Andrea Giacobino, Avvenire 22/9/2016, 22 settembre 2016
I 100 GIORNI DI MUSTIER, PILOTA DI UNICREDIT
I cento giorni di Jean Pierre Mustier come amministratore delegato di Unicredit stanno per compiersi. Era la fine del giugno scorso, infatti, quando gli azionisti della più grande banca italiana si ritrovarono in un consesso, per certi versi drammatico, all’indomani di nuove voci – poi rivelatesi fondate – che davano l’istituto pronto a garantire un aumento di capitale consistente della Popolare di Vicenza colpita da perdite pesanti dovute alla dissennata passata gestione. Quell’impegno, invece, venne sconfessato all’ultimo momento tanto che la popolare è stata salvata dal Fondo Atlante e così fra i soci e l’allora Ad Federico Ghizzoni calò la sfiducia, con conseguente dimissione spontanea del manager. Al suo posto, nonostante le indiscrezioni della discesa in campo di un italiano, arrivò invece un banchiere straniero ma che quella banca la conosceva molto bene avendovi già lavorato, il francese Mustier.
La situazione di Unicredit è complicata a causa soprattutto di quasi 100 miliardi di euro fra crediti incagliati e sofferenze, parte dei quali potrebbero però essere ceduti a breve, e lo dimostra il 64% del titolo registrato in Borsa nell’ultimo anno, che scende a meno 44% nell’ultimo semestre e che mostra pure un guadagno del 5,2% nell’ultimo mese, trainato anche dai primi fatti concreti avvenuti sotto la nuova gestione. Mustier non ha avuto remore e fin da subito ha preso in mano le forbici vendendo il 10% di Finecobank, banca multicanale del gruppo di Piazza Gae Aulenti, e una quota identica della polacca Bank Pekao. Prima di Ghizzoni, infatti, Unicredit era stata gestita da Alessandro Profumo che l’aveva fatta sì diventare grande, ma a costo di alcune intrinseche debolezze emerse successivamente, come acquistare banche in Austria, Germania e in Ucraina ed è proprio dalle controllate estere che arrivano gran parte dei crediti deteriorati che come una nube tossica minacciano la redditività.
Il banchiere francese è intenzionato a tirar dritto perché il rischio, altrimenti, è di dover chiedere ancora soldi agli azionisti come fece Profumo con 2 aumenti di capitale. Ecco quindi maturare la cessione imminente di Pioneer, un grande gruppo di gestione di fondi, per il quale era stata ipotizzata nell’era Ghizzoni un’alleanza con la banca spagnola Santander, pronubo Luca Cordero di Montezemolo, vicepresidente di Unicredit. Ora su Pioneer il cartello è “vendesi” per 3-4 miliardi e in corsa ci sono anche due gruppi italiani come le Assicurazioni Generali e una cordata guidata da Poste e dall’onnipresente Cassa Depositi e Prestiti. Unicredit sta poi studiando un’ulteriore operazione su Finecobank che prevede un matrimonio con Banca Generali, la banca di consulenti finanziari del Leone di Trieste. E “bancarella” di Mustier potrebbe finire persino la partecipazione dell’8,56% in Mediobanca, che fa di Unicredit il primo azionista dopo Vincent Bolloré. Insomma, il perimetro della banca è destinato a restringersi ristrutturando l’attività commerciale in Europa, vendendo Bank Austria, riducendo il business tedesco e tagliando i costi in Italia. Chi alla nomina di Mustier aveva storto il naso pensando che fosse solo un banchiere d’affari si è sbagliato. Perché il mercato ha già dato un po’ di fiducia al francese dagli occhi di ghiaccio.