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 2016  settembre 22 Giovedì calendario

ARTICOLI SUL MILAN E I CINESI – CARLO FESTA, IL SOLE 24 ORE 22/9 – Potrebbe essere paragonata all’acquisizione dell’Inter da parte di Erick Thohir quando a vendere era stata la famiglia Moratti

ARTICOLI SUL MILAN E I CINESI – CARLO FESTA, IL SOLE 24 ORE 22/9 – Potrebbe essere paragonata all’acquisizione dell’Inter da parte di Erick Thohir quando a vendere era stata la famiglia Moratti. Una bella fetta di debito conferita da banche, nei veicoli a monte della catena, e un’altra porzione di «equity», cioè risorse proprie, da parte degli investitori. Così, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, sembra essere strutturata l’acquisizione del Milan da parte della cordata Sino-Europe. Il risultato è che, teoricamente, in questo modo a Fininvest arrivano soldi degli investitori: insomma, il fatto che siano presi a prestito non risulta. Come vendere la casa, non sapendo che chi la compra si è fatto dare i soldi dalla propria banca. Per la holding di via Paleocapa non cambia nulla. Infatti a novembre, secondo indiscrezioni, dovrebbero arrivare i restanti 400 milioni promessi, dopo i 100 già pagati e ora custoditi in un conto a UniCredit. E il Milan dovrebbe passare di mano. Resta da capire quale parte dei 500 milioni siano risorse proprie e quanto siano debito con le banche cinesi per evitare che la struttura dell’operazione sia troppo in tensione finanziaria: anche perché la campagna di investimenti prevede ulteriori 350 milioni per rafforzare in tre anni il club rossonero oltre al riassetto delle linee di credito in capo al Milan con le banche italiane (per altri 200 milioni). Fino ad oggi gli unici investitori noti sono il misterioso uomo d’affari Yonghong Li, il fondo semistatale Haixia e una piccola azienda cinese, Yongda Group. Dovrebbero però unirsi altri investitori, anche se al momento nessun nome è noto. Quindi un’operazione «a leva» come spesso è successo ultimamente nel mondo del calcio: con la conseguenza che la quotazione in una Borsa asiatica diventa un traguardo quasi scontato, visto che le banche non potranno essere ripagate con i flussi generati dal Milan. Così la quota degli investitori mancanti sarà al momento coperta dalle banche cinesi, ma se entreranno ulteriori investitori si ridurrebbe la «leva». Insomma, un’operazione finanziaria a tutti gli effetti quella sul club rossonero, volta dunque alla quotazione o forse alla cessione futura a un soggetto dalle spalle più grosse. All’Inter con Thohir è andata alla fine bene, visto che poi il club nerazzurro è finito a Suning. Per il Milan è ancora una scommessa tutta da verificare. Carlo Festa *** SALVATORE RIGGIO, IL MESSAGGERO 22/9 – I tifosi del Milan non sanno se restare tranquilli o meno dopo le indiscrezioni di ieri mattina sulla cordata cinese che starebbe per rilevare il club. Andiamo con ordine. L’accusa lanciata da Stati Uniti dal sito finanziario Bloomberg è di quelle importanti. In sintesi, per dimostrare a Fininvest e a Silvio Berlusconi la loro solidità e affidabilità economica, gli acquirenti del consorzio cinese avrebbero addirittura presentato dei documenti bancari falsi. Un fulmine a ciel sereno. Le controrepliche, come spesso in questi casi, non si sono fatte attendere. Ecco la risposta della cordata asiatica per bocca di Community, l’agenzia che ne cura la comunicazione: «Sino-Europe Sports e Fininvest non confermano i contenuti dell’ennesimo articolo di Bloomberg e proseguono su closing entro 2016». Poi, quella di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi: «Non si conferma di aver ricevuto le specifiche carte in questione e non intende commentare la vicenda» RETROSCENA Bloomberg è da giorni che conferma di non fidarsi della cordata cinese che a inizio settembre ha già versato la prima caparra da 100 milioni di euro per l’acquisto del 99,93% del Milan. E proprio in quei giorni entrambe le parti avevano confermato che il closing sarebbe avvenuto entro la fine del 2016. Intorno al 15 novembre per essere precisi. Ma ieri mattina il sito finanziario