varie, 23 settembre 2016
Striscia la notizia
APPUNTI STRISCIA LA NOTIZIA – Francesco Rizzo, la Gazzetta dello Sport, 22 settembre 2016. Il 7 novembre del 2018 saranno 30 anni di “Striscia la Notizia” e il tg satirico si avvicina cercando di cambiare senza snaturarsi: Antonio Ricci, capocomico un pochino incanutito, lo presenta evocando l’ispiratore del programma, “battere la comicità di Bruno Vespa, ancora non ci siamo riusciti perché il mostro si evolve”. I nuovi ingredienti sono, innanzitutto, i conduttori: da lunedì sera alle 20.40 su Canale 5, una settimana con Michelle Hunziker e Belen, poi Piero Chiambretti e Michelle per 2 giorni, un personaggio a sorpresa per una sera, i comici Luca e Paolo con la Hunziker e, a seguire, Greggio-Michelle, Greggio-Iacchetti e, da gennaio, Ficarra e Picone, ora al lavoro sul loro nuovo film, “L’ora legale”. Atteso nel 2017. inviati — Confermati tutti gli inviati (da Ballantini che prepara un Orfini vestito da prete alla Graci che farà la mamma della Raggi, da Ghione a Staffelli a Rampello ma anche i cinque introdotti nella passata stagione), confermate per il quarto anno le Veline Irene Cioni e Ludovica Frasca, le novità sono attese dalla parte grafica, che Sergio Pappalettera – storico collaboratore di Jovanotti -, annuncia in stile punk e nella psichedelica introduzione delle rubriche. “Ci sarà anche interazione in morphing” (tecnica digitale di trasformazione delle immagini), annuncia Michelle, tredicesima stagione a “Striscia”. Se a lei e a Belen, titolare di parecchi Tapiri (“li regalo agli amici, tanto me ne daranno altri”), lasciassero microfono libero in diretta, qualche fuoco d’artificio potrebbe accendersi, come capitato nella presentazione del programma: “Ho detto la mia sulla vicenda di Rody Mirri, talent scout accusato di molestie: rischio una condanna a sei mesi per diffamazione”, annuncia Michelle. “A limite patteggi, di queste cose me ne intendo”, replica Belen. Umore — In puro stile “Striscia”, le ragazze del “girl power”, per dirla con la Hunziker, sfidano anche l’attualità, come la diffusione online di immagini private. “Il caso Cantone? – racconta la Rodriguez - Mi sono messa a piangere. Volevo pubblicare un post ma poi ho pensato che tutti avrebbero rivisto il mio famoso video hard, per il quale sono rimasta chiusa in casa due mesi e ho perso il bambino che avevo in grembo (nel 2011, ndr). Eppure quel video gira ancora. E il giudice mi disse: ‘Chi me lo dice che non l’ha fatto per farsi pubblicità’?”. E così, imparando a proteggersi, la soubrette argentina non parla di vita privata e dell’amore con Andrea Iannone ma quando compaiono le Veline inguainate in pelle (“un po’ fetish”, osserva qualcuno), si lascia scappare “anche la verginità è una perversione”. Forse per questo andrà in onda solo una settimana. In realtà, è questione di impegni già presi con altri programmi. Ma, del resto, come dice Ricci, “la tv è un mondo fatta di umori, spesso di malumori. Noi lavoriamo perché sia una tv del buon umore”. *** Come Antonio Ricci ebbe l’idea di "Striscia la notizia": «Avevo visto Bruno Vespa dare al tg la notizia che il mostro di Piazza Fontana era Valpreda. Pensavo che non potesse essere lui. E pensai che mi sarebbe piaciuto che una volta finito il tg ci fosse una trasmissione che con un occhio diverso leggesse le notizie che il tg aveva dato in modo così assertivo ». *** MAURIZIO LUPO, LA STAMPA 28/11/2011 – Quando è nata la Striscia di Ricci? - «Striscia la notizia» di Antonio Ricci è nel Guinness dei primati quale programma di informazione satirica più longevo del mondo: 4804 puntate, 24 anni di età. Quando è nato? Il 7 novembre 1988, andava in onda su Italia 1. Passò su Canale 5 l’11 dicembre 1989. Ezio Greggio ci fu dal primo minuto, affiancato allora da Gianfranco D’Angelo. Dice: «La passione è la stessa del primo giorno. Non si potrebbe, altrimenti, fare questo lavoro. Ci vogliono cuore, fegato e salute. Riceviamo molte minacce, non soltanto querele. Non è mai facile toccare certi interessi». Tanti conduttori si sono alternati, ma Greggio e Iacchetti sono considerati la «coppia storica». Molto bene, in questi ultimi tempi, anche Ficarra e Picone. Donne conduttrici? Tre: Alba Parietti, Anna Maria Barbera, Michelle Hunziker, quest’ ultima a più riprese. Per periodi, brevi, invece, si sono trovate dall’ altra parte del bancone anche ex veline, Elisabetta Canalis, Maddalena Corvaglia. Perché il nome «veline»? Le Veline, come elemento simbolico, discendono direttamente da quel «Drive In» che rivoluzionò il varietà tv Anni ’80. E’ lì che Ricci cominciò a volgere a suo vantaggio i ritmi e l’immediatezza tipici delle interruzioni pubblicitarie. «Veline» perché quando 24 anni fa nacque il «tg satirico», le ragazze portavano per l’appunto le veline. Il vocabolo deriva dai fogli di carta velina con le disposizioni che, in epoca fascista, il Ministero della Cultura Popolare distribuiva agli organi di stampa. Ricorda Ricci: «Le prime Veline erano figlie degli Anni ’80 prosperose, esagerate, come Drive in. Poi abbiamo scelto veline più normali». Dal 2002 vengono elette da un concorso popolare estivo, in pratica, l’alternativa a Miss Italia. «Striscia» macina ascolti anche in un momento in cui le reti generaliste sono in crisi: perché piace tanto? Perché è trasversale. Ogni tipo di pubblico ci trova motivo di interesse. I bambini amano le imitazioni di Ballantini, i cani su bancone, il Gabibbo e Capitan Ventosa e gli altri buffi inviati, ma nello stesso tempo i buffi inviati scovano magagne che indignano gli adulti, senza distinzione di età, sesso, cultura e stato sociale. L’indignazione sfocia poi in qualcosa, dal nodo al fazzoletto, minaccia di verifica, all’intervento della Procura. Quando è nato il Gabibbo? Il 1˚ ottobre 1990. E’ animato da Gero Caldarelli e doppiato dall’autore di Striscia Lorenzo Beccati. Che cosa rappresenta? «L’immonda bestia vestita di rosso» rappresenta la filosofia di Ricci: in tv non c’è mai niente di vero, bisogna diffidare sempre. La giustizia di «Striscia» passa attraverso pupazzi che fanno spettacolo e inviati bizzarri ma inattaccabili, tutto è talmente incredibile da diventare credibile. Un esempio di tv che vuole sostituirsi alla giustizia? Ricci ricorda di essere un autore, «e certo - dice - non mi metto sul piano delle istituzioni. Al massimo faccio un gioco di supplenza, di copertura. Dico come stanno le cose, chi ha la competenza farà il resto, se vorrà. Noi usiamo la facoltà data dalla tv di agire in modo trasversale, svolgendo un lavoro di raccordo che impedisce di mettere a tacere casi isolati». Il tapiro? E’ un premio satirico consegnato a persone che, a giudizio della redazione, hanno compiuto o subìto qualcosa di originale. Il 27 novembre 1996 fu consegnato il primo Tapiro d’oro, dal Gabibbo. Dal marzo 1997 Valerio Staffelli è il «tapiroforo» ufficiale. Chi la prende bene, chi la prende male, celebre la lite con Fabrizio Del Noce. Episodi famosi? Quando l’inviato intercettò Cuccia, che continuò imperterrito per la sua strada, statua di pietra che camminava. La rivelazione dei vincitori del Festival di Sanremo, avvenuta più volte; la denuncia dello scandalo della missione Arcobaleno in Albania; il caso Vanna Marchi, che per primo Striscia segnalò. Il caso dell’uranio impoverito e della sua influenza sui militari italiani; la «querelle» con Bonolis e «Affari tuoi»; la campagna in difesa delle veline: a «Striscia» non ci stanno che vengano prese a esempio di uso perverso del corpo femminile. Ricci, 61 anni, tre figlie, ricorda: «Io voglio seminare dubbi in un mondo di ipocrisia mediatica, in cui se giri uno spot di intimo con un regista e una protagonista che fanno finta di essere impegnati politicamente, nessuno parla di utilizzo del corpo delle donne». *** Per Umberto BRINDANI da Giorgio Dell’Arti STRISCIA LA NOTIZIA STORY (1988-1997) 7 novembre 1988 - Esordio su Italia 1. Dietro la scrivania siedono Gianfranco D’Angelo ed Ezio Greggio. Regia di Beppe Recchia. 18 novembre 1988 - Alberto La Volpe, direttore del Tg2, telefona a Gianfranco D’Angelo per lamentarsi della satira nei suoi confronti. La chiamata viene registrata e mandata in onda. 31 gennaio 1990 - Federico Fellini sull’Unità a proposito di Striscia la notizia: «Ho visto una trasmissione che risulta più o meno come un reato». 3 marzo 1990 - Striscia la notizia svela in anticipo i nomi dei vincitori del festival di Sanremo: 1° i Pooh, 2° Toto Cutugno, 3° Minghi e Mietta. Per queste rivelazioni il conduttore Johnny Dorelli querelerà (senza successo) Antonio Ricci. 29 maggio 1990 - I carabinieri sequestrano la puntata del 29 maggio 1990. Reato ipotizzato: vilipendio alla bandiera. Le immagini del presidente Cossiga che dava un’onoreficenza a un battaglione dell’esercito appuntando una medaglia al tricolore, erano state modificate: al posto della medaglia, un corno portafortuna. 1 ottobre 1990 - Al via la terza serie. Debutto del Gabibbo. 14 gennaio 1991 - Striscia la notizia rivela che a La Spezia sono state costruite e sostano da tempo navi da guerra dell’Iraq complete di equipaggio e armi. 18 febbraio 1991 - Le ripetute gag sui piloti Bellini e Cocciolone, catturati in Iraq nel corso della Guerra del Golfo, provocano le proteste di varie associazioni di ex combattenti e reduci. 19 febbraio 1991 - Striscia la notizia sconfessa un giornalista della Cnn che, durante un attacco iracheno a Tel Aviv, aveva indossato la maschera antigas soltanto a fini spettacolari. 6 novembre 1991 - Un gruppo di donne militanti del Psdi accusa Striscia la notizia di vilipendio alla bandiera. Motivo: il tricolore sul body delle “veline”. 4 dicembre 1991 - Le associazioni degli infermieri protestano contro Angela Cavagna, “sexy-infermiera” a Striscia la notizia. 17 febbraio 1992 - È il giorno dell’arresto di Mario Chiesa. Il Tg5 delle 20 non spiega che si tratta di un socialista. Mezz’ora dopo lo farà Striscia la notizia. 6 aprile 1992 - Pippo Baudo: «La Democrazia cristiana ha perso le elezioni per colpa di Striscia la notizia». 26 ottobre 1992 - L’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Sommarito, si dimette dal comitato direttivo e dalla commissione di revisione dei conti della fondazione Virgillito, dopo aver saputo da un servizio del Gabibbo che “il Teatrino” - un locale milanese di proprietà dell’ente benefico - rappresenta spettacoli a luci rosse con le più famose pornostar. 17 novembre 1992 - Il Gabibbo individua una stazione ferroviaria romana vicino allo stadio Olimpico, costruita per il mondiali del ’90 e mai più utilizzata. Seguiranno avvisi di garanzia e arresti. 27 novembre 1992 - Il Gabibbo porta per la prima volta le telecamere nella casa di una famiglia del campione Auditel e ne svela il cognome. 