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 2016  settembre 23 Venerdì calendario

IL GUSTO DEL DISPETTO

Quindici ore di coda: tanto hanno dovuto sopportare i turisti inglesi di passaggio a Dover lo scorso luglio. Motivo ufficiale, i controlli anti terrorismo della polizia francese. Nella pratica, però, tutti l’hanno letto come un dispetto dei cugini d’Oltralpe ai novelli extracomunitari: una risposta alla Brexit, insomma.
Ipotesi azzardata? Mica tanto: alzi la mano chi non ha mai goduto di una piccola vendetta ben riuscita che, diciamocelo, tanto innocente non è mai.
Ma perché ci comportiamo così? «Bisogna distinguere subito tra chi fa un dispetto solo occasionalmente, e può capitare a tutti, e chi invece ha l’abitudine di infastidire gli altri. In quest’ultimo caso si tratta di una forma di aggressività, per la quale si è disposti anche a pagare un costo personale, pur di arrecare danno», spiega Barbara Barcaccia, docente di Accettazione e Mindfulness all’Università la Sapienza di Roma. Qualche esempio? Certe costose battaglie legali basate su inezie, solo per il gusto di “dar fastidio” all’ex coniuge o al vicino di casa. O quegli automobilisti che rischiano un incidente pur d’inchiodare per spaventare un’auto che li segue troppo da vicino. Continua Barcaccia: «Alcuni studi sostengono che alla base di questi comportamenti ci sia il desiderio di giustizia per quello che viene avvertito come un torto. Peccato che questo giudizio severo sul comportamento degli altri sia a senso unico, perché chi ha la tendenza stabile a fare dispetti e ripicche non pensa affatto di comportarsi in modo sbagliato». Insomma: i dispettosi abituali si comportano così perché si sentono vittime di continui soprusi, e a spingerli è un impulso aggressivo tanto forte che non importa se, per assecondarlo, fanno del male anche a loro stessi.
Ed ecco il ritratto tipico del dispettoso: maschio, giovane, spesso membro di una minoranza etnica (non sorprende, considerato che queste persone i soprusi li subiscono davvero più spesso). L’hanno stilato alcuni studiosi dell’Università di Oakland (Usa), basandosi su un campione di 1.243 persone. La loro ricerca ha inoltre rilevato che la “dispettosità” va quasi sempre a braccetto con aggressività, rimuginamenti machiavellici, narcisismo e totale mancanza di sensi di colpa. Potrebbe corrispondere all’identikit il giovane newyorkese che qualche tempo fa ha condiviso la sua esperienza sul sito Reddit: in fila al McDonald’s, non sopportava più le urla e i capricci del bambino che, dietro di lui, voleva una fetta di torta. Perciò, quando è arrivato il suo turno, il nostro “eroe” ha deciso di acquistare tutti i dolci rimasti nel negozio, per un totale di 23 fette di torta, solo per fargli dispetto. “Sono una cattiva persona per questo?”, ha chiesto agli altri utenti. Difficile rispondergli.

INUTILI RIVALSE. Un altro aspetto interessante di questi giustizieri di piccolo calibro (ma capaci di grandi fastidi!) è, come abbiamo detto, l’assoluta mancanza di vantaggi derivati dalle loro schermaglie. Anzi, spesso fanno danno a loro stessi! E non sono pochi a comportarsi così. Dice Barcaccia: «In uno studio sperimentale è emerso che un discreto gruppo del campione (circa il 25%) preferiva rinunciare a un guadagno piuttosto che far avere anche a qualcun altro del denaro». Insomma: “dispettosi a oltranza” sarebbero circa un quarto di noi. E sicuramente fa parte di questa schiera il proprietario della sottile striscia di terreno triangolare dove sorge la celebre Montlake Spite House (“Casa del dispetto”) a Seattle. Dato che il vicino la voleva acquistare per una cifra considerata oltraggiosamente bassa, per fargli dispetto lui vi ha fatto costruire un edificio a triangolo, largo solo 1,4 metri nel suo lato più stretto, al solo scopo di ostruire la vista della villa dell’altro.