statunitense, citando fonti economiche che vogliono restare nell’anonimato, ha pubblicato un articolo. Qui è spigato che i cinesi avrebbero presentato a Fininvest, nella prima fase della trattativa, dei documenti bancari sui quali c’è il timbro della Bank of Jiangsu Co., che poi si è scoperti non essere autentici. Insomma, per farla semplice, nulla di vero. Documenti falsi: sempre a quanto scrive Bloomberg, uno di questi sarebbe stato stampato alle 16.14 del 25 aprile 2016 ed elencherebbe le attività di conto più recenti, chiudendo a quota 852.468,304,56 yuan, 128 milioni di dollari. Inoltre, la Bank of Jiangsu ricevendo avrebbe detto a Bloomberg di non avere mai autenticato nessun documento. Una ricostruzione preoccupante, e di molto, per i tifosi del Milan, che sognano il rilancio della società e della squadra per tornare grandi nel calcio che conta dopo diversi anni di sofferenze. LE VERIFICHE La solidità finanziaria dei cinesi è stata verificata dagli advisor di Fininvest attraverso contatti con operatori finanziari sui mercati cinesi, con banche e istituzioni e la conferma di questa solidità arriva dal pagamento, addirittura con qualche giorno di anticipo, dei 100 milioni di caparra. Nei giorni scorsi, sempre il sito finanziario statunitense, aveva insistito sul fatto che la cordata cinese non avrebbe ancora tutti i soldi per chiudere l’acquisto del Milan entro la fine del 2016. La risposta era stata fatta attraverso un comunicato di Sino-Europe: «Si procede spediti». Ed è quello che si augurano un po’ tutti nei pressi di via Aldo Rossi. Salvatore Riggio *** ANDREA MONTANARI E ANDREA PIRA PER MF 22/9 –  Andrea Montanari e Andrea Pira La caparra, 100 milioni, è arrivata. E i soldi sono depositati sui conti correnti intestati a Fininvest. Il closing è previsto per fine novembre. Ci sarà un evento ufficiale a Milano e altri roadshow in Cina per sancire l’accordo. L’unica cosa che resta da definire è la compagine azionaria della cordata che, rappresentata da Sino Europe, rileverà il Milan dalla Fininvest della famiglia Berlusconi. È questo lo stato dell’arte della trattativa complessa, articolata e lunga che si sta portando avanti sulla rotta Italia-Cina. Ed è per questo che sovente circolano indiscrezioni su possibili problematiche intercorse nella trattativa e nell’evoluzione del deal: come quelle relative a documenti presentati lo scorso aprile dalla stessa Sino Europe e messi in evidenza dall’agenzia di stampa Bloomberg. Ma è altrettanto vero che ci sono altri due imprenditori cinesi, Sonny Wu e Stephen Zheng, che, rimasti fuori dalla partita per l’acquisto del Milan (così come gli avdisor Sal Galatioto e Nicholas Gancikoff) cercano ancora in qualche modo di rientrare in pista e mettersi in evidenza su scala internazionale. Questa empasse è legata al fatto che ancora mancano le autorizzazioni e le condizioni sospensive che le autorità politiche e finanziarie cinesi devono dare a Sino Europe guidata dal presidente Li Yonghong e ai suoi investitori (l’elenco sarebbe già compilato e noto sia a Fininvest sia agli advisor in campo, ovvero Lazard e Rothschild). Ma fino al closing, quando arriveranno anche i 420 milioni del saldo, nulla verrà svelato. Da quello che trapela da mesi dovrebbe trattarsi di soggetti privati, istituzioni finanziarie, imprese e società che hanno lo Stato quale primo azionista nel capitale. Ma ormai è impossibile stilare l’elenco dei nomi. Perché dalla Cina non arriva alcuna indicazione. Nel frattempo, prosegue il fund raising da parte di Sino Europe, un percorso non facile da completare, ma al momento le parti in causa sostengono che tutto procede secondo i tempi previsti dalla road map. «Nutro tre linee di perplessità e dubbi sull’acquisizione cinese del Milan: non è detto che il gruppo interessato riesca a raccogliere i soldi necessari; qualora ci riuscisse non è detto che abbia le risorse necessarie per una gestione del club a lungo termine; né sono certo che più imprenditori cinesi riescano a gestire una squadra di calcio che richiede un patron al vertice». È questo il parere di Alberto Forchielli, presidente