6 marzo 1993 - Striscia la notizia modifica lo spot della Snam (Eni) facendo comparire nella mano “pulita” una bustarella. La Snam minaccia di sospendere la campagna pubblicitaria pianificata sulle reti Fininvest (valore: tra i 7 e i 21 miliardi). Il giorno dopo Striscia rettifica: «Visto che il vertice Snam è tutto in galera, il metano ti dà una manetta». La Snam blocca gli spot su Canale 5, Rete 4 e Italia 1. 2 aprile 1993 - Striscia la notizia individua un caso di pubblicità occulta del quotidiano “la Repubblica” all’interno dello sceneggiato Rai “Un commissario a Roma”, con Nino Manfredi. È il primo atto di una crociata che diventerà un tormentone. 12 maggio 1993 - Un’associazione di ascoltatori radiotelevisivi denuncia Striscia la notizia per vilipendio alla religione e offesa all’onore di un capo di Stato estero: il Papa. 13 maggio 1993 - Viene concessa l’autorizzazione a procedere nei confronti di Andreotti per associazione per delinquere di stampo mafioso. Le telecamere di Striscia la notizia riprendono un senatore che va a baciare le mani del senatore a vita. 1 febbraio 1994 - Il rappresentante della comunità araba in Italia, Youssef Roushdy, protesta formalmente per le gag su Arafat: il leader dell’Olp era stato doppiato con un accento giudicato «poco rispettoso». 4 febbraio 1994 - Ospiti al Costanzo show, quelli di Striscia mostrano un filmato registrato di nascosto in cui Achille Occhetto dice: «Anche “Il rosso e il nero” sbaglia, è finita la serie positiva, mi sono rotto i coglioni...». 7 febbraio 1994 - Imitando la voce di Berlusconi, Ezio Greggio telefona infuriato al Tg 4 mentre Emilio Fede sta intervistando Walter Veltroni. Fede sbianca, balbetta, si imbarazza visibilmente. 10 marzo 1994 - Emilio Fede registra un nastro di insulti per la redazione di Striscia la notizia, che lo manda in onda. Reazione immediata del direttore del Tg4: nella piazza davanti agli studi di registrazione, urla «Banda di finocchi, pederasti, comunisti di merda, ve la farò pagare...». 25 novembre 1994 - In un “fuori onda” viene carpito un dialogo tra Antonio Tajani e Rocco Buttiglione in cui quest’ultimo anticipa il suo piano di centro-destra («Un nuovo, forte polo di centro»). 4 gennaio 1995 - Striscia la notizia rivela che una concorrente del programma Se io fossi Sherlock Holmes, condotto da Jocelyn, tre anni prima aveva fatto la valletta in un’altra trasmissione di Jocelyn. Non solo: è anche la moglie di uno degli autori di Se io fossi Sherlock Holmes. 2-3 febbraio 1995 - In due serate consecutive viene trasmesso un colloquio “fuori onda” tra Alfredo Biondi e Vittorio Sgarbi. Biondi: «Montanelli è un cretino, una lurida persona... Odio Andreatta, mi dà fastidio, è uno dei costruttori del caos economico di oggi e fa finta di essere un puro, è un fesso qualunque... Berlusconi non è quella cima che si dice, ripete sempre le stesse cose, divaga... Bossi è proprio finito, completamente: però si capiva che era un cretino». 27 febbraio 1995 - Striscia segnala pubblicità occulta durante la serie Rai Pazza famiglia, protagonista Enrico Montesano. Il giorno dopo, un tentativo di intervista di Stefano Salvi a Montesano finisce a insulti e spintoni. 3 marzo 1995 - Lello Arena ed Enzo Iacchetti fanno ascoltare in trasmissione il 45 giri inciso nel ’75 da Enrico Montesano, dal titolo: “Felice Allegria: io la penso così”. Nel testo della canzone Montesano invita a votare Psi. 28 settembre 1995 - L’incursore di Striscia, Stefano Salvi, cerca di intervistare Enrico Cuccia lungo il tragitto verso Mediobanca. Domande: «È vero che Michele Sindona era il suo pupillo?...Ma lei è davvero l’uomo più potente d’Italia o è solo la testa di ponte di Agnelli?...». Cuccia resta in silenzio. 5 ottobre 1995 - Durante una seduta a Montecitorio, le telecamere di Striscia la notizia individuano due deputati leghisti che si scambiano disegnini pornografici. 10 ottobre 1995 - Vittorio Feltri durante un “fuori onda” con Emilio fede al Tg4: «Sì, facciamo un servizio su questo stronzo di Dini che dice ai giornalisti che non sanno fare il loro mestiere». 26 ottobre 1995 - Durante il suo intervento a Montecitorio, il presidente del Consiglio Dini viene interrotto più volte e perde la calma. Striscia intercetta: «Ma insomma, lasciatemi parlare. Avete parlato voi per due giorni!... Cazzo». 25 febbraio 1996 - Prima dell’inizio dell’ultima serata del Festival di Sanremo, Enzo Iacchetti pronuncia una frase che sul momento appare senza senso («Farò un film con Rosa Fumetto, Lino Banfi e Vince Tempera») e che invece, se si leggono di seguito i nomi di battesimo dei tre protagonisti, è il verdetto del festival: Rosalino (Cellamare, in arte Ron) vince. 4 marzo 1996 - L’Ufficio pubblicità ingannevole mette sotto accusa la serie Rai Il maresciallo Rocca, dopo le ripetute segnalazioni di Striscia la notizia. 5 marzo 1996 - Conversazione telefonica tra Pierferdinando Casini ed Emilio Fede, prima di un collegamento per il Tg4. Casini: «Grandissimo Emilio, se i voti di Dini non li prendo io, voi ve la prendete nel culo... Ma Emilio, allora, ti candidi?». Fede: «Beh, era quasi certo, poi è subentrata una certa riflessione... non so bene chi verrà al mio posto e forse non mi conviene». Casini: «Ho capito e sono d’accordo, credo che non ti convenga». 2 ottobre 1996 - Durante la trasmissione viene letta la trascrizione di una telefonata tra Chicchi Pacini Battaglia ed Emo Danesi. Nel dialogo si faceva riferimento a un’intervista fatta da Giovanni Minoli a Lorenzo Necci il giorno prima a Mixer: «Sì, era tutta concordata...». 3 ottobre 1997 - Mentre infuria la polemica per il ritardo dei soccorsi ai terremotati, il Gabibbo scopre nelle campagne intorno a Pizzighettone, in provincia di Cremona, 134 vagoni della Protezione civile parcheggiati lungo alcuni binari morti. Si tratta di unità abitative commissionate dopo l’alluvione in Valtellina e mai utilizzate. 17 novembre 1997 - All’indomani delle elezioni amministrative che fanno registrare la sconfitta del Polo, Striscia trasmette tre “fuori onda”. Il primo vede protagonista il parlamentare azzurro Franco Frattini che parla con Pierluigi Borghini: «Gli uomini del Ccd? Quelli ci tradiscono domani... Il peso politico di Dini? Ma Dini è morto... Il nostro candidato a Genova? L’abbiamo scelto perché a quell’altro gli era venuto un infarto». Secondo “fuori onda”, Mauro Paissan rivolto ad Antonio Martino: «Avete proprio sbagliato tutto...»; Martino: «Non spargere sale sulle ferite...». Ultimo filmato pirata, Teodoro Buontempo: «Se candidavano me arrivavo prima di Borghini...». 18 novembre 1997 - Dietro le quinte dello Zecchino d’oro, Cino Tortorella dice «Questa sera vincerai tu» al bambino che al termine della gara arriverà effettivamente primo. Il mago Zurlì si difende: «È un discorso che faccio da sempre a tutti i concorrenti». Concorso truccato, autopubblicità o cos’altro? a cura di Valentino Maimone AUDIENCE Audience della prima edizione: 3 milioni 451 mila spettatori (13,7 per cento di share). Edizione con audience più alta: 1996/’97, 7 milioni 954 mila spettatori (30,4 per cento di share). Conduttori: Greggio e Iacchetti. Edizione con audience più bassa: 1993/’94, 3 milioni 620 mila spettatori (16,1 per cento di share). Conduttori: Emma Coriandoli e Sergio Vastano. Audience edizione 1997/’98, dopo le prime 36 puntate: 9 milioni 200 mila spettatori (31,5 per cento di share). Conduttori: Greggio e Iacchetti. *** Valerio Staffelli, l’inviato di Striscia la notizia che consegna Tapiri dal 1997, riceve 200 email al giorno di persone che gli chiedono di fare giustizia per disavventure di vario genere. *** RENATO FRANCO, CORRIERE DELLA SERA 29/3/2012 – RICCI: LA TV TRADIZIONALE E’ VIVA. CONTESTO I FALSI MITI SUL PASSATO — «Mi immaginavo come un vecchio saggio, forse impappamollito, invece con il tempo divento sempre più un vecchio malvissuto con la canizie vituperosa. E ne vado fiero». «Malvissuto», vedi alla voce Manzoni, ossia che ha speso male la propria vita. Antonio Ricci, guru di «Striscia la notizia» da 24 anni, fa il cinico e per far capire che non scherza ordina subito una bottiglia di vino «che però sia costosa, così a Mediaset devono rifare i bilanci». È una tavola a tre, oltre a lui, la coppia comica Ficarra e Picone. Tema, la satira e la tv. Baudo dice che la Rai è moribonda. Ricci allarga il discorso: «Sono affermazioni che servono per aprire un dibattito ma hanno valore zero. Da cent’anni il teatro è morto, il cinema è morto, l’arte è morta, Dio è morto. Quando c’è qualcosa di interessante la tv generalista riesce ancora ad "accendersi". Ciclicamente è moribonda, poi si riprende. La mitologia della buona tv di una volta nasce da un veltronismo in bianco e nero. C’è il culto del frammento, della scheggia, così si crea il mito». «Anche io in determinate espressioni posso essere carino, poi vedimi tutto intero, è diverso» (Ficarra). Se la tv è moribonda (già un passo avanti da quando si diceva che era morta), la satira non sta benissimo. Ficarra e Picone: «Abbiamo avuto anni che si faticava a stare appresso ai politici. Il lavoro del comico è quello di prendere la realtà e dilatarla. Ci sono stati momenti in cui era semplice perché c’erano tanti spunti, ma anche complicato perché dovevi esagerare qualcosa che era già esagerato. Adesso con i tecnici è diverso: non rilasciano dichiarazioni, non rispondono, sono asserragliati nel bunker. Ma anche loro sanno essere buffi». Spiega Ricci: «Per Striscia il problema si è posto in maniera più semplice, perché con "Drive in" avevo capito che la parodia di un politico dopo un po’ perde efficacia. Ballantini non fa più l’imitazione di un politico, scende sul suo stesso piano fino a confondersi con lui. I politici gli rispondono come fosse uno di loro, è una caricatura tra le caricature. Così possiamo sfruttare sia le battute che facciamo noi sia la loro comicità involontaria». Il post Berlusconi non è stato traumatico dunque. Riprende Ricci: «Pensavo peggio. Senz’altro Berlusconi dettava la linea sia ai conduttori di talk, sia alla comicità di tutti perché alla domenica si impegnava a dire qualcosa che poi sarebbe diventato il tormentone della settimana. Noi forse perché non abbiamo mai vissuto solo di quello, come ascolti non abbiamo patito la mancanza di Berlusconi». È per questo che programmi come quello della Dandini e della Guzzanti soffrono? «Non so se è solo per quello, certo quando ti viene a mancare un bersaglio così grosso non è facile; Berlusconi era declinabile in mille maniere perché passavi dallo scandalo sessuale alle gaffe politiche. Le librerie Mondadori grondavano di bestseller contro di lui. Finito l’indotto adesso è crisi». Da lunedì 2 aprile Ficarra e Picone tornano al tg satirico di Canale 5. Settimo anno, ma nessuna crisi. «In televisione 7 anni sono un’eternità, ma Ficarra e Picone sono il futuro di Striscia. A loro l’ho detto subito: starete qui a vita». A Picone tocca fare