COLPA DEL DNA? Non è detto però che si diventi dispettosi per scelta, è probabile invece che chi lo è abbia una scusa genetica. Una ricerca sulle variazioni del Dna svolta dall’Università di Stoccolma, infatti, ha avanzato l’idea che alcuni comportamenti, come la tendenza a fare ripicche, possano essere ereditari.
Uno studio dell’Università di Zurigo aggiunge un altro tassello al puzzle del dispettoso per “cause fisiologiche”: si è visto (tramite tomografia) che chi è più bisognoso di rivalsa aveva un picco di attività in un’area evolutivamente molto antica del cervello, lo striato dorsale.
Già si sapeva che in quella zona c’è la “centralina della gratificazione” ma non si supponeva che questa comprendesse anche il “gusto per la ripicca”. Non dovremmo stupircene, però: il dispetto potrebbe infatti essere il gemello cattivo dell’altruismo. Alcuni studiosi della Northeastern e della Tufts University (Usa) sostengono che così come abbiamo una sensazione di piacere quando facciamo del bene, nello stesso modo godiamo intimamente quando compiamo azioni malevole... verso chi non si è comportato in modo corretto.
Psicologia, genetica e fisiologia, però, non spiegano tutto. Anche i fattori sociali vanno tenuti in considerazione. «Nella nostra epoca l’aggressività non è socialmente accettata né è considerata politicamente corretta», dice Francesco Comelli, psichiatra dell’Iipg (Istituto italiano psicoanalisi di gruppo). «Il dispetto diventa così una valvola di sfogo di istinti aggressivi repressi. Un rito che a volte è collettivo, se pensiamo a quelle trasmissioni che hanno per oggetto un tiro mancino tirato a un personaggio famoso: compiacersi delle disgrazie altrui è un modo efficace per esorcizzare le
proprie. Non tutti i dispetti hanno però una valenza negativa: quelli infantili, per esempio, non sono distruttivi, perché spesso servono a dar voce a momenti frustranti. Ma anche i dispetti sentimentali tra adolescenti sono un primo rudimentale linguaggio amoroso».

MEGLIO GIRARE AL LARGO. E comunque: come difendersi da un dispettoso? «Dipende dal tipo di relazione che abbiamo con lui. Se abbiamo contatti sporadici, è sufficiente tenersi alla larga. Se, invece, è una persona vicina può essere più complicato, ma si può iniziare dal chiedersi cosa abbia scatenato quel bisogno di rivalsa. Il consiglio è di non essere impulsivi nella reazione mettendo in atto altre ripicche, che rinforzerebbero solo un circolo vizioso di dispetti reciproci dal quale poi è difficile uscire», dice la professoressa Barcaccia.
Se invece siamo noi a essere dispettosi? «Il primo passo è non “ruminare” troppo sugli eventi negativi», consiglia la psicologa. Perdonare o lasciar perdere, infatti, migliora la qualità della vita. Invece chi si vendica, pur facendolo nella speranza che il proprio gesto possa ristabilire la giustizia, in realtà si trova incastrato in una spirale di sofferenza. Ci si vendica nell’illusione di sistemare le cose, ma in realtà ci s’invischia ancora di più», spiega Barcaccia.
C’è però chi non è dello stesso parere: dallo studio di Oakland risulta anche che meditare vendette e organizzare ripicche può farci sentire meglio, scatenando nel corpo lo stesso benessere che proviamo dopo l’esercizio fisico...
È quello che per esempio assicura di aver provato la moglie del dj inglese Tim Shaw, che qualche anno fa, stufa dei tradimenti del marito, gli ha venduto la costosissima auto sportiva (una rombante Lotus) su eBay, al prezzo di mezza sterlina... “purché ve la portiate via subito”: c’è riuscita in 5 minuti.
E per chi fosse convinto delle virtù terapeutiche della ripicca, ma fosse anche a corto di idee (o di macchine costose), è disponibile un dispetto preconfezionato e online. Sul sito supervache.com si può ordinare (e far recapitare) una scatola di letame stallatico proveniente dai migliori allevamenti di Francia: biologico, aromatico e senza pesticidi (da 9,90 €, secondo quantità, forma e packaging). Il cadeau è accompagnato da un messaggio da personalizzare, con firma o meno.
Camilla Ghirardato