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 2016  settembre 21 Mercoledì calendario

IN INGHILTERRA UNA CENTRALE NUCLEARE DA 35 MILIARDI

Anche in Italia, come in UK ai tempi della Brexit, si tende a descrivere una vittoria del no, come una bocciatura a questa Europa e che aprirebbe scenari di apocalisse economica e finanziaria. L’Italia che ha seguito fedelissimamente tutte le indicazioni europee è invece in un vicolo cieco economico e politico come raramente si era sperimentato.In ogni caso se il termine di paragone per l’Italia è quanto successo in Inghilterra tre mesi fa, si può già rileggere un po’ di storia. Secondo la vulgata, la Brexit sarebbe quella cosa votata da una maggioranza di panzoni bevi-birra inglesi, anche un po’ razzisti, che avrebbe condannato l’Inghilterra a un purgatorio economico e politico. Ma un’attenta analisi del voto evidenzia che intelligentissimi ed educatissimi membri della «city» hanno votato «contro» l’Europa.
Non possiamo in ogni caso far finta di non aver visto che il mercato azionario inglese è ben sopra i minimi post Brexit e fa meglio di molti altri rispettabilissimi mercati europei, per esempio quella francese. Non possiamo nemmeno far finta che le banche inglesi quotate non brillino rispetto a quelle europee, così come le società immobiliari, e che i dati economici continuino a non mostrare segni di apocalisse.
Non possiamo nemmeno far finta di non aver letto su che in Inghilterra si è dato il via libera alla costruzione di una centrale nucleare da 18 miliardi di sterline, finanziata anche con 35 miliardi di contributi (in 35 anni) governativi alla francese Edf, che ha svuotato le cantine di champagne alla notizia, e con 6 miliardi di sterline dalla Cina. In UK si finanzia un progetto che ha grandi significati strategici perché un paese che vuole comandare a casa propria o fa anche queste cose, oppure deve turarsi il naso, e anche gli occhi e le orecchie, quando deve andare a fare accordi nell’Africa subsahariana o in quella mediterranea oppure ha il petrolio o il gas in casa e non si fa fare l’agenda dal comitato di quartiere oppure infine si suicida economicamente.
Un paese che fa queste cose è anche un paese in cui primari governi del mondo occidentale e primarie economie globali, Francia e Cina, decidono di investire a botte di miliardi per tirare su qualcosa che prima non c’era e che dall’Inghilterra non si sposterà mai, soprattutto se il governo inglese si tutela con misure per difendere l’interesse nazionale per la proprietà delle critical infrastractures; alla faccia del «liberi tutti» in tutti i settori e alla faccia di quelli che sparlano di scommesse sull’Italia che portano a centinaia di licenziamenti e chiusure di impianti. L’Inghilterra, che si è isolata dal mondo con la Brexit attrae investimenti miliardari.
Immaginiamo infine se questa Italia che non ha margine nemmeno per un euro riuscirebbe nel ontesto attuale, a lanciarsi in un progetto del genere; un progetto che potrebbe ancora oggi benissimo finanziare essendo gli italiani e le loro banche pienissime di risparmio parcheggiato a zero rendimento sui conti correnti. È un progetto che non finanzia qualche posto pubblico eppure sappiamo che l’Europa non ce lo farebbe mai fare perché c’è l’austerity anche se sarebbe tutto pil in più.
Come sappiamo l’ultima battaglia per l’ultimo pezzo di sovranità italiana è quelle sulle banche, perché le centinaia di miliardi di risparmio degli italiani non meritano di continuare a stare nei conti di un branco di mangia-spaghetti e starebbero molto meglio in qualche banca francese o tedesca, o americana, soprattutto se traballante; è utile puntualizzarlo perché per ora i soldi sono ancora nostri, ma ancora per poco se si va avanti così.
In ogni caso ci chiediamo: 20 miliardi di euro per un progetto infrastrutturale strategico e di sviluppo, l’Italia di oggi nell’Europa di oggi se lo potrebbe permettere e, soprattutto, lo potrebbe fare? La risposta è No e non è una questione di soldi se ogni mese che Dio manda sulla terra in Italia si raccolgono ancora oggi miliardi di euro in risparmio gestito.