppone, abbordabile lo è meno, benché appena scoppiato. Però la trovata è carina e lusinga le signore, che magari non sono esattamente come Angelina ma un Pitt stop a LA lo farebbero volentieri. E in ogni caso sognare è ancora più a buon mercato dei voli Norwegian. Meglio ancora la risposta a stretto giro di inserzione di Alitalia, per una volta sul pezzo e sul prezzo. Questo il suo strillo: «Ragazzi tutti a Los Angeles! Le ragazze le porta Norwegian» (forse un po’ sessista, ma spiritoso. E poi c’è un limite anche al politicamente corretto). Insomma, due capolavori di comunicazione. Da mettere subito a confronto, in materia, con il disastro appena combinato dalla ministra che una ne fa e cento ne sbaglia, quella della Salute, Beatrice Lorenzin. Il suo Fertility Day è stato un capolavoro al contrario. Già Lorenzin aveva gloriosamente debuttato con una prima campagna che è stata subito ritirata dopo aver fatto l’unanimità di proteste. Poi ha bissato con un opuscolo che avrebbe potuto essere concepito da Goebbels (che però avrebbe usato una grafica migliore): da una parte, gli stili di vita corretti di un gruppo di ariani biondi e con gli occhi azzurri, dall’altra quelli scorrettissimi dei neri rasta che si fanno le canne. E tutti: qualcuno dica a Lorenzin chi era Bob Marley e soprattutto che di figli ne fece tredici. Il seguito è stato ancor più divertente per l’opinione pubblica e devastante per la ministra. Di fronte all’esplosione demografica degli sfottò, Lorenzin ha fatto sapere che «il razzismo è negli occhi di chi guarda». Poi ci ha ripensato e ha annunciato che avrebbe rimosso la responsabile della campagna. Ovviamente sbagliando anche il comunicato, dove la ministra un po’ riscaldata scrive di opuscoli «sulla prevenzione della fertilità»: e dire che avevamo capito che la fertilità la signora volesse promuoverla, non prevenirla. La telenovela è proseguita con lei che evocava oscure trame (complotto, complotto!) per sottrarle la poltrona e Renzi che l’assicurava che ci resterà seduta sopra, benché la campagna sia, parole sue, «inguardabile». Parole sue e soldi nostri: è costata 113 mila euro. Ma, dice Lorenzin, «io faccio il ministro, non il comunicatore», come se il mezzo non fosse il messaggio (quindi qualcuno le spieghi anche chi era McLuhan). Pagherà, pare, la direttrice generale della Comunicazione del ministero, avvocatessa Daniela Rodorigo, che per realizzare questi autogol incassa 236.561 euro all’anno (salute!, è il caso di dire). Anche se non si capisce bene cosa significhi «rimuovere» una dirigente: in un’impresa privata sarebbe già stata licenziata in tronco; al ministero, secondo la gloriosa tradizione burocratica italiana, magari la sposteranno ad altro incarico con uguale stipendio. Fin qui, i fatti. Da un lato, la comunicazione rozza, costosa e controproducente dell’ente pubblico, con contorno di scaricabarile, mancato controllo e mancata assunzione di responsabilità; dall’altro, quella rapida, mordace ed efficace del privato. La burocrate incapace e strapagata e il creativo sveglio (e magari pure low cost come l’azienda per cui lavora). Peraltro per la prossima volta non c’è nemmeno bisogno che Lorenzin assuma un pubblicitario norvegese, visto che anche quelli autoctoni di Alitalia sanno il fatto loro. Ma forse meglio sarebbe spedire direttamente lei in Norvegia e farsi mandare un ministro norvegese. *** ESTER ARMANINO, LA STAMPA 23/9 – Il bene dei bambini. Per scoprire che cos’è si potrebbe fare un gioco con i diretti interessati, distribuire carta e pennarelli ai figli Pitt-Jolie con la richiesta di disegnare qualcosa che rappresenti la dichiarazione del padre: «Quello che conta adesso è il bene dei bambini». Il gioco potrebbe avvenire in camere replicate all’infinito, come nel nuovo spot Ikea dove si vede un bambino, figlio di genitori separati, che tristemente abbandona la cameretta a casa di mamma per poi felicemente ritrovarla pressoché identica nella casa di papà. Prevedibile la reazione di Maddox, quindici anni: «Tutte stronzate». Un’occhiata lanciata al fratello minore, Pax, che ricalcando ogni suo gesto come carta carbone allontana i pennarelli beffardo. Magari Zahara, più pacata e metodica, ci pensa un attimo prima di togliere il cappuccio e svolgere il compito avendo molta cura dei dettagli: palme, piscina ovale, villa dai tetti sghembi e un cancello che circonda il regno dei buoni oltre il quale i cattivi stanno piazzati con i teleobiettivi (forse la bambina è dalla parte di papà quando sostiene che mamma ha scatenato l’inferno). Shiloh, il più bello e magari il meno bravo a disegnare, rappresenta i genitori come due pupazzi Mattel, i capelli gialli e gli occhi azzurri. È questo il suo bene, anche se disegnato male. I gemelli più piccoli, Vivienne e Knox, teste chine su un disegno collettivo, bisticciano strappando gli angoli al foglio, poi lei piange e lui da solo continua l’opera di entrambi. Non sa cosa sia, questo bene, e allora disegna un cavallo. Prima il bene per loro era un affresco ammirabile in centinaia di versioni su Google, con i genitori che marciavano come in un quadro di Pellizza da Volpedo, grappoli di figli per mano o in braccio. Il bene era una famiglia-festone di carta, una cordata che scende dal jet privato o che sfila sul red carpet, e si palesava ovunque insieme ai bambini stessi, come un marchio di eccellenza. Adesso, annoiati ci consegnano i fogli alla svelta, perché un gioco è bello finché dura poco. Il bene che avevamo chiesto