quello serio: «Per un comico è il massimo, perché ti consente di confrontarti tutti i giorni con l’attualità. Non sono molte le trasmissioni per i comici, tolto Zelig». Chiude Ricci: «Se può non scriva che se a Mediaset proprio non ce la fanno alla fine la bottiglia la pago io. Sa, mi rovinerebbe l’immagine». Renato Franco *** Antonio Ricci, il velinismo senile, la sinistra che preferisce Yoko Ono a Gramsci, Sette, 15/05/2003 Giorgio Bocca, Enzo Biagi e Indro Montanelli si radunavano in gran conclave, un giorno all’anno, e stabilivano chi era il giornalista più bravo. Oggi Indro Montanelli non c’è più. Ma il premio «è giornalismo», inventato da Giancarlo Aneri, continua a laureare il meglio che c’è nel mondo dell’informazione. Notevole sorpresa quest’anno quando alla lista dei «grandi», ai nomi di Gian Antonio Stella, Gianni Riotta, Curzio Maltese, Natalia Aspesi, Ettore Mo, Claudio Rinaldi, Altan, è stato aggiunto il nome di Antonio Ricci, il creatore e direttore di Striscia la notizia. E cosi Antonio Ricci è stato trattato dai grandi vecchi del giornalismo italiano non come un autore di satira ma come il direttore di un vero e proprio telegiornale. Una provocazione? Ricci, sei nel gruppo dei Mentana, dei Mimun, dei Di Bella, dei Mazza, dei Fede, dei Giordano. Sei un autorevole direttore di Tg? «Sono sicuramente il più vecchio. Quelli sono dei ragazzini». Ragazzino Fede? «Fede è più vecchio ma sembra un giovanotto. Io ho i capelli bianchi e lui no. Io ho le borse sotto gli occhi e lui no». Sarà andato a Casablanca. «Anch’io sono andato a Casablanca, ma questo è il massimo che sono riuscito a ottenere». I telegiornali non godono di ottima salute. Ce ne sono che nascondono le notizie. «Il Tg1 ha una vocazione antica. Nascondere le notizie a fini governativi è una antica pratica per la quale è apprezzato negli anni. La cosa divertente è che riesce a farlo con i medesimi giornalisti. Lilli Gruber nasconde ed edulcora le notizie sulla guerra e sulla manifestazione dei pacifisti con la stessa faccia credibile con la quale tiene nascosta la notizia di Gasparri che interviene a Quelli che il calcio o di Scaiola che dà del rompicoglioni a Marco Biagi». Quelli dell’Usigrai si sono bendati per dire che non potevano parlare liberamente della guerra. «Non ce n’era bisogno. Fanno i mimi da anni. In ogni giornalista dei Tg c’è un Emilio Fede nascosto. Studia Fede e capirai che cosa è il giornalismo italiano. Fede è un archetipo. Io sono rimasto sconvolto quando Bianca Berlinguer ha dato la notizia di Nanni Moretti che aveva parlato dal palco di Piazza Navona». Ha dato la notizia, non l’ha nascosta. «L’ha data in maniera così criptica che io ho pensato: Moretti è rimbecillito. Ha detto: è salito poi sul palco il regista Nanni Moretti che ha chiesto una diversa politica delle alleanze, aprendo a Bertinotti e a Di Pietro». Invece Moretti aveva detto che i dirigenti dell’Ulivo facevano schifo. «Ma questo Bianca Berlinguer ha evitato di dirlo. Chi ha guardato il Tg3 ha avuto un’informazione completamente distorta». Potrebbero non aver capito la notizia. «Come? L’hanno tolta proprio perché l’avevano capita». Il Tg3 quindi è un Tg1. «Ognuno difende i suoi mandanti. Ricordo i fischi a D’Alema da parte degli albanesi a Otranto. Nella prima edizione sfuggirono ai controlli e vennero mandati in onda. Poi nella seconda edizione vennero purgati. C’è anche chi, come Mimun, per non sbagliarsi dice che lui non manderà mai in onda nessuna contestazione a nessun uomo politico». Il giornalista è un adulatore. «E taglia le scene con le sedie vuote ai comizi di Rutelli, taglia l’inceppo verbale di Berlusconi davanti a Bush». L’adulazione funziona. «è pericolosa. Se viene scoperta il risultato è tremendo. Ma l’adulatore ha un rapporto masochistico con se stesso. Gode a farsi vedere mentre si immola, affrontando il pubblico ludibrio. Come quel deficiente che ha proposto Berlusconi per il Nobel...». La molla dell’adulazione è l’interesse? «Spesso è amore, adorazione. Fanno figure raccapriccianti. E hanno piacere a farle». Sono adulatori i Vespa, le La Rosa, i Marzullo? «Sono persone che vogliono vivere senza contrasti cercando di accontentare tutti, di non entrare in rotta di collisione con nessuno. Hanno l’animo democristiano». Tu ce l’hai soprattutto con Bruno Vespa. «Vespa rappresenta la sconfitta di Striscia. Alla prima conferenza stampa dichiarai: ”Tenteremo l’impossibile, battere la comicità di Bruno Vespa”. Per adesso abbiamo perso. Noi siamo solo dei piccioni. Facciamo la cacca sopra i monumenti. Bruno Vespa l’abbiamo bombardato fin dall’inizio, ma del nostro guano ne ha fatto una maschera di bellezza». La satira è un mezzo potente? «Sì e no. Se ti accanisci troppo contro uno, rischi di farlo diventare un martire. In un Paese cattolico è fargli un enorme piacere». Il principe degli adulatori chi è? «Quelli che mi fanno veramente paura sono gli adulatori di se stessi». Tipo? «Furio Colombo, il direttore dell’’Unità”. Da cicisbeo di Casa Agnelli ad Arruffapopolo. Estremismo malattia senile del velinismo, dell’essere velina a tutti i costi». Altre veline? «Paolo Crepet, la ”velina coi baffi”. Compare in video la mattina presto e scompare solo a notte inoltrata. Sempre attento al suo look stropicciato, golfino sbomballato, ciuffo sgarbato, di quelli da buttare indietro in continuazione, un bello studioso del casual». E la velina con la barba chi è? «Nanni Moretti. Quando vedo i girotondi non posso fare a meno di pensare che abbiano ragione, ma siano un’enorme seduta psicanalitica dove il paziente sale sul palco invece che sdraiarsi sul lettino». La velina di tutte le veline? «Il capo delle veline è Bruno Vespa. Una velina pralinata. La sua equidistanza è truccata più dei suoi nei. E come una mantide religiosa. Si frega le mani in presenza dei politici. Un atto di soddisfazione e di eccitazione prima di abbeverarsi del loro sangue». Dicono che sei la foglia di fico del Cavaliere. «A questa vile insinuazione, sibilata per lo più da impotenti e invidiosi, ho sempre ribattuto di non essere ”foglia” ma ”fico”. Infatti mi piacerebbe vedere altre foglie e fichi negli altri gruppi editoriali. Recentemente a Striscia abbiamo detto che Berlusconi è un pallone gonfiato. Un attacco all’editore. Tu hai il coraggio di farlo?». Certo. Berlusconi è un pallone gonfiato. «Del tuo». Ma non ci penso per niente. Romiti è una così brava persona. «Se a Berlusconi dici che è un mafioso non gliene frega niente, anzi grida al complotto. Lui ha il know how della vittima. Ma se lo prendi in giro sui capelli si incazza come una bestia perché lo vai a toccare su una roba che sta taroccando evidentemente. Come la velina da riporto». Chi è la velina da riporto? «Schifani: soffre da pazzi quando gli facciamo volare il riporto. Berlusconi e Dell’Utri li abbiamo mandati in onda con la coppola. Previti lo abbiamo subissato di battute. Ma si arrabbiano veramente solo quando li becchi sul loro narcisismo. Quando abbiamo fatto vedere che Berlusconi, per le foto ufficiali, si metteva sulla punta dei piedi, so che dalla rabbia gli si è sciolto tutto il fard». Berlusconi ha detto che il bene trionfa sempre sul male tranne nel caso di Antonio Ricci. «Lo ha detto perché ha una visione del male diversa dalla mia». Cioè? «Io, mi ritengo il bene totale, io sono il Bene. Parafrasando Berlusconi potremmo dire che il male trionfa sempre sul bene tranne nel caso di Antonio Ricci». Qualche volta gli fate perdere anche della pubblicità. Come quando attaccaste l’Eni. «Il metano vi dà una manetta. Quella volta volevano cacciarci tutti». Ma alla fine sono più i soldi che gli fate guadagnare. «Ci deve essere un limite e noi stiamo cercando di scoprire qual è. La tolleranza non scatta quando te la prendi con Telecom, Enel, Acque minerali... Prova un po’ tu». Tu sei amico di Berlusconi? «Lui, forse per volontariato, frequenta altre persone. Bossi, Schifani, Vito. Negli ultimi dieci anni lo avrò visto tre volte. Al funerale di Corrado dove mi ha detto: ”Antonio, come sei invecchiato”. E io gli ho risposto: ”Mica faccio come te che ti trucchi”. Poi l’ho visto al matrimonio di Giorgio Gori. Quella volta mi trascinò dietro un tendaggio al Rolling Stone, roba quasi da omosessuali, per dirmi che gli avevamo fatto saltare il rapporto con Cuccia proprio quando si doveva fare la quotazione in Borsa». I voltagabbana vanno demonizzati come sostengono alcuni oppure sono il sale della democrazia, come sostengono altri? «Non ho mai amato le conversioni. Mi secca quando vedo che tutti cambiano rispetto alle idee che ho io. Non mi piace rimanere solo». Una volta c’era la lobby ligure. Tutti mezzi situazionisti. «Freccero è situazionista di se stesso. Come Ghezzi, Giusti, Sanguinetti: situazionisti per modo di dire. Eravamo e siamo cascami luddisti». Anche Fabio Fazio. Tu ce l’hai un po’ con lui. Non perdi occasione per prenderlo in giro. «Lo faccio per temprarlo. Non è ancora entrato nella pubertà. Quando si sviluppa diventa uno forte, però ha bisogno di prove. Io gliele fornisco. Sono il suo tutor della Cepu. Sai, lui si crede di sinistra. Ma per adesso è fermo al Quizzolotto». Che cosa pensi della sinistra italiana? «Per lo più gente che non legge Gramsci. Legge Yoko Ono. Somigliano a quei democristiani che io avrei picchiato da ragazzo. E li picchierei ancora adesso. Veltroni, Fassino, tutte facce da pretoni, cattoliconi, curialoni». Io vorrei sapere chi sono i voltagabbana. «Ormai ci hai fatto un format con questi. Vuoi sempre sentirti rispondere: Adornato, quelli di Lotta Continua, Foa, la Pivetti. Devi trovarne di nuovi». I sindacalisti che diventano capi del personale? «Meglio: i sindacalisti che assumono in nero i loro dipendenti». Chi ti piace a destra? «Nessuno. Anzi no: Veltroni, se mantiene la promessa di andarsene in Africa. Di fronte a un’emergenza come quella africana, non riesco a capire come mai non molli tutto e parta subito. Mi spiacerebbe che questa restasse una pia intenzione come quella dell’ex ministro De Lorenzo che voleva fare volontariato in Burundi». Gabriella Carlucci mi ha detto che a Mediaset sono tutti comunisti. è vero? «Una volta molto di più. Io avevo preso con me gente che non poteva lavorare in Rai perché era di sinistra: Ellekappa, Staino, Disegni e Caviglia». Ti piacerebbe che le tue figlie facessero le veline? «Certo purché non facciano le telegiornaliste. Direbbero troppe idiozie e avrebbero troppe molestie sessuali». E perché mai? «Perché le telegiornaliste vengono selezionate con i criteri delle veline». Quanto guadagni? «Forse come il tuo direttore e, all’ora, senz’altro meno di te». Perché, lavori più di 24 ore al giorno? «Io guadagno come un allenatore di calcio». Il mio direttore non guadagna come un allenatore di calcio. «A me non frega niente dei soldi. So vivere con poco». Nel frattempo vivi in