Giuliano Aluffi, il venerdì 23/9/2016, 23 settembre 2016
PERCHÉ OLTRE I DIECI EURO È RISCHIOSO IL CONTANTE
Senza contante si può vivere. Dal 2014, a Londra, i bus hanno smesso di accettare pagamenti in monete, permettendo solo l’uso di carte magnetiche. In Svezia senza carta di credito non si può più pagare nemmeno un caffè al bar, come ha sottolineato l’Economist in un recente articolo, e del resto dal 2000 ad oggi il numero di transazioni con carta di credito in Svezia si è decuplicato. I Paesi Scandinavi sono già società less cash (con meno contante), passo intermedio verso l’orizzonte cashless (senza contante). E le società che emettono carte di credito non hanno perso tempo: vedendo come il fumo negli occhi i nostri acquisti in contanti, che per loro rappresentano una mancata opportunità di guadagno, cercano di cambiare i costumi con campagne pubblicitarie di «orgoglio anticontante», per così dire, come la Cashfree and Proud di Visa Europe. A dare altro fuoco alle polveri è Kenneth Rogoff, già capo economista del Fondo Monetario Internazionale, e oggi docente a Harvard. Rogoff ha appena pubblicato The curse of cash (La maledizione del contante, Princeton University Press, pp. 283, euro 18,99).
Cosa c’è che non va col contante, professor Rogoff?
«È comodo da usare, ma se facciamo un confronto tra vantaggi e svantaggi ne esce male, soprattutto perché, per le sue caratteristiche di anonimità, favorisce i pagamenti «in nero», l’evasione fiscale e l’economia sotterranea della criminalità: narcotraffico, riciclaggio, corruzione...».
Si ha idea della dimensione dell’uso «sospetto» del contante?
«Vista la prevedibile reticenza di chi si colloca al di fuori della legge, consideriamo la faccenda dal lato opposto – il normale uso legale del contante – e potremo capire meglio il problema che sottolineo. Le banche centrali negli ultimi anni hanno condotto diversi studi sull’uso del contante nell’economia legale. E ciò che si è visto è che i consumatori ammettono di possedere una quantità di contante pari a solo il 5-10 per cento per cento della quantità totale in circolazione. In quali mani sarà il restante 90?».
Eliminare il contante le pare una soluzione pratica?
«Io non propongo di eliminare tutto il contante. Ma di rimuovere gradualmente le banconote di maggior taglio: sono quelle il punto debole dell’economia legale. È abbastanza intuitivo – basta pensare ai 200 milioni di dollari in banconote da 100 dollari trovate in casa del narcotrafficante El Chapo Guzman durante la sua cattura in Messico nel 2014 – ma ci sono anche indizi più convincenti. Ad esempio un report stilato nel 2010 dalla Serious Organized Crime Agency inglese mostra che in Inghilterra oltre il 90 per cento dell’uso della banconota da 500 euro ha riguardato attività criminali. Questo ha portato il governo inglese a imporre ai cambiavalute di non trattare questi biglietti, e ad aumentare i controlli sulla loro erogazione nelle banche».
D’altra parte per lo stesso motivo la Bce ha annunciato di voler togliere dalla circolazione entro il 2018 il taglio da 500 euro...
«È una buona mossa, ma avrà solo l’effetto di spostare l’interesse della criminalità sui tagli da 200 e 100 euro. Io ho una proposta più radicale: liberarsi delle banconote di taglio superiore a 10 euro. Il contante che resta, in questo modo, è sufficiente per spendere senza sacrificare troppo la privacy, ed è sempre disponibile anche in situazioni d’emergenza come black-out che renderebbero inservibili le carte di credito. Propongo poi, in un tempo che può anche essere di qualche decennio, di sostituire le banconote da 10 e 5 euro con delle monete di una certa consistenza, in modo che sia faticoso trasportarne grandi quantità.
Nel suo libro lei dice anche che ridurre l’uso del contante dà più strumenti per far tornare a crescere l’economia. In che modo?
«Oggi per le banche centrali non è facile portare avanti politiche di stimolo basate su tassi d’interesse negativi, perché chi ha un conto, piuttosto che rischiare di rimetterci, può ancora convertire tutto in contante e conservarlo sotto il materasso, per così dire. Con tassi negativi e senza biglietti di grosso taglio in circolazione, invece, si può disincentivare lo stare seduti sul proprio capitale, e incentivare i consumi, l’attività imprenditoriale e gli investimenti».
In una società senza contante come può, chi è indigente, vivere senza carta di credito o un conto bancario?
«Se riducessimo anche solo del 10 per cento l’evasione fiscale, lo Stato avrebbe molti più soldi da ridistribuire nell’assistenza ai più deboli, che – tra l’altro – in genere non coincidono affatto con i maneggiatori di bigliettoni da 500 o 200 euro. Comunque l’obiezione è sensata, e infatti se si volesse mettere in atto un piano come quello che propongo, bisognerebbe che le banche fornissero carte di debito senza costi di commissione a chi non può permettersi una carta di credito».
Ma in una società così, che fine fa la privacy?
«È una questione di priorità. Ci interessa di più combattere l’evasione fiscale o la segretezza degli acquisti? E comunque la mia proposta permetterebbe ancora di acquistare beni in modo anonimo. Solo, renderebbe molto difficile acquistare appartamenti o automobili pagando in biglietti di grosso taglio. Ma perché mai qualcuno vorrebbe acquistare un appartamento con biglietti da 500 euro?».