loro di rappresentare si rivela un concetto senza appigli, un binomio che riesce a stimolare soltanto la fantasia dei pubblicitari svedesi. Tornando infatti al metodo Ikea, quante camere in quante ville dovrebbero arredare Pitt e Jolie per il bene dei figli? Con seicento milioni di dollari il problema non sussiste, certo, ma anche scambiando l’ordine di ricchezza, il risultato per i bambini non cambia: decine di scrivanie «Jules» nelle camerette moltiplicate e, ogni volta, un’unica carezza ad aspettarli. *** LORENZO SORIA, LA STAMPA 22/9 –  E così, invece di tappeti rossi e prime e campi profughi, che comunque avevano sempre un tocco di glamour e di mitico, perché con loro di mezzo non poteva essere altrimenti, Brad Pitt e Angelina Jolie sono alle prese con il divorzio e gli avvocati e l’affidamento dei figli. Brangelina non c’è più e mentre i due attori-produttori-registi che hanno ridefinito e portato alla massima potenza il concetto di «celebrity» parlano solo attraverso scarni comunicati dei loro legali che chiedono privacy e rispetto per i sei figli, il giorno dopo ci si domanda: perché? Cosa è davvero successo? La voci si accavallano, mentre la versione più probabile è quella della coppia affaticata e annoiata e incapace di ricreare la scintilla originale. Una versione che i due hanno (inconsciamente?) presentato al mondo meno di un anno fa con By The Sea, nel quale Angelina ha diretto se stessa e l’adesso ex marito. Un film dove ci sono tutti i cliché di un matrimonio in lento e inesorabile declino. Lei depressa, che si impasticca, fuma in continuazione e osserva il vuoto dalla finestra. Lui che invece di stare con lei se ne va al bar e ascolta le parole sagge di un vecchio pescatore. Fino a che la noia quotidiana viene rotta dalla giovane coppia della stanza accanto, spiata attraverso un buco nel muro. «Sì, abbiamo passato la luna di miele interpretando due persone in un matrimonio che va a pezzi - ci raccontò Angelina all’uscita del film -. Ma siamo assieme da così tanto tempo che possiamo permetterci di prendere tutto ciò che abbiamo imparato e vedere fino a che punto possiamo spingere questa nostra relazione e questo amore, se possiamo sopravvivere a circostanze molto estreme e uscirne migliori. E sì, ci sono stati giorni in cui ero preoccupata, ma ne siamo venuti fuori e alla fine questo è stato il miglior viaggio di nozze possibile». In che senso? «Il messaggio del film è che qualunque cosa accada – è ancora Angelina in un’intervista a La Stampa - devi cavalcare la tempesta e stare insieme. È stato come dirci che in una relazione e in un matrimonio ci sono sempre ragioni per rompere. Lui (il personaggio del film, ndr) avrebbe potuto andarsene e lasciarla. Ho avuto genitori divorziati, so bene che in una relazione c’è sempre molto dolore. A volte ci sono scappatelle, ma è necessario stare insieme e risolvere i problemi anche quando sembrano aver preso la piega peggiore». Era la mattina del 30 ottobre 2015 in quell’albergo di Beverly Hills. Meno di un anno dopo, i problemi sono stati risolti con il divorzio. Uno psicologo avrebbe tutte le risposte necessarie, rivedendo il film diretto da Angie, riascoltando le sue parole. *** FRANCESCO SEMPRINI, LA STAMPA 22/9  – La reazione più attesa è arrivata nel tardo pomeriggio: “Era solo questione di tempo”: così Jennifer Aniston avrebbe commentato, con una punta di veleno, la notizia del divorzio tra Angelina Jolie e Brad Pitt. E ora? La domanda rimbalza da 48 ore in maniera ossessiva. Del divorzio tra Angelina Jolie e Brad Pitt, la fine di un’epoca nel pianeta Hollywood, parla il mondo. E ora? Ora sarà guerra, una guerra senza quartiere quella tra Mr e Mrs Smith (il film che li fece innamorare, nel 2005), perché in palio ci sono i sei figli. Se Angelina pensa che avrà la custodia esclusiva di Maddox, 15 anni, Pax, 12, Zahara, 11, Shiloh, 10, Vivienne, 8 e Knox, 8 si sbaglia di grosso. «Se lo può dimenticare - scrive l’informatissimo sito Tmz - Pitt vuole l’affidamento congiunto». Certo non vuole mettere in dubbio le capacità della sua quasi ex moglie. «Dice sempre che è una grande madre», racconta chi lo conosce, né vuole interferire nel rapporto tra lei e i figli. «Ma neppure permetterà a lei di farlo». Il punto è che la quasi ex signora Pitt ha chiesto invece la custodia fisica esclusiva dei figli, lasciando congiunta solo la custodia legale. Per il futuro ex marito, la Jolie vuole la concessione da parte del giudice del diritto di visita su base periodica. In sostanza papà Brad potrebbe vedere i figli un giorno a settimana e un paio di weekend al mese. L’idea l’ha fatto andare su tutte le furie, e ora lui si dice pronto a una battaglia legale. Angelina non si tirerà indietro, anche perché dalla sua ha prove che potrebbero mettere in difficoltà l’ex partner, come quelle sull’abuso di alcol e marijuana. Sarebbe proprio questo il motivo della richiesta di divorzio della Jolie, stanca inoltre per i frequenti scatti d’ira di Pitt, causati anche dall’aver alzato troppo il gomito. Atteggiamenti che metterebbero in pericolo i figli, anche se gli amici di lui assicurano che nulla del genere è mai accaduto. Ecco allora risolto l’arcano del perché del divorzio. Altro che relazione clandestina con Marion Cotillard, 40 anni, con cui ha girato Allied: Jolie forse temeva di diventare a sua volta vittima di un set galeotto come era accaduto alla ex di Pitt, Jennifer Aniston. E ha inviato a Londra, dove si girava il film, un investigatore. Per