villa lussuosa. «Purtroppo vivo come una merda cinque giorni alla settimana in questo cazzo di residence di Segrate, mangiando schifezze. E nutrendo malanimo per quelli come te che se ne stanno mesi e mesi a Salina a ciucciarsi granite. Ma fai bene tu, suino maledetto!». Pensi che Berlusconi abbia cominciato con i soldi della mafia? «Leggendo certi libri mi sono venuti dei grossi dubbi. Allora ho chiamato Carlo Freccero che aveva il pigiama ad Arcore». Il pigiama? «Certo, lui lavorava gomito a gomito con Berlusconi. Ci dormiva anche ad Arcore. Conosceva bene Dell’Utri. Gli ho chiesto: ”Secondo te è vera questa storia della mafia?”». E Freccero che cosa ti ha detto? «Mi ha detto: ”Ma tu sei scemo. Io non ci credo neanche morto”». Con Freccero tu hai un rapporto sadomaso. «No, è Freccero che ha un rapporto sadomaso con tutti e soprattutto con se stesso». Ti ha anche fatto fare causa dalla Rai. «Sì. è un deficiente, ma gli voglio bene. Alla fine voleva mandarmi un fax in cui dichiarava che lo sovrastavo intellettualmente, moralmente, umanamente, fisicamente, ideologicamente». Tu capisci che cosa dice quando parla? «Sono uno dei pochi. Infatti sono considerato l’interprete del suo pensiero. Sono la sua Stele di Rosetta». Fede ha detto che sei un pederasta comunista. «Una delle due cose non è vera, per ora». Hai detto: «Baudo è un bell’uomo, esemplificazione del falso televisivo, modello di una tv retorica, bugiarda, patinata, intrisa di melassa e falsamente equidistante». Hai detto anche: «Baudo ha un atteggiamento buonista ma dentro cova rancore». «Tutti i buonisti dentro covano rancore». Scuola Veltroni? «I buonisti ti ammazzerebbero». Hai detto di Chiambretti: «è un gabibbo che ha bisogno di autori». «è anche un settario che aveva messo all’ingresso del suo ristorante la scritta: ”Vietato l’ingresso ai dipendenti Mediaset”. Adesso credo che l’abbia tolto e abbia scritto: ”è gradito l’ingresso degli elettori di Forza Italia”». Hai detto: «è meglio Fede del furbo Mentana». «Per spiegare cosa è il giornalismo è meglio Fede. Mentana ha una straordinaria velocità di battuta. Mi piacerebbe che venisse a Striscia» è vero che Zaccaria voleva che andassi in Rai? «Certo. Al Festival di Sanremo mi ha avvicinato nella hall dell’hotel Royal. Mi ha detto: ”Lei verrebbe in Rai a fare Striscia o qualcos’altro?”. Io risposi: ”Per un anno vengo gratis”. Morivo dalla voglia di mettere le mani negli archivi della Rai. E poi, siccome mi dicevano sempre che attaccavo la Rai perché era la concorrenza, morivo anche dalla voglia di dimostrare che avrei saputo attaccarla anche senza concorrenza». Poi che cosa è successo? «Dissi a Zaccaria: ”Pongo un’unica condizione: lei non deve mai venirmi a trovare in studio come fa con tutte le trasmissioni della Rai”. Lui si irrigidì e disse: ”Guardi che sono gli altri che mi invitano”. Ed io: ”Lo fanno perché le vogliono molto male”». Risultato? «Mai più sentito». Hai detto: «Ricordo i bei tempi in cui eravamo comunisti e odiavamo quelli che andavano in barca a vela». «Quelli con la barca a vela sono quelli che se la tirano. Sono tutti dei fighetta. Andiamo a fare due bordi. Ma andate a cagare». Facciamo il gioco della torre? «Dio mio, no. Non chiedermelo». Almeno uno: fra Vattimo e Busi chi butti? Ricordi? Furono i protagonisti di una rissa che tu mandasti in onda contro il loro volere. «Salvo Busi, perché è gioioso. Mi fa allegria quando lo vedo, mi diverte». E Vattimo? «Vattimo è stata una scoperta, l’esemplificazione che la cultura non può salvare il mondo». Non libera l’uomo. «E non libera nemmeno il Vattimo». Claudio Sabelli Fioretti *** TGCOM 22/9/2016 "Andiamo in onda da quasi 30 anni, il nostro obiettivo era battere la comicità di Bruno Vespa, ma ancora non ci siamo riusciti". Lo ha detto Antonio Ricci presentando negli studi televisivi Mediaset la prossima edizione di "Striscia la Notizia", in onda su Canale 5 da lunedì 26 settembre alle 20,40. Per la prima settimana dietro la scrivania ci saranno Michelle Hunziker e Belen Rodriguez, già pronte ad affrontare i possibili attacchi del gossip. "Per evitare che tra una settimana qualcuno scriva che Belen è stata cacciata - ha detto Ricci - precisiamo subito che la scaletta dei conduttori è già stata definita. Dopo Belen per due giorni accanto a Michelle ci sarà Chiambretti". E sui possibili gossip velenosi hanno messo le mani avanti anche le due conduttrici. "Hanno anche deciso che noi dobbiamo odiarci" ha confessato Michelle, mentre Belen ha dichiarato scherzando: "Allora diciamolo, ci stiamo sulle palle". La verità è un’altra invece: "Ci vogliamo bene, è come se ci conoscessimo da 10 anni, abbiamo tante cose in comune, prima fra tutte siamo entrambe extracomunitarie" dicono la svizzera e l’argentina " File per il permesso di soggiorno, documenti per lavorare... ecco noi siamo l’esempio dell’integrazione perfetta". Confermate le due veline per il quarto anno consecutivo, Irene Cioni e Ludovica Frasca, mentre la veste grafica è stata affidata quest’anno a Sergio Pappalettera. "Mi sono ispirato al punk di cui ricorre il trentennale - spiega - Antonio ed i suoi collaboratori si avvicinano a quella filosofia, dissacrante, divertente". Mentre Dario Ballantini sta cercando di mettere a punto una versione di Orfini prete, tornano anche tutti gli inviati. Dopo Belen, Michelle sara’ affiancata per due giorni da Piero Chiambretti, quindi arriveranno Luca e Paolo, un personaggio di cui Ricci non ha voluto dire il nome, Ezio Iacchetti e da gennaio la conduzione torna fino alla fine a Ficarra e Picone. *** TGCOM 25/11/2016 – Antonio Ricci a proposito dei simboli di Striscia la notizia. «Le veline significano che a Striscia non siamo la verità, siamo il varietà. Nella nostra scenografia ci sono più soli, a indicare che noi non abbiamo il monopolio della verità. E le veline danzano sopra un mare in tempesta, simbolo del dubbio. Il Gabibbo, con il suo cuore rosso, è un essere posseduto da un dio: le veline parlano solo quando il dio diventa merce, quello è il momento della comunicazione con il pubblico. Giordano, segretario di Rifondazione comunista, trattando del potere di omologazione della televisione si è presentato a Porta Porta con i capelli dipinti, come ha fatto il direttore del Manifesto, quando è andato a parlare in tv in occasione della liberazione della Sgrena». Replica di Ricci a Beranrd Noel, che accusa la televisione di produrre privazione di senso nella mente di chi la guarda: «La tv è come l’Aids, se la conosci non ti nuoce. Ma non può essere il mezzo televisivo a spiegare se stesso, non ha la vocazione dell’insegnamento, non ne possiede i tempi, non è fatto per questo. Deve essere la scuola a insegnare il linguaggio televisivo. Non è la tv che crea i deficienti di oggi, è la scuola che alleva i deficienti di domani». *** TGCOM 27/11/2006 – Il Tapiro d’oro di Striscia la notizia compie 10 anni. Il primo fu consegnato durante la puntata del 27 novembre 1996 dal Gabibbo al giudice Alberto Cardin perché gli era stata tolta l’inchiesta Necci. In principio a decretare il vincitore del premio era il pubblico da casa mediante il televoto. In seguito a consegnare il Tapiro d’oro è stato chiamato Valerio Staffelli, che ad oggi ha già incontrato oltre 700 attapirati: «Il più difficile da consegnare, dal punto di vista fisico, è stato quello al direttore Rai Del Noce visto che ci ho rimesso il setto nasale. Dal punto di vista logistico il penultimo tapiro ad Adriano Celentano: ricordo che ci sono voluti 10 giorni di appostamenti davanti alla sua casa a per consegnarglielo. Eravamo non so quanti gradi sotto zero, io e la troupe abbiamo dovuto nasconderci: abbiamo noleggiato un camper e lo abbiamo ricoperto di copertine di dischi per fingerci suoi fans. Quando siamo sbucati fuori, Celentano è stato gentile e simpaticissimo come al solito. E’ stata dura anche la consegna a Do Nascimento: eravamo a meno sette gradi, e ci sono voluti 9 giorni per dargli il tapiro, abbiamo dormito otto notti in macchina». Molto divertenti, invece, i tapiri consegnati a Fiorello: «E’ un amico, quando consegnamo a lui i tapiri è tutta improvvisazione e ne nasce sempre un siparietto esilarante. Sappiamo dove va a mangiare quindi lo raggiungiamo facilmente. L’ultimo tapiro glielo abbiamo dato a tradimento. Eravamo a cena nello stesso ristorante, ci siamo salutati e lui mi ha chiesto : "Non sari mica qui per lavoro" io ho negato, poi invece gli ho rifilarto il Tapiro, poi abbiamo ordinato insieme da mangiare». Il meno divertente, «quello consegnato a Scalfaro alla stazione Termini di Roma dove il Presidente stava inaugurando il Monumento per la Pace. Sessanta tra poliziotti, finanzieri e carabinieri si sono avventati su di noi per fermarci e ci hanno pure malmenato». Il più pericoloso, «quello consegnato a Luciano Violante. Volevamo dargli il tapiro per la questione della liquidazione ai commessi della Camera. Anche in questa occasione le ho prese». Il ricordo più imbarazzante: «Quando sono andato a consegnare il tapiro ad Al Bano vestito da Loredana Lecciso. Ero travestito da donna, lui si è messo a ridere e anche io ero molto divertito da me stesso: era ridicolissimo». Finora non ci sono tapiri falliti, «quando ci poniamo un obiettivo difficilmente non lo centriamo. Riusciamo anche nelle imprese che sembrano inizialmente impossibili: abbiamo persino consegnato il tapiro ad Haider in Austria. Io amo tutti i tapiri che ho consegnato, non riesco a preferirne rispetto all’altro. Sono stati tutti entusiasmanti. Forse quelli del festival di Sanremo e quelli giganti sono più indimenticabili di altri, se non altro per il peso, sia fisico che simbolico». *** Ezio Greggio, 52 anni, e Enzo Iacchetti, 54, fanno coppia a Striscia la notizia da tredici anni, per la precisione dalle ore 20.25 del 26 settembre 1994. Dice Greggio: "Con Enzino siamo addirittura diventati amici, e così lavorare insieme è molto più facile e divertente. Ma vorrei tornare al fatidico numero 13: sono anche gli anni di differenza d’età fra lui e me, anche se ne dimostra davvero molti di più". Iacchetti: "Con Ezio non proviamo mai niente, ci piace la diretta e tutto quello che può nascere fra noi sul momento. Credo che quest’anno parlerà poco di calcio con la sua Juve in B e la mia Inter prima in A. Però da lui c’è da aspettarsi di tutto". I primi conduttori di Striscia, nel 1988: Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo. *** L’espresso, giovedì 18 settembre 2008 – Piaccia o non piaccia, quest’estate un italiano su quattro si è sintonizzato ogni sera alle 20.30 su Canale 5 per vedere ’Veline’, il programma che consacrerà il 18 settembre le due nuove bellezze di ’Striscia la notizia’. Non è il primo anno e non sarà l’ultimo, ma stavolta il finale è più movimentato. Papa Ratzinger ha dichiarato domenica scorsa che manca una nuova classe