Paolo Berizzi, D, la Repubblica 17/9/2016, 17 settembre 2016
AVOCADO DELLE CAUSE PERSE
Chi nell’ultimo anno non ha mangiato (o visto mangiare) cucchiaiate di guacamole o un’insalata e un sandwich guarniti con fette di avocado? È di gran moda, costa sempre più caro e infatti lo chiamano “l’oro verde”. Quel che forse ancora non si sa è che dietro la coltivazione e il commercio di questo frutto carnoso e portentoso (anche per la sua azione anticolesterolo) si nasconde un mondo complicato. Fatto di deforestazioni selvagge, ricarichi di prezzo abnormi, profitto da parte della criminalità organizzata messicana. Perché dell’avocado il Messico è il più importante produttore mondiale, davanti a Sudafrica, Perù e Israele. Un primato di cui capitale-simbolo è la cittadina di Tancitaro, nello Stato del Michoacan, sulla costa ovest: 4/5 delle piantagioni nazionali sono concentrate qui, nella foresta che ricopre i fianchi delle montagne dove i coltivatori – per stare al passo con il boom in Usa e Europa – distruggono ettari ed ettari di boschi piantando clandestinamente. E mettendo a rischio l’ambiente e l’ecosistema faunistico.
A lanciare l’allarme, in un’inchiesta di Le Monde, è stato Victor Manuel Coria, direttore Dell’Istituto nazionale di ricerca forestale del Messico. «Non vogliamo demonizzare l’avocado, un frutto che dà da vivere a migliaia di famiglie. Ma da quattro o cinque anni le zone di coltivazione sono sature, e così per rispondere alla domanda sempre crescente i contadini fanno razzia della foresta». Dietro questo business non poteva non muoversi anche la criminalità organizzata, che infiltra le aziende produttrici e incendia i boschi (12.500 ettari in fumo nel solo 2009) per incrementare la produzione. Usa, Francia, Giappone e Canada sono i maggiori importatori. E l’Italia? Nell’estate scorsa “l’oro verde” ha toccato il prezzo record di 15 euro a collo. Prima non superava i 10.