scoprire che più che dalla Cotillard, Pitt era preso da festini in stile Wolf of Wall Street, tra alcol, droga ed escort russe, rivela il sito Page Six. Chi è sembrato sinceramente sconvolto alla notizia del divorzio è George Clooney, amico di entrambi. Informato durante i lavori dell’Assemblea generale Onu a New York, ai quali partecipa come Ambasciatore di buona volontà, ha detto: «È una storia triste e sfortunata per tutta la famiglia, mi dispiace molto». *** SILVIA BIZIO, LA REPUBBLICA 23/9 – Sulla separazione dei Brangelina è tempesta piena. Brad Pitt non è indagato dalla polizia di Los Angeles per abusi sui figli, ma, a quanto riporta il sito Tmz, la pratica potrebbe essere nelle mani dell’Fbi. Dopo una denuncia anonima ai servizi sociali della città californiana, l’accusa sarebbe stata notificata alla polizia che, non avendo la giurisdizione per intervenire, l’avrebbe girata al Federal Bureau. A Hollywood non si parla d’altro. Non si tratta della solita coppia che si separa. È la coppia: poteri illimitati, squadre di avvocati, uffici di pubbliche relazioni, schiere di guardie del corpo. Non sarà facile capire cosa sia realmente successo. La molla scatenante, quella che ha spinto Angelina a chiedere il divorzio per “divergenze inconciliabili”, pare sia stato un litigio avvenuto la settimana scorsa. Certo non il primo, ma questa volta sui figli. Brad, forse ubriaco, pare abbia dato in escandescenze urlando — e forse facendo anche volare qualche ceffone — nell’aereo privato che li riportava a Los Angeles. Come capita quando si litiga, Pitt sarebbe andato a dormire in albergo. Il giorno dopo, lei ha depositato la richiesta di divorzio in tribunale. Non c’entra il presunto flirt di Pitt con l’attrice francese Marion Cotillard (che ieri ha addirittura dovuto mettere al corrente il mondo intero della sua nuova gravidanza con il marito Guillaume Canet), bensì il comportamento violento e prevaricante di Pitt nei confronti dei figli e l’abuso costante di alcol e marijuana. Angelina vuole giocare sul sicuro e, forse per questo, ha nuovamente assunto il suo ex manager, Geyer Kosinski, con il preciso mandato di mettere in piedi una campagna di calunnie per danneggiare la credibilità di Brad Pitt. Ieri è girata la voce che il Dipartimento di polizia di Los Angeles (LAPD) stesse indagando per abusi fisici e verbali nei confronti di uno dei bambini, ma la stessa LAPD ha confermato allo US Weekly che Brad Pitt non è sotto indagine. Assicura il sergente Barry Montgomery, portavoce dell’LAPD al canale FOX 411: «Non stiamo attivamente indagando su Mr. Pitt. Che io sappia, Mr. Pitt non ha mai parlato con la polizia». Un altro funzionario, Jenny Houser, ha aggiunto però di non poter assicurare che altre agenzie di governo non stiano conducendo indagini: infatti un rappresentante del Dipartimento per i servizi sociali di Los Angeles ha dichiarato di non poter fare commenti sul caso, ma, secondo Tmz, sia Pitt che Jolie sarebbero già stati interrogati e forse verranno ascoltati dalle autorità anche i loro figli. Pitt nega ogni accusa: «Brad assicura di non aver commesso alcun abuso nei confronti dei figli », affermano nell’entourage dell’attore, «è un peccato che si continui a presentarlo nella peggior maniera possibile». Perfino il Dalai Lama, intervistato su Itv da Pierce Morgan per Good morning Britain, ha espresso la sua tristezza: «A volte con il divorzio i figli si avvicinano di più a uno dei due genitori. È una notizia triste», ha detto il Nobel per la pace. Dello stesso tenore il commento dell’amico della coppia, George Clooney: «Mi dispiace, ma è una storia che riguarda solo la loro famiglia». *** SILVIA FUMAROLA, LA REPUBBLICA 23/9 – Non tutti sono bravi e civili come Gwyneth Paltrow e Chris Martin: a guardarli nelle foto, alle Hawaii, Londra o a New York, tutti insieme appassionatamente, nessuno direbbe mai che siano separati. Invece per amore dei figli Apple e Moses, sono genitori perfetti, d’altronde avevano inaugurato il divorzio consapevole: “consciously uncoupled” come l’avevano definito quando si sono separati. Un’eccezione perché sono sempre i figli a pagare quando le star (e non solo) vanno alla battaglia per l’affidamento. La guerra dei Brangelina, con tutti i dettagli che verranno fuori, giorno dopo giorno, sono solo l’ultimo esempio. I panni sporchi non si lavano più in famiglia e si stendono sul web. Che le favole non esistono lo ha imparato presto Katie Holmes, diventata la signora Cruise nel 2006 nel castello Odescalchi di Bracciano. Divorzio nel 2012 con battaglia legale, da parte di tutti e due, per portare a casa l’affidamento della piccola Suri. Holmes aveva richiesto l’affidamento esclusivo della figlia per toglierla dall’influenza — che reputava deleteria — di Scientology. Supportata anche da Nicole Kidman, ex moglie di Cruise, l’ha ottenuto: vive con la figlia a New York. Secondo il web l’ultima volta che la star di Top gun ha visto la figlia risale al 2013. Non l’andrebbe a trovare (scusa ufficiale: troppi impegni di lavoro) ma c’è chi scommette che è colpa delle regole della congregazione. Non c’entra la religione, ma solo l’amore possessivo di una mamma italoamericana nel caso di Madonna, lacrime e alcol senza pudore sul palco, straziata perché il figlio Rocco aveva deciso di stare col padre Guy Ritchie a Londra. La cruenta battaglia legale con sconfinamento sui social, ha visto sconfitta lady Ciccone quando il giudice di New York, dove si discuteva la causa di