politica cattolica. E il giorno stesso l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ci ha messo il carico, attaccando chi propaganda "la società delle veline e dei calciatori". Ora arriva la replica di Antonio Ricci, che battezza la stagione tv difendendo le sue vallette: "La domanda", dice nell’ufficio di ’Striscia’ a Milano 2, "è la seguente: meglio una ragazza che per un breve periodo mostra il sedere in televisione o uno come Casini che ci costringe a vedere la sua faccia per tutta la vita? Non è una battuta: lo scandalo non sono le veline. Sono i politici in processione da Bruno Vespa. E la smania di apparire, di occupare spazi a tutti i costi". Beh, voi autori e conduttori tv non siete da meno. Lei torna per il ventunesimo anno con ’Striscia la notizia’ oltre che con ’Paperissima’. Simona Ventura conduce di nuovo in Rai ’L’isola dei famosi’, ’Quelli che il calcio’ e partecipa a ’X Factor’. Per non parlare di Maria De Filippi, che sarà in onda con ’Uomini e donne’, ’Amici’ e ’C’è posta per te’. Un’occupazione militare. "Vero. Ma aggiungo: meno male che queste isole reggono. Perché un’alternativa non c’è. I dirigenti Rai e Mediaset non hanno alcuna intenzione di produrre nuove trasmissioni. Odiano rischiare anche un solo euro. Il loro sogno è non avere scocciature, non fare più fatica. Adorano mandare in onda telefilm, format preconfezionati. Alla faccia dei tanti autori, come me, che hanno i cassetti pieni di progetti". Cosa intende dire? Ha proposto nuove idee a Piersilvio Berlusconi e gliele ha bocciate? "No, no... Non ci provo neppure a proporgli nuovi programmi. A lui non interessa tanto la televisione di oggi. Ha l’atteggiamento di chi pensa: finché va avanti bene, poi si vedrà. Si gasa solo se parla di piattaforme futuribili". importante, il futuro. "Nessuno lo nega. Ma Piersilvio sbaglia a trascurare i contenuti. Non basta trasmettere il calcio o le bocciofile: serve un pensiero televisivo che nessuno sta elaborando. Dico di più: tale è il degrado televisivo, che a un certo punto ho immaginato l’esistenza di un piano segreto. Forse, ho pensato, si trascura la televisione tradizionale per dare il meglio al satellite o al digitale terrestre. Invece no, non è neanche così". Sul fronte generalista, una novità è l’arrivo previsto da La7 a Italia1 di Piero Chiambretti. Che impressione le fa? "Ottima. Più cervelli ci sono meglio è. E poi è un passo avanti. Mi ricordo che in un suo ristorante, a Torino, c’era appeso un cartello con scritto: ’Vietato l’ingresso a chi lavora a Mediaset’". Quest’estate, invece, Chiambretti ha dichiarato: "In Mediaset stat virtus". "Di virtus c’è ne poca, in giro. E quella poca è distribuita equamente tra Rai e Mediaset. Nelle tv commerciali la stagione più virtuosa è stata quella degli inizi, quando la politica non ci soffocava e nascevano programmi più trasgressivi". Altri tempi. Il giornalista Alessandro Sortino ha dovuto lasciare ’Le iene’ per la censura di un servizio su Clemente Mastella. E nessuno ha protestato troppo. "Agghiacciante. Pensavo che Davide Parenti, il responsabile delle ’Iene’, avrebbe bloccato il programma. Invece la macchina è andata avanti. Come sempre in tv, molto dipende dalla forza di difendere il proprio lavoro.". Lei in questo è un maestro. Anche troppo, secondo alcuni. vero che ha fondato con sua moglie e Ezio Greggio (residente a Montecarlo) la Talents Factory srl, una società per gestire artisti di ’Striscia’? "Vero. Ma non c’è niente di male. Anzi: l’ho fatto per controllare meglio le veline. L’ambiente non è dei migliori, si sa, così evitiamo scelte sbagliate". Insomma: ’Striscia’ attacca Lele Mora per i suoi guai giudiziari e lei ha un’agenzia nello stesso settore. "Io non ho niente da spartire con Lele Mora. La mia agenzia ha altri obiettivi. E poi Mora non lo abbiamo bastonato sul serio: ci siamo limitati a fare un po’ di cronaca". Ma c’è qualcosa che guarda di gusto, nella tv contemporanea, o ha un rigetto totale? "Ho perversioni. Adoro svegliarmi all’alba per seguire le opinioni di Roberto Gervaso. Seguo sul satellite i programmi culinari del Gambero rosso. Se posso non perdo ’Unomattina’.". Passando alla sera: le piace Fabio Fazio? In pochi anni ’Che tempo che fa’ è diventato un punto di forza di RaiTre. Non solo: proprio come lei, Fazio guida un gruppo di amici, una squadra che macina idee. "Tra me e Fazio c’è una differenza fondamentale: io e la mia generazione siamo diventati di sinistra perché avevamo i professori di destra. Lui è diventato di sinistra perché aveva professori di sinistra". Sarà. Gli ospiti apprezzano comunque il suo stile, la sua pacatezza. "Mi spiego meglio. Fabio Fazio è il nuovo Vespa: identico. un ragazzo nato vecchio, è quello che a scuola faceva la spia con la maestra". Lei invece? "Io non me la tiro, anche se potrei. E ho ben presente cos’è la televisione, per cui non la prendo sul serio. A ’Striscia la notizia’ viviamo con leggerezza: non siamo mica chirurghi che salvano vite. Sa come ho scelto Enzo Iacchetti come conduttore?". Dica. " stato uno sbaglio. Ero al Festival di Sanremo per le incursioni di ’Striscia’e un gelataio mi ha pregato di fare un provino al nipote, Enzo Iacchetti. Enzo però somigliava da matti all’attore pugliese Gianni Ciardo, e l’ho confuso con lui. L’ho ingaggiato sicuro di mettere uno del sud a fianco del nordico Greggio: così, pensavo, avrei soddisfatto il pubblico di tutta Italia. Quando l’equivoco si è chiarito, non me la sono sentita di mandare via Enzo. Anche se è di Luino, in provincia di Varese". Una storia da libro ’Cuore’. Eppure lei passa per avere un folto pelo sullo stomaco. Oltre che una grande attenzione al soldo. "Completamente falso. E lo dimostro subito. Dico qui, non per scherzo, che sono pronto a lavorare gratis in Rai. Anzi: pago anche una cifra da definire, se mi prendono". In cambio di? "Vorrei a disposizione tutto l’archivio Rai. E i fuori onda dei telegiornali. Ne uscirebbero cinque prime serate di super ascolto. Titolo provvisorio: ’Questa è la Rai’". A proposito di Rai. Fino a prima dell’estate, il ricco settore della fiction era governato da Agostino Saccà, devoto di Forza Italia. Poi sono uscite le famose telefonate tra lui e Silvio Berlusconi sulle attricette ed è stato rimosso. Ora al suo posto c’è il direttore di RaiUno Fabrizio Del Noce, sempre in quota Forza Italia. Le pare normale? "No. Ma Del Noce non è semplicemente un uomo di Forza Italia: è qualcosa di più. L’ho capito quando ha tirato una microfonata in faccia all’inviato di ’Striscia’ Valerio Staffelli. Credevo che i politici e la stampa di sinistra avrebbero chiesto all’istante le sue dimissioni. Invece se ne sono guardati bene. La verità è che c’è un ventre molle, in questo Paese, che non ha definizioni o colori precisi. un mondo di cui mi sfuggono le regole, dove tutto è possibile. Figurarsi il cambio in Rai tra Saccà e Del Noce.". Un altro mistero, per certi versi, è la corsa dei politici a costruire televisioni satellitari che poi non guarda nessuno: vedi quella di Maria Vittoria Brambilla, chiusa subito dopo le elezioni. Servono a qualcosa, questi canali spot, o sono soldi buttati? "Servono se hai veramente qualcosa da dire. E se sai rendere appetibile il messaggio. Io la Brambilla l’ho vista soltanto una volta e ho girato subito". Adesso arrivano anche la Red tv di Massimo D’Alema e la veltroniana Youdem del Partito democratico. Previsioni? "Ha chiuso il canale della Brambilla, magari chiuderanno anche questi. A meno che non saltino fuori contenuti straordinari. Ma chi li realizza?". Pippo Baudo ha detto di recente: "Ci sono canali Sky che fanno 10 mila spettatori al giorno e passano per successi. Se devi radunare 10 mila persone affitta un teatro!". "Ha ragione: Sky è è un contenitore in fieri. Un sistema che rubacchia ascolti qua e là. Si fa sentire ma non fa ancora sistema". Tradotto: non lavorerebbe mai sul satellite o sul digitale terrestre? "Per snobismo potrei fare anche questo". Proposte concrete? "Mi ha contattato Carlo Freccero, chiedendo di aiutarlo a costruire il digitale terrestre di Rai 4. Lui sì che è un visionario, ma mancando la materia base, i programmi nuovi, rischia di fare come i Vanzina: dicono ogni volta che hanno girato un film nuovo, più originale, e invece è la solita cosa". Non è che voi ricchi televisivi siete afflitti da vanità totale? Che nessuno va sul satellite per non perdere potere e visibilità? "Lo dice a me? Guardi che io non compaio quasi mai, in televisione". Lei tutti gli anni va a ritirare i Telegatti vinti per ’Striscia la notizia’. Ne ha portati a casa 29. "Ammetto: è patologico. Non resisto al rito dei Telegatti. Ma ci vado per dispetto, per far girare le palle ai colleghi. Faccio la mia faccia ebete con il Telegatto in mano e mi diverto come un bambino. La verità è che non credo né in Dio né ai Telegatti. E comunque, se costretto, sceglierei il primo". Battute a parte. Chi veramente è uscito dal manicomio della televisione è il suo amico del cuore Beppe Grillo. Ha un blog famoso nel mondo. Il suo pubblico è passato dal tubo catodico al computer diventando massa critica, movimento. quello che augura anche a se stesso? "Mah. Io sono antiretorico per eccellenza. Non credo ai messia e vedo in tutto questo un pericolo Vanna Marchi. Il rischio è che Beppe, alla fine, diventi suo malgrado un imbonitore. Che subisca un processo di santificazione da parte dei suoi ammiratori. Solo l’autoironia e il suo talento lo possono salvare". Glielo ha detto? "Sì. Gli ho dato un consiglio: essere carsico. Sennò, ho aggiunto, farai la fine delle gemelline di Garlasco: le cugine esibizioniste della ragazza uccisa delle quali si è parlato l’estate 2007. E poi mai più". Riccardo Bocca *** ALESSANDRA COMAZZI, LA STAMPA 11/1/2009 – Ezio Greggio, 55 anni il 7 aprile, Ariete ascendente Ariete, genere «non mi fermo neanche se mi sparano» da domani avrà di nuovo al suo fianco, a sul bancone di Striscia la notizia, Michelle Hunziker, la svizzera più amata dagli italiani. «Torna la bella Michelina, bene. Come sono fortunato, ho due partner meravigliosi, un maschio, la Hunziker, e una femmina, Iacchetti». Ma che dice, Greggio? «Perché, non lo sapeva? La Hunziker non è mica nata in Svizzera, è nata a Palermo, si chiama Unziché. Ha la barba, ispida, quando mi bacia dà fastidio. Sa, con la mia pelle morbida...». E Iacchetti? «Enzino. Ci ritroveremo. Stiamo lavorando a un film tv, una commedia d’azione. Anzi, un’action comedy». Come dice il suo amico Mel Brooks? «Anche con lui ci sono dei progetti. Ma non è facile realizzarli. Io qui lavoro come un matto, lui non scherza. Adesso è tutto preso dai musical. Ha portato in scena a Broadway Frankenstein Junior, che incassa cifre memorabili, la gente sa le battute a memoria. Proprio come per Yuppies». Il vecchio film dei Vanzina? «Sì, quello con Boldi, De