di Osservatorio Asia e fondatore di Mandarin Capital Partners interpellato da MF-Milano Finanza. «In alcuni casi, come per il Manchester City o l’Inter, i cinesi si sono presentati con nomi istituzionali, personaggi riconoscibili e offerte fatte con tutti i crismi», continua nella sua disamina Forchielli, uno dei primi ad avere sollevato quesiti sull’affare Milan-Sino Europe. «Nel caso del club rossonero, si tratta di imprenditori quasi sconosciuti che hanno detto di far parte di una cordata che ancora però non esiste. A dire il vero non si può neppure parlare di una cordata, è più una colletta di soggetti che voglio farsi un nome». Il manager da decenni attivo nell’intero Far East ha dubbi anche sulla presenza del governo cinese nell’affare. «Quando Pechino si muove lo fa con strutture chiare, ha il suo fondo d’investimento, la sua organizzazione, all’occorrenza possono intervenire le ambasciate. In questo caso può trattarsi di un’amministrazione locale, ma è una cosa ben diversa», specifica ancora Forchielli. «Il governo centrale ha altro cui pensare e non ha l’intenzione politica di farlo. sarebbe difficile spiegare alla popolazione perché investe in calciatori miliardari e non nel sociale e nell’economia». Comunque il nodo resta sempre quello dei membri della cordata e della loro relativa solidità patrimoniale. «Il fundrising è ancora in corso e non è detto vada a buon fine. Il piano che propongono è quantomeno funambolico, almeno dal punto di vista degli obiettivi economici. Quintuplicare i ricavi è poco credibile». Un percorso, quello di acquisizione del Milan che poi dovrebbe concludersi con una quotazione in borsa, sempre in Cina. «La Csrc (la Consob cinese) è molto rigida sulle procedure che sono stringenti quanto quella di un ipo classica». *** LUCA BIANCHIN, LA GAZZETTA DELLO SPORT 22/9 – Lo sceneggiatore del thriller si sta facendo prendere la mano con i colpi di scena. Ormai nel romanzo del Milan cinese siamo quasi a una sorpresa al giorno. Ieri Bloomberg ha scritto un capitolo su un documento falso, classico dei gialli. Bloomberg.com è il sito che ha anticipato la presenza di Sonny Wu e Steven Zheng nella cordata originaria, quella rappresentata da Galatioto e Gancikoff. Ieri ha fatto sapere che gli investitori di Sino-Europe avrebbero presentato a Fininvest un documento falso. Meglio, un documento del 25 aprile – più o meno, un estratto conto – su carta intestata di Bank of Jiangsu, una banca cinese. Il punto è che l’istituto bancario, con una mail, ha smentito di aver rilasciato una carta di quel genere e la data si presta a riflessioni. Buona notizia per i tifosi del Milan: il report è di cinque mesi fa. Cattiva notizia: il documento farebbe riferimento a un conto riconducibile a Li Yonghong, non al vecchio partner GSR. Community, che cura le comunicazioni di Li Yonghong e soci, ha scritto su Twitter che Sino-Europe Sports non conferma i contenuti dell’articolo. Stesso atteggiamento da Fininvest, che ripete quanto già detto: «Closing entro il 2016». La holding della famiglia Berlusconi, inoltre, sembra tranquilla perché forte del lavoro dei suoi advisor, le persone che hanno verificato l’affidabilità degli acquirenti in Cina. Nel romanzo infinito, quindi, è bene tornare alle certezze. Uno: i 100 milioni già versati a Fininvest sono la principale garanzia dell’affidabilità di Sino Europe. Due: è certo che Li Yonghong sta ancora cercando finanziatori in Cina. In questo contesto, si complica un po’ la ricerca di una bandiera da inserire in società. Marco Fassone, futuro a.d. del Milan con la nuova cordata, vuole scegliere entro 10 giorni e ha chiaro il nome della sua prima scelta: Paolo Maldini. Demetrio Albertini resta sullo sfondo, Billy Costacurta sembra un nome del passato, Massimo Ambrosini è la reale alternativa, senza essere realmente in competizione. Fassone e Maldini inevitabilmente si confronteranno sul ruolo del figlio di Cesare. Paolo valuterà, ma è probabile che le incertezze di questi giorni, non ultime quelle di Bloomberg, gli consiglieranno di riflettere un po’. Magari, di aspettare il closing di novembre.