affidamento, ha stabilito che Rocco poteva finire gli studi in Inghilterra. Aveva perso l’aereo in un film che l’aveva ufficialmente laureato minidivo ricco e infelice, ma la sua famiglia cinematografica, anche se distratta, era unita. I genitori separati di Macaulay Culkin si sono dichiarati guerra per la sua custodia (e i contratti). La madre Patricia Brentrup aveva accusato il marito di essere alcolizzato, manesco e adultero. E soprattutto lo aveva incolpato di quello che, a Hollywood, è considerato il crimine più grave: rovinare la carriera artistica dei figli. *** CHIARA MAFFIOLETTI, CORRIERE DELLA SERA 23/9 – La fine del matrimonio tra Brad Pitt e Angelina Jolie non è stata per tutti una sorpresa. Quasi nessuno però avrebbe mai immaginato un epilogo come quello che sta sgretolando non solo l’immagine della coppia più abbagliante degli ultimi anni, ma anche il ritratto di una delle famiglie celebri più numerose e apparentemente felici. Questo perché l’attrice avrebbe deciso di lasciare il padre dei suoi sei figli proprio per come si comportava con loro. E non perché non gli faceva fare il cavalluccio. Secondo il sito americano Tmz, Pitt è stato interrogato dall’Fbi (e non dalla polizia di Los Angeles, come qualcuno ha scritto) per aggressioni verbali e fisiche nei confronti dei bambini e, separatamente, è stata sentita anche sua moglie. L’episodio che ha dato il colpo mortale a una storia probabilmente già malconcia da qualche tempo è arrivato la scorsa settimana: i due attori erano su un jet privato con i loro figli ma, durante il viaggio, Pitt avrebbe perso la testa, iniziando a urlare contro i bambini e rivolgendosi a loro in modo violento. Lo sfogo non si sarebbe limitato al volo (e nemmeno alle parole), proseguendo a terra. Tra le certezze, c’è che il giorno dopo Angelina Jolie ha deciso di separarsi e, passata nemmeno una settimana, ha chiesto il divorzio. Nel frattempo, un testimone (per il momento anonimo) avrebbe riportato l’incidente alle autorità. Stando a questa versione, Pitt e Jolie sarebbero già stati sentiti dai servizi sociali che ora dovrebbero incontrare anche i loro figli. Fonti vicine all’attore hanno fatto sapere che sta prendendo «molto sul serio la vicenda. Sostiene di non aver commesso alcun abuso sui figli. È un peccato che le persone coinvolte continuino a metterlo in cattiva luce». Di fatto, dopo Johnny Depp, un altro gigante tra gli attori di quella generazione passa in un lampo da divo inarrivabile a uomo allo sbando. Da una parte è evidente che qualcosa è cambiato anche nella società se oggi un personaggio pubblico che perde il senno perché ubriaco o drogato non diventa in automatico più affascinante ma, anzi, fa a tutti un po’ di tristezza (vale anche per i tradimenti: dopo la liaison con la babysitter che gli è costata il matrimonio, Ben Affleck è stato ribattezzato Sad Affleck, dove «sad» in inglese significa proprio triste). Dall’altra sembra incredibile la velocità con cui possono diventare opache perfino le icone più brillanti. La caduta a picco di Pitt è passata anche da una presunta relazione con Marion Cotillard, conosciuta sul set del nuovo film di Zemeckis. Ma lei stessa, su Instagram, ha smentito energicamente il flirt: «Questa è la prima e unica reazione al vortice che mi ha travolto. Non sono solita commentare, ma sono coinvolte persone che amo. Molti anni fa ho incontrato l’uomo della mia vita, padre di nostro figlio e del bimbo che stiamo aspettando. È lui il mio amore, il mio migliore amico e l’unico di cui ho bisogno. Auguro ad Angelina e Brad, che rispetto profondamente, di trovare la pace in questo momento tumultuoso». E tumultuoso deve esserlo davvero, perché l’attore — come tutti quelli che costruiscono una carriera (anche) attraverso la loro immagine — rischia moltissimo. Per passare da marito devoto e padre affettuoso a genitore instabile e violento potrebbe bastargli il tempo di un volo. Chiara Maffioletti *** CHIARA MAFFIOLETTI, CORRIERE DELLA SERA 21/9 – È stato il troppo. L’ombra d’invidia che da sempre ha inseguito Brad Pitt e Angelina Jolie, la coppia più abbagliante degli ultimi anni, era in fondo il riflesso della loro vita elevata a potenza. Troppo belli perché il loro amore potesse durare. Troppo famosi, troppo ricchi, troppo impegnati. Troppi figli, anche. E adesso che la separazione è arrivata davvero, si è di colpo fermato quel gigantesco timer che pareva incombere sopra le loro pettinatissime teste fin dai primi accenni del loro amore (nato clandestino) e che spingeva molti — quasi tutti — a credere che la fine della loro storia perfetta sarebbe stata solo una questione di tempo. Salvo romantici colpi di scena, ora il tempo è scaduto. Nel mentre sono passati 12 anni, ma alla fine Angelina Jolie ha chiesto il divorzio da Brad Pitt. Le carte sarebbero state depositate lunedì e citerebbero come motivo della rottura «differenze inconciliabili», riportando inoltre il 15 settembre come data ufficiale della separazione. Che la fine sia reale lo ha confermato anche il legale dell’attrice, Robert Offer, spiegando che «questa scelta è stata fatta per la salute della famiglia». Poche parole che sembrano però dare credito a voci piuttosto pesanti, secondo cui alla base della decisione ci sarebbero «conflitti sui figli», ma anche «problemi di rabbia e abuso di sostanze» di Johnnydeppiana memoria. In particolare, le solite fonti fanno riferimento ad alcol e marijuana. Jolie — che ieri, nelle ore dell’annuncio della fine del