Sica, Calà, me stesso. Ci sono anche i fan club». Da Yuppies ad Avati: la sua interpretazione del poliziotto fascista ha convinto critica e pubblico: insisterà? «Non se se è una conferma o una minaccia: ma sì, farò altri ruoli di questo tipo. A cinquant’anni suonati, e dopo tanta comicità alle spalle, ricevere tutte quelle belle critiche, mi esorta a andare avanti. Poiché è più difficile far ridere che far piangere, non mi manca l’allenamento, ecco». Da quanti anni conduce «Striscia? «Venti. Entriamo nel ventunesimo». Non è stufo? «Per niente. La passione è la stessa del primo giorno». Dice così per contratto? «Dico così perché è vero. Non si potrebbe, altrimenti, fare questo programma. Ci vogliono cuore, fegato e salute». Anche fegato? «Riceviamo molte minacce». Non soltanto querele? «No, anche minacce. Non è mai facile toccare certi interessi». Lei collabora ai testi? «Lavoro con Ricci e la sua squadra per il mio monologo. Quando ho dei dubbi, consiglio un dubitativo in più. Per il resto, Enzino, Michelle, io, siamo attori e interpretiamo: Ricci fa il programma». Però lei ci mette la faccia: non sente la responsabilità? «E la sento sì. Anzi, la sento doppia, come comico e come giornalista: sono pubblicista. E cerco di dare il meglio in entrambi i ruoli. Il nostro commento è atteso dal pubblico, bisogna darci dentro. Non è un prodotto che vive di gloria». Meglio andare dal Gabibbo che dal magistrato: non è aberrante? «Il fatto è che prima si va a Striscia, poi dal magistrato: il caso Vanna Marchi, il caso Tucker. Ma quello che più ci sconfinfera sono le bufale, come quella di Studio aperto che, per riprendere la neve, ha messo due telecamere sulla stessa strada facendo finta che fossero lontane. Anche Peter Harnett, d’altronde, si ficcò una maschera antigas in faccia quando l’aria era respirabilissima. E’ il principio fondamentale di Striscia: insinuare il dubbio». Oltre a farla, lei la tele la guarda? «Pochissimo. Lo stretto necessario per fare i miei commenti. Mi piacciono Zelig, Mai dire gol, il Mago Forest è forte. E poi chi fa satira va rispettato. Crozza, Dandini, la Littizzetto. Sono innamorato di lei e della sua capacità di mettersi in gioco. La trovo affascinante e sexy. Anche Crozza, peraltro». Sarà la crapa pelada? «Forse. Ma dal collo in giù è pelosissimo. Al confronto Lucio Dalla è glabro». L’audience? «Va sempre presa con le pinzette». Le attuali veline non sono mosce? «Sono bravissime, hanno un successone». Perché non conduce Sanremo? «Sa che me lo hanno proposto? E penso che lo farei anche bene. Ma manco morto mi beccano. Il Festival lo devono fare i presentatori, gli imbonitori di piazza, i Baudo, i Bonolis, non i comici. Sono per la separazione delle carriere». Chissà quanti darebbero chissà cosa per Sanremo: sempre così, chi ha pane non ha denti. «Preferisco i prosciutti». *** FRANCESCO PICCOLO, IL VENERDI’ DI REPUBBLICA 14/1/2011 – Da anni, Striscia la notizia insieme alle battute dei conduttori, alle veline e ai tapiri, fa giustizia delle storture del Paese. Gli italiani scrivono in redazione, segnalano che per esempio un odontotecnico esercita la professione di dentista; che un impiegato delle poste fa delle piccole truffe nel dare il resto e racimola decine di centesimi; che un professionista non rilascia ricevuta fiscale. Gli inviati di Striscia la notizia– poiché siamo nel Paese dell’illegalità, poiché le forze dell’ordine non svolgono appieno le loro funzioni, poiché gli italiani buoni non hanno il coraggio di denunciare – si sostituiscono a tutti, agli inadempienti e ai pavidi, ai vendicativi e ai paladini dell’onestà, e tendono delle trappole ai disonesti, con trucchi e telecamere nascoste. Ma poiché le vittime sono disoneste e poiché quelli di Striscia la notizia sono dalla parte degli onesti, possono permettersi di tutto. Così prima filmano i reati, poi irrompono per stanare, mortificare, sputtanare. E infieriscono a lungo. Il momento in cui irrompono davanti al disonesto, il momento lunghissimo in cui compiono un misto tra un violento interrogatorio e una violenta umiliazione, è il più terribile – e il più amato dai telespettatori. Tutti gli altri italiani, coloro che non hanno avuto il coraggio di denunciare, chi ha scritto la lettera, chi non esce mai però da casa vuole guardare il mondo che migliora o che almeno si vendica sui cattivi, stanno davanti alla tv, tutte le sere, a godersi questo spettacolo. I disonesti è giusto che siano puniti. Per i loro reati, i tribunali comminerebbero delle pene proporzionate, certo non eccessive. Ma la sete di giustizia degli italiani non sarebbe soddisfatta. Loro vogliono vedere il disonesto portato in piazza ed esposto davanti a tutto il Paese. Vogliono una punizione assolutamente sproporzionata alla colpa, di stampo medievale: vogliono la gogna. E tutte le sere si godono la gogna ai danni di qualche poveraccio, disonesto sì, ma poveraccio. Quasi sempre, i poveracci sono coperti da una sfocatura che non mostra il loro volto, ma semplicemente perché hanno esercitato il loro diritto democratico di non essere ripresi. Se sono dei personaggi pubblici, perdono anche questo diritto. E l’Italia chiusa in casa, ogni sera, ha la sua dose di vendetta verso il vicino di casa, il medico esoso, l’impiegato sgarbato. Un Paese rancoroso merita un programma che soddisfi la sua irrazionalità. *** PINO CORRIAS, VANITY FAIR 12/3/2014 – ANTONIO RICCI STASERA GUARDO D’ALEMA O IL PESCE SILURO? – Tanto tempo fa Antonio Ricci – l’inquieto di Albenga e del situazionismo d’entroterra ligure – voleva cambiare il mondo. Negli ultimi 35 anni ha fatto molto di più: ha cambiato la Tv. In meglio o in peggio lo lascia giudicare a quegli eterni infanti che di mestiere fanno i critici della scatola magica, masticandola: «Chi lo fa, perlopiù, scrive in pieno conflitto di interessi, tentando di favorire o danneggiare. Il Web è esemplare: si riesce sempre a risalire la filiera del mandante. Comunque la Tv non è maestra di vita. È finzione. Non fa cultura perché la cultura ha bisogno di scambio. E la Tv non scambia nulla, vende. È marketing. Io ho cercato di instillare qualche dubbio, di fare la Tv del “qualcosa”». Lui ha provato a destrutturarla. A ridurla nelle briciole d’alta sapienza del Drive In, anni 1983-’88, poi in quelle di Striscia la notizia, in onda ormai da 26 anni, che poi è l’eterna Italia degli eterni inganni raccontata dall’unico punto di vista plausibile, il Gabibbo, che in quanto pupazzo è il più umano tra tutti noi. Ora che Ricci aggiunge alla sua cospicua fedina penale un nuovo programma, Giass, Great Italian Association, è tempo di bilanci. Di molti ricordi. Di qualche rendiconto. Cominciamo dal suo futuro prossimo venturo. «Divertirmi con Giass che sarà la nuova versione della mia unica specialità: rompere i maroni. Poi arrivare a 30 anni con Striscia. E infine ritirarmi, scrivere le mie false memorie, partecipare a convegni sul punteruolo rosso e gli agapanti, andare ai giardinetti di Alassio mulinando un pannolone, morire trafitto da un tapiro». Senza rimpianti. «In Italia il rimpiantismo è la malattia senile del progressismo». Destra e sinistra pari sono? «C’è una mafiosa guerra per bande. Gli affari hanno preso il posto delle ideologie, tentando un patetico “camouflage”. Solo un fesso può pensare che De Benedetti sia un sincero democratico o che Berlusconi sia di Alba Dorata. Ognuno organizza le proprie truppe per picchiare la cosca avversa». E lei da che parte sta? «Dalla mia». Comodo. «Mica tanto. Chi non ha esclusive come me quasi sempre sta sotto il fuoco incrociato». Parla come un grillino. «È sicuro? A me sembra di essere leggermente autoironico». Lo ha mai votato? «Chi, Beppe? Mettere una croce in faccia al mio vecchio amico sarebbe come fargli un necrologio. A parte che sul 90 per cento delle cose ha ragione, a ’sto giro mi sono astenuto senza drammi… per fortuna ero all’estero». Lo conosce dagli anni Settanta, lei è stato il suo primo Casaleggio... «Spero tricologicamente, e non solo, meno inquietante». Ha scritto tutti i suoi primi spettacoli e programmi televisivi, praticamente vivevate insieme ai tempi di Fantastico, Te la do io l’America, Te lo do io il Brasile. «Una coppia di fatto. Abitavamo in un residence dove per scaldarci usavamo il phon. Lui, ex rappresentante di jeans, era stato ingaggiato da Pippo Baudo. Io campavo facendo due spettacoli a sera al Settepiù e al Derby Club di Milano con Cochi e Renato, Gianfranco Funari, i Mimistrelli. Un paio di scarpe costava 10 mila lire, io ne guadagnavo 5». E poi insegnava Latino e Lettere. «Se è per questo ho fatto persino il preside a Genova, poi mi hanno scoperto». Dell’avventura politica di Grillo cosa pensa? «Beppe ha grandi capacità provocatorie. Non ho mai creduto all’uomo della provvidenza perché è sempre una scorciatoia mentale. Spero e penso che Beppe non voglia ritagliarsi in eterno il ruolo di “comico della provvidenza”». Le espulsioni a raffica dal Movimento l’hanno stupita? «No, fanno parte della sua logica e delle sue regole. Chi sta con lui doveva saperlo prima, invece di stupirsene dopo». Da Renzi la comprerebbe un’auto usata? «Sì, ma solo perché non guido». Quanto assomiglia a Berlusconi? «Renzi è sveglio, è veloce, è un grande venditore, ha imparato la lezione». Politicamente parlando, Berlusconi è vivo o morto? «Il taumaturgico Santoro lo ha resuscitato in diretta». Colpa di Santoro? Riduttivo. «Santoro è una evoluzione di Biscardi e del suo Processo del Lunedì. Invitando Berlusconi credeva di competere con lui a livello circense-spettacolare. Ma è impossibile. Invece di domarlo lo ha eternizzato in quanto re». Quando lo ha conosciuto il re? «Nel 1983, ma prima, nell’80 a sua insaputa, col grande Enzo Trapani, avevo fatto Hello Goggi, il primo varietà di Canale 5 con Teocoli e Boldi». Tutti a chiedere anticipi prima che fallisse con le sue Tv. «Il clima era quello: un ricco industriale brianzolo in mezzo a gente affamata. Tutti credevano che fosse un pollo da spennare. Che si lasciasse spennare era anche vero». Salvo spennarci tutti noi nei decenni a venire. Ma ai tempi nessuno lo prendeva sul serio. «Quando Berlusconi diceva che voleva fare una super Rai, tutti gli ridevano dietro, lo prendevano per matto. Invece lui voleva proprio quello, una Tv con il vestito da sera, il galà, le canzoni: un pacco ben confezionato da vendere alla pubblicità. Per questo assunse Dorelli, Sandra e Raimondo, Banfi, Baudo e naturalmente il migliore di tutti, Mike Bongiorno». Mentre Drive In? «Drive In non rientrava nei suoi progetti. Nacque su Italia 1 che era la cenerentola delle due reti e con gli scarti, cioè D’Angelo e Greggio, che per me erano il meglio su piazza. Nacque perché ci spalleggiò Carlo Freccero, altro savonese matto, che sovrintendeva i palinsesti, non dormiva mai e aveva lo spazzolino da denti ad