suo matrimonio, si dice fosse a Milano: di sicuro c’era una sua sosia — sarebbe arrivata alla scelta di chiudere la relazione per «come Pitt si comporta con i figli e perché le sue abitudini sarebbero pericolose per loro. È estremamente arrabbiata per i suoi metodi». La laconica risposta dell’attore non è tardata: «Sono molto rattristato da tutto questo, ma ora ciò che conta di più è il benessere dei nostri figli in questo momento difficile». Jolie avrebbe chiesto la custodia fisica esclusiva dei sei bambini. Congiunta sarebbe solo la custodia legale. Inoltre sembra scongiurata ogni possibile battaglia attorno a questioni di soldi: l’attrice non pare interessata ad assegni di mantenimento. Questioni pratiche e decisamente poco glamour che rendono di colpo la super coppia un po’ più simile a tutte quelle che i tappeti rossi, al massimo, li hanno in salotto. Fino ad oggi Brad Pitt e Angelina Jolie erano ben lontani dalla media. Uniti anche nel nome, quel Brangelina che ormai rimanda subito alle immagini dei loro viaggioni con numerosa prole al seguito o a quelle in cui si scambiano bianchissimi sorrisi e sguardi innamorati a favore dei flash dei festival di mezzo mondo. Un amore fatto di questo, ma anche di dichiarazioni di stima, di sostegno in momenti non semplici, come quando lei ha deciso di farsi asportare seno e ovaie per scongiurare possibili tumori. È successo nel 2013 e nel 2015. «È stata una di quelle cose che ti uniscono di più», aveva dichiarato Pitt. Ed è stato solo due anni fa che gli attori hanno deciso di sposarsi: una cerimonia privatissima nel loro castello, nel Sud della Francia; l’abito della sposa decorato con i disegni dei loro figli. Una famiglia moderna, che non ha mai cercato, ad esempio, di camuffare il desiderio di una loro bambina, Shiloh, di vestirsi da maschio. Ma anche una famiglia unita, che si muoveva in gruppo, con le tate relegate in seconda linea e i genitori immortalati con due piccini ciascuno in braccio. Ora è tutto finito. E non c’entrerebbe la sbandata di Pitt per Marion Cotillard, collega più giovane con cui ha recitato nel nuovo film di Zemeckis. «Non è coinvolta una terza persona», si legge su Tmz , sito poco solito alle smentite. E quindi non si compie l’eterno ritorno, dal momento che l’amore tra Pitt e Jolie era iniziato proprio così: sul set di Mr e Mrs Smith . Era il 2004 e l’attore era sposato con Jennifer Aniston. Il timer ha iniziato il conto alla rovescia lì. In tanti non hanno mai perdonato all’attrice l’aver «portato via il marito» alla collega. Sembrava quasi che lei, così bella, avesse giocato una partita sleale ai danni di una pur splendida donna, con cui però era senza dubbio più semplice identificarsi. E così si è subito proiettata su di loro quell’ombra, ombra che negli ultimi tempi si è fatta sempre più scura, spingendo a indagare sulle cause dell’impressionante magrezza dell’attrice, sul suo sguardo triste, sulle liti con Pitt. Un’ombra che adesso, dopo 12 anni, è riuscita a spegnere anche la coppia più abbagliante. Chiara Maffioletti *** IL POST 20/9 – Angelina Jolie ha chiesto il divorzio da Brad Pitt: lo ha scritto il 20 settembre il sito statunitense TMZ, che alcune ore dopo ha anche pubblicato il documento depositato da Jolie. Brad Pitt ha detto a People: «Sono molto triste, ma quello che conta adesso è il bene dei bambini. Chiedo gentilmente alla stampa la riservatezza che meritano in questo momento difficile». Jolie ha depositato i documenti per il divorzio il 19 settembre parlando di differenze inconciliabili tra lei e Pitt. Pitt e Jolie hanno sei figli, alcuni adottati, e Jolie ne ha chiesto l’affidamento: Pitt potrebbe solamente visitarli e vederli in alcune occasioni. Secondo fonti non meglio precisate che TMZ descrive come “vicine alla coppia”, la richiesta di divorzio di Jolie avrebbe a che fare con “il modo in cui Brad [Pitt] fa da genitore ai suoi figli”. TMZ ha anche scritto che secondo certe fonti Jolie si sarebbe lamentata dell’eccessivo consumo di marijuana (e forse anche di alcol) dal parte di Pitt, temendo che la cosa sarebbe potuta diventare un problema per i suoi rapporti con i figli: non ci sono però conferme di altro tipo. Sembra che Jolie, rappresentata da Laura Wasser, non abbia chiesto nessun tipo di sostentamento economico a Pitt. Robert Offer, uno degli avvocati di Jolie, ha confermato ad Associated Press che Jolie ha chiesto il divorzio, parlando di una scelta fatta “per il bene della famiglia” ma senza aggiungere altro. Pitt e Jolie si sono sposati nel 2014 ma iniziarono a frequentarsi circa 10 anni prima, dopo essersi conosciuti sul set del film Mr. & Mrs. Smith, in cui interpretano due coniugi che fanno gli agenti segreti (ognuno all’insaputa dell’altro) e ricevono ognuno l’ordine di uccidere l’altro. Negli anni sono diventati una delle coppie più famose di Hollywood, probabilmente oggi la più famosa. Jolie e Pitt hanno anche recitato insieme in By the Sea, un film drammatico del 2015, scritto e diretto da Jolie. Jolie era stata sposata con l’attore inglese Jonny Lee Miller (dal 1996 al 1999) e con l’attore Billy Bob Thornton, conosciuto sul set del film Falso tracciato, dal 2000 al 2003. Pitt si sposò invece nel 2000 con l’attrice Jennifer Aniston, da cui divorziò nel 2005. Pitt e Jolie si sono sposati il 23 agosto 2014 con una cerimonia privata nel loro castello a Miraval, nel sud della Francia. Decisero di dare le foto del matrimonio in esclusiva a due riviste – Hello e People – e di dare in beneficenza alla loro fondazione (la Jolie-Pitt Foundation) i cinque milioni ricavati. Il primo dei figli di Jolie (adottato prima del matrimonio con Pitt e poi diventato anche legalmente figlio di Pitt) è Chivan Maddox, nato in Cambogia nel 2001 e adottato da Jolie nel 2002. Nel 2005 Jolie ha poi adottato Zahara Marley, una bambina etiope. Shiloh Nouvel, figlia di Pitt e Jolie, è nata nel maggio del 2006 in Namibia. Nel 2007 la coppia adottò Pax Thien, un bambino di tre anni e mezzo del Vietnam e nel 2008 sono nati Knox e Vivienne, due gemelli. Negli ultimi anni si è parlato soprattutto di Shiloh, spesso fotografata con abiti da maschio: Pitt disse per esempio che la figlia chiese loro di essere chiamata “John”. Jolie ha 41 anni e fa l’attrice dal 1982, anno in cui recitò insieme al padre, Jon Voight, nel film Cercando di Uscire. Si parlò molto di lei (molto più del solito) nel 2015, quando si sottopose a un intervento di ovariectomia e a una doppia mastectomia per prevenire possibili tumori, raccontando le sue motivazioni in due articoli molto discussi sul New York Times. Nel 2000 ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista per il film Ragazze interrotte, nel 2014 il Premio umanitario Jean Hersholt, uno speciale premio Oscar dato a chi si distingue per l’impegno in cause umanitarie (è da anni Ambasciatrice di buona volontà per l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). Nella sua carriera è stata protagonista di film d’azione (Salt, Lara Croft: Tomb Raider), di commedie (Mr. and Mrs. Smith) e di film drammatici (Changeling). I primi film che l’hanno resa famosa sono stati Gia – Una donna oltre ogni limite e Ragazze Interrotte. Brad Pitt ha 52 anni e negli ultimi anni ha iniziato a fare il produttore, oltre che l’attore. Nella sua carriera ha vinto un solo Oscar – da produttore, per 12 anni schiavo – ma è stato nominato altre quattro volte: come produttore di La grande scommessa, come attore protagonista di Il curioso caso di Benjamin Button e di L’arte di vincere e come attore non protagonista di L’esercito delle 12 scimmie. Tra gli altri ha recitato per Quentin Tarantino, Ridley Scott, Terrence Malick, David Fincher e per i fratelli Coen. Pitt ha iniziato la sua carriera con piccole comparse cinematografiche e con piccoli ruoli televisivi: alla fine degli anni Ottanta per esempio in quattro episodi di Dallas. Il suo primo ruolo relativamente importante al cinema fu nel 1991, in Thelma & Louise di Ridley Scott. *** PAOLA JACOBBI, VANITYFAIR.IT 20/9 – Dice che gli attori sono tutti bugiardi, che mentire in fondo è il loro mestiere, che fan finta di odiarsi e di amarsi sulla scena, allo stesso modo in cui ci convincono di essere scienziati o astronauti o o casalinghe o marziani e che tanta bravura nella finzione gli viene dall’essere tutti un po’ matti, un po’ fragili, anime perse che cercano nei personaggi scritti da altri quello che non riescono ad essere davvero. E però, io a questa cosa non ci ho mai creduto fino in fondo. Perché poi, quel bacio davanti alla troupe sarà anche scandito da un ciak ma poi qualcosa resta, un disagio, un’antipatia a volte l’amore. E che poi nei film, la verità si vede. Si vedeva in Mr and Mrs Smith (foto) che Brad Pitt e Angelina Jolie erano due che si piacevano e non riuscivano a togliersi le mani di dosso. E si vedeva in By the Sea (ultima foto), il loro ultimo film insieme, che qualcosa si era rotto e che magari, visto che il film se lo erano costruito su misura, forse era il loro modo di far terapia di coppia. Quando intervistai Angelina per By the Sea, io ero un po’ imbarazzo, mica per niente, le dissi, non ci avevano fatto vedere il film per intero ed era difficile fare domande su poche clip di un’opera, certamente non perfettamente riuscita ma terribilmente sofferta. Le chiesi se fosse il loro Eyes Wide Shut (il film di Stanley Kubrick che metteva in scena la separazione imminente di Nicole Kidman e Tom Cruise, nella foto), Angelina distolse lo sguardo, agitò la mano sottile per dirmi no, non lo pensi nemmeno. E però ammise “è un film delicato per me, per noi, non voglio che i giornalisti saltino a conclusioni affrettate”. Nel film Brad è uno scrittore alcolizzato, lei una ballerina depressa, la loro è una crisi irreversibile, tragica. Erano i loro avatar o era tutto inventato? Non lo sapremo mai. E soprattutto non sapremo nemmeno se, oltre ai personaggi di quel film, di tutti i film, girati insieme o da soli, Brad e Angelina non fossero stufi dei loro avatar da rotocalco, di quella immagine splendente di coppia strafiga, di genitori perbene, di cittadini modello. Due immagini diventate una sola, con quel nomignolo comune, “Brangelina” che, non a caso, hanno sempre detto di detestare. Un santino di coppia che piaceva tanto a noi, noi giornali, noi pubblico, noi consumatori avidi di fattacci altrui, ma che forse non piaceva più a loro. E, allora, anziché continuare a recitare, ecco la separazione, ecco il ritorno a chi ero, a chi eri, a “prima di te, “prima di noi”. Potrà anche dispiacere questo addio, ma io credo che per entrambi sarà un nuovo inizio. Senza titoli di testa, senza troupe, senza ciak, senza riflettori. Silenzio, stavolta non si gira. Si ricomincia. Da Brad. Da Angelina. Senza etichette a due. *** SIMONETTA SCIANDIVASCI, LINKIESTA.IT 21/9 – Il divorzio di Angelina Jolie e Brad Pitt non ha commosso nessuno, ma ha fatto sghignazzare moltissimi. A pochi minuti dalla diffusione della notizia (pomeriggio del 20 settembre), sul sito statunitense TMZ, i social network e i gruppi whatsapp di mezzo mondo (l’occidente) si sono tinti di Jennifer Aniston, poiché fu sulle ceneri del suo matrimonio con Brad che nacque il marchio Brangelina (meglio: Brad incenerì il loro matrimonio per rinascere con la Jolie, che l’aveva fulminato sul set di "Mr e Mrs Smith"). Così, meme e gif - ma pure chiose sui siti di gossip - la ritraggono trionfante. Vendicata. Ripristinata. Al Parade Magazine, nel settembre del 2011, Brad rilascia un’intervista in cui dichiara che con Jennifer aveva vissuto un matrimonio ininteressante, patetico e noioso e che fare di Angelina la madre dei suoi figli era stata un’idea tra le più intelligenti della sua vita. La Aniston, elegantemente, non replica. Nel 2014, Brad e Angelina decidono finalmente di sposarsi, dopo dieci anni di unione e sei figli (tre di loro sono stati adottati): lo stesso anno, migliaia di siti di gossip parlano e sparlano della crisi tra i due e del rimpianto di Brad per Jennifer. Ma erano voci. Ieri, invece, la vendetta di Jennifer ha avuto la sua transustanziazione. Almeno, questo è quello che la nostra proiezione ci fa credere. È difficile capire come mai aver recintato Jennifer Aniston in questo ruolo di vittima perpetua, che il tempo e due avvocati divorzisti hanno risarcito, non faccia inorridire il pensiero corrente, così volto a difendere le donne dalla loro standardizzazione in sante, madonne, puttane, cicciottelle, mogli, madri, amanti, tradite. È piuttosto verosimile che Jennifer Aniston sia stata la sola persona al mondo capace di provare, per questo divorzio, la mistura di due onorevoli sentimenti: indifferenza e compassione. Nelle storie di ex amati, amanti, coniugi, nulla è mai troppo agli antipodi e gli ossimori non stridono. Eravamo noi che avevamo bisogno che Angelina Jolie e Brad Pitt divorziassero: essendo troppo disdicevole ammetterlo, però, abbiamo sguainato il meme di Jennifer e ci abbiamo nascosto dentro la nostra miseria. Avevamo bisogno che Angelina e Brad divorziassero perché Angelina è troppo magra e noi non sopportiamo che una donna si riduca in quel modo (38 chili, avrebbe calcolato un giornale americano: non per voyeurismo, naturalmente, ma per servigio alla stigmatizzazione dell’anoressia, la grande battaglia del secolo), che una madre dilazioni il cibo (e nemmeno che abbia il ventre tatuato con quella insopportabile scritta "ciò che mi nutre, mi distrugge"), che una star di Hollywood sia così star di Hollywood e non faccia nemmeno un po’ come Grace Kelly, che quando si sposò con Ranieri III di Monaco, rifiutò copioni persino ad Alfred Hitchcock e sia così prevedibile da divorziare, nonostante abbia sei figli, da un uomo che guadagna 20 milioni di dollari all’anno, è uno dei più sexy tra i viventi ed è stato capace di gesti estremi come rifiutare la parte di Jack Dawson in Titanic. Avevamo bisogno di questo divorzio per confermarci che Hollywood è inautentica e noi siamo autentici. Il marchio Brangelina, che tutto aveva fatto per rendersi corretto e incontestabile (i viaggi nel terzo mondo; le adozioni; l’accondiscendenza nei confronti della figlia Shiloh che a soli otto anni ha chiesto di essere chiamata e trattata da maschio; devolvere in beneficenza i soldi ricavati dal paparazzamento delle nozze; l’impegno presso l’UNHCR), ha ceduto e la sua implosione può galvanizzarci senza richiami di coscienza. "Chiedo alla stampa la riservatezza che i bambini meritano", ha dichiarato Brad Pitt dal quale, secondo i rumors, Angelina ha chiesto il divorzio per via dello smodato uso che lui sarebbe solito fare di sostanze stupefacenti. Questo piccolo frammento tragico, tuttavia, non ci tocca. I figli di Hollywood sono carne da tabloid al pari dei loro genitori che vi si sono consacrati. Quello che ci sfugge, di questa consacrazione, è la valvola che la fa scattare e che è la medesima che ha richiesto ad Angelina Jolie di apparire un’ottima madre adottando figli in giro per il mondo, conciliando vita domestica e lavoro senza alcuna sbavatura (e chissà quanti milioni di dollari in baby sitter e assistenza allargata a qualunque campo dell’esistere), facendosi esempio di educazione basata sul "sì, tesoro, esprimiti pure liberamente" che educazione non è, poiché è abbandono (lo ha fatto notare magistralmente Camillo Langone ). Quella valvola siamo noi. La fabbrica dei mostri non è la celebrità, ma la nostra fame di massacrarli, quando ci assomigliano troppo poco per costringerli ad assomigliarci e quando ci assomigliano troppo per constringerli a distanziarsi da noi, per farci sentire comunque, ancora, migliori e più veri e più puliti e più umani. Brad e Angelina sono stati a entrambi i giochi, hanno tentato di essere lo specchio delle nostre istanze, del nostro correttismo, del nostro pacifismo, del nostro lassismo spacciato per liberalismo, finché non sono più stati capaci di soddisfarci. E noi, faine, ci godiamo quest’ultimo capitolo della saga. Incapaci di scorgere, in quello che di loro irridiamo con compiacimento e indignazione, il nostro zampino. *** MATTIA CARZANIGA, RIVISTASTUDIO.COM 21/9 – È stato il maggiordomo, e nessuno fino a ieri pomeriggio se n’era accorto. Meglio, nessuno aveva voluto accorgersene. Qualche mese fa abbiamo pensato: By the Sea – diretto da Angelina Jolie, starring Angelina Jolie e Brad Pitt – è un traballante mélo su una coppia in crisi, e però guarda che meta-capacità di guardarsi dal di fuori, queste cose le