Arcore». Trasmissione tanto amata e poi tanto vituperata. «Lodatissima da intellettuali come Raboni, Placido, Fellini, Del Buono, Guglielmi eccetera, si è deciso un certo giorno di confondere Colpo grosso con Drive In e far diventare la trasmissione l’origine di tutti i mali, il luogo fondante del berlusconismo. Tutte queste falsità sono state a dicembre smascherate dal documentario di Luca Martera in occasione del trentennale del Drive In. Ora non c’è più nessuno che possa sostenere questa tesi senza essere sbeffeggiato o fatto a pezzi». Sono stati scritti persino dei saggi per dimostrare la filiazione diretta tra quelle plastiche antiche e il futuro partito di plastica. «Tutto strumentale. Addirittura la signora Sveva Casati Modignani ha scritto sul Corriere che per colpa del Drive in c’è il femminicidio in Italia e in tutte le terre emerse. E dicendolo si è guadagnata un’ospitata a Ballarò, dove ha promosso il suo libro tra gli elogi di Riotta. Ecco la miseria umana». In tanti anni lei non è mai andato a un talk show. «Non posso, c’è in ballo un giuramento a Costanzo: non vengo al tuo show, né vado altrove, e se lo faccio ti lavo i piatti gratis per un mese. Dei dibattiti in Tv penso tutto il peggio possibile». Che Tv guarda? «Quella notturna che culla il mio stato comatoso. Guardo i tizi che pescano i pesci siluro al buio, nel fango. Oppure quelli di Quattro matrimoni in Italia: nell’ultima gli sposi liberavano mille farfalle gialle fuori dalla chiesa che finivano tutte spiaccicate sotto le scarpe di vernice degli invitati». Solo cose così orribili? «Sempre meno orribili di Bruno Vespa». È diventato migliore o peggiore in questi anni? «Solo più consapevole. Un tempo credevo che tutti i mali nascessero dal narcisismo, da quello specchio senza fondo dove uno finisce per annegare. Pensi a Berlusconi e al male che si è fatto da solo. Riflettendoci ho scoperto che il vizio vero è la pigrizia, indossare un’idea e usarla come maschera per avere la tua parte in commedia». Per esempio? «Prenda Giovanardi che strilla se vede due uomini per mano. Di sicuro il Giovanardi vero è meno stupido di quello finto. Ma lui ci si nasconde dentro così lo chiamano in Tv. E poi arriva la Concia, che magari non è più lesbica da anni, ma lo fa, così litigano in Tv e campano ancora un giorno nel loro specchio». Nulla di quello che dice è politicamente corretto. «Ci mancherebbe. Il politicamente corretto è la dittatura che mina la libertà di espressione. Non sei più libero di dire che anche un gay può essere un cretino o che una donna è stronza quanto un uomo. L’ascesa di Laura Boldrini, presidente della Camera, è figlia del politicamente corretto». Quante querele ha preso in carriera? «Ho smesso di contarle». Chi è il politico più divertente? «Sono incerto tra D’Alema e Nichi Vendola». D’Alema è ormai un comico naturale. «È l’eterno indispettito. Trasuda spocchia, come se a ispirarlo fosse il cielo. Mi immagino la povera moglie che lavora in mezzo alla polvere degli archivi e quando arriva in casa si becca Max che pontifica sul risotto». E Nichi? «Sono il suo Cepu. L’ho fatto esordire come poeta in Lupo solitario, era un ragazzino, aveva già l’orecchino, la zeppola e ha voluto che gli presentassi il mito della sua vita». Ingrao? «No, Caterina Caselli». Per aver mandato in onda il filmato della Tulliani con Gaucci, il neo marito Gianfranco Fini voleva la sua pelle. «Scoppiò il finimondo. Alle 9.45 di sera mi chiama Confalonieri, bisbigliando perché stava dentro la Scala, mi chiede: dimmi solo una cosa, Antonio, è stato Prodi?». Invece? «Il filmato stava da giorni sul sito di Repubblica e del Corriere e uno dei nostri amici naturali, il fantastico Edmondo Berselli, ce lo aveva segnalato». Ecco la macchina del fango. «Come no. Hanno persino scritto che il mandante di Drive In era Paolo Romani». Il capogruppo di Forza Italia. «Peccato che all’epoca fosse solo il mandante di Maurizia Paradiso». È appena ricominciato il Grande Fratello. «La considero una imponente opera idraulica per regolare il narcisismo nazionale». La Tv generalista si sta spegnendo o cosa? «Vivrà ancora a lungo. Rimane quella che dà maggiori contenuti al Web». Si è divertito in questi trent’anni? «Fabbricare la Tv è quasi più divertente che stare al bar a giocare a biliardo. Alla fine ho provato a fare una cosa soltanto: instillare il dubbio». Il dubbio che non sia vero quello che uno vede. «Esatto. Quello che racconta Wanna Marchi è vero? E Putin? E Renzi? Tocca far funzionare il cervello. Impiegare un po’ di fatica. Tranne che nel mondo dei Pacchi, nessuno ti regala nulla». *** MALCOM PAGANI, IL FATTO QUOTIDIANO 30/3/2014 – Decalogo delle idiosincrasie di Antonio Ricci: "Detesto la montagna,il freddo, i motori, gli ipocriti, chi per darsi un tono ti parla di vino,la battuta che prolassa le palle, le minestrine, la calma piatta, i presepi eretti ad arte, le esclusive, l’esser considerato venerato maestro". Dalla trappola dell’adulazione, circondato da finte moschee a forma di orologio, plastici del Drive In, statuette del Papa e cartoline in cui Berlusconi è alternativamente abbigliato da Mao o Giuseppe Stalin, l’inventore di un trentennio di rivoluzioni televisive è fuggito in tempo: "Odio impagliarmi. Mi sono sempre ribellato all’idea di diventare santo di sinistra, santo subito". giass antonio ricci con luca e paologiass antonio ricci con luca e paolo Come da bambino, ad Albenga, all’epoca in cui lo zio prete gli augurava di indossare i paramenti: "Diceva di pregare ogni giorno il Santo Iddio perché mi cogliesse la vocazione" e Ricci scardinava il misticismo giocando con la vita: "Avendo una madre iconoclasta che nulla ci faceva vedere e senza la tv in casa, dovevo industriarmi. I compagni di classe mi parlavano dei programmi visti in tv e io controbattevo inventandone di nuovi". A 64 anni, mentre l’età gli disegna un inatteso profilo da Sean Connery, l’highlander ligure che continua a bivaccare cinque giorni a settimana in un residence e aggredisce salumi confezionati a tarda notte: "Accoltello le confezioni, prendo il bottino e lo trangugio in un sol boccone senza curarmi della scadenza" aspetta ancora l’estate: "Le rovesciate sulla spiaggia, le nuotate, le partite a pallavolo, i 70 metri che ad Alassio, oltrepassato il Caffè Roma, mi dividono dal mare" e accarezza l’ennesimo entusiasmo stagionale. ANTONIO RICCI E BEPPE GRILLOANTONIO RICCI E BEPPE GRILLO Ride spesso con un nitrito, un timbro cavallino che prende la rincorsa da lontano. Si alza in piedi, recupera materiali utili alla conversazione, sventola articoli, tormenta impassibili segretarie che riesumano Betacam di inizio millennio. Ha in testa, senza sbagliare una data, un sua personale Discoteca di Stato. La sua Repubblica è Milano2. Marzo freddo,cigni immobili, primavera solo nominale. Tra laghetti artificiali, ristoranti giapponapoletani e indicazioni per i dipendenti Mediaset appese al muro come un editto manzoniano: "Il buono pasto mensa comprende un piatto principale, un contorno, una frutta, acqua e pane", Ricci balla da monatto tra le immondizie esistenziali. ANTONIO RICCIANTONIO RICCI Anche se Giass, l’ultimo virus prodotto dal suo laboratorio, non ha spazzato i dubbi della critica: "A volte fingo di inalberarmi, ma sotto sotto ringrazio e in realtà, in fondo, mi crogiolo" l’unico antidoto rimasto sullo scaffale è l’ironia. "L’idea di chiamarlo così mi è venuta da Jazz, il libro di Matisse,il più bello del ‘900. Volevo spiegarlo, ma quando in conferenza stampa il 98 per cento dei giornalisti ha scambiato Matisse per uno dei Jalisse ho rinunciato". Dopo gli ascolti bestiali della seconda puntata, Giass lascia la domenica e si sposta al martedì: "Bestiali non direi. Eravamo indiscutibilmente l’unica idea nuova tra la Bibbia, Un medico in famiglia e la religione nazionale del pallone e abbiamo giocato duro per vedere se riuscivamo a scavare la montagna con il cacciavite. Noi e Fabio Fazio, uno che in termini di share ha seguito il nostro destino e che essendo un finto prete si è dimostrato molto meno convincente dei preti veri, eravamo chiamati all’impossibile. Ma non è stata una brutta partenza. Antonio RicciAntonio Ricci A me e al mio "cerchio magico", Giass piace e chiunque mi conosce sa che la bonaccia mi annoia. Cerco onde pazzesche, godo nel casino, esulto nel luddismo ludico. Nel 2004, a Striscia, provai la conduzione tripartita. Alessandro Benvenuti nel ruolo di guida, Luca Laurenti nei panni già rodati del gregario naturale e Anna Maria Barbera, in arte Sconsy. Benvenuti non resse all’emozione e alla strizza. Con la lingua felpata, faticava persino a dire buonasera. Laurenti bramava per affrancarsi dall’ombra di Bonolis e si vestì da leader. Anna Maria che non aveva ben capito dove fosse si alzava e veniva da me in piena trasmissione. ‘Antonio, questa non è venuta bene,bisogna rifarla’ e io serafico, pazzo di gioia, mentre intorno tecnici e registi pensavano che fossi scemo, a ghignare: ‘Cara, guarda che siamo in diretta’". PAOLO KESSISOGLU VERSIONE BOLDRINI A GIASSPAOLO KESSISOGLU VERSIONE BOLDRINI A GIASS Lo spostamento di "Giass" non sembra preoccuparla. Abbiamo fatto i kamikaze. Siamo stati coraggiosi. Nel peggiore dei casi, avrei inventato un ottimo format per Italia Uno. Come tutte le novità, ad esempio il restyling di quotidiani e siti, provoca spaesamento e un’iniziale repulsione. A Giass ti devi affezionare. È pieno di sfumature, di scorrettezze, di citazioni e io comunque non faccio il chirurgo. Non opero a cuore aperto. Non conosco lo stress. Una cosa può venir bene, un’altra male. Sbaglio una puntata? Amen. Chi lavora con me mi vede come un nocchiero di grande esperienza perché non sa che sono totalmente incosciente. Per fortuna, non di rado, mi aiuta una botta di culo. LUCA E PAOLO MARIA DE FILIPPI GIASSLUCA E PAOLO MARIA DE FILIPPI GIASS Non tutti i giornali hanno apprezzato "Giass". Sui blog e su Twitter le hanno fatto il funerale. Molti hanno apprezzato, ma c’è chi mi vuol fare il funerale. Però Giass è un esperimento e io ho le spalle coperte dai milioni e milioni di spettatori che guardano Striscia la notizia e Paperissima sprint. In ogni caso, cado in piedi. Non sono turbato, sapevo che ce ne avrebbero dette di tutti i colori. Sono contento di lavorare con Luca e Paolo e ho capito perché mi piacciono e disturbano tanto quelli che hanno diviso precedenti esperienze con loro. Stanno sul pezzo, non si risparmiano e intervengono con serie ragioni mai dettate dal divismo. Due alieni. Tornando alla domanda, giornali e Twitter non producono ascolti. Twitter poi è un succedaneo della masturbazione. Fa diventare ciechi. Internet è una gigantesca pippa di massa, un onanismo transcontinentale. E starei anche molto attento al gatto morto, alla sua "narrazione vendoliana" e alla sua virtuosistica ricerca della forma