possono fare solo le coppie che non si molleranno mai. Il fatto che l’abbiamo visto in quattro in tutto il mondo ha inquinato le prove, anzi le ha proprio insabbiate. Stava tutto lì davanti agli occhi: quello era il film-testamento dell’unica vera coppia che il cinema abbia conosciuto dopo Bogart-Bacall, Burton-Taylor, eccetera. Il dettaglio è che tra questi e i Jolie-Pitt sono intercorsi svariati decenni. Separazioni e divorzi sono il trend del momento, direbbero i giornali. Il più bel romanzo ora in libreria è Eccomi di Jonathan Safran Foer: Jacob e Julia sono arrivati al punto di doversi lasciare, ma non sanno bene come. A novembre comincia su Hbo Divorce, un titolo che arriva dritto al punto: nella prima puntata Sarah Jessica Parker sfrutta il pesantissimo clima che si respira a una festa a casa di amici per annunciare al marito che non lo ama più, peggio: che vuole andare da un avvocato. Chissà se Angelina e Brad, geni non così involontari del marketing (riuscire a mantenere vivo un marchio come Brangelina senza stare sui social network è un talento mica da ridere, al giorno d’oggi), hanno voluto cogliere il preciso sentimento di quest’epoca. Stavano insieme già da dieci anni, avevano detto ci sposiamo solo quando potranno farlo anche gli omosessuali, il matrimonio è avvenuto due anni fa, adesso che pure Uomini e donne ha il trono gay che senso ha, basta, ci penserà qualcun altro a inventare i sogni degli altri, noi abbiamo dato. La favola ormai è di tutti, ma non è più la nostra. In Eccomi, arriva puntuale il capitolo in cui Jacob e Julia devono dirlo ai figli, che si vogliono separare. Immaginano le domande che i ragazzini potrebbero sollevare: avremo due case? Con chi di voi due staremo? È successo perché c’è di mezzo qualcun altro? La stessa scena a casa Jolie-Pitt, questo il nome ufficiale della onlus, è invece il film che non vedremo mai. E dire che c’era abbastanza materiale per una serie in dieci puntate, altro che diversity, altro che clan alla Transparent. Perché della Grande Favola Collettiva facevano parte pure i figli adottivi e il tomboy biologico (Shiloh, che un giorno scriverà un’altra storia bellissima), e tutte quelle tacche sullo stipite della porta che nelle famiglie qualsiasi sono stucchevoli, sui Brangelina erano conquiste, simboli, grandi passi per l’umanità: le missioni Onu come atto non solo narcisistico ma politico, il rischio di tumore arginato da un’operazione scientemente pubblica, il Terzo Mondo come meta di villeggiatura, l’austerity come regola aurea, dal sapore merkeliano: “Siamo comunque i capi del mondo, non c’è bisogno di darlo troppo a vedere”. L’ago della bilancia famigliare pendeva sempre a favore di Angelina, l’ex cattiva ragazza (il trend che piaceva ai giornali nei primi anni Zero) diventata Dama della Regina, la viziata figlia di Hollywood convertita in Madre Teresa, la Lara Croft che studiava per diventare Ingmar Bergman. Lui oggi parla, attacca con il solito: «Adesso l’importante è il bene dei nostri figli». Lei lo fa solo tramite portavoce, in fondo non ha mai avuto bisogno di dire niente, le è sempre bastato essere quello che era per creare attorno a sé una nuova letteratura: il divo biondo, fino a quel momento bello ma stupido, eletto a marito intellettuale, l’eterna rivale (Jennifer Aniston, per quei tre finora vissuti su Plutone) cristallizzata per sempre nell’antonomasia della cornuta. Brad era l’innamorato ma per molti lo zerbino, come Ascanio con Katia nella casa di un memorabile Grande Fratello. Ora scrivono che la colpa è sua, che tutto è finito perché lui beveva e fumava le canne, che non era un bravo padre, anzi correva dietro alle sottane, allora è vera questa storia che sull’ultimo set scopava con Marion Cotillard. (L’ultimo set è Allied, diretto dal sommo Robert Zemeckis, probabilmente non galeotto per nessuno. Mr. & Mrs. Smith, diretto undici anni fa dal tuttora misconosciuto Doug Liman, resta invece il più brutto film a meritare un posto speciale nella storia del cinema, per le ragioni che ben conosciamo.) Da ieri pomeriggio i social, su cui anche queste inutili righe verranno condivise, hanno dimenticato la spesa domenicale di Gianni Morandi e hanno hashtaggato ogni post con #brangelina. Chi diceva che era come il crollo delle Torri Gemelle (io) e veniva cazziato da gente che non capisce il senso del tono. Chi scriveva che il mondo non sarà più lo stesso, che i Maya sono arrivati per davvero, che di fronte a questa sciagura nemmeno la presidenza Trump sembra più una minaccia. Chi condivideva quelle solite due-tre gif di Aniston che ridacchia: si scopre che il Team Aniston è ancora nutritissimo, ma dopotutto pure la Raggi ha preso una barca di voti. Chi proponeva un finale alternativo: il mondo ha ancora bisogno della vostra favola, ripensateci anche tra un po’, fate come Liz Taylor e Richard Burton, dai, per favore. Nel pieno delle discussioni sull’imminente divorzio tra i suoi protagonisti, Jonathan Safran Foer piazza quella che è davvero una sciagura (non spoilero niente, tranquilli). Forse succederà anche con Angelina e Brad. Forse arriverà qualcosa di così apocalittico capace di farci pensare, anche solo per un attimo, che la favola è ancora intatta, che il 2016 è un brutto anno mai esistito, che il maggiordomo non ha mai messo il veleno nel caffè. O forse, come diceva l’ancora signorina Jolie in quell’orribile capolavoro da cui tutto è cominciato: «Il lieto fine ce l’hanno le storie che non sono ancora finite».