simbolica. Scusi se parlo come la Pizia. aldo-grassoaldo-grasso Aldo Grasso ha parlato di comicità scarica. Avete risposto con un ritratto feroce. Non sono andato giù durissimo, è stato un dolce avvertimento. Il paese è mafioso e la mafia ligure, ogni tanto, manda un pizzino: "Non star lì a menar il torrone, altrimenti lo meno anch’io". Sparare a un critico con la tv è come tirare a una bomba atomica a uno con la la fionda: il rischio è di renderlo fosforescente. Grasso vorrebbe esserlo e siccome sono a fine corsa l’ho accontentato. L’ho reso visibile, come una madonnina di Lourdes. E al critico si addice di più il camouflage che la forma target. Gad LernerGad Lerner Sempre su Twitter, questa volta Gad Lerner: "Il fiasco di Giass segna una felice evoluzione nel gusto degli italiani. Prima o poi doveva accadere. Benvenuto Ricci tra noi perdenti". Ma che evoluzione: partite e Bibbia! La verità è che Gad è un rosicone mostruoso, nei miei confronti cova revanchismi da destabilizzato cronico. Con lui avevo una causa. Mi aveva accusato di ogni porcata. Mi aveva dipinto come para organizzatore del Bunga bunga. Con afflato didattico e con la consapevolezza di condurre un’indagine di un certo interesse, l’ho querelato anch’io. Mi son detto: "Proviamo a testare se quel che si dice è vero". Gad Lerner e la moglie UbertaGad Lerner e la moglie Uberta E cosa si diceva? Che Gad avesse i giudici come compagni di merende. Ci vediamo al Tribunale di Casale Monferrato e il giudice, una donna, prova a conciliare: "Siete due persone intelligenti, mettetevi d’accordo". Lui si mostra contrario: "No, deve pagare anche Ricci". Allora intervengo: "Lo vede che non è intelligente, è solo furbo, sono io l’offeso da questo po’ po’ d’uomo. Mi scusi signor giudice, ma devo sapere qual è il limite. Se voi mi date licenza di libero insulto, faccio festa liberandomi delle penose alchimie da farmacista che elaboro prima di ogni puntata di Striscia per non superare i confini del lecito". Il giudice ascolta e mi fa: "Quanto vorrebbe di risarcimento danni?". Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 5Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 5 Lei esagera con la richiesta? Neanche un po’: "Non voglio soldi per me, le offese di Gad fanno parte del mio cursus honorum. Mi affido al buon cuore del signor Lerner e vorrei che la cifra fosse comunque destinata a don Ciotti". C’è un consulto telefonico con il suo avvocato, Caterina Malavenda. Lei gli consiglia di accettare subito e tre giorni dopo arriva la proposta di conciliazione. Gad vuol dare mille euro. Dopo qualche mesto siparietto si chiude a cinquemila. Chiamo don Ciotti e lo avverto: "Gigi, sappi che Gad ti deve dare 5.000 euro per una querela. Avvisami quando càpita". Passano due giorni e vedo don Ciotti seduto nella trasmissione di Lerner. Mi telefona: "I soldi me li ha dati, ma sai cosa mi ha detto? Ho vinto una causa e questo assegno è per te". Il personaggio è questo. Gliene racconto un’altra. Dica. Da anni il vanesio Lerner conduce una guerra frontale a Striscia la Notizia e alle Veline. Moralismo incongruo a parte, due giorni fa mi hanno raccontato che anche da giovane Lerner era un assatanato: a Rapallo, le ragazze erano costrette a chiuderlo in cabina per placarne gli assalti con bavetta. Inconcepibilmente, però, il grande giornalista in questi anni ha dimenticato di spendere 5 minuti o due righe su altri temi di importanza nazionale. E la cosa spiega moltissimo di lui. de benedetti e gad lerner villa delingegnerede benedetti e gad lerner villa delingegnere Quali temi? La centrale di carbone Tirreno Power a Vado Ligure, ad esempio . Ha qualche serio guaio giudiziario e curiosamente è riconducibile a quel signore. Carlo De Benedetti? Penso ancora che sia meglio essere brechtianamente teppisti che direttori di banca e, dopo aver ascoltato per anni Lerner discettare di velinerie come male assoluto, ho iniziato ad alzare il tiro. Ogni tanto mi stanco e in luogo del sicario, me la prendo con il mandante. Proposi a De Benedetti di eliminare le Veline se il Gruppo Espresso avesse rinunciato alle sue due Veline, cioè Velvet e D la Repubblica delle donne, le note filiere della carne e della doppia morale su cui campa da sempre. Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 6Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 6 L’ingegnere non le diede retta. E io, come promesso, tenni le Veline e cambiai loro il nome in Carline. C’era un siparietto dove le sventurate pregavano davanti a un’enorme statua di San Carlone: "Non cedere, tieni in vita Velvet e D, così rimaniamo qui anche noi". L’intercessione divina avveniva attraverso Silvia Cornacchia in arte Monti, sua moglie. Anche in quel caso avremmo potuto essere pesantissimi, ma fummo lievi. Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 7Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 7 Non lo foste con Berlusconi. La chiamò sabotatore. Berlusconi ha due grosse colpe che risolverebbe solo emigrando all’estero. Ha creato i berlusconiani e gli antiberlusconiani. Due opposti bigottismi che si elidono e che solo reciprocamente trovano la loro ragion d’essere. Lei ha trascorso gli ultimi decenni a litigare con chiunque. Bè, io provoco, per fortuna qualcuno ci casca. Chi va in tv diventa particolarmente suscettibile e vulnerabile. L’occhio della telecamera ti cambia per sempre. Ora ho in mente una piccola serie di eccellenze da mettere in Giass: "Tortelloni: gente molto ripiena di sé". Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 3Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 3 Qualche nome? Massimo Gramellini. Sembrava normale, ma ha subìto una mutazione. Ha perso i freni inibitori. Esonda e sputacchia. La tv produce effetti terribili. Ha ucciso le migliori menti della mia generazione perché non c’è niente da fare, la tv ammazza. Ti mette in una condizione disumana e chi la fa in prima persona, non ragiona più. È come quando si accende una luce e le falene vanno a picchiare la testa finché non si bruciano. Questo è la televisione. Una luce accesa che attira e inganna, come nel mito di Narciso. In tv, a iniziare dalle risse tutto è falso, tutto alterato, peggio che nelle riunioni in streaming di Repubblica. Quando arrivi in uno studio c’è già chi ti tampona, ti spazzola, ti dà da bere, ti blandisce sussurrandoti "bravissimo". Rimanere in equilibrio è complicato e chi è stato normale fino al giorno prima, chi non è stato mai cagato dal portinaio in vita sua, dopo i primi applausi va in overdose .Arriva dalla moglie a casa,si sente dire: "Hai schiacciato il dentifricio in mezzo, stai più attento" e 24 ore dopo chiede il divorzio. Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 1Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 1 Lei è ancora sposato. Mi son salvato perché non sono andato in video. Lì conta più la cravatta che ti metti di ciò che dici. La tv ti costringe a travestirti da caratterista, a dare sulla voce agli altri, a ordire guerriglie quotidiane. Come le ho detto, quando torni al focolare, deponi il costume e scopri che non sei Superman, ma solo un figurante abusivamente piantato dentro l’involucro del Gabibbo. Con Beppe Grillo vi frequentate ancora? Lo incontro spesso. Passammo insieme momenti memorabili. Eravamo entrambi ospiti nella villa di Baudo, a Morlupo e quando Pippo usciva per andare a lavorare, curiosavamo senza pudore tra cassetti, armadi e reliquie improbabili. Baudo era appena stato lasciato da una fidanzata rimproverata con eccessiva asprezza per aver mostrato il seno recitando con Carmelo Bene. Il cazziatone gli si era ritorto contro e Pippo provava un dolore inconsolabile. Si aggirava in mutande, baciava gli oggetti che le erano appartenuti, si sedeva al pianoforte e intonava canzoni senza parrucchino. In testa c’erano quattro clips che sembravano pastiglie di Formitrol succhiate. Lo dissi a Grillo che iniziò a ridere sguaiatamente e vigliaccamente, di fronte alla reazione di sua pippità, diede la colpa a me. GRILLO E RICCIGRILLO E RICCI Con Baudo le schermaglie non finiscono mai. Mi ha fatto smontare l’archivio di Drive in. Tre mesi fa lo sento arringare la stampa: "Ricci ha compiuto un gesto da figlio di puttana, una cosa disgustosa". Si era convinto che lo avessi messo in uno sketch come uno spermatozoo che corre a fecondare l’ovulo di Katia. Stante il mio gusto, non era possibile. Però ho cercato, perché anche a me capita di fissarmi su cose mai avvenute. Dopo settimane di apnea ho sventolato bandiera bianca, l’ho chiamato e gliel’ho detto: "Mandami pure a cagare per altri motivi, ma quella cosa, Pippo, non c’è e non c’è mai stata". Ha bofonchiato un "Sei sicuro?" e mi ha detto "vediamoci". La storia della mia cattiveria è una leggenda. I cattivi sono altri. BEPPE GRILLO SANDRO PERTINI ANTONIO RICCIBEPPE GRILLO SANDRO PERTINI ANTONIO RICCI Nomi Ricci, nomi. Lo so, lei vuole che le dica Fazio,il quale, lombrosianamente, con quei dentini, è davvero malvagio. Ma adesso siamo in buona. Poveraccio, è bastato che scendessero gli ascolti del suo festival per una partita e tutti l’hanno ingiustamente dato per morto. Comunque la platessa Fazio ama la melassa indistinta, ma è proprio la melassa a impedire di vedere le cose per quelle che sono. E come sono? C’è più violenza nel politicamente corretto che in una sola delle tante trasmissioni che ho immaginato. Fare cultura in televisione equivale a un atto di sodomia. Ad arare con un phon un campo di grano. L’ha detto lei. E lo penso ancora. Ma la sfida è seminare dubbi, spiazzare, provarci. Per anni, senza che nessuno lo notasse, ho prodotto comicità senza far dire mai una parolaccia. Non sono un benpensante, ma l’ho sempre ritenuta una scorciatoia. In Giass ci sono perché ho usato i comici come "voci dal territorio", senza alterare la loro verità. PAOLO KESSISOGLU VERSIONE BOLDRINI A GIASSPAOLO KESSISOGLU VERSIONE BOLDRINI A GIASS In Giass ve la prendete anche con Laura Boldrini. La Madonna laica. Per me è un’ossessione, mi appare in sogno ogni notte. Mi sto trasformando in Paolo Brosio. Boldrini presiede la Camera. Il Gabibbo prese 15 voti in una lontana votazione per il Quirinale. È trascorso un quarto di secolo. Si sente vecchio? A mia insaputa, sono passato senza traumi da enfant prodige a "vecchio malvissuto". Il problema, però, me l’ero posto: "Quante estati avrò ancora davanti? Tre, quattro? Poi ho fatto un programma, Velone, che mi ha donato una forza incredibile. Ho visto 93enni ballare in discoteca, vedove finalmente liberate dall’uomo fare volontariato, donne allegre scambiare dentiere e stanze d’albergo con improntitudine. Allora, mi son detto, non ho più una sola estate. Non si chiude la saracinesca all’improvviso, te la giochi davvero fino all’ultimo. E sono stato felice. E ho riso. Anche io